RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 112 - Testo della
Trasmissione di martedì 22 aprile 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
L’esercito
dell’Uganda ritirerà le proprie truppe dall’area orientale del Congo.
Tragedia
in Bangladesh per i naufragi di due traghetti: quasi cento morti e decine di
dispersi.
Pubblicato
a Hiroshima il primo dizionario ecclesiastico latino-giapponese.
Sempre maggiori le difficoltà per i missionari stranieri che prestano il loro servizio in Pakistan.
Il
Centcom conferma l’arresto del genero di Saddam Hussein e comunica il
raggiungimento di un cessate il fuoco tra forze angloamericane ed i mujaheddin
del popolo.
Attesa in Medio Oriente per la presentazione del
nuovo esecutivo palestinese di Abu Mazen.
L’Unione Europea denuncia i brogli elettorali
nelle elezioni svoltesi ieri in Nigeria.
Da domani a Pechino americani e nordcoreani
discuteranno la crisi del riarmo
nucleare di Pyongyang.
Sospesi i colloqui in Sri Lanka tra guerriglieri
Tamil e governo di Colombo.
22 aprile 2003
SEI NUOVI BEATI SARANNO PROCLAMATI DAL PAPA IL
PROSSIMO 27 APRILE,
DOMENICA
DELLA DIVINA MISERICORDIA.
TRA
LORO, GIULIA SALZANO, UNA SUORA CATECHISTA PER OGNI FASCIA DI ETA’
-
Servizio di Giovanni Peduto -
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Giulia
Salzano nacque a Santa Maria Capua Vetere, in quel di Caserta, nel 1846. Si
diplomò come maestra elementare nel 1865, anno in cui fu chiamata ad esercitare
la professione in Casoria, vicino Napoli, dedicandosi anche all’istruzio-ne catechistica
non solo ai fanciulli di Prima Comunione e Cresima, ma anche alle ragazze, alle
lavoratrici, alle mamme, agli operai, ai soldati durante la Prima Guerra
Mondiale. Nel 1877 organizzò e diresse in Casoria un laboratorio per la
confezione di arredi sacri per le Chiese povere. Promosse il culto al Sacro
Cuore e la devozione al Rosario; incrementò la pratica del mese di maggio che
personal-mente predicava nella chiesa del Carmine al popolo che accorreva con
entusiasmo: “Andiamo a sentire la predica di Donna Giulietta”.
Giulia capì ben presto che
c’era bisogno di evangelizzare e di chi continuasse la sua opera catechistica.
Nel 1905 tra enormi difficoltà ma con grande spirito profetico, con l’adesione
di alcune sue ex alunne, fondò la Congregazione delle Suore Catechiste del
Sacro Cuore. Fu maestra e superiora esemplare per la sua nascente comunità;
madre e consigliera del popolo di Casoria che beneficiò in modo particolare
dell’opera di Donna Giulietta, come affettuosamente la chiamavano. Ma
l’attività a cui dedicò tutte le sue energie fu proprio la catechesi. Madre
Giulietta a fine ‘800 anticipò l’impulso che oggi la Chiesa ha dato alla catechesi,
cioè: catechesi a tutti i livelli, ad ogni ceto sociale e ad ogni fascia di
età. Ascoltiamo l’attuale superiora generale dell’Istituto da lei fondato,
madre Giuseppina Iodice:
“La santità di Giulia Salzano si distingue per l’intuito
vocazionale e carismatico: ella è l’unica figura di fondatrice che sposti la
sua attenzione sul versante della catechesi. Il suo è un carisma originale e
profetico. L’auspicio è che i catechisti, gli operatori pastorali e tutti i
credenti possano scoprire in Giulia Salzano una maestra e una protettrice così
da poter dire con lei: ‘Farò catechesi finché avrò un fil di vita’”.
Ed ora la parola alla segretaria generale delle Suore
Catechiste del Sacro Cuore, suor Purità Grieco:
“La definizione del catechismo: ‘Iddio ci ha creati per
conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita …’ fu la scintilla che accese la
madre Salzano per l’insegnamento della dottrina cristiana. Ella era convinta
che senza la conoscenza di Dio, il mondo non può né amarlo, nè servirlo.
Divenne, così, apostola dell’insegnamento della Dottrina di Cristo. La nostra
Madre fondatrice ritenne l’Opera Catechistica la ‘più sublime di ogni altra, la
più accetta al cuore di Dio, la più necessaria nella Chiesa, la più voluta dal
Sommo Pontefice’”.
Non bisogna mancare una parola sulla spiritualità
eucaristica della Salzano. Ce la offre il postulatore della Causa di
beatificazione, il rev.do Nunzio D’Elia:
“La spiritualità di Madre Giulia fu profondamente
eucaristica e contemplativa. Per la sua anima assetata di luce divina, le
lunghe notti trascorse davanti al Tabernacolo erano sempre troppo brevi; ella
adorava nell’Eucaristia il Mistero di Dio fatto uomo e l’Amore trinitario, il
cui vertice era sempre per lei il Cuore di Cristo, fonte di vita e santità.
