RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 108 - Testo della Trasmissione di venerdì 18 aprile 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’enciclica sull’Eucaristia firmata da Giovanni Paolo II ieri pomeriggio, durante la Messa in Coena Domini nella Basilica Vaticana. Il documento papale illustrato per noi dal cardinale Francis Arinze. Oggi, Venerdì Santo, il Papa a mezzogiorno in San Pietro per confessare alcuni fedeli. Nel pomeriggio, ancora in Basilica il Pontefice presiede la celebrazione della Passione del Signore. In serata, il Santo Padre alla tradizionale Via Crucis al Colosseo. Dirette della nostra emittente.

 

La passione di Cristo continua nei drammatici eventi del mondo d’oggi, idealmente rappresentati stasera nell’antico rito della Via Crucis, con le meditazioni del Santo Padre e con presenze significative: una riflessione del vescovo Piero Marini.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

I riti del Venerdì Santo già stamani, come è tradizione, a Gerusalemme, con un’esigua partecipazione di pellegrini.

 

L’emergenza umanitaria e la salvaguardia del patrimonio culturale in primo piano nell’Iraq del dopo Saddam. Clima tranquillo in Siria, sotto le pressioni americane. Con noi, il responsabile della Caritas Paolo Beccegato, il dirigente dell’Unesco Francesco Bandarin e il vescovo siriano Boutros Marayati.

 

CHIESA E SOCIETA’:

“Gesù Cristo guarisce e riconcilia”, tema della 12.ma Assemblea delle Chiese d’Europa, composta da ortodossi, protestanti e anglicani, che avrà luogo in Norvegia dal 25 giugno al 2 luglio.

 

Confermati a Vienna gli impegni dell’Onu per eliminare o ridurre in modo significativo la produzione di droga nel mondo entro il 2008.

 

I vescovi del Kenya hanno costituito, insieme ad altre Chiese cristiane, una Commissione speciale per sradicare nel Paese la pratica delle mutilazioni sessuali.

 

Amnesty International ha stigmatizzato come un ‘grave passo indietro’ la mancata risoluzione della Commissione Onu per i diritti umani, riunita a Ginevra, sulle violazioni compiute in Cecenia dalle forze russe.

 

E’ una donna musulmana il nuovo sindaco di Ahmedabad, Stato del Gujarat che si trova nell’India centro-occidentale.

 

24 ORE NEL MONDO:

A conclusione del vertice di Atene l’Ue tenta di ricompattarsi sull’argomento iracheno.

 

Virus Sars: Entro dieci giorni tre nuovi test per rintracciare gli eventuali contagi.

 

Risoluzione moderata per Cuba da parte della Commissione Onu per i diritti umani.

 

Grande manifestazione per la pace oggi a Bukavu in Congo.

 

Nuovi scontri in Sri Lanka tra musulmani e guerriglieri tamil.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

18 aprile 2003

 

 

IERI POMERIGGIO LA FIRMA DEL PAPA ALL’ENCICLICA SULL’EUCARISTIA

DURANTE LA MESSA IN COENA DOMINI NELLA BASILICA VATICANA

DOVE FRA QUALCHE ORA IL PONTEFICE SCENDERA’ DI NUOVO

PER LA CELEBRAZIONE DELLA PASSIONE DEL SIGNORE.

DOMATTINA L’ORA DELLA MADRE A SANTA MARIA MAGGIORE

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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L’Eucaristia    è dono grande per la Chiesa e per il mondo. Proprio perché sia riservata sempre più profonda attenzione al sacramento dell’Eucaristia, ho voluto offrire all’intera comunità dei credenti un’enciclica, il cui tema focale è il Mistero eucaristico: Ecclesia de Eucharistia.

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Con queste parole il Santo Padre ha offerto alla Chiesa la sua 14.ma Enciclica, firmandola subito dopo l’omelia pronunciata durante la Messa in Coena Domini nella Basilica Vaticana, rinnovando quell’Ultima Cena durante la quale il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, amando fino alla fine i suoi che erano nel mondo, offrì a Dio Padre il suo Corpo e Sangue sotto le specie del pane e del vino, li diede agli Apostoli in nutrimento e comandò loro, e ai loro successori nel sacerdozio, di farne l’offerta. Ritorniamo sul contenuto dell’Enciclica con questa riflessione del cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti:

 

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In questa enciclica ricca di dottrina fin dal titolo, “Ecclesia de Eucaristia”, il Santo Padre dice che la Chiesa trae la sua vita dall’Eucaristia. La Chiesa stessa è nata nel triduo pasquale di Giovedì, Venerdì e Sabato Santo e, con la Resurrezione di Gesù, la domenica di Pasqua. L’origine della Chiesa mostra l’Eucaristia al centro della sua vita. Il Santo Padre intende con questa enciclica rafforzare la fede eucaristica nella Chiesa, anche perché ci sono casi in cui viene meno questa fede o la sua manifestazione. Il documento è composto di sei capitoli, e nulla può essere più importante di studiarlo con attenzione.

