RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 113 - Testo della Trasmissione di mercoledì 23 aprile 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La pace, dono del Risorto da accogliere con generosità e custodire con cura: così Giovanni Paolo II nella catechesi all’udienza generale, dedicata all’Ottava di Pasqua.

 

Tra i nuovi beati di domenica prossima, la suora napoletana Maria Cristina Brando, testimone di impegno cristiano spirituale, culturale e sociale: con noi, il postulatore padre Giovanni Zubiani.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Colloqui di pace bloccati in Sri Lanka: intervista con Sergio Trippodo

 

Oggi Giornata Mondiale del Libro, amico dell’uomo e sinonimo di libertà: ai nostri microfoni, la senatrice Tullia Carettoni Romagnoli.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Una delegazione di vescovi italiani pellegrini in Terra Santa, nel segno della solidarietà.

 

Una “Preghiera ecumenica per la pace” al Convegno nazionale del Rinnovamento nello Spirito, che si apre domani a Rimini.

 

Pronto un piano delle Nazioni Unite in favore di Haiti, uno dei Paesi più poveri del mondo

 

Vangelo e Chiesa, pace e dialogo: questi i valori a cui s’ispira l’agenzia di stampa della Conferenza episcopale croata

 

24 ORE NEL MONDO:

 Gli Stati Uniti avvertono: “La Francia dovrà rispondere della sua opposizione agli Usa nella crisi in Iraq”. Parigi risponde: “Continueremo a difendere la legalità internazionale

 

Cresce l’emergenza Sars in Cina: chiuse le scuole per le prossime due settimane

 

Primo giorno di colloqui tra Usa, Corea del Nord e Cina sul riarmo nucleare di Pyongyang

 

Tra polemiche e violenze Obasanjo è rieletto presidente della Nigeria

 

Ciclone in India: almeno 34 i morti, e 300 i feriti

 

Argentina verso le elezioni: violenza nelle strade

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

23 aprile 2003

 

 

LA PACE, DONO DEL CRISTO RISORTO, VA ACCOLTA CON GENEROSITA’

 E CUSTODITA CON CURA: E’ IL RICHIAMO DI GIOVANNI PAOLO II

 ALL’UDIENZA GENERALE DI STAMANI IN PIAZZA SAN PIETRO

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Nel mercoledì dell’Ottava di Pasqua, il Papa ha dedicato la catechesi dell’udienza generale al dono immenso della pace, offerto agli uomini dal Signore risorto. La pace, dunque, quale “frutto della vita nuova inaugurata dalla risurrezione”, da “accogliere con generosità e custodire con cura”. Di fronte a 25 mila fedeli raccolti in Piazza San Pietro - sotto un tiepido sole primaverile - il Pontefice ha commentato il salmo 135, “splendido inno alla bontà del Signore”, che ha “liberato l’uomo dalla schiavitù del male e del peccato”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“Pace a voi”: Giovanni Paolo II ha ricordato “lo stupore e la gioia” dei discepoli nell’ascoltare le prime parole rivolte loro da Gesù dopo la risurrezione. Un’espressione – ha sottolineato – che “contiene e sintetizza, in un certo modo, tutto il messaggio pasquale”.

 

“La pace è il dono offerto agli uomini dal Signore risorto ed è il frutto della vita nuova inaugurata dalla sua risurrezione”. 

 

La pace, ha proseguito, si identifica come “novità immessa nella storia dalla Pasqua di Cristo”. Nasce perciò “da un profondo rinnovamento del cuore e dell’uomo”. Quindi, ha avvertito, non è il “risultato di sforzi umani né può essere raggiunta soltanto grazie ad accordi fra persone e istituzioni”. E’, piuttosto, un “dono da accogliere con generosità, da custodire con cura e da far fruttificare con maturità e con responsabilità”. Per quanto “travagliate siano le situazioni e forti le tensioni e i conflitti – ha rimarcato – nulla può resistere all’efficace rinnovamento portato dal Cristo risorto”, che è la “nostra pace”.

 

Il Pontefice si è poi soffermato sulla misericordia di Dio, che trova nella Pasqua, “pervasa di luce e di gioia”, la sua manifestazione perfetta. Ha messo quindi in rilievo che “con la morte in Croce, Cristo ci ha riconciliato con Dio e ha posto le basi nel mondo di una fraterna convivenza fra tutti”.

 

“Il sangue del Redentore ha lavato i nostri peccati. Abbiamo così sperimentato la potenza rinnovatrice del suo perdono. La misericordia divina apre il cuore al perdono verso i fratelli, ed è con il perdono offerto e ricevuto che si costruisce la pace nelle famiglie e in ogni altro ambiente di vita”.

 

Al termine della catechesi, il Papa ha rivolto un particolare saluto ai fedeli della diocesi di Lucca, accompagnati dall’arcivescovo della cittadina toscana, mons. Bruno Tommasi, convenuti in occasione del primo centenario della morte di santa Gemma Galgani, nata a Borgonuovo di Camigliano nel lucchese.

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DOMENICA 27 MARZO LA BEATIFICAZIONE DI MARIA CRISTINA DELL’IMMACOLATA,

AL SECOLO ADELAIDE BRANDO, FONDATRICE DELLA CONGREGAZIONE

DELLE SUORE VITTIME ESPIATRICI DI GESÙ SACRAMENTATO.

CON NOI IL POSTULATORE DELLA CAUSA, IL PADRE PASSIONISTA GIOVANNI ZUBIANI

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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Maria Cristina Brando nasce a Napoli il primo maggio 1856. Dopo alcune esperienze di vita religiosa in gioventù tra vari istituti, come le Clarisse e le Sacramentine, ad un certo punto con alcune compagne, sotto la guida di vari sacerdoti, intraprende la fondazione di una nuova comunità, dedita particolarmente all’adorazione di Gesù Sacramentato e all’insegnamento. Il 7 luglio 1903 la Santa Sede approverà il suo Istituto con il titolo di “Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato”, nel quale si riassume il carisma. Il 14 gennaio 1906 la nostra futura Beata si ammalò improvvisamente di polmonite e morì il 20 gennaio seguente a Casoria. Desiderio vivissimo di Adelaide Brando, che ne caratterizzò la vita, fu di essere vittima interamente consacrata a Dio, nonché di riparare con l’adorazione e le opere le offese al Signore.

 

Diamo la parola al postulatore della Causa di beatificazione, il padre passionista Giovanni Zubiani:

 

R. – Penso che l’intuizione della Madre stia nel saper coniugare l’amore a Dio e l’amore agli uomini. Amore a Dio, in che modo? Espiando per le offese che Egli riceve, e amandolo. Amore agli uomini, attraverso la loro evoluzione culturale e spirituale: per questo le scuole.

 

D. - Attualmente la Congregazione dove è presente e quante religiose comprende?

 

R. – Sono circa 200 religiose, in continua crescita, perché si stanno diffondendo in questi ultimi anni in modo costante in Italia, ma anche in America Latina e nelle Filippine, e questo è un ottimo segno.

 

Madre Maria Cristina ha preziosi messaggi da rivolgere alla Chiesa del terzo millennio: il messaggio della generosa fedeltà agli impegni assunti col Battesimo durante tutta la propria esistenza; il messaggio della generosa risposta alla vocazione: lo sguardo a Dio, la vita concreta impegnata nel dovere quotidiano; il messaggio della preghiera, della unione con Dio che non si ritrae davanti all’unire – come vittime espiatrici – le proprie sofferenze a quelle del Cristo per cooperare in Cristo alla salvezza dei fratelli; il messaggio di una visione di fede nell’accettazione delle sofferenze e prove della vita; il messaggio di una spiritualità completa, che contempli il mistero del Cristo nella sua incarnazione, passione, morte e risurrezione; il messaggio della necessità di trovare nell’amore per Cristo la forza dell’amore per i fratelli, per un impegno sociale disposto a sacrificarsi fino in fondo per essi.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

“La pace, ‘novità’ immessa nella storia dalla Pasqua di Cristo” è il titolo che apre la prima pagina: la catechesi di Giovanni Paolo II all’udienza generale del Mercoledì dell'Ottava di Pasqua.

Sempre in prima, in riferimento all’Iraq, in evidenza il titolo “In aiuto di chi soffre e particolarmente dei bambini”. A Baghdad riprendono l’attività gli ospedali, seppure lentamente, dopo l’infuriare dei bombardamenti e dei saccheggi.

Divergenze all'Onu sull'abolizione delle sanzioni economiche.

 

Nelle vaticane, la cronaca dell'udienza generale.

Due pagine dedicate alle celebrazioni pasquali nelle diocesi italiane.

Una pagina sulla figura di mons. Pio Giardina, “testimone e garante della fede, della speranza e della carità”: Nicosia ricorda l’indimenticabile Pastore a cinquant'anni dalla morte.

 

Nelle pagine estere, Medio Oriente: ultime ore per insediare il Governo palestinese; si cerca l'intesa tra Abbas ed Arafat.

Polmonite atipica: oltre quattromila persone contagiate dal virus in 27 Paesi.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Giuseppe Costa sulla “Sicilia del Settecento negli acquerelli di Jean Houel”.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la situazione politica. Dibattito sul 25 aprile.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

23 aprile 2003

 

 

COLLOQUI DI PACE IN PERICOLO PER LO SRI LANKA:

LE TIGRI TAMIL LASCIANO I NEGOZIATI DI RICONCILIAZIONE

CON IL GOVERNO DI COLOMBO

- Con noi, Sergio Trippodo -

 

Nessun ripensamento da parte del movimento indipendentista delle Tigri Tamil (Ltte), che ha annunciato di aver lasciato i negoziati di pace con il governo dello Sri Lanka. I ribelli non parteciperanno né alla prossima sessione dei colloqui, prevista dal 29 aprile al 2 maggio in Thailandia, né alla conferenza dei Paesi donatori, a giugno in Giappone. Ma perché questa decisione delle Tigri Tamil, che soltanto il 23 febbraio scorso hanno firmato un cessate il fuoco dopo un ventennio di guerra che ha causato oltre 60 mila vittime? Risponde Sergio Trippodo, direttore del mensile ‘Stringer Asia’, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – La decisione è dovuta a contrasti con il governo di Colombo e soprattutto perché i ribelli dell’Ltte non sono stati invitati a Washington il 14 aprile scorso, in occasione di una conferenza dei donatori internazionali. Il motivo è stato perché le Tigri Tamil sono ancora inserite nella lista dei gruppi terroristici stilata dagli americani: i Tamil, infatti, erano gli unici dei 30 fra Paesi e gruppi rappresentati in quella conferenza ad essere assenti. Il mediatore Tamil, Anton Balasingham, afferma che il governo di Colombo avrebbe dovuto se non altro proporre un’altra sede, oppure fare pressione sul governo americano affinché qualche rappresentante Tamil potesse avere il visto e quindi partecipare alla conferenza. Ma così non è stato. Tutto ciò metterà in serio pericolo l’intero processo di pace: probabilmente salterà la settima tornata di colloqui bilaterali tra il governo dello Sri Lanka e le Tigri Tamil, in programma in Thailandia, come potrebbe pure saltare la conferenza di giugno in Giappone di tutti i Paesi donatori.

 

D. – I ribelli hanno comunicato che non sono d’accordo con il governo di Colombo su alcuni punti cruciali del processo di pace: quali?

 

R. – Si riferiscono agli accordi di pace, quelli del cessate il fuoco, che prevedevano il ritiro delle truppe regolari di Colombo dal nord-est dello Sri Lanka, quindi dalle regioni Tamil. Questo doveva essere preludio al disarmo del gruppo dell’Ltte, ma finora non è ancora avvenuto. Un altro punto molto delicato è il rientro a casa di circa un milione di musulmani, che dovrebbe tornare nelle zone del nord-est: queste persone ancora non hanno possibilità di farlo, in parte perché le abitazioni sono state occupate dai Tamil e in parte perché non è stata avviata la ricostruzione; quindi sarà difficile dare ospitalità immediatamente a questo enorme gruppo di gente.

 

D. – Se davvero ora la pacificazione venisse compromessa, che pericoli ci sarebbero per lo Sri Lanka?

 

R. – Il pericolo immediato sarebbe che le Tigri Tamil - dopo aver dimostrato la loro buona volontà a trovare una soluzione politica al conflitto - potrebbero tornare alle attività di guerriglia che hanno devastato il Paese per più di vent’anni. Ciò significherebbe anche che tutti i Paesi donatori non avrebbero più la possibilità - come non l’hanno avuta nell’ultimo quarto di secolo - di investire nello Sri Lanka e questo andrebbe ovviamente anche a sfavore degli altri gruppi etnici e religiosi dell’isola. Sarebbe un totale fallimento.

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UNA FESTA PER IL LIBRO,

AMICO DELL’UOMO E SINONIMO DI LIBERTA’

- Intervista con Tullia Carettoni Romagnoli -

 

Si celebra oggi la “Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore”, proclamata nel 1995 dall’Unesco per sottolineare l’importanza del libro come strumento di diffusione e di conservazione della cultura. La data prescelta rappresenta un omaggio a tre autori tra i più grandi di tutti i tempi, William Shakespeare, Miguel De Cervantes e Garcilaso de La Vega, che si spensero proprio il 23 aprile del 1616. Scopo dell’iniziativa è quello di incoraggiare le popolazioni di tutto il mondo, e specialmente i giovani, a scoprire il piacere della lettura e a rinnovare il proprio omaggio nei confronti di tutti gli scrittori che hanno contribuito in modo impareggiabile al progresso sociale e culturale dell’umanità. La Giornata del 23 aprile, inoltre, intende essere anche uno strumento di promozione su base planetaria dell’attività editoriale e di una corretta protezione delle opere intellettuali. Maria di Maggio ha sentito per noi la senatrice Tullia Carettoni Romagnoli, presidente della Commissione Italiana per l’Unesco.  

 

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R. – Credo che quest’anno l’Unesco ci chieda in primo luogo di ricordarci che il progenitore del libro sono le tavolette della Mesopotamia, che oggi sono, speriamo, non del tutto distrutte e in gran parte trafugate. Sono le antenate del libro e della parola scritta per le nostre culture. Il secondo pensiero è che l’Unesco voglia rassicurare il nostro amico libro dicendogli che anche se l’informatica è così diffusa e che tutti quanti siamo travolti da questo mondo informatico, che anche se facciamo ogni sforzo perché tutto il mondo possa usufruire di questa straordinaria possibilità di comunicazione, ebbene non dimenticheremo il libro.

 

D. – Quindi, qual è oggi il valore di un libro?

 

R. – Primo, un valore spirituale. Il libro è sempre stato un rimedio alla solitudine dell’uomo, cioè aiuta l’uomo a stare solo con i suoi pensieri, con le sue riflessioni. Secondo, e questo è quanto mai attuale, è un elemento che invita alla riflessione. Poiché noi viviamo in una società, appunto, frenetica, uno stimolo a riflettere prima di fare le cose è sempre una buona cosa. Ma questo è il prologo in cielo. Infatti poi bisogna tenere conto del fatto che il libro è al centro di un mondo di interessi anche economici e che gli attori intorno al libro sono molti: c’è lo scrittore, c’è l’editore, c’è il libraio, c’è il diritto d’autore, e tutto questo mondo crea una realtà economica, politica, sociale di grande importanza. E allora l’Unesco mette l’accento sull’aspetto spirituale ma ricorda tutto questo.

 

D. – Senatrice Carettoni Romagnoli, la lettura è oggi una realtà consolidata in tutto il mondo?

 

R. – Temo che gran parte del mondo sia ancora una conquista e a questo proposito voglio ricordare una cosa di una rivoluzione di tanti tanti anni fa. La Rivoluzione messicana scriveva sugli zaini dei soldati ‘libera il tuo fratello: insegnagli a leggere e a scrivere’, in modo che, quando procedevano tra le montagne in fila indiana, avevano sempre questo motto davanti, perché leggere è libertà. E’ libertà ed è vita, perché noi dobbiamo sempre pensare non solamente ai Paesi come i nostri, ma ai Paesi del mondo che ancora non è sviluppato e pensiamo come un uomo o una donna, che non sanno leggere le istruzioni per una medicina o come si aggiusta una piccola macchina, come una pompa e così via, siano tagliati fuori anche dalla possibilità della vita di tutti i giorni.

 

D. – Oggi il libro è sinonimo di che cosa?

 

R. – Il libro è sinonimo di libertà e poi di capacità di riflessione, cioè utilizzazione delle caratteristiche più alte del cervello umano.

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CHIESA E SOCIETA’

23 aprile 2003

 

 

 

E’ GIUNTA IERI SERA IN TERRA SANTA UNA DELEGAZIONE DI VESCOVI ITALIANI,

ACCOLTA DAL PATRIARCA LATINO DI GERUSALEMME, MONS. MICHEL SABBAH

CHE HA SOTTOLINEATO LA NECESSITA’ E L’URGENZA DELLA PACE

PER QUESTA MARTORIATA TERRA

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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GERUSALEMME. = “La Terra Santa appartiene a tutti i cristiani e patirne le sofferenze del momento non tocca solo ai fedeli ma a tutte le Chiese”. Con queste parole il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Michel Sabbah, ha accolto i vescovi italiani giunti ieri in pellegrinaggio di solidarietà in Terra Santa. L’incontro, il primo tra una delegazione della Chiesa italiana e mons. Sabbah, è iniziato con la recita del Padre Nostro. “L’impegno delle Chiese – ha aggiunto il patriarca – deve seguire quello incessante del Papa che non si stanca mai di richiamare la necessità e l’urgenza della pace per questa martoriata Terra”. I cristiani per il patriarca Sabbah “hanno oggi un ruolo di testimonianza e di riconciliazione”. I nove presuli, guidati dal segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Giuseppe Betori, saranno proprio testimoni della difficile condizione dei cristiani in Terra Santa. “Veniamo per ascoltare i fratelli delle comunità cristiane che vivono qui – ha dichiarato mons. Betori – in un atteggiamento di fraternità e preghiera”. E’ la preghiera, infatti, il punto di partenza irrinunciabile per sostenere la presenza dei cristiani a Gerusalemme. Nel programma di oggi è inclusa una visita alla Basilica della Natività e la celebrazione eucaristica nella chiesa di Santa Caterina. Tra i momenti più salienti del pellegrinaggio sono previste domani la concelebrazione con il cardinale Carlo Maria Martini presso la Basilica del Santo Sepolcro e venerdì prossimo, ultimo giorno del viaggio, la Santa Messa presso il Getsemani. La presenza dei vescovi italiani a Gerusalemme vuole essere un segnale di speranza per i cristiani che vivono nei Luoghi Santi. L’auspicio è che dopo questa esperienza tornino, in Terra Santa, molti pellegrini.

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ATTESE 25 MILA PERSONE DA DOMANI A RIMINI, PER IL 26.MO CONVEGNO NAZIONALE DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO.

IN PROGRAMMA UNA GRANDE “PREGHIERA ECUMENICA PER LA PACE”

- A cura di Paolo Salvo -

 

RIMINI. = Una grande “Preghiera ecumenica per la pace” si svolgerà durante la 26.ma Convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito, che riunirà a Rimini da domani pomeriggio fino alla mattina di domenica prossima circa 25 mila persone provenienti dagli oltre 1.700 gruppi e comunità dell’associazione presenti in tutta l’Italia. La “Preghiera comunitaria carismatica” scandirà l’intero convegno, che si aprirà con il saluto del vescovo di Rimini, mons. Mariano De Nicolò, e con la concelebrazione eucaristica presieduta dal nunzio apostolico in Italia, mons. Paolo Romeo. Nella giornata di venerdì, speciali momenti saranno dedicati alla preghiera d’intercessione per ottenere la liberazione dai mali e per ottenere la guarigione interiore e fisica. Seguirà la concelebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazio-ne dei popoli. Una speciale sessione sarà dedicata sabato ai giovani e alla famiglia, con gli interventi di autorevoli esponenti della cultura e della Chiesa italiana. La Preghiera ecumenica per la pace, sabato pomeriggio, sarà presieduta dal cardinale Ignace Moussa I Daoud, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Vi interverranno vari esponenti delle Chiese cattoliche di rito orientale, tra cui l’arcivescovo iracheno Mikhael Al Jamil, visitatore apostolico per i fedeli Siri residenti in Europa Occidentale, come pure rappresentanti di Chiese ortodosse, evangeliche e pentecostali. Dopo la cconcelebrazione presieduta dal cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo di Bologna, è prevista una sessione serale sul tema “Globalizziamo il Vangelo in un mondo che cambia”, a cui interverranno tra gli altri il direttore del quotidiano “Avvenire” Dino Boffo e il prof. Guzmàn Carriquiry, sottosegretario del Pontificio Consiglio per i laici. Domenica mattina, infine, la relazione conclusiva del coordinatore nazionale, Salvatore Martinez, e la concelebrazione presieduta dal cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.

 

 

PRONTO UN PIANO DELLE NAZIONI UNITE IN FAVORE DI HAITI,

UNO DEI PAESI PIU’ POVERI DEL MONDO. L’ORGANISMO INTERNAZIONALE

HA LANCIATO UN APPELLO PER REPERIRE 84 MILIONI DI DOLLARI

PER FINANZIARE GLI AIUTI UMANITARI

 

NEW YORK. = Le Nazioni Unite hanno espresso ieri profonda preoccupazione per la situazione dell’isola caraibica di Haiti, uno tra gli Stati più poveri del mondo. L’Onu ha lanciato un appello alla comunità internazionale per la raccolta di 84 milioni di dollari da destinare nei prossimi 18 mesi ad aiuti umanitari in favore della popolazione. Secondo stime del Programma per lo sviluppo dell’Onu, infatti, il 56 per cento della popolazione di Haiti soffre la malnutrizione. Meno della metà degli haitiani ha accesso ad acqua potabile ed il 42 per cento di loro vive al di sotto della soglia di povertà. Il programma di assistenza è stato elaborato a Port au Prince dalla squadra di esperti delle Nazioni Unite che già da tempo lavora nell’isola caraibica. Sono previsti tre piani contemporanei di attuazione. Nel primo, che durerà sei mesi, sono previsti aiuti di prima necessità come cibo, medicine ed acqua potabile, destinati soprattutto alle fasce più povere della popolazione. La seconda parte del programma è destinata invece a rilanciare la produzione agricola. Agli agricoltori saranno forniti bestiame e mezzi e strumenti per lavorare i campi. L’ultima fase del progetto mira a ridurre l’insicurezza alimentare e diversificare le opportunità di sviluppo e crescita economica. Particolari interventi sono previsti nell’ambito della prevenzione dei danni causati da disastri naturali e nel campo dell’istruzione, dell’amministrazione pubblica e della sicurezza. (M.A.)

 

 

VANGELO E CHIESA, PACE E DIALOGO: QUESTI I VALORI

A CUI S’ISPIRA L’AGENZIA DI STAMPA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE CROATA,

CHE HA FESTEGGIATO IERI I DIECI ANNI DI ATTIVITA’

- A cura di Ignazio Ingrao -

 

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ZAGABRIA. = Le ferite della guerra del ’91 erano ancora aperte quando la Conferenza episcopale croata gettava le basi per l’Agenzia di informazione cattolica che avrebbe visto la luce il 1° novembre del ’93. L’Ika ha sede a Zagabria di fronte alla Cattedrale che conserva le spoglie di un martire del regime comunista, il cardinale Stepinac, e ieri è stato celebrato il decimo anniversario della fondazione di questa Agenzia di stampa alla presenza di diversi giornalisti europei e di alcuni vescovi croati. Dopo gli anni del comunismo e la tragedia del conflitto, ha spiegato mons. Ivan Devčić arcivescovo di Rijeka e presidente del Consiglio per le Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale croata, abbiamo avvertito la necessità di comunicare dentro e fuori della Chiesa, per questo abbiamo creato l’Agenzia di stampa Ika e la Radio cattolica. Il principale sforzo è contribuire alla formazione di una opinione pubblica sempre più libera e sensibile al messaggio cristiano. La Chiesa croata, ha aggiunto in un messaggio il presidente della Conferenza episcopale, mons. Josip Bozanić, cerca il modo di seminare il Vangelo attraverso i media con uno stile di dialogo e di rispetto per le altre religioni. Non a caso Ika ha raccolto l’eredità di un’altra Agenzia sorta durante gli anni dell’ultimo conflitto balcanico, promossa dalle Chiese cristiane per diffondere informazioni secondo una prospettiva ecumenica. I primi passi di Ika non sono stati facili, ma ora, alla vigilia della terza visita del Papa in terra croata, questa agenzia può contare su 11 giornalisti più diversi corrispondenti da varie città della Croazia, un sito internet, un notiziario quotidiano, parzialmente tradotto anche in inglese, rapporti di collaborazione con la Radio Vaticana, con l’Agenzia cattolica tedesca Kna e austriaca Kathpress. Il direttore dell’Ika, Anton Šuljič, è anche il responsabile della comunicazione per la prossima visita del Pontefice in Croazia. Il prossimo traguardo che si profila è rafforzare la rete di Agenzie di stampa cattoliche dell’Europa centrale e orientale, per una sempre maggiore circolazione delle notizie tra le Chiese. Di questo progetto hanno discusso ieri i giornalisti europei presenti a Zagabria per l’anniversario dell’Ika. Secondo Helmut Ruppert, direttore dell’Agenzia tedesca Kna, è molto fruttuoso promuovere iniziative comuni e stringere rapporti di collaborazione e di scambio di informazioni tra le agenzie di stampa cattoliche nell’ambito di un’Unione Europea che allarga sempre di più i suoi confini.

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24 ORE NEL MONDO

23 aprile 2003

 

 

- A cura di Paolo Ondarza e Stefano Cavallo -

 

In un’intervista al network televisivo pubblico americano Pbs (Public Broadcasting Service), il segretario di Stato americano Colin Powell punta il dito contro la Francia: “Dovrà subire – ha detto - le conseguenze per la sua oppo-sizione agli Usa nella crisi irachena”. Immediata la risposta del ministro degli esteri francesi Dominique de Villepin: “La Francia continuerà a difendere la lega-lità internazionale” nella crisi irachena. Intanto oggi il presidente degli Stati Uniti, Bush, ha detto di non avere intenzione di attaccare la Siria e di non essere preoccupato per le manifestazioni antiamericane degli sciiti in Iraq. A questo pro-posito, si contano a centinaia di migliaia gli sciiti giunti in pellegrinaggio alla città santa di Karbala. Ascoltiamo da New York, Paolo Mastrolilli:

 

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Scene così in Iraq non si vedevano da anni, perché Saddam aveva vietato queste celebrazioni religiose. I fedeli accorsi alla cerimonia da tutto il Paese hanno ringraziato gli americani per aver rovesciato Saddam, ma hanno anche chiesto che lascino subito l’Iraq per consentire la creazione di uno stato islamico. Queste manifestazioni stanno diventando un problema politico per Washington, che ha detto di voler costruire la democrazia in Iraq, ma corre il rischio di vedere emergere una maggioranza contraria ai propri interessi. L’attenzione è stata alimentata anche dagli ex oppositori di Ahmed Schalabi, secondo cui Saddam Hussein è stato visto negli ultimi tre giorni partecipando a riunioni di alcuni fedelissimi membri del suo partito. Anche l’Onu è tornato al centro della scena con un nuovo rapporto del capo degli ispettori sul disarmo, Hans Blix. Il diplomatico svedese ha detto che i suoi uomini sono pronti ad andare in Iraq per riprendere la ricerca delle armi di distruzione di massa, che finora gli americani non hanno trovato. La certificazione del disarmo sarebbe necessaria per toglie-re le sanzioni, come chiede Washington, mentre la Francia ha dichiarato di essere disposta a sospenderle, ma gli Stati Uniti, criticati da Blix per gli ostacoli creati alla sua missione, non sono favorevoli al ritorno degli ispettori dell’Onu.

 

Da New York per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Continua ad imperversare in Cina il virus della polmonite atipica, meglio conosciuto come Sars. Il totale dei casi nel Paese è di 2.035; 106 i morti. Dei malati – informa il ministero della sanità cinese - 1.231 sono guariti. E per le prossime due settimane a Pechino le scuole resteranno chiuse.

 

Primo giorno di colloqui a Pechino tra Corea del Nord, Stati Uniti e Cina sul riarmo nucleare di Pyongyang. Secondo le agenzie di stampa sono state ribadite le posizioni di partenza, tra loro per ora inconciliabili. Preoccupazione della Russia che teme uno “sviluppo catastrofico” a breve termine della situazione è stata espressa dal viceministro agli esteri Aleksandr Losyukov secondo cui si è giunti ormai ad un punto estremo. Ma sulle posizioni di Washington e Pyongyang ascoltiamo Chiaretta Zucconi.

 

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La Nord Corea sembrerebbe piuttosto riluttante ad accettare le richieste americane di rinunciare alle sue ambizioni nucleari, secondo Washington utilizzate, finora, come armi di ricatto per strappare aiuti alimentari e assistenza economica. Ma come ha detto il portavoce del Ministero degli esteri cinese, Liu Jan Chao, la cosa più importante è che intanto le parti si incontrino faccia a faccia per alleggerire la tensione di questi ultimi sei mesi. Grande protagonista dei colloqui, la Cina, che a differenza di Seul e Tokyo, estromesse dal tavolo negoziale, gioca il ruolo di discreta mediatrice diplomatica tra le parti. Nonostante infatti sia il più stretto alleato del regime di Pyongyang, Pechino condivide la posizione americana a favore di una penisola coreana libera dal nucleare, ed è stata proprio la Cina, ieri, a sollecitare tutti i Paesi, che abbiano un interesse nella disputa tra Washington e Pyongyang, ad avere un ruolo costruttivo nella risoluzione pacifica della crisi, senza tuttavia indicare, molto diplomaticamente, se e quando sarà realizzato il desiderio di Seul e Tokyo, di partecipare ai negoziati.

 

Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.

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La polizia indonesiana da notizia dell’arresto del nuovo capo della rete terroristica regionale jamaah Islamiyah. Abu Rusdan, questo il nome dell’uomo, è ritenuto l'emiro che ha sostituito il leader spirituale Abu Bakar Bashir.

 

Nigeria. Con il 61,94% dei voti raccolti alle elezioni di sabato scorso, Olusegun Obasanjo è stato riconfermato alla presidenza del Paese africano. Secondo la commissione elettorale, al suo principale rivale, Muhammadu Buhari, è andato soltanto il 32,19%. Ma l’opposizione ha gridato ai brogli ed ha respinto il risultato. Sentiamo Giulio Albanese:

 

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La decisione è stata presa da tutti i partiti dell’opposizione al termine di una riunione avuta ieri sera con i rappresentanti della Commissione nazionale elettorale indipendente. Gli schieramenti della minoranza si sono rifiutati di controfirmare i risultati in quanto essi non riflettono la volontà popolare, ma nel denunciare i brogli alla voce dell’opposizione si è unita anche quella degli osservatori dell’Unione Europea, secondo i quali non è stato raggiunto il livello minimo di democraticità. Le dichiarazioni rilasciate nelle ultime ore dall’opposizione, rischiano dunque di surriscaldare davvero l’atmosfera politica della Nigeria. Prima di queste elezioni, va ricordato, l’ultima chiamata al voto effettuata da un governo civile fu quella dell’83, un appuntamento segnato allora da pesanti brogli e che proprio per questo, qualche mese più tardi, portò al primo di una lunga serie di colpi di Stato conclusisi solo nel ’99 con l’elezione di Obasanjo alla guida del Paese africano.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Un violento ciclone si è abbattuto ieri sullo stato indiano dell’Assam, nel Nord-est del Paese, causando la morte di almeno 34 persone ed il ferimento di circa 300, secondo stime fornite dalla polizia. La zona più colpita è stata quella del distretto di Dhubri, a circa 300 km da Guwahati, la capitale dello Stato dell’Assam.

 

Medio Oriente. Catturato stamani dai soldati israeliani nel nord della Cisgiordania il capo militare degli integralisti della Jihad islamica nella zona di Nablus. Intanto tra i dirigenti palestinesi prosegue il braccio di ferro per il nuovo governo. Il premier incaricato Mahmud Abbas ha tempo fino alla mezzanotte di oggi per presentare al Consiglio legislativo la lista dei ministri. Ma potrebbe rinunciare all’incarico: l’opposizione di Yasser Arafat, leader dell’Autorità naziona-le palestinese, ha infatti paralizzato ogni trattativa. Graziano Motta.

 

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Il dissidio si è rivelato più serio di quanto la prova di forza, sulla designazione del ministro degli interni Mohammed Bahlan, non avesse fatto apparire nei giorni scorsi. Ha investito la politica di riforma dell’autorità palestinese Abbas, per la cessazione della rivolta armata, lo scioglimento delle brigate e dei martiri di Al Aqsa, l’isolamento dei movimenti fondamentalisti islamici Hamas e Jihad e dei loro gruppi terroristici. Nelle ultime ore pressioni sono state fatte su Arafat indirettamente dal Dipartimento di Stato americano, personalmente dal primo ministro inglese Blair e dal diplomatico dell’Unione Europea Moratinos. Se fallirà il tentativo di Abbas, come verosimilmente appare, Arafat affiderà l’incarico ad un'altra personalità palestinese, ma sul processo diplomatico si stendono finora delle incertezze. C’è il rischio che il rais sciupi un’altra occasione come quella di Camp David per dischiudere la pace al suo popolo.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta. 

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La Commissione europea si è detta oggi “delusa” dalle proposte di riforma delle istituzioni dell'Ue presentate al Presidium dal presidente della Con-venzione Valéry Giscard d'Estaing. La proposta non rifletterebbe in modo soddi-sfacente i colloqui informali svoltisi nell'ambito del Consiglio europeo di Atene.

 

Si registrano in Argentina episodi di violenza durante il clima incerto delle presidenziali. Lunedì una dura repressione da parte della polizia locale, ricorsa a pestaggi, all’uso massiccio di lacrimogeni e pallottole di gomma, ha provocato 45 feriti, di cui uno grave, ed il fermo di 120 uomini.

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