Dalla perenne fonte eucaristica scaturiva la fiamma di carità che l’accendeva
sempre più di zelo, per cui tornava al consueto lavoro apostolico con tali
energie spirituali da conquistare con forza soprannaturale le anime che avvicinava.
Le sue catechesi diventavano allora l’esplosione del grande amore per l’Ospite
Divino”.
Questo
Giulia Salzano ha testimoniato con la sua vita alle sue figlie e a quanti la
conoscevano. Il 16 maggio alla vigilia della sua morte, all’età di 83 anni,
esaminò più di 100 bambini di Prima Comunione, vivendo in pienezza il motto
della sua vita: “Farò catechismo finché avrò un fil di vita”. All’alba del 17
maggio del 1929 donava completamente il suo cuore a quel Dio che aveva fatto
conoscere e amare.
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LA SETTIMANA IN ALBIS PROIEZIONE DEL MISTERO
PASQUALE.
RIFLESSIONE
DEL CARDINALE FRANCIS ARINZE
- A
cura di Giovanni Peduto -
Anticamente i Battesimi venivano amministrati durante la
Veglia pasquale e i neofiti per una settimana portavano la veste bianca – alba
– che deponevano la domenica successiva alla Pasqua. Per questo tutta la
settimana era chiamata in Albis, una settimana che prolunga la celebrazione del
mistero pasquale quasi come un unico giorno. Ecco in proposito una riflessione
rilasciata a Giovanni Peduto dal cardinale Francis Arinze, prefetto della
Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti:
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Poiché
il mistero celebrato a Pasqua è così grande, la Chiesa prolunga la celebrazione
per una settimana. Questa si chiama Ottava di Pasqua. Dal lunedì di Pasqua fino
alla domenica seguente, la Chiesa riflette sui differenti testimoni della
risurrezione di Cristo. Si ricorda la predica di San Pietro dopo la Pentecoste,
e la coraggiosa testimonianza che lui e San Giovanni diedero di fronte al
Sinedrio, il Consiglio Supremo ebraico. Si ricorda l’apparizione di Cristo risorto
alle donne, ai due discepoli sulla strada di Emmaus, a tutti gli apostoli riuniti,
e quando ha mostrato il suo costato al dubbioso Tommaso. Gesù è veramente risorto.
La nostra fede è ferma ed è garantita da Gesù stesso che morì e risorse, e che
mandò la sua Chiesa a predicare questa buona novella di salvezza in suo nome.
Preghiamo la Beata Vergine Maria, Madre di Cristo Salvatore, per ottenere la
grazia di vivere la nostra chiamata cristiana con autenticità, credibilità,
impegno e gioia.
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Il
Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Huacho,
in Perú, presentata dal vescovo mons. Lorenzo León Alvarado, dell’Ordine dei
Mercedari, per raggiunti limiti di età.
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Domina la prima pagina il
seguente titolo: "Pace. Pace in Iraq! Pace in Terra Santa!, Pace nei Paesi
dove guerre dimenticate e conflitti striscianti provocano morti e feriti tra il
silenzio e l'oblio": il Messaggio "Urbi et Orbi" di Giovanni
Paolo II per la Pasqua 2003, Anno del Rosario, venticinquesimo di Pontificato.
Nelle vaticane, nel "Regina
Coeli", il lunedì dell'Angelo, il Santo Padre ha sottolineato che con la
Risurrezione di Cristo, tutto cambia, ed acquistano senso nuovo la vita e la
storia. Una pagina con una grande, significativa fotografia del Papa raccolto
in preghiera durante la Concelebrazione Eucaristica, presieduta in Piazza San
Pietro, nel giorno di Pasqua.
Una pagina dedicata alla
Veglia Pasquale, nella Basilica Vaticana.
Una pagina sulle
celebrazioni pasquali nelle diocesi italiane.
Nelle estere, riguardo all'Iraq, un articolo sulle
drammatiche condizioni di vita della popolazione, secondo i rilievi fatti dalla
Croce Rossa. Cominciato nel Paese il periodo di Amministrazione-Usa.
Sante Messe, preghiere ed invocazioni di pace hanno
scandito la solennità della Pasqua in Iraq.
Oltre mille rifugiati
alla frontiera con la Giordania.
Medio Oriente: difficoltà
nel varo del nuovo Governo palestinese.
Nella pagina culturale, un
contributo di Ferdinando Montuschi dal titolo "La pace si conquista con le
'armi' della pace": riflessioni per il tempo di Pasqua.
Nelle pagine italiane, in primo piano il drammatico
bilancio degli incidenti stradali durante le vacanze pasquali.
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22 aprile 2003
HONG KONG E LA CINA, DRAMMATICO EPICENTRO
DELLA SARS.
I MEDICI DI TUTTO IL MONDO AL LAVORO PER ARGINARE
LA DIFFUSIONE DELLA POLMONITE ATIPICA
- Intervista con il vescovo di Hong Kong, mons. Zen Ze-Kiun -
Cinque morti nelle ultime ore. Sono le ultime vittime del
virus Sars ad Hong Kong, secondo i dati comunicati oggi, che parlano di 99
decessi e di oltre 1.400 casi scoppiati finora nell’ex colonia inglese. C’è poi
la Cina, dove i dati aggiornati a stamani fissano a 2.158, secondo un nuovo
conteggio diffuso dal ministero della sanità, i malati confermati della
cosiddetta polmonite atipica. I media hanno parlato del nuovo focolaio di
infezione in Canada e della quarantina di probabili casi negli Stati Uniti. Di
fronte alla virulenza della Sars, la comunità scientifica cerca di adottare
delle contromisure appropriate. I test per sapere se si è stati contagiati dal
virus dovrebbero essere a disposizione dei laboratori di tutto il mondo entro
pochi giorni.
Ma è sempre Hong Kong, come detto, ad essere tuttora la
città asiatica più colpita. Fausta Speranza ha raggiunto telefonicamente il
vescovo locale, mons. Joseph Zen Ze-Kiun:
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R. - E’ stata una calamità che si poteva prevenire in
tempo. Molto probabilmente, l’infezione proviene dall’interno della Cina, solo
che allora le autorità locali non hanno dato alla cosa sufficiente importanza.
Anche il governo di Hong Kong, quando ha incominciato ad affrontare la
questione, è stato un po’ lento nel prendere le decisioni. E così, anche molti
tra i medici e le infermiere si sono infettati con il morbo.
D. - Che cosa dire dei risvolti socio-economici per la
popolazione?
R. – Certamente, il diffondersi del virus influisce
tantissimo: ha influito sul turismo, che è un punto forte di Hong Kong. I taxi sono
vuoti, i ristoranti pure... La situazione della gente è molto difficile: già
prima quella economica era negativa, adesso il tutto va ulteriormente
peggiorando. Anche il tasso di disoccupazione va aumentando. E di nuovo,
purtroppo, ci si lamenta che il governo procede a rilento. Le autorità avevano
fatto un preventivo per l’anno in corso ma, dopo quello che sta accadendo in
questi giorni, sembrava che dovesse essere modificato. Invece, il preventivo è
stato fatto passare così come era stato proposto mesi fa. Hanno promesso di
fare qualcosa, ma noi stiamo ancora aspettando: non ne viene fuori niente...
D. - Come hanno vissuto la Pasqua i credenti nella città
asiatica più duramente colpita?
R. - I nostri
sacerdoti sono tutti lì, pronti a servire il popolo. Il nostro personale
impegnato nella cura pastorale degli ammalati cerca ancora ogni opportunità per
aiutare i malati. La popolazione cerca di rimanere unita, e anche le comunità
religiose tra di loro. Cerchiamo di incoraggiare il personale medico.
D. - La gente è affluita in massa per le celebrazioni
pasquali, come gli altri anni?
R. – Sì. In queste ultime feste, non c’è stato un calo
sensibile di partecipazione. Nei giorni precedenti, nelle domeniche, c’era
stato una leggera flessione, calcolata intorno al 20 per cento, specialmente
nelle famiglie. I genitori erano soliti venire insieme ai bambini mentre ora,
per cautela, sono rimasti a casa. Noi incoraggiamo anche le famiglie che hanno
paura dell’infezione, dicendo loro che si può pregare in casa!