 

In breve, nel primo capitolo il Santo Padre ci parla dell’Eucaristia come mistero della fede e dono di Gesù alla sua Chiesa. Che cosa poteva fare di più Gesù? Ha consegnato se stesso nelle mani della Chiesa, come sacrificio e come sacramento, dove lui è veramente presente: con la transustanziazione, terminologia applicata durante il Concilio di Trento, non c’è più pane, ma il corpo di Gesù; non c’è più vino, ma il sangue di Gesù. Nel secondo capitolo, l’Eucaristia costruisce la Chiesa: le parole di Gesù e le sue azioni mostrano questo. Siamo battezzati, siamo nutriti dall’Eucaristia nella Chiesa. La Chiesa dall’Eucaristia trae la forza per promuovere la sua missione e la sua unità. Capitolo terzo: apostolicità dell’Eucaristia e della Chiesa. L’Eucaristia è stata affidata agli Apostoli e celebrata in conformità con la fede degli Apostoli, guidata dagli Apostoli e dai loro successori, il Papa ed i vescovi, nella storia. Così il sacerdote agisce in “persona Christi”, perché è stato ordinato dal vescovo che trae la sua origine nella successione apostolica, cioè ogni vescovo può rintracciare in chi l’ha ordinato uno dei 12 Apostoli.

 

Quarto capitolo: l’Eucaristia e la comunione. Comunione, nel senso che l’Eucaristia promuove l’unità, la comunione. La Chiesa stessa è stata definita dal Concilio Vaticano II e dal Sinodo dell’85 come una comunione: siamo uno in Cristo. Questo sacramento presume per la celebrazione che ci sia nel riceverlo già un’unità. E’ vero che vogliamo l’unità di tutti i cristiani, ma è anche vero che se non siamo uniti nella fede eucaristica non possiamo concelebrare con altri cristiani. Quando saremo riuniti nella fede, in un’unica Chiesa, potremo celebrare insieme e ricevere il Corpo e il Sangue di Gesù. Capitolo quinto: dignità della celebrazione eucaristica. Si deve celebrare l’Eucaristia  con molta venerazione e fede. Il Santo Padre lamenta alcuni abusi qua e là nella Chiesa e ha chiesto ad alcuni dicasteri della Santa Sede di preparare un secondo documento sulla disciplina eucaristica. Il Pontefice chiude con un capitolo su Maria Santissima, la Vergine che ha portato Gesù in grembo, in un certo senso il primo tabernacolo. La Madonna ci conduce all’Eucaristia.

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Mistero veramente grande l’Eucaristia -  ha tenuto a sottolineare ieri sera Giovanni Paolo II – mistero incomprensibile per la ragione umana, ma così luminoso per gli occhi  della fede! La Mensa del Signore nella semplicità dei simboli eucaristici - il  pane e il vino condivisi - si rivela anche quale mensa della concreta fratellanza. Il messaggio che da essa promana è troppo chiaro perché lo si possa ignorare: quanti prendono parte alla celebrazione eucaristica non possono restare insensibili di fronte alle attese dei poveri e dei bisognosi. Il Pontefice ha quindi proseguito:

 

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Proprio in questa prospettiva desidero che le offerte raccolte durante questa celebrazione vadano ad alleviare le urgenti necessità di quanto soffrono in Iraq per le conseguenze della guerra. Un cuore che ha sperimentato l’amore del Signore si apre spontaneamente alla carità verso i fratelli.        

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Suggestivo rito la lavanda dei piedi a 12 sacerdoti e, poi, alla preghiera dei fedeli l’invocazione al Signore che presto riunisca le Chiese di Oriente e di Occidente. Al termine della liturgia, l’Eucaristia è stata portata solennemente nella cappella della reposizione.

 

(canto: Pange lingua)

 

Oggi, Venerdì Santo, la Chiesa commemora la propria origine dal fianco trafitto di Cristo e intercede per la salvezza di tutto il mondo. Il Papa, pure oggi verso  mezzogiorno, è sceso in San Pietro dove ha confessato una decina di fedeli. Questo pomeriggio presiederà la celebrazione della Passione del Signore a partire dalle ore 17 nella Basilica Vaticana. La nostra emittente  ne curerà la radiocronaca con il commento in italiano e francese sulle onde corte, le onde medie e la modulazione di frequenza. Il Pontefice non terrà l’omelia  ma tutti ascolteranno la riflessione che verrà offerta dal padre cappuccino Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia. Questa sera la via Crucis al Colosseo. Ancora il cardinale Arinze sul significato di questa giornata:

 

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Oggi la Chiesa celebra il mistero centrale della sofferenza, della morte e sepoltura del Nostro Salvatore Gesù Cristo. Gesù fu falsamente accusato dai Sadducei e Farisei  che si sentirono colpiti nel loro orgoglio dalla vita e dall’insegnamento di Gesù. Ponzio Pilato, sebbene sapesse che Gesù era innocente, lo consegnò perché fosse crocifisso per ragioni politiche e per evitare problemi personali. Le persone che erano state aiutate dai miracoli di Cristo, si allontanarono, perché lui non era il tipo di Messia che aspettavano, terreno e con programmi materiali. Anche gli Apostoli, eccettuato San Giovanni, lo abbandonarono e furono disillusi dalla possibilità che lui instaurasse il regno che avevano pensato sulla terra. Se riflettiamo e guardiamo dentro i nostri cuori, vedremo che queste persone sono in qualche modo un riflesso di noi stessi. Siamo tutti responsabili dell’atroce sofferenza e della morte di Nostro Signore. Tutti noi abbiamo bisogno di pentirci.Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua Croce Santa hai redento il mondo. Vogliamo seguirti sulla via della Croce, e con te arrivare il terzo giorno alla resurrezione gloriosa.

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Domani, Sabato Santo, giornata aliturgica, la Chiesa veglierà assieme a Maria in attesa della Risurrezione del suo Signore. Nella patriarcale Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, dalle 10.30 alle 11.30 sarà celebrata anche quest’anno, per tradizione ormai ventennale, l’Ora della Madre, l’Ora cioè della fede dolorosa di Maria e della sua trepida attesa della Risurrezione di Gesù. Presiederà la celebrazione il cardinale arciprete della Basilica, Carlo Furno. Eseguirà i canti la corale Jubilate Deo, diretta da suor Maria Dolores Aguirre, con la partecipazione attiva dell’assemblea dei fedeli. Il rito attinge testi e ispirazione dalla Chiesa bizantina la quale veglia tutta la notte del Venerdì Santo e fino al mattino del Sabato Santo davanti all’immagine del Cristo morto.

 

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(canto)

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IL RITO DELLA VIA CRUCIS PRESIEDUTO DAL PAPA STASERA AL COLOSSEO:

PORTERANNO LA CROCE UNA FAMIGLIA IRAKENA,

LA MOGLIE E I FIGLI DEL MEDICO CARLO URBANI,

AFRICANI DELLA LIBERIA E SIERRA LEONE, FRANCESCANI DI TERRA SANTA

- Con noi, il vescovo Piero Marini -

 

Questa sera alle ore 21, com’è tradizione, il Papa presiederà la Via Crucis al Colosseo, che quest’anno, a pochi giorni dalla fine del conflitto in Iraq, assume particolare significato. Saranno 56 gli enti televisivi di 40 Paesi d’Europa, Americhe, Asia e Africa che seguiranno in diretta questo avvenimento. Il servizio di Carla Cotignoli:

 

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“La passione di Cristo continua nei drammatici eventi che, purtroppo, anche in questi tempi, affliggono tanti uomini e donne in ogni parte della terra”. Questa verità, espressa dal Papa all’udienza generale di mercoledì scorso, si renderà visibile questa sera, al Colosseo. Lungo le 14 Stazioni della via dolorosa, porteranno la croce una famiglia irachena, la vedova e i tre figli del medico Carlo Urbani, che ha dato la vita, per salvarne molte altre contro il virus della Sars, e ancora i Frati Francescani a cui è affidata la Custodia di Terra Santa, una laica della Colombia,  laici africani della Liberia e Sierra Leone. Ci ricordano alcuni dei tanti punti caldi del mondo segnati a tutt’oggi dalle profonde ferite della violenza. Com’è noto saranno le meditazioni scritte nel 1976 dall’allora arcivescovo di Cracovia Karol Wojtyla che illumineranno, stazione dopo stazione, il profondo mistero della passione di Gesù. Sull’attualità di questi testi preparati per gli esercizi spirituali di Papa Paolo VI e la Curia romana, ascoltiamo il vescovo Piero Marini, maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, al microfono di Fabio Colagrande:

 

“Il titolo di questa Via Crucis è “Segno di contraddizione”. Queste meditazioni del Papa hanno ancora una loro attualità, come ad esempio quando parla di un mondo pieno di tombe e tra tutte queste tombe ce n’è una in particolare: la tomba vuota, la tomba della Risurrezione: pur vivendo questa triste realtà delle guerre, di tante altre difficoltà, essa ci dà la speranza della vita”.

 

Non è la prima volta che il testo della Via Crucis del Colosseo è composto dal Papa. E’ avvenuto in occasione del Giubileo straordinario della Redenzione del 1984, l’anno del grande Giubileo del 2000. In questo 2003 cade un altro giubileo, certo diverso: quello del 25° del pontificato di Giovanni Paolo II. Mentre il Papa pensava a questa Via Crucis il mondo era turbato dalle notizie, divenute via via più precise, dell’incombente minaccia di un grave conflitto bellico. Se ogni anno la Via Crucis al Colosseo è seguita da milioni di persone in tutto il mondo, grazie alla mondovisione, nell’attuale clima di disorientamento, di sconfitta, di paura del futuro, quest’anno sulla Via Crucis del Colosseo si volgeranno di certo le attese di molti. Suonano profetiche le parole che il Papa aveva scritto per la Via Crucis del 2000: il Nuovo millennio dovrà essere segnato dal “segno dell’amore salvifico di Dio per l’uomo”: solo così, “trasmettendo al nuovo millennio il segno della Croce, saremo autentici testimoni della redenzione”.

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La Via Crucis dal Colosseo sarà trasmessa in diretta dalla nostra emittente, a partire dalle ore 21,05 con il commento in italiano, in inglese per l’Europa occidentale, in francese per l’Africa, in spagnolo per l’America Latina, in tedesco per l’Europa centro-occidentale e in portoghese per il Brasile solo via satellite.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

18 aprile 2003

 

 

L’EMERGENZA UMANITARIA E LA SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO

CULTURALE IN PRIMO PIANO NELL’IRAQ DEL DOPO SADDAM

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Il futuro dell'Iraq, ma anche le pressioni americane sulla Siria sono i temi centrali dell’incontro di oggi a Riad tra i ministri degli Esteri dei Paesi confinanti con l’Iraq, più l’Egitto e il Bahrein. Un summit regionale, che avviene mentre il comando alleato decide un avvicendamento tra i militari americani a Baghdad. Entro il 22 aprile, infatti, i marine lasceranno la capitale irachena ed arriveranno reparti dell’esercito per meglio garantire la sicurezza nella città. Sempre a Baghdad - dove oggi si è svolto un corteo antiamericano da parte di alcune migliaia di cittadini - la Croce Rossa Internazionale ha reso noto che la rete di distribuzione dell’acqua e dell’energia elettrica è stata riparata dai suoi abitanti nel grande quartiere popolare di Saddam City. Nelle ultime ore, le forze della coalizione hanno, inoltre, catturato un leader del partito Baath, che il generale Vincent Brooks ha definito “uno dei maggiori ricercati in Iraq”. Nonostante le difficoltà di ordine pubblico, prosegue la “maratona umanitaria” per aiutare il popolo iracheno. Tra gli organismi in prima linea, la Caritas, che - dal 1992 - è presente in Iraq con trecento operatori su tutto il territorio. Un impegno straordinario in questo frangente drammatico, come spiega Paolo Beccegato, responsabile di Caritas Italia per l’Area Internazionale:

 

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R. – In questo momento, ci stiamo concentrando sulla distribuzione degli aiuti alimentari, in particolare al Nord dove ci sono molte famiglie che sono ancora fuori dalle loro case; noi ne stiamo assistendo 22 mila, soprattutto nella zona di Mossul e Kirkuk. A Baghdad, invece, la situazione è sotto controllo però non è ancora sicura, per cui gli aiuti vanno soprattutto in campo medico-sanitario con la fornitura di medicine ad ospedali pubblici ed anche ad uno privato; mentre al Sud, a Bassora, la situazione è migliorata, è più sicura e quindi in quel caso si stanno dando aiuti mirati alle persone più bisognose.

 

D. – Quali sono le maggiori difficoltà che state incontrando?

 

R. – Il problema è che ancora i cortei umanitari non sono sicuri, non sono garantiti per cui in questo momento stiamo tenendo fermo un convoglio dalla Giordania verso l’Iraq: abbiamo troppe incertezze nel farlo partire, per cui stiamo optando per inviare aiuti umanitari in piccole quantità attraverso piccoli pick-up, piccoli veicoli che possano quindi permettere di raggiungere sia il Nord, sia il Centro, sia il Sud, tenendo conto che i magazzini che avevamo riempito prima della guerra ormai sono stati svuotati in media al 70 per cento.

 

D. – Qual è ora l’emergenza prioritaria per il popolo dell’Iraq, provato da guerre, dall’embargo, da una terribile dittatura?

 

R. – Dunque, persiste questa grossa difficoltà di carattere sanitario che, insomma, è sempre stata la nostra prima preoccupazione, soprattutto per le fasce più deboli, i bambini in particolare, anche a seguito dei primi bombardamenti. Abbiamo cercato quindi di concentrarci ancora su questo, in modo particolare per il futuro si intravede un grosso sforzo di ricostruzione e di riavvio di questo Paese.

 

D. – Al Palazzo di Vetro si discuterà presto della revoca dell’embargo. Qual è il vostro punto di vista al riguardo?

 

R. – Noi, con il Papa, abbiamo sempre condannato il fatto che questo embargo non aveva raggiunto, in questo Paese, l’obiettivo che si era posto: cioè, aveva colpito la povera gente e non aveva poi colpito chi la governava. Per cui, al di là di interpretazioni e giochi politici, lo strumento in sé ha sempre suscitato grossa perplessità e grossa preoccupazione e pensiamo, sì, che sia necessario eliminarlo, eliminare questo embargo soprattutto per permettere l’arrivo di medicinali.

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La questione della revoca dell’embargo all’Iraq resta, dunque, in primo piano nel dibattito politico internazionale, come ci riferisce Paolo Mastrolilli:

 

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La richiesta del presidente Bush di togliere subito le sanzioni contro l’Iraq ha incontrato resistenze all’Onu, proprio perché, secondo le risoluzioni, per eliminare l’embargo gli ispettori del Palazzo di Vetro devono certificare il disarmo di Baghdad. La settimana prossima, il capo di Unmovic, Hans Blix, tornerà ad incontrare il Consiglio di Sicurezza, ma Washington non sembra favorevole al ritorno degli ispettori. Nello stesso tempo i militari americani non hanno ancora trovato le armi denunciate prima del conflitto e quindi ora gli oppositori della guerra, come la Russia, non vogliono avallare l’eliminazione delle sanzioni che, secondo loro, servirebbe solo a dare a Washington il controllo delle risorse petrolifere irachene. Il segretario di Stato Powell ha annunciato l’intenzione di visitare la Siria che, secondo fonti di Washington, si preparerebbe a consegnare alcuni ex capi del regime iracheno.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Dal canto suo, il primo ministro britannico Blair ha affermato in un’intervista al giornale Sun che gli alleati “non si preparano a invadere la Siria” e che Damasco non è “il prossimo” obiettivo degli anglo-americani. Ma come sta reagendo il popolo siriano e la comunità cristiana della Siria alla vigorosa pressione degli Stati Uniti? Alessandro Guarasci lo ha chiesto al presule siriano mons. Boutros Marayati, arcivescovo di Aleppo degli Armeni:

 

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R. – Sappiamo che tutte queste cose che vengono dette contro la Siria sono a volte superficiali ed artificiali, e non abbiamo paura.

 

D. – Secondo lei, però, c’è rischio che questo clima di tensione che comunque si è creato, possa aumentare le differenze tra musulmani e cristiani?

 

R. – Qui ad Aleppo in particolare, ed in Siria più in generale, viviamo insieme da secoli, cristiani e musulmani. La visita del Santo Padre in Siria, a Damasco, ha lasciato fino ad oggi una buona impressione ed ha rinsaldato i rapporti fraterni tra cristiani stessi e tra cristiani e musulmani.

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Accanto alla preoccupazione per le sofferenze del popolo iracheno, la comunità internazionale segue, in questi giorni, con estrema attenzione anche i risvolti rovinosi della guerra sull’immenso patrimonio artistico dell’Iraq. In tale contesto, ieri, due consiglieri culturali del presidente americano si sono dimessi in segno di protesta per i saccheggi al Museo archeologico di Baghdad. In una lettera indirizzata a Bush, il presidente della Commissione per la proprietà culturale della Casa Bianca, Micheal Sullivan, afferma che le forze armate hanno dimostrato una “straordinaria precisione ed efficacia nella protezione dei pozzi petroliferi iracheni”, mentre sono state “totalmente impotenti quando si è trattato di proteggere l’eredità culturale del popolo iracheno”. Sullivan ha, quindi, aggiunto che la distruzione del museo di Baghdad era “prevenibile”. Proprio per mettere in campo un programma di salvaguardia delle ricchezze archeologiche dell’Iraq, si è svolta ieri a Parigi una riunione straordinaria dell’Unesco, aperto dal direttore generale Matsuura. Nell’incontro, a cui hanno preso parte esperti di tutto il mondo, è stato fatto anche un primo provvisorio bilancio delle distruzioni dei giorni scorsi, come spiega – al microfono di Fausta Speranza – il direttore del Centro per il patrimonio mondiale dell’Unesco, Francesco Bandarin:

 

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R. – Sappiamo che la Biblioteca è stata sostanzialmente distrutta. Così anche è andato distrutto – pare – l’archivio dei manoscritti, la cosiddetta Saddam Library, con 40 mila manoscritti islamici, e anche quelli sono andati distrutti.

 

D. – Prima dell’inizio della fase di guerra, lei ci aveva detto che qualche precauzione era stata presa, qualcosa era stato spostato ...

 

R. – Per il Museo: gli oggetti più preziosi erano stati spostati nel caveau della Banca Centrale irachena. Durante la prima fase della guerra non sono stati bombardati. Non hanno sopravvissuto per niente bene invece la seconda fase quando, liberata – tra virgolette – Baghdad, è partito un fenomeno di saccheggio e di distruzione da parte pensiamo anche di forze organizzate. C’è, lo sapevamo già che esiste in Iraq, probabilmente con una base nei Paesi occidentali, un’organizzazione di stampo mafioso che promuove il traffico illecito di materiali archeologici. La stima dei nostri esperti è che ci siano almeno 300-400 persone specializzate proprio nel furto di materiale archeologico. Vi sono già segnalazioni di materiali arrivati nei mercati occidentali provenienti dal Museo di Baghdad.

 

D. – Ecco, gli esperti riuniti hanno lanciato un chiaro appello alle forze della coalizione ...

 

R. – Prima di tutto, abbiamo invitato i Paesi tutti a ratificare il Trattato di Base su queste questioni: c’è la Convenzione dell’Aja del 1954. E’ una Convenzione per la protezione del patrimonio culturale in caso di conflitto armato. Stati Uniti e Gran Bretagna non sono Paesi firmatari di queste Convenzioni, quindi l’invito è rivolto principalmente a loro perché passino oltre i dubbi che da 50 anni impediscono loro, ai loro governi, di firmare un Trattato che è, di fatto, un atto di civiltà: prima questione. La seconda: è stato fatto un appello molto forte ad un’azione d’urgenza. Qui bisogna mettere la polizia a controllo dei siti e dei musei.

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IL TRIDUO PASQUALE IN TERRA SANTA:

GIA’ STAMANI A GERUSALEMME I RITI DEL VENERDI’ SANTO

- Servizio di Graziano Motta -

 

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La Via Dolorosa è stata animata di prima mattina da gruppi di religiosi e religiose di Terra Santa, poi anche da pellegrini venuti per solidarietà con la Chiesa Madre in questi momenti tanto difficili. Notati tre-quattro gruppi dall’Italia, altrettanti dalla Francia, alcuni di più di lingua spagnola e di lingua inglese. La Via Crucis più affollata è stata guidata poco prima di mezzogiorno dal Custode di Terra Santa, padre Giovanni Battistelli, che aveva a fianco il nunzio apostolico, arcivescovo Pietro Sambi. E’ stata animata dai Frati Francescani con la recita, nelle varie stazioni, delle tradizionali preghiere in italiano e in inglese. Il Patriarca latino Michel Sabbah ha percorso la Via Crucis con gli allievi del Seminario maggiore.

 

Tanti i fedeli della parrocchia latina di Gerusalemme, al seguito di una ventina di giovani che hanno portato a spalla una pesante croce. Grande animazione nella Basilica del Santo Sepolcro ove il vescovo Kamal Hanna Batish, vicario generale del Patriarca, di prima mattina aveva presieduto la cerimonia del Venerdì Santo secondo la liturgia propria gerosolimitana, culminata nell’esposizione e venerazione della reliquia della Croce. In serata il Custode di Terra Santa guiderà nella Basilica la suggestiva processione funebre. Nel pomeriggio di ieri, la preghiera al Cenacolo aveva riunito attorno a lui una gran folla; in varie lingue si era invocata la riconciliazione tra i popoli israeliano e palestinese e pace per la Terra Santa e l’intera regione mediorientale. Altrettanto si era fatto nella preghiera dei fedeli della Messa crismale e In Coena Domini, celebrata davanti all’edicola della risurrezione dal Patriarca Sabbah, che ha avuto a fianco - concelebrante - il cardinale Carlo Maria Martini.

 

Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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CHIESA E SOCIETA’

18 aprile 2003

 

 

EUROPA, GIOVANI, ECUMENISMO, RELAZIONI NORD-SUD

AL CENTRO DELLA XII ASSEMBLEA DELLA CONFERENZA DELLE CHIESE EUROPEE (KEK).

SI SVOLGERA’ IN NORVEGIA DAL 25 GIUGNO AL 2 LUGLIO.

“GESU’ GUARISCE E RICONCILIA. LA NOSTRA TESTIMONIANZA IN EUROPA”

IL TEMA DELL’ASSISE.  ATTESI 800 PARTECIPANTI

TRA CUI DELEGATI DI 126 CHIESE ORTODOSSE PROTESTANTI ANGLICANE

 

GINEVRA. = Il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams interverranno alla XII Assemblea della Conferenza delle Chiese Europee, l’organismo a cui aderiscono 126 Chiese e comunità ecclesiali ortodosse, protestanti e anglicane e veterocattoliche. Dal 25 giugno al 2 luglio a Trondheim, in Norvegia, dove si svolgerà l’assise, sono attesi 800 partecipanti prossimi la XII assemblea della Kek (Conferenza delle Chiese europee). "Gesù Cristo guarisce e riconcilia. La nostra testimonianza in Europa": il tema al centro dell'incontro che traccerà un bilancio dell'attività degli ultimi sei anni e definirà obiettivi e priorità per il futuro. Al centro della riflessione: l'avvenire dell'Europa, i giovani e il cammino della "Charta Oecumenica", ma anche le sfide poste dalle relazioni tra Nord e Sud che nel mondo globalizzato le Chiese europee dovranno affrontare. L'assemblea si aprirà con la prolusione di Kenneth Kaunda, già presidente della Zambia. Nell'ambito dell'incontro si svolgeranno anche una seduta di informazione-dibattito sul Summit mondiale della società dell'informazione (organizzato dalla sezione europea dell'Associazione mondiale della comunicazione cristiana - Wacc), e la cerimonia di consegna del premio Templeton "Miglior giornalista dell'informazione religiosa dell'anno". (C.C).

 

 

CHIUSA IERI  A VIENNA LA RIUNIONE DELLA COMMISSIONE ONU

PER GLI STUPEFACENTI: CONFERMATI GLI IMPEGNI PRESI NEL ’98

NEL SUMMIT DI NEW YORK PER ELIMINARE O RIDURRE IN MODO SIGNIFICATIVO

LA PRODUZIONE DI DROGA NEL MONDO ENTRO IL 2008

 

VIENNA. = Le Nazioni Unite hanno confermato la strategia mondiale di lotta agli stupefacenti per eliminare o ridurre in modo significativo della produzione e  l’uso di stupefacenti entro il 2008; strategia discussa per due giorni a Vienna da rappresentanti governativi a livello ministeriale provenienti da 124 paesi, nel corso della 46 riunione della Commissione Onu per gli stupefacenti. In una dichiarazione congiunta approvata ieri pomeriggio all’unanimità alla chiusura dei lavori, i ministri hanno rinnovato il loro impegno di attenersi agli accordi approvati dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York nel 1998. Nel documento finale della conferenza dell’Onu si trova un passaggio, senza che nessun Paese sia citato in particolare, nel quale viene espressa “forte preoccupazione nei confronti di politiche ed attività a favore della legalizzazione di stupefacenti e di sostanze psicotrofiche che non sono in concordanza con i Trattati internazionali sul controllo degli stupefacenti e potrebbero mettere in pericolo il regime di controllo internazionale”. “Firmare un documento qui e fare altre cose una volta tornati a casa è una realtà della vita'', ha detto Antonio Costa, direttore generale per il controllo degli stupefacenti e la prevenzione del crimine (Unodc). Per quanto riguarda la riduzione della domanda di stupefacenti auspicata dalle Nazioni Unite, il documento registra “progressi, anche se il livello di abuso di droghe rimane a livelli inaccettabilmente alti”. In particolare, si esprime preoccupazione per l'aumento rapido della produzione e del consumo di droghe sintetiche come ecstasy  e stimolanti contenenti amfetamine. Nella dichiarazione finale viene anche lanciato un appello per rimuovere ostacoli nelle legislazioni nazionali che continuano a limitare la cooperazione internazionale riguardo il traffico di stupefacenti. Gli Stati membri sono anche chiamati a tener conto dei legami tra droga e terrorismo, contrabbando di persone, riciclaggio di denaro sporco, corruzione e traffico di armi. E invitati ad incoraggiare programmi per trovare alternative per i contadini nei Paesi latinoamericani, africani e asiatici, principali produttori di cocaina, cannabis e oppio. Di parere opposto alle indicazioni dell’Onu alcune organizzazioni non governative anti-proibizioniste che hanno  organizzato a Vienna un contro-congresso, per affermare l’impossibilità di creare un mondo senza droghe, e di conseguenza promuovere maggiori informazioni ai consumatori sulle sostanze stupefacenti, liberalizzando di alcune la vendita. (R.G.)

 

 

ISTITUITA IN KENYA UNA COMMISSIONE SPECIALE TRA CHIESE CRISTIANE

PER SRADICARE LA PRATICA DELLE MUTILAZIONE SESSUALI,

ANCORA MOLTO DIFFUSA NEL PAESE AFRICANO

 

NAIROBI. = I vescovi del Kenya hanno costituito, insieme ad altre Chiese cristiane, una Commissione speciale per sradicare nel Paese la pratica delle mutilazioni genitali femminili. Il nuovo organismo è stato costituito dopo un Seminario a Nairobi cui hanno partecipato esponenti di diverse organizzazioni confessionali. All’inizia-tiva aderisce anche il Consiglio Supremo dei musulmani del Kenya. La Commissione vuole essere un gesto concreto degli esponenti religiosi  kenioti contro questa pratica rituale ancora diffusa in alcune tribù africane, anche nelle aree non islamizzate del Continente. Come rileva infatti un comunicato della Conferenza episcopale, il loro prolungato silenzio sull’argomento ha di fatto favorito la sua sopravvivenza in Kenya. Quella dei vescovi kenioti è, in effetti, la prima presa di posizione ufficiale della Chiesa cattolica del Paese contro le mutilazioni genitali femminili, anche se non sono mancate in passato dichiarazioni in merito di singoli vescovi. La Commissione coordinerà le varie iniziative per sensibilizzare le comunità che praticano la clitoridectomia e l’infibulazione sul carattere disumano e degradante di tali pratiche, nonché sulla loro pericolosità per la salute delle bambine che le subiscono, anche per la diffusione dell’Aids. Esse infatti causano spesso infezioni, che portano non raramente alla morte. Sono circa 100 milioni le donne africane che hanno subito mutilazioni agli organi genitali. In Kenya la pratica sarebbe diffusa soprattutto tra le etnie Kuria, Kisii, Masai, Kalenjin e in una parte delle comunità nella regione di Taita Taveta. (L.Z)

 

 

UN ''GRAVE PASSO INDIETRO” : COSI’ AMNESTY INTERNATIONAL HA STIGMATIZZATO

LA MANCATA RISOLUZIONE DELLA COMMISSIONE ONU PER I DIRITTI UMANI,

RIUNITA A GINEVRA, SULLE VIOLAZIONI COMPIUTE IN CECENIA

DALLE FORZE RUSSE MA ANCHE DAI GUERRIGLIERI CECENI

LONDRA. = Un “grave passo indietro nella protezione dei diritti umani”. Così Amnesty International ha definito la bocciatura, per il secondo anno consecutivo, da parte della Commissione Onu per i diritti umani di una risoluzione sulle violazioni compiute in Cecenia. “Gli abusi dei diritti umani - ha dichiarato Amnesty -  continuano ad aver luogo quotidianamente in Cecenia e l’assenza di iniziativa da parte della Commissione delle Nazioni Unite sui diritti umani rappresenta una clamorosa mancanza di rispetto nei confronti delle vittime e dei loro familiari e dei rischi cui la popolazione civile continua ad essere esposta”. “I civili ceceni - sottolinea Amnesty - continuano a ‘sparire’ nel corso dei raid compiuti dalle forze russe nei  villaggi e i corpi di molti di essi vengono poi ritrovati nelle fosse comuni. Le autorità russe hanno chiuso i campi profughi, costringendo migliaia di persone a cercare ripari alternativi nelle Repubbliche limitrofe, mentre  altre persone sono state costrette a rientrare in Cecenia contro la propria volontà e in condizioni prive di sicurezza. I combattenti ