RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 111 - Testo della
Trasmissione di lunedì 21 aprile 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
La Sars continua a mietere
vittime in Asia. Sempre drammatica la situazione in Cina e ad Hong Kong
In Bolivia, aumentano le vocazioni tra i frati
minori conventuali
21 aprile 2003
CON
CRISTO RISORTO, NUOVO SENSO ALLA VITA E ALLA STORIA:
COSI’, GIOVANNI PAOLO II, AI FEDELI IN PIAZZA
SAN PIETRO,
ALLA PREGHIERA MARIANA DEL REGINA COELI NEL
“LUNEDI’ DELL’ANGELO”
- Servizio di Alessandro Gisotti -
*********
Fu un “angelo a rincuorare le donne che, accorse al
sepolcro erano smarrite e preoccupate avendo trovato la tomba vuota”. Al Regina
Coeli, dinnanzi a migliaia di fedeli raccolti in piazza San Pietro, il Papa ha
ricordato lo straordinario significato di quanto avvenne il lunedì di Pasqua.
Ed ha sottolineato l’emozione che sempre desta riascoltare le parole
dell’angelo:
“Non
abbiate paura! disse loro¼ E’ risorto non è qui”. E
aggiunse: “Ora andate” ad annunciare questa notizia agli Apostoli. Anche per
noi hanno grande valore queste parole dell’angelo, che riascoltiamo sempre con
intima emozione. Se infatti Cristo è risorto, tutto cambia e acquistano senso
nuovo la vita e la storia.
L’odierna liturgia, ha aggiunto,
“propone alla nostra meditazione la predicazione dell’apostolo Pietro alle
folle di Gerusalemme”. Con “semplicità e chiarezza” - ha sottolineato - Pietro
afferma che “il Cristo crocifisso è vivo, è risorto, e tutti noi ne siamo
testimoni”.
“Da allora la Chiesa non ha cessato di proclamare
questa stessa “buona novella”. E’ urgente che tutti gli uomini conoscano e
incontrino Cristo, crocifisso e risorto, e da Lui si lascino conquistare. A
quanti l’accolgono Egli apre il cuore a quella gioia vera che rende nuova,
bella e ricca di speranza l'umana esistenza”.
Il Papa ha, così, messo in luce
come, del gaudio pasquale, gioisca particolarmente Maria che con Cristo ha
“condiviso la dura prova della Passione”. E qui ha levato l’auspicio che
proprio Maria renda “sempre più viva la nostra fede nella resurrezione del Signore”
guidandoci nell’impegno di “testimoniare”, all’alba del Terzo Millennio, il
“lieto e fondamentale messaggio della Pasqua”.
*********
DON
GIACOMO ALBERIONE, L’APOSTOLO DELLA BUONA STAMPA, DOMENICA PROSSIMA
27
APRILE ALL’ONORE DEGLI ALTARI. CON NOI IL POSTULATORE DELLA CAUSA
DI
BEATIFICAZIONE DON GINO VALTORTA
-
Servizio di Giovanni Peduto -
**********
Tra i prossimi futuri beati,
figura anzitutto don Giacomo Alberione, il fondatore della Famiglia paolina che
si suddivide in ben 10 rami. Il suo nome è legato soprattutto alla stampa: è
stato l’apostolo dell’evangelizzazione attraverso i media. Il decreto del
riconoscimento del miracolo, attribuito alla sua intercessione, del 20 dicembre
scorso ha aperto la strada alla beatificazione. Con noi, il postulatore della
Causa, don Gino Valtorta. Una prima domanda: i tratti biografici di don
Alberione ...
R. – Don Alberione nacque nel
1884 a San Lorenzo di Fossano, in provincia di Cuneo. Entrò nel seminario di
Alba e durante una preghiera con Gesù esposto, durata tutta la notte, a cavallo
dei due secoli, ebbe la prima intuizione di fare qualcosa per gli uomini del
suo tempo, spinto anche dall’enciclica “Tametsi futura” di Leone XIII e da
altri suggerimenti che venivano da vari scrittori e uomini di cultura cristiana.