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I CONFLITTI DEL NOVECENTO E LA SANTA SEDE:
LE STORIA DELLE PAROLE DI PACE
DEI PONTEFICI
RACCOLTA
NEL LIBRO “PAPI E GUERRA”
- Intervista con uno degli
autori, Andrea Tornielli -
Dalle
tragedie senza confini delle due Guerre mondiali alle pagine geograficamente
meno estese, ma non meno sanguinose, del Vietnam e della Corea. Dalla possibile
guerra della crisi di Cuba al conflitto delle Falkland-Malvinas. E poi, la
Bosnia, il Kosovo e la Serbia, le due Guerre del Golfo. Una sequenza di drammi,
preceduti dal febbrile lavorio delle diplomazie e seguite dagli enormi costi
umani e strutturali che ogni operazione bellica comporta. In questi diversi
contesti storici - che abbracciano il “secolo breve” del Novecento fino ad oggi
- nessuno dei Pontefici trovatisi di fronte al disastroso incombere delle armi
ha mai taciuto. Dalla “Nota di pace” di Benedetto XV ai ripetuti appelli di
Giovanni Paolo II per scongiurare l’ultimo conflitto in Iraq, le parole dei
Papi hanno scritto una storia particolare fatta di trepidazione per le sorti
del mondo, di denuncia della violenza, di compassione per le sue vittime. Una
storia ricostruita nel libro “Papi e guerra”, pubblicato pochi giorni fa e
frutto della collaborazione tra un giovane studioso di storia, Andrea Gianelli,
e il vaticanista del Giornale, Andrea Tornielli. Alessandro De Carolis lo ha
intervistato:
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R. - Insieme ad Andrea Gianelli, abbiamo deciso di partire
dall’inizio del secolo scorso, cioè dalla Grande Guerra, per un motivo preciso:
perché è con quell’evento, e con la Nota di pace di Benedetto XV, che inizia
uno stile nuovo dei Papi nei confronti della guerra. E’ la guerra stessa ad
essere cambiata rispetto ai secoli precedenti: non è più una guerra
guerreggiata tra eserciti ma, a causa delle armi sempre più distruttive, una
guerra che coinvolge pesantemente la popolazione civile.
D. - Sul ruolo dei Pontefici che in maniera particolare si
sono succeduti nei due conflitti mondiali, si è detto e si è scritto molto.
Quale taglio avete privilegiato nel vostro libro?
R. - Essenzialmente abbiamo analizzato, cercando di
contestualizzarli, i pronunciamenti e le azioni diplomatiche dei Papi, e dunque
cosa hanno detto e cosa hanno fatto per cercare di fermare le guerre. E da
questo punto di vista, mi sembra che esista uno “stile papale” in tempo di
guerra. In altre parole, a guerra iniziata, i pronunciamenti dei Papi cambiano,
sono più caratterizzati da una certa prudenza e sono tesi a favorire le azioni
umanitarie, oltre che a far cessare quanto prima i conflitti.
D. - Giovanni
XXIII e Paolo VI sono Papi di un’epoca in cui la guerra si è spostata dai campi
di battaglia e viene combattuta nelle sedi diplomatiche, all’Onu. Eppure le
loro parole non risulteranno meno forti di quelle dei loro predecessori …
R. - No, anzi. Nel libro cerchiamo di seguire anche questa evoluzione
di grande valorizzazione che la Santa Sede ha fatto, durante il Novecento,
degli organismi sopranazionali, che sono in grado in qualche modo governare le
crisi e tentare di risolverle con mezzi pacifici.
D. - E veniamo
a Giovanni Paolo II che ha vissuto da giovane la Seconda Guerra mondiale e ha
assistito da Papa, con profonda preoccupazione, al primo conflitto del terzo
millennio. Qual è la sintesi del suo messaggio?
R. - Bisogna dire che con Giovanni Paolo II l’avversione
alla guerra diventa ancora più radicale, proprio per questa esperienza, che lui
stesso ha raccontato, di essere stato un testimone del secondo conflitto
mondiale: degli orrori del nazismo e del comunismo. Va detto che, proprio sotto
il suo Pontificato, la Santa Sede ha inventato il termine di “ingerenza
umanitaria”. E’ certo che in tutti i conflitti che si è trovato a vivere -
dalle Falkland alla crisi jugoslava, passando alla guerra del Golfo, al Kosovo,
e infine a questa guerra all’Iraq - Giovanni Paolo II ha sempre creduto che ci
fosse la possibilità di arrivare ad una soluzione negoziata e che quegli stessi
conflitti e quelle stesse guerre fosse possibile evitarli.
D. - C’è un aneddoto, una curiosità legata alla stesura di
questo libro?
R. - Più che un aneddoto, si tratta di una piccola
scoperta che io ho fatto. Per la stesura della “Nota di pace” di Benedetto XV,
un contributo fondamentale lo dà una minuta, una bozza, scritta da mons.
Pacelli, che poi diventerà Pio XII. Per il famoso messaggio di Pio XII
dell’agosto del ’39, la bozza è scritta da mons. Giovanni Battista Montini,
futuro Paolo VI. Ciò che appare è una continuità non soltanto ideale e di
contenuti, ma anche fisica, direi. Questo mi sembra molto interessante per far
capire che - al di là delle diversità che giustamente si sottolineano tra un
Pontificato e l’altro - ci sono delle linee guida che sono comuni e che vanno
al di là delle differenze di carattere dei Papi.
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22 aprile 2003
CATTOLICI,
EBREI E MUSULMANI PREGHERANNO INSIEME VENERDÌ PROSSIMO
NELLA
CATTEDRALE DI ASSUNCIÓN. L’INIZIATIVA,
PROMOSSA
DALLA CHIESA CATTOLICA DEL PARAGUAY,
È
STATA ORGANIZZATA IN VISTA DELLE ELEZIONI GENERALI DEL 27 APRILE
- A
cura di Amedeo Lomonaco -
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ASSUNCIÓN. = Cattolici, ebrei e
musulmani si uniranno in preghiera venerdì prossimo nella Cattedrale di
Assunción per un “Paraguay migliore”. Lo riferisce l’agenzia Adital precisando
che l’atto ecumenico, promosso dalla Chiesa cattolica del Paese sudamericano, è
programmato in vista delle elezioni generali del 27 aprile. Sono nove i
candidati che si affronteranno nella corsa alla massima carica dello Stato e 15
i partiti che si disputeranno i seggi del Congresso nazionale e delle assemblee
locali. A pochi giorni dalla tornata, tutti i sondaggi danno per favorito
Nicanor Duarte, candidato del Partito Colorado, al potere dal 1947. Secondo
Susana Oviedo, docente dell’Università cattolica e giornalista del quotidiano “La
Hultima Hora”, Duarte ha costruito la sua candidatura sulle critiche al
presidente uscente, Luis González, suo compagno di partito. “Ha approfittato –
aggiunge - del fallimento di González che a febbraio ha rischiato l’impeachment
per corruzione e negligenza nell'esercizio delle sue funzioni”. I suoi diretti
rivali, l’imprenditore Pedro Fadul del Movimento Cara Patria ed il liberale
Julio César Franco sostengono, al contrario, che Duarte è l’uomo più vicino a
González tra tutti i candidati. Ma secondo Susana Oviedo, la possibilità di
un’alternanza al potere resta lontana: i principali settori dell’opposizione
non sono riusciti ad unire le forze per sconfiggere il partito di Duarte.
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L’ESERCITO DELL’UGANDA RITIRERÀ LE PROPRIE
TRUPPE DALL’AREA ORIENTALE DEL CONGO.
LO HA
AFFERMATO IL MINISTRO DEGLI ESTERI UGANDESE JAMES WAPAKHABULO
KAMPALA.
= Entro tre giorni, l'esercito dell’Uganda dovrebbe ritirare le sue truppe
dall'est della Repubblica Democratica del Congo. Ma il Rwanda, nonostante le
ripetute smentite, avrebbe intanto inviato nel Paese diverse truppe e
rifornirebbe d'armi Thomas Lubanga, leader dell’’Unione dei patrioti
congolesi (Upc). Il
governo di Kigali sarebbe implicato anche in altre attività di supporto a
Joseph Kony, capo dell'Esercito di resistenza del signore (Lra), gruppo di
ribelli in lotta con Kampala in territori confinanti col Sudan. Lo ha affermato
il ministro degli esteri ugandese James Wapakhabulo sostenendo di avere le
prove di tutte le sue affermazioni attraverso varie fonti e documentati
rapporti di intelligence. Nel frattempo, Patricia Tome, responsabile del
servizio informazioni della missione Onu nel Congo (Monuc) ha espresso viva
preoccupazione per movimenti di truppe di ribelli, circa diecimila uomini
secondo le sue valutazioni, tra Bukavu, capoluogo del Sud Kivu, e Uvira.
Nonostante gli accordi di Sun City e le diverse altre iniziative di pace, nella
regione dei Grandi Laghi sembra esserci ancora molta tensione, come
testimoniano sia il massacro di Drodro, nel Nord Ituri, sia, nel vicino
Burundi, i tre giorni di cannoneggiamenti dei miliziani dalle colline
circostanti su alcuni quartieri di Bujumbura, a 145 chilometri da Bukavu.
(A.L.)
IN BANGLADESH LE AVVERSE CONDIZIONI
METEOROLOGICHE HANNO CAUSATO L’AFFONDAMENTO DI DUE TRAGHETTI.
FINORA
LA POLIZIA HA TROVATO 94 CORPI MA DECINE DI PERSONE MANCANO ANCORA ALL’APPELLO
DACCA.
= Sono almeno un centinaio le vittime di due naufragi avvenuti ieri in
Bangladesh, ma il bilancio potrebbe purtroppo aggravarsi ulteriormente a causa
di decine dispersi non ancora recuperati. Secondo fonti della polizia, un
traghetto con a bordo 400 passeggeri, il doppio della capienza consentita, si è
rovesciato durante una tempesta mentre navigava sul fiume Buriganga nei pressi
di Alipur, nel distretto di Narayanganj. Fino ad ora la polizia ha recuperato
94 corpi dalle lamiere del traghetto, ma decine di persone mancano ancora
all’appello. Molti superstiti sono riusciti a raggiungere la riva a nuoto dopo
il naufragio oppure sono stati salvati dai mezzi di soccorso. Al momento
dell’affondamento, il vento spirava a circa 70 chilometri l’ora. La stessa
tempesta ha travolto un altro traghetto, in navigazione sulle acque del fiume
Meghna, circa 150 chilometri a nordest di Dacca, nel distretto di Brahmanbaria.
Sull’imbarcazione viaggiavano un centinaio di passeggeri. Per ora non sono
giunte notizie della comitiva di 50 persone che partecipava ad un banchetto
nuziale a bordo dell’imbarcazione. Secondo altre fonti, la medesima ondata di
maltempo ha provocato ulteriori 17 vittime nel Bangladesh centro orientale. Il
trasporto fluviale del Bangladesh, uno dei Paesi più poveri del mondo, non è
nuovo a questo tipo di incidenti. Utilizzati comunemente come mezzo di
trasporto dalla popolazione, i traghetti molto spesso non rispettano gli
standard minimi di sicurezza e i frequenti episodi di maltempo provocano non di
rado naufragi e vittime. Nelle scorse due settimane una novantina di passeggeri
sono morti in incidenti che hanno coinvolto altri due traghetti. (A.L.)
PUBBLICATO A HIROSHIMA IL PRIMO
DIZIONARIO ECCLESIASTICO LATINO-GIAPPONESE.
UN
VALIDO AIUTO PER CHI STUDIA LE MATERIE ECCLESIASTICHE
NELLE
UNIVERSITÀ NIPPONICHE ED UN CONTRIBUTO IN PIÙ
PER
L’EVANGELIZZAZIONE DEL CONTINENTE ASIATICO
HIROSHIMA. = Un contributo alla diffusione del
Vangelo nel continente asiatico è stato dato in questi giorni dal gesuita
spagnolo Juan Vicente Catret, che a Hiroshima, in Giappone, ha recentemente
pubblicato il primo dizionario ecclesiastico latino – giapponese integrato dal
vocabolario liturgico della Chiesa cattolica. Padre Catret, missionario in
Giappone dal 1962, ha spiegato che questo dizionario costituisce un utile
ausilio per chi inizia lo studio delle materie ecclesiastiche nelle università
nipponiche. Il dizionario, che comprende circa 5 mila parole, comprese quelle
che riguardano la musica sacra e gregoriana, è l’ultima pubblicazione in
giapponese di padre Catret, dopo altri 40 titoli, tra cui opere riguardanti la
spiritualità di Sant’Ignazio di Loyola, biografie di santi gesuiti e trattati
di filosofia morale. Le università di Teologia nel Paese del sol levante sono
sei. In Giappone la comunità cattolica conta circa 500 mila fedeli, distribuiti
in 16 diocesi, su una popolazione di circa 127 milioni di abitanti. Attualmente
il numero dei cattolici sta crescendo: molti discendenti di emigrati giapponesi
in America del Sud ritornano in Giappone, portando con loro la fede ricevuta
nei Paesi d’adozione. (M.A.)
SI È CONCLUSO IL SONDAGGIO “UN PATRONO PER
INTERNET”, L’INIZIATIVA PROMOSSA DAL SITO INTERNET “SANTI E BEATI”.
DON
GIACOMO ALBERIONE HA RISCOSSO IL MAGGIOR NUMERO DI CONSENSI DA PARTE DEGLI
OLTRE 70 MILA VOTANTI
ROMA. =
Si è conclusa il giorno di Pasqua l’ultima fase del sondaggio sulla ricerca del
Santo protettore della Rete, degli utenti di Internet e dei programmatori informatici
promossa dalla redazione del sito "Santi e Beati". Il fondatore dei
paolini Giacomo Alberione, che sarà beatificato domenica prossima, ha riscosso
il maggior numero di consensi (23.677) staccando di sole nove preferenze San
Giovanni Bosco. Molto distanti, rileva il Sir, il servizio di informazione
religiosa della Cei, le altre preferenze che sono andate a Sant'Alfonso de’
Liguori, a San Gabriele arcangelo, a Santa Chiara d'Assisi e a San Massimiliano
Kolbe. La regola "un computer, un voto" ha impedito i voti multipli a
vantaggio di una più vasta rappresentanza. Gli oltre 70 mila voti sono
pervenuti, infatti, da ogni parte del mondo: dall’Italia, dagli Stati Uniti,
dal Messico, dal Brasile e da altri 91 Paesi. Tra questi è rappresentato anche
lo Stato del Vaticano. Particolarmente interessanti i commenti e le motivazioni
lasciati da votanti di ogni lingua che continueranno ad essere leggibili su www.santiebeati.it/patrono.html.
A don Giacomo Alberione, nato a San Lorenzo di Fossano (Cn) il 4 aprile 1884 e
morto a Roma il 26 novembre 1971, "straordinaria figura di moderno
apostolo", sono dedicati un supplemento speciale di "Famiglia
Cristiana" ed il sito http://www.alberione.org/.
IN PAKISTAN LE NUOVE DISPOSIZIONI PER
LA REGISTRAZIONE
DEI
CITTADINI STRANIERI AUMENTANO LE DIFFICOLTA’ DEI MISSIONARI
CHE
PRESTANO IL LORO SERVIZIO NEL PAESE
KARACHI.
= Sono sempre maggiori le difficoltà per i missionari stranieri che prestano il
loro servizio in Pakistan. Da quando nel 2000 sono state introdotte nuove
disposizioni più rigide per la registrazione dei cittadini stranieri che
lavorano nel Paese - ufficialmente allo scopo di contenere l’immigrazione
illegale - per i missionari cristiani sono notevolmente aumentate le lungaggini
burocratiche per ottenere il rinnovo dei permessi senza i quali non possono
continuare ad operare in Pakistan. Secondo fonti della Chiesa locale, undici
missionari di diverse denominazioni cristiane stanno attualmente aspettando il
‘via libera’ del governo per ottenere i loro nuovi permessi di soggiorno e di
lavoro. Ad alcuni è stato anche chiesto un colloquio con un funzionario dei
servizi di sicurezza. Secondo la stessa fonte, un’altra diecina di missionari
stanno aspettando da quasi due mesi nuovi visti. Queste lentezze burocratiche
stanno creando non pochi inconvenienti all’attività di questi missionari che
non possono muoversi liberamente nel Paese. (L.Z.)
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22 aprile 2003
- A
cura di Paolo Ondarza -
Un
genero di Saddam Hussein, Jamal Moustafa Abdallah, è prigioniero delle forze
della coalizione angloamericana in Iraq. Lo ha confermato stamani il comando
centrale americano che ha diffuso anche la notizia del raggiungimento del
“cessate il fuoco” tra le forze della coalizione angloamericana e i mujaheddin
del popolo, principale movimento dell'opposizione armata iraniana con base in
Iraq. E continuano ad affluire numerosissimi i fedeli sciiti nella città santa
di Karbala. Tra le invocazioni dei pellegrini, anche numerosi slogan
antiamericani. Ieri poi si è insediato a Baghdad l’amministratore provvisorio
civile dell’Iraq, il generale Usa in pensione, Jay Garner che oggi ha
incontrato il capo dell'Unione patriottica del Kurdistan, Jalal Talabani. La
linea a Paolo Mastrolilli.
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Il generale Garner è arrivato ieri per la prima volta a
Baghdad, promettendo una ricostruzione e una transizione veloce, mentre i
marine hanno cominciato a lasciare la città passando dal controllo dei reparti
normali dell’esercito. Ma la componente sciita della popolazione vuole uno
Stato islamico e anche ieri sono avvenute manifestazioni antiamericane nella
capitale, mentre gli stessi inviati di Washington hanno smentito un collaboratore
dell’oppositore laico, Achmed Shaalabi, che sostiene di essere stato scelto
come nuovo governatore di Baghdad. Shaalabi, considerato il candidato favorito
dal Pentagono per la guida futura dell’Iraq, ha detto che Saddam è ancora nel
Paese e i suoi uomini gli stanno dando la caccia. Nel frattempo il genero del
rais e una delle sue guardie del corpo si sono consegnati agli americani, dopo
aver tentato la fuga in Siria, mentre anche l’ex premier Al Subaidi e l’ex
ministro della ricerca scientifica sono stati arrestati. Questi sviluppi hanno
contribuito ad allentare la tensione tra Washington e Damasco che, secondo il
presidente Bush, ha cominciato a capire i messaggi ricevuti sulla necessità di
collaborare.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Il segretario di Stato americano Colin Powell vorrebbe
recarsi in Medio Oriente e in Siria ad inizio maggio con l’intenzione di
prospettare alle autorità di Damasco un coinvolgimento nei negoziati di pace
tra palestinesi e israeliani per il Medio Oriente.
E
proprio in Medio Oriente, il clima di favore internazionale per la formazione
del governo palestinese guidato da Abu Mazen appare in netto contrasto col duro
confronto sulla lista dei ministri tra il presidente palestinese Arafat e lo
stesso premier incaricato che oggi dovrebbe consegnare la lista definitiva dei
ministri o rinunciare all’incarico. Stamani ci sono state consultazioni
sull’argomento tra Arafat e il presidente egiziano Mubarak. Ce ne parla Graziano
Motta:
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Gli intoppi che ha incontrato Machmud Abbas per la
formazione del governo palestinese non sono stati superati. Una commissione di
esponenti di Al Fatah ha proposto una soluzione di compromesso, in base alla
quale Mohamed Dachlan, l’ex capo della polizia preventiva di Gaza, designato
come ministro degli Interni, inviso ad Arafat e sostenuto invece dagli Stati
Uniti, non avrà alcun dicastero, ma un altro incarico. E ha poi suggerito una
lista di 24 ministri, 14 dei quali membri del governo in carica, presieduti
dallo stesso Arafat. Abbas non sembra intenzionato a cedere a quella che si è
ormai configurata come una prova di forza, per cui se non ci saranno sviluppi
dovrà rinunciare all’incarico. E si fanno i nomi di altri possibili incaricati,
Aniel Assam e Saeb Erekat. Entrambi però legati ad Arafat non rappresentano
quella ventata nuova auspicata da Stati Uniti, Unione Europea e dallo stesso
Israele, per avviare le riforme istituzionali palestinesi e riprendere il
negoziato di pace.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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17 guerriglieri musulmani sono stati uccisi stamani nel
corso di due diversi scontri con le forze di sicurezza indiane nel Kashmir. Ne
ha dato notizia un portavoce militare indiano. Nella regione, intanto, anche
altre 5 persone hanno perso la vita per l’esplosione stamani di un ordigno esplosivo
artigianale, saltato in aria nel distretto di Pulwana a 40 km a sud di
Srinagar.
Le elezioni presidenziali e quelle del governo
svoltesi lo scorso fine settimana in Nigeria sono state “macchiate da serie
irregolarità e gravi brogli”. E' quanto dichiarato dall'Unione Europea in un
comunicato diffuso stamani ad Abuja. Intanto cinque persone hanno perso la vita nel fine
settimana quando un corteo di auto sul quale viaggiava una figlia del
presidente uscente Olusegun Obasanjo è stato attaccato. Lo ha fatto sapere a
Lagos un portavoce del capo di stato. E la polizia locale informa
dell’uccisione di otto militanti del principale partito d'opposizione
da parte di alcuni
militari nigeriani avvenuta ieri nello stato di Benue. Sul rovente clima ad un
giorno dal voto sentiamo
Giulio Albanese:
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La speranza che dopo decenni di instabilità politica si
possa assistere al primo passaggio di poteri tra due governi eletti
democraticamente in Nigeria è attenuata dalle polemiche sulle frodi elettorali,
denunciate da almeno quattro gruppi di osservatori indipendenti. In
particolare, sono emersi brogli negli Stati di Cross River, di Imo e di Rivers.
Francis Erube, un portavoce di Buhari, ha parlato di massicci brogli, dicendo
che la gente reagirà e combatterà. Lo stesso Buhari ha distribuito ai
rappresentanti di alcuni mezzi di informazione una dichiarazione in cui
annuncia di non essere disposto ad accettare il risultato che si va profilando.
Una settimana fa il partito di Obasanjo, che ha garantito al Paese i primi
quattro anni di governo civile, pur essendo egli stesso un ex militare, si era
assicurato la maggioranza assoluta nel Parlamento.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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Sospesi i colloqui di pace tra ribelli Tamil e governo
dello Sri Lanka. E’ quanto si apprende da una lettera che il capo negoziatore
delle tigri Tamil Anton Balasingham indirizza al primo ministro cingalese Ranil
Wickremesinghe. Il testo riferisce la “costernazione” dei ribelli dovuta al
mancato rispetto dei patti concordati da parte del governo di Colombo.
Prenderanno
il via domani a Pechino, in Cina, gli incontri tra esponenti americani e
nordcoreani dedicati alla soluzione della crisi sul riarmo nucleare di
Pyongyang. Dopo una serie di smentite - dovute a nuove minacce nordcoreane - la
conferma dei colloqui è venuta ieri dal Dipartimento di Stato americano.
Chiaretta Zucconi:
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Si tratta del primo incontro tra Washington e Pyongyang
dall’inizio della crisi sei mesi fa, quando i contatti furono interrotti dopo
la candida ammissione del regime comunista di aver proseguito nelle sue
ambizioni di costruire la bomba atomica. Sei mesi di grandi tensioni, durante i
quali la Nord Corea si è ritirata dal trattato di non proliferazione atomica e
ha riattivato la centrale nucleare di Yongbyong. I colloqui andranno avanti
fino a venerdì, alla presenza anche della Cina, stretta alleata della Nord
Corea e grande mediatrice negli ultimi tempi tra Pyongyang e Washington.
Intanto, per calmare le acqua a Seul e Tokyo, grandi escluse di questi
colloqui, il vice segretario di Stato americano, James Kelly, ha già annunciato
che volerà in visita nei due Paesi estremo orientali, una volta terminate le
consultazioni nella capitale cinese.
Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.
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Non si è fermata nemmeno durante le festività
pasquali la violenza in Colombia. Attentati a catena si sono succeduti anche
dopo che un commando armato aveva compiuto un attacco contro la processione del
Venerdì Santo nella città meridionale di Dolores, causando tre morti. E si
fanno difficili i rapporti tra colombiani e venezuelani. I primi accusano
Caracas di proteggere le Farc. Mentre il presidente venezuelano Chavez sostiene
che Bogotà finanzi i paramilitari di destra.
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