Nel 1914 fondò il primo dei 10 rami, la Società San Paolo: il ramo maschile
della Famiglia paolina. In seguito, nel 1915, fondò le Figlie di San Paolo che
hanno un carisma apostolico simile a quello della Società San Paolo, cioè
diffondere il Vangelo attraverso i mezzi della comunicazione sociale. Nel 1924
fonda le Pie Discepole del Divino Maestro, le quali hanno un triplice carisma
che poi si riassume in uno solo: adorazione eucaristica, servizio sacerdotale e
sevizio liturgico. Nel 1938, fonda le Suore di Gesù Buon Pastore, dette anche
Pastorelle, che si interessano soprattutto della pastorale parrocchiale,
essendo di sostegno e di aiuto al parroco. Nel 1957 fonda le Suore Apostoline,
l’Istituto di Maria Regina Apostolorum, con il carisma di interessarsi per
tutte le vocazioni e per tutta la Chiesa. Abbiamo quindi la fondazione di
quattro istituti secolari: l’Istituto Gesù Sacerdote, l’Istituto Maria
Santissima Annunziata, l’Istituto San Gabriele Arcangelo e l’Istituto Santa
Famiglia. E infine, l’Associazione dei Cooperatori Paolini che è un sodalizio
di amici che cercano di vivere la nostra spiritualità e il nostro carisma. Don
Giacomo Alberione visse 87 anni e morì a Roma il 26 novembre del 1971 alle 6.25
di sera. Un’ora prima aver ricevuto la visita personale di Paolo VI, il quale
inginocchiatosi al suo letto, pregò e lo benedisse, e subito dopo questa visita
il Fondatore, don Giacomo Alberione, è salito al cielo.
D. – Un padre molto
prolifico... Il suo carisma, il suo messaggio agli uomini d’oggi?
R. – Il suo carisma si delinea
prima di tutto a livello spirituale e poi apostolico. A livello spirituale, far
conoscere e diffondere la devozione a Gesù Maestro, Via, Verità e Vita. Questo
attraverso i mezzi della comunicazione sociale: lui incominciò con la stampa ma
poi, ancora in vita, ebbe modo di annunciare il Vangelo attraverso tutti i
media: quindi cinema, televisione, dischi, eccetera, opera che ora i Paolini e
le Paoline continuano nel mondo. I 10 rami sono tra loro uniti perché il
concetto principale di don Alberione è quello di dare Cristo, Via, Verità e
Vita agli uomini di oggi con i mezzi di oggi, e tutti collaborano, chi
direttamente con la stampa e gli altri mezzi di comunicazione sociale, come la
Società San Paolo, le Figlie di San Paolo, oppure come le Pie Discepole che,
adorando Cristo nell’Eucaristia, sostengono questi operatori del Vangelo
attraverso i media, oppure, utilizzando l’arte liturgica, che è anch’essa un
modo di annunciare Cristo.
D. – Paolo VI, lei ha detto,
andò a trovarlo poco prima che morisse, quindi lo ha avuto in grandissima stima
...
R. – Sì. Paolo VI conosceva
molto bene don Alberione. Quando era arcivescovo di Milano ebbe modo anche di
conoscere l’opera di noi Paolini e soprattutto la nostra missione specifica. E
quando diede al Fondatore, a don Giacomo Alberione, la medaglia Pro
Pontifice et Ecclesia, ebbe parole veramente sublimi nei suoi confronti. Mi
permetto, così, di ricordarle, perché sono una fotografia, un’immagine molto
concreta di chi era don Giacomo Alberione. Ecco le parole di Paolo VI: “Eccolo:
umile, silenzioso, instancabile, sempre vigile, sempre raccolto nei suoi
pensieri che corrono dalla preghiera all’opera, sempre intento a scrutare i
segni dei tempi, cioè le più geniali forme di arrivare alle anime. Il nostro
don Alberione ha dato alla Chiesa nuovi strumenti per esprimersi, nuovi mezzi
per dare vigore ed ampiezza al suo apostolato, nuova capacità e nuova
conoscenza della vitalità e della possibilità della sua missione nel mondo
moderno, con i mezzi moderni. Lasci, caro don Alberione, che il Papa goda di
codesta lunga, fedele e indefessa fatica e dei frutti da essa prodotti a gloria
di Dio ed a bene della Chiesa”.
**********
=======ooo=======
21 aprile 2003
DALL’IRAQ ALLA TERRA SANTA, DAL CONTINENTE
AFRICANO AL SUD AMERICA,
UNA PANORAMICA SULLA PASQUA NEL MONDO
TRA
GIOIA, TIMORI E SPERANZE
- A
cura di Barbara Castelli -
L’annuncio
di pace del Cristo risorto indica agli uomini il cammino dell’amore e della
giustizia, ma da diversi Paesi continua a risuonare il fragore delle armi e
dell’egoismo. In questa nostra panoramica lungo le speranze e i dolori della
famiglia umana, non possiamo che rivolgere lo sguardo in Terra Santa, dove
maggiormente si concretizza il contrasto tra la luce della Risurrezione e
l’ombra della morte. A Gerusalemme, ingenti schieramenti di polizia sono stati
dispiegati in occasione dei riti pasquali cristiani ed ebraici. “Vi invito ad
amare malgrado l’odio che sgretola i cuori in questi giorni”: ha esortato ieri
il Patriarca latino di Gerusalemme mons. Michel Sabbah, ma le parole sono
ancora una volta state spezzate dalla tensione che persiste tra israeliani e
palestinesi. Nove persone hanno perso la vita in diversi scontri, tra queste 5
palestinesi sono stati uccisi durante un’incursione israeliana a Rafah, nella
Striscia di Gaza. Ma per la cronaca, lasciamo la parola a Graziano Motta.
**********
Si è temuto questa mattina che il tradizionale
pellegrinaggio del Lunedì dell’Angelo, che i cattolici di Gerusalemme compiono
ad Emmaus, non potesse svolgersi. Grandi misure di sicurezza sono state attuate
in Israele a seguito di segnalazioni di possibili attentati terroristici e il
dispositivo è stato rafforzato in particolare a Gerusalemme, ove confluiscono
in questi giorni migliaia di fedeli ebrei di tutto il Paese e molti anche
dall’estero per la Pasqua ebraica.
Gli autobus, con i Frati Minori della custodia di Terra
Santa, sono finalmente giunti a El-Qubbeibeh, il villaggio arabo a Nord della
città santa ove sorge il santuario di Emmaus, e così pure sono arrivati i
coristi della parrocchia di San Salvatore e in auto private molti religiosi e
fedeli. La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal custode, padre Giovanni
Battistelli, che ha poi distribuito ai presenti le pagnottelle di pane
benedetto, in ricordo dell’episodio dei due discepoli di Emmaus che riconobbero
Gesù Risorto, che si era manifestato loro per strada ed essi lo avevano
ospitato, soltanto alla frazione del pane. Emmaus è, pertanto, il primo
santuario eucaristico e meta di continui pellegrinaggi.
Ritornando alle tensioni sul terreno, stamani i servizi di
sicurezza israeliani hanno arrestato in un campo profughi presso Nablus una
giovane donna palestinese che si preparava ad un attentato suicida e un suo
complice. Ad Hebron hanno imposto il coprifuoco ed hanno proceduto all’arresto
anche di attivisti di un movimento pacifista israeliano.
Non si è ancora ricomposto il contrasto tra Arafat e primo
ministro incaricato, Abu Mazen (Mahmud Abbas), per la formazione del nuovo
governo palestinese. Il presidente del consiglio legislativo, Abu Ala’a,
afferma in una intervista al quotidiano arabo di Gerusalemme, che la crisi è
molto seria e che se non sarà risolta oggi Abbas, che ha il sostegno degli
Stati Uniti, dovrà rinunciare.
Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.
**********
La Pasqua ha trovato spazio anche in un Paese martoriato
come l’Iraq. I cristiani iracheni hanno affollato le chiese di Baghdad, in una
delle quali un prete caldeo ha paragonato la Passione e la Risurrezione di
Cristo alla situazione nel Paese, occupato dalle forze anglo-americane che
hanno rovesciato il regime di Saddam Hussein. A Mossul, circa 700 cristiani si
sono accalcati per la messa di Pasqua nell’unica, piccola chiesetta della
località nel nord dell'Iraq. “Noi condividiamo il dolore e la tristezza del
popolo iracheno, del nord come del sud - ha detto padre Jalil Mansur David - e
chiediamo a Dio la forza per affrontare le sfide che ci aspettano”.
Un pensiero rivolto a casa, una preghiera che aiuti a
vincere la paura del domani e un caldo asfissiante. E’ trascorsa così la Pasqua
per i soldati americani nel nord del Kuwait che attendono di essere inviati in
Iraq. Una grande croce è stata innalzata in una tenda, dove si sono succedute,
a partire dalla mattina, messe pasquali celebrate da cappellani cattolici,
protestanti, battisti, fra canti, preghiere e la temperatura crescente.
Trasferiamoci in Africa, il cui volto sofferente spesso
cade nel silenzio. La Pasqua 2003 in Burundi è stata segnata purtroppo
dall’orrore e dalla violenza. Ribelli delle Forze per la difesa della
democrazia hanno lanciato diversi attacchi contro la capitale Bujumbura e altre
due città. Le azioni terroristiche, compiute in diversi giorni della Settimana
Santa, sono avvenute in aperta violazione degli accordi di cessate il fuoco
firmati nel dicembre scorso tra il governo e le Fdd, il principale movimento
ribelle hutu. Diverse le vittime e i danni materiali. Sulla Pasqua nel Paese
africano abbiamo raccolto il commento di padre Modesto Todeschi, del Centro
Giovanile Kamenge di Bujumbura.
**********
Quello che più ci ha sorpreso, è che anche nella notte di
Pasqua, dalle dieci e mezzo fino alla mezzanotte, ci sono stati degli obici che
sono caduti in varie parti della città e questa volta sono stati sparati o dal
lago o da qualche imbarcazione che navigava sul lago. Questo ha turbato molto
la Pasqua. D’altra parte, però, le celebrazioni si sono svolte normalmente,
anche la Veglia nel corso della quale sono stati somministrati i battesimi.
Direi che c’è un contrasto tra la guerra da una parte e dall’altra tanta
generosità e il rinnovamento cristiano, per quello che si può, in seno alle
comunità con questi battesimi di adulti, che sono sempre numerosi. C’è quasi da
augurarsi che questa acqua battesimale spenga il fuoco delle armi. Dinanzi a
questa tensione, i fedeli reagiscono gridando ancor più la loro gioia e il loro
alleluia in segno di speranza, affinché arrivi la pace e che la Pasqua sia
veramente pace di Cristo.
**********
La spirale di violenza non si è arrestata in Colombia
neppure in questi giorni. Almeno 8 persone sono state sequestrate ieri
nell’isola colombiana di Mucura mentre altre 7 sono state rapite nel
dipartimento di La Guajira. Lo ha riferito Radio Caracul, specificando che il
secondo atto terroristico porta la firma delle Forze armate rivoluzionarie
della Colombia.
La Pasqua in Afghanistan è stata funestata da violente
inondazioni che si sono abbattute sulla provincia di Helmand, nel sud del
Paese, causando 30 morti e 25 dispersi. Le inondazioni sono state provocate da
diversi giorni di forti piogge. A nord di Kabul, invece, nella piana di
Shomali, 3 bambini risultano dispersi mentre 200 famiglie sono state evacuate
con gli elicotteri.
Risurrezione, speranza e fraternità sono i fattori che
hanno scandito la Pasqua di San Giuliano di Puglia, il piccolo centro del
Molise, in Italia, dove lo scorso 31 ottobre il terremoto provocò il crollo
della scuola elementare 'Francesco Jovine', uccidendo 27 bambini e una maestra.
Il paese si è ritrovato nella chiesetta prefabbricata per la messa della notte
del sabato santo e per quella della domenica mattina, che ha avuto un
significato particolare. “La comunità di San Giuliano è stata ed è tuttora
provata duramente - ha sottolineato il parroco don Ulisse - ma è tempo per noi
tutti di tornare a vivere, di vivere l’evento della Salvezza nei nostri cuori”.
LA
COMUNITA’ INTERNAZIONALE REAGISCE CON SGOMENTO
E
PREOCCUPAZIONE ALLE MISURE REPRESSIVE ADOTTATE
DAL
GOVERNO CUBANO NEI CONFRONTI DEI DISSIDENTI INTERNI
- Con
noi, Sergio D’Elia -
Si
moltiplicano con il passare dei giorni le prese di posizione nei confronti
delle autorità di Cuba, dopo il durissimo giro di vite impresso contro la
dissidenza interna al regime di Fidel Castro. Un inasprimento culminato con le
condanne comminate a decine di dissidenti per reati d’opinione e, soprattutto,
con la fucilazione l’11 aprile scorso - dopo un processo sommario - di tre
uomini che avevano tentato di dirottare un traghetto cercando di fuggire negli
Stati Uniti.
Tra i
primi a reagire, i vescovi cubani, che - in una nota del loro Comitato
permanente - hanno avvertito che “nessuno deve decidere che la morte sia
inflitta ad altre persone come rimedio di azioni criminali, soprattutto quando
questo viene fatto attraverso un processo sommario”. I presuli hanno, inoltre,
aggiunto che rappresentano “un grave motivo di preoccupazione” le condanne “a
lunghi anni di prigione imposte a numerosi oppositori politici”. In Italia, il
Forum del Terzo Settore ha rivolto un appello alle autorità cubane affinché “si
fermi la spirale autoritaria e repressiva e perché libertà e pluralismo possano
diventare finalmente realtà per la crescita democratica della società cubana”.
Ma il
governo castrista sembra, per il momento, non voler tornare sui suoi passi. Il
ministro degli Esteri dell’Avana, Perez Roque, ha infatti giustificato le
condanne come “misura dissuasiva”, ribadendo che il governo cubano non
concederà il visto d’ingresso nell’isola al rappresentante personale dell’Alto
commissario per i diritti umani dell’Onu. Sul difficile momento a Cuba,
Alessandro Gisotti ha raccolto l’opinione di Sergio D’Elia, segretario dell’associazione
Nessuno Tocchi Caino:
**********
R. – La pena di morte quando è un indicatore. E’ un
indicatore di una situazione più generale che riguarda i diritti umani, le
libertà pubbliche, i diritti politici e civili in un Paese. E’ stato detto che
è una misura dissuasiva. Evidentemente allora Cuba non è quel paradiso nel
quale ognuno vorrebbe vivere. Si dissuade da che? Dalla fuga da un Paese che ha
evidentemente molti problemi.
D. – Rispetto a questo giro di vite adottato da Castro
negli ultimi giorni, cos’è che
maggiormente vi preoccupa?
R. – Ci preoccupa il fatto che ci sia un’involuzione
davvero pesante per quanto riguarda la libertà nel Paese.
D. – Ma quali misure potrebbero ora essere adottate nei
confronti dell’Avana?
R. – Io non credo agli embarghi e lo dico molto
chiaramente. Per esempio, l’embargo a Cuba ha provocato una sorta di concorso
internazionale di solidarietà nei confronti di un Paese dittatoriale, per cui a
Cuba si sta - dal punto di vista della
garanzia di alcuni beni essenziali come la possibilità di poter studiare, di
potere essere curati - molto meglio di Paesi che meriterebbero invece un aiuto
internazionale. Un aiuto che per reazione agli embarghi va a Cuba - per diverse
considerazioni e per solidarietà vera, non nei confronti del dittatore - invece
di andare a molti altri Paesi di quell’area, Paesi latino-americani. La
questione che potrebbe essere posta riguarda, per esempio, la nostra Europa che
continua a fornire a Castro aiuti economici, cooperazione di tutti i tipi. Su questo
si può intervenire. Credo che l’Europa, senza arrivare all’embargo, abbia la
forza di poter dire a Cuba: “i nostri aiuti, i nostri soldi vi sono a
condizione che ci siano dei passaggi evidenti, consistenti sul piano del
rispetto dei diritti umani nel vostro Paese”.
**********
MUSICA
ED EMOZIONI, IERI SERA, ALLA CHIESA DEL GESU’
DI
ROMA PER L’APPUNTAMENTO CONCLUSIVO DEL FESTIVAL DI PASQUA. PROTAGONISTA IL
CELEBRE SOPRANO CATALANO MONTSERRAT CABALLE’
PER LA PRIMA ITALIANA DELL’ORATORIO MARIE
MAGDELEINE DI JULES MASSENET
- Servizio di A.V. -
**********
(musica)
“Un oratorio sulla Passione di Cristo: il suo
dolore, La sua condanna ingiusta, la sua Verita’, le sue parole d’amore”. Così
Montserrat Caballe’ definisce il dramma sacro “Marie Magdeleine” di Massenet,
eseguito con l’Orchestra di Roma e del Lazio diretta da Miguel Ortega. Prosegue
in Italia la riscoperta del repertorio sacro di questo grande autore francese,
dopo l’edizione giubilare de “Le jongleur de Notre dame” al Teatro dell’Opera
di Roma, e una splendida interpretazione della “Vierge” che la stessa Caballé
diede due anni fa:
R. – Sono stata emozionata di trovare questa ispirazione
religiosa di Massenet. Lo sapevo un grande romantico, un grande sognatore, ma
non credevo a questa ispirazione come nella ‘Vierge’: è così diversa la
‘Vierge’ dalla ‘Marie Magdeleine’, ma allo stesso tempo la ‘Vierge’ ha una
spiritualità al di sopra. Qui c’è proprio la nascita della carne credente verso
il Cristo: è una cosa spirituale, non è più un amore terreno; ha capito che lo
spirito è al di sopra della carne, per questo si è convertita, per questo crede
in Cristo e nel Padre suo. Lei, dal canto suo, prega Iddio pregando Cristo: non
prega l’uomo che Cristo incarna.
La partitura accoglie nella sua sensualità la
trascendenza, come la Maddalena protagonista, cui è affidato di testimoniare la
Resurrezione: “Cristo è risorto, è tra noi” canta nel grandioso finale il
soprano catalano, e spiega l’importanza del messaggio che si fa musica: “Le sue
parole d’amore invaderanno il mondo e tanti crederanno, tanti lo seguiranno”.
Di profonda fede cattolica, Montserrat Caballé si è detta commossa di rinnovare
il suo connubio con il Festival di Pasqua, e di aver vissuto a Roma “città
santa d’Europa”, le celebrazioni liturgiche della Passione, ripercorsa nel
dramma sacro di Massenet. Musica dolente nel sacrificio di un “bravo, bello e
nobile ebreo, che non amava l’ingiustizia ed ebbe il coraggio di dirlo ai
grandi della terra” ha spiegato ancora il soprano. “Morì, e dopo Lui tanti
altri, perché portava dentro di sé la parola amore, capace di unire popoli e
religioni diversi, per camminare insieme, come lui fece in Palestina”. E il
pensiero finale della Caballé, rappresentante delle Nazioni Unite, va proprio
al Medio Oriente dilaniato dai conflitti, e si unisce al grido di dolore del
Santo Padre per la guerra in Iraq:
R. – Come ambasciatrice dell’Alto Commissariato per i
Rifugiati dell’Onu, rappresento
qualcosa di più che pettegolezzi. Sono contro la guerra; ero favorevole
affinché studiassero una soluzione diplomatica e facessero il possibile per
trovare queste armi: che ci sono, questo lo sappiamo, alle Nazioni Unite. Non
si sa dove siano, ma ci sono. Ma non sono favorevole alla guerra: no. Non
potrei esserlo mai, perché quella gente è innocente e sono fratelli e credono
in Dio: il loro Dio è un buon Dio. E’ un buon Dio. E non si è mai detto nel
Corano che si deve ammazzare: mai!
**********
ALL’INSEGNA
DELLA PACE E DELLA TRADIZIONE,
ROMA
CELEBRA OGGI IL SUO 2756.MO COMPLEANNO
- Con
noi, Walter Veltroni e Sergio Iacomoni -
Passano
i secoli, ma Roma conserva intatto il suo fascino che ha saputo, nelle epoche
più diverse, ispirare poeti ed artisti e far sognare intere generazioni. Oggi,
dunque, la Città Eterna celebra il suo Natale, un compleanno che Roma
festeggia per la 2756.ma volta. Secondo quanto ci è stato tramandato dagli
storiografi Livio e Varrone, infatti, l’origine dell’Urbe si deve al pastore
Romolo che, dopo aver sconfitto il fratello Remo in una gara di aratura, il 21
aprile del 753 a. C. pose le prime fondamenta di Roma in corrispondenza di un
guado sul fiume Tevere, nei pressi del colle Palatino. Come ogni anno, anche
oggi si sono svolte nella città diverse manifestazioni ed iniziative volte a celebrare
l’anniversario. Ascoltiamo ora un commento del sindaco di Roma Walter Veltroni
al microfono di Maria di Maggio.
*********
R. - E’ un natale particolare, questo, per la città. E’ un
natale ancora un po’ di smarrimento per quello che è accaduto e che sta ancora
accadendo, per la guerra e i suoi esiti. Però è anche un natale di orgoglio,
perché Roma sta conoscendo una crescita economica superiore a quella del resto
del Paese ed una qualità di vita
culturale a livello delle grandi città europee.
D. – Come sindaco di Roma, cosa la rende particolarmente
orgoglioso della sua città?
R. – Credo che la cosa più importante sia l’attenzione che
in questa città noi cerchiamo di avere nei confronti di chi soffre, di chi è in
una condizione di disagio, nei confronti degli anziani che vivono da soli
oppure dei bambini nomadi che vanno a chiedere l’elemosina e che poi noi
accompagniamo in una casa invece che in un commissariato. Ecco, sono queste le
cose di cui siamo più orgogliosi in una città che ha una rete di protezione
sociale che credo non abbia paragoni, nonostante i tagli che sono stati
compiuti, noi cerchiamo in tutti modi di garantire questa rete.
D. - In conclusione, c’è un augurio che lei vuole
accompagnare a questa giornata?
R. – L’auspicio, come è ovvio
per tutti, è un auspicio di pace, un auspicio di serenità, di tolleranza, di
confronto delle idee, di recupero di una coscienza della delicatezza di questo
tempo, che mi pare non sia molto diffusa e del fatto che è un tempo delicato,
perché complesso, fatto di tante identità, di tante culture, di tanti linguaggi
che devono coesistere.
Quest’anno il natale di Roma cade nel lunedì dell’Angelo e
quindi coincide con il giorno di Pasquetta. Per questo motivo sono ancora più
numerose le iniziative e le nuove manifestazioni organizzate per celebrare la
nascita della capitale. Tra queste, il corteo in costume da antichi romani che
questa mattina si è snodato lungo il centro storico di Roma. Ce ne parla Sergio
Iacomoni, presidente del “Gruppo Storico Romano”:
“Il natale di Roma è una festività per i romani. E penso
che sia una delle più importanti, togliendo le festività religiose. Quest’anno,
noi, come “Gruppo Storico Romano” abbiamo organizzato un corteo a Via dei Fori
Imperiali addirittura con alcuni gruppi stranieri, tutti chiaramente animati
dall’amore per la Città Eterna e tutti chiaramente in costume e
in abito d’epoca dell’antica Roma. A rappresentare il corteo ci sono pochi
reparti militari, ma molti civili cioè danzatrici, senatori, gruppi di
gladiatori e un pò di legioni. Ma diciamo che il messaggio è sicuramente
sociale: chiaramente oggi facendo gli antichi romani non si fa la guerra, è una
scusa per stare insieme. Diciamo che questa è la cosa più bella, cioè che siamo
riusciti ad avere un argomento comune con tanti popoli del mondo”.
(Musica)
*********
=======ooo=======
21 aprile 2003
“MIGLIAIA
DI CORPI DI PRIGIONIERI POLITICI SONO STATI SEPOLTI
IN
SEGRETO DAL REGIME DI SADDAM IN UN CIMITERO DI BAGHDAD”.
E’ LA
DENUNCIA DEL RESPONSABILE DEL CIMITERO STESSO.
INTANTO,
STAMANI, E’ GIUNTO IN IRAQ L’EX GENERALE AMERICANO,
JAY
GARNER, CHE GUIDERA’ L’AMMINISTRAZIONE CIVILE TRANSITORIA
- A
cura di Amedeo Lomonaco -
**********
BAGHDAD.
= I corpi di circa mille prigionieri politici sono stati sepolti in segreto dal
regime di Saddam Hussein in un cimitero
alla periferia occidentale di Baghdad. Lo ha detto il responsabile del cimitero
stesso, Mohymid Assoud. A suo avviso, a
Baghdad, sono stati sepolti complessivamente i cadaveri di seimila prigionieri
politici. Intanto oggi, il generale statunitense, Jay Garner, è giunto a Baghdad
per assumere le sue funzioni di amministratore civile provvisorio in Iraq. Il
generale in pensione ha spiegato che la sua priorità sarà di ripristinare
servizi essenziali come l’acqua e l’elettricità. Ha aggiunto che il suo compito
è di fare ciò che è necessario, ma non ha voluto fissare date sul calendario.
“Staremo qui – ha detto – per il tempo che ci vorrà”. D’altro canto, lo sciita
Mohammed Mohsen Zubaidi, autoproclamatosi “governatore” di Baghdad, non è stato
riconosciuto come tale dagli amministratori civili americani per l’Iraq. Ieri,
Zubaidi, oppositore di Saddam - tornato in patria dopo un esilio di 24 anni - aveva annunciato la creazione di 22 comitati per amministrare la capitale. Per quanto riguarda la sorte del
raìs, il leader del Congresso nazionale iracheno (Cni), Ahmed Chalabi, ha
dichiarato stamani alla Bbc che
“Saddam Hussein ed i suoi figli sono ancora vivi e si nascondono in Iraq”.
“Abbiamo ricevuto informazioni sui suoi movimenti e quelli dei suoi figli - ha
aggiunto - ma non siamo riusciti a localizzarlo in tempo per arrestarlo”.
Intanto, secondo il New York Times ci
sarebbero i primi indizi sull’esistenza di armi di distruzione di massa in
Iraq, grazie alle rivelazioni di uno scienziato iracheno. Questi, che avrebbe
lavorato al programma per lo sviluppo delle armi chimiche per oltre dieci anni,
afferma che il materiale tossico proibito sarebbe stato distrutto e sepolto
sotto la sabbia pochi giorni prima che gli anglo-americani invadessero l'Iraq.
*********
LA
SARS CONTINUA A MIETERE VITTIME NEI PAESI ASIATICI.
ANCHE OGGI SI REGISTRANO DECESSI IN CINA E AD
HONG KONG
PECHINO.
= A Pechino sono morte oggi due persone per la polmonite atipica. Nella
capitale del Paese si sono verificati 109 nuovi casi di infezione. Con le nuove
cifre, diffuse dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), sono 20 le
persone morte a Pechino a causa della Sars. Nel Paese, il virus ha ucciso altre
due persone, una nella provincia del
Guangdong, una in quella della Mongolia Interna. In tutto il Paese i nuovi casi
sono 131, compresi quelli della capitale. Un’infermiera di 46 anni, morta una
settimana fa, è probabilmente la prima vittima nelle Filippine della Sars. La
donna, impiegata in un istituto per anziani a Toronto, città particolarmente
colpita dell'epidemia, era tornata nelle Filippine il 3 aprile ed è morta a
Manila lunedì scorso. Lo ha dichiarato il ministro della sanità, Manuel Dayrit,
in una conferenza stampa. Dayrit ha sottolineato che il ministero ha già
individuato tutte le altre persone nelle Filippine, con la quale la donna è
stata in contatto dopo il suo ritorno in patria. Altre sei persone sono morte
nelle ultime 24 ore ad Hong Kong, facendo così salire a 94 i decessi per Sars
nell'ex-colonia britannica dall'inizio dell'epidemia. Il governo della regione
amministrativa cinese ha affermato che 436 pazienti sono guariti e sono stati
dimessi dagli ospedali. (A.L.)
IN
BOLIVIA SONO AUMENTATE LE VOCAZIONI TRA I FRATI MINORI CONVENTUALI.
NEL
PAESE LA COMUNITÀ DI FRATI SI È SEMPRE DISTINTA
PER UN
FORTE IMPEGNO CARITATIVO
LA
PAZ. = In Bolivia aumentano le vocazioni tra i Frati Minori Conventuali. Accade
nel “quadrilatero” tra Sucre, Cochabamba, Santa Cruz e Ivirgarzama, una zona
abitata soprattutto da indios di etnia Quechua che sta subendo forti
trasformazioni a causa della rapida urbanizzazione. A Sucre, riferisce la Curia
dell’Ordine, la comunità di frati si è sempre distinta per un forte impegno
caritativo: con le adozioni a distanza si aiutano bambini di strada, i
lustrascarpe, i mendicanti. Molte famiglie povere vengono aiutate specialmente
per le spese scolastiche e mediche. Con l'opera "Pane di S. Antonio"
si preparano pacchi di alimentari da distribuire ai più poveri, che continuano
a venire dai frati per trovare un po’ di aiuto nelle loro necessità. Nella
città di Sucre, la Basilica di San Francesco è l’unica chiesa aperta tutto il
giorno in città. La gente vi confluisce numerosa. Tra le piaghe sociali del
Paese, oltre alla povertà, c’è la “disgregazione” delle famiglie, ma anche le sette
che sono molto aggressive nei confronti della Chiesa cattolica. Fanno proseliti
– scrivono i Conventuali - distribuendo i dollari che vengono dall'America del
Nord”. Il rapporto con le Chiese protestanti è invece “sereno ed anche
stimolante”. (L.Z. – A.L.)
IN NIGERIA PROCEDONO LENTAMENTE LE
OPERAZIONI DI SPOGLIO NELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI. IL PRESIDENTE IN CARICA,
OBASANJO, SEMBRA AVVIATO
AD UNA VITTORIA CON UN AMPIO MARGINE DI VOTI
ABUJA.
= Giungono lentamente i risultati delle elezioni presidenziali in Nigeria.
Sulla base dei primi quattro milioni di voti scrutinati, il presidente in
carica, il cristiano Obasanjo, sembra avviato a riconfermare con un ampio
margine di voti la larga vittoria ottenuta con il suo partito nelle elezioni
legislative dello scorso 12 aprile. L’attuale capo di Stato nigeriano ha
raggiunto finora il 65 per cento delle preferenze mentre il suo avversario, il
musulmano Muhammadu Buhari, ha ottenuto, per il momento, solo il 30 per cento
dei consensi. Le operazioni di voto, che si sono svolte regolarmente nel Nord e
nel Sud-Ovest del Paese, sono state invece perturbate nel Sud dove si sono
verificati episodi di violenza e sono stati denunciati tentativi di
intimidazione e brogli. Nella zona del Delta, ricca di giacimenti petroliferi,
durante una manifestazione di giovani simpatizzanti del Partito
dell’opposizione, la polizia ha sparato per disperdere i dimostranti uccidendo
sei persone e ferendone cinque. (A.L.)
IL
GOVERNO NORDCOREANO CORREGGE IL TIRO SULLE BARRE DI URANIO,
MENTRE
IL PRESIDENTE AMERICANO SI MOSTRA
OTTIMISTA
SUL DIALOGO CON PYONGYANG
PYONGYANG.
= “Siamo convinti che il negoziato partirà come previsto”. Lo hanno detto oggi
fonti del ministero degli esteri sudcoreano, dopo che il governo di Pyongyang
ha rettificato l’ambigua dichiarazione rilasciata dal portavoce del suo
ministero degli esteri secondo la quale sarebbero state riciclate 8 mila barre
di uranio. “Stiamo avanzando con successo nei preparativi per riciclare più di
8 mila barre di uranio”, afferma la nuova versione diffusa dall’Agenzia di
stampa della Corea del Nord. Nessun annuncio è stato ancora fatto sui negoziati
multilaterali in programma, stando a numerosi fonti ufficiose, dal 23 aprile a
Pechino. Ieri, il presidente americano George Bush ha affermato di vedere
“'buone possibilità di successo della diplomazia per convincere la Corea del
nord a rinunciare alle sue ambizioni nucleari. Il quotidiano conservatore
sudcoreano “Chosun Ilbo” rivela oggi che una violenta esplosione ha devastato
lo scorso novembre una base nordcoreana per la produzione di missili balistici,
infliggendo un grave colpo ai programmi di
sviluppo missilistico del regime comunista di Kim Jong Il. Fonti ufficiali dei ministeri della difesa e
dell'unificazione nazionale sudcoreani non hanno né confermato né smentito la
notizia. L'esplosione, rilevata da satelliti spia statunitensi, è avvenuta in
un impianto di test di motori per
missili balistici nella provincia nordorientale di Hamgyong ed è stata di
grosse proporzioni. Per il possesso di armi di distruzione di massa come
missili balistici, ordigni chimici e
forse ordigni nucleari, la Corea del
nord è stata inserita dagli Stati Uniti, con Iraq e Iran, tra i Paesi dell’ “Asse del male”. (A.L.)
=======ooo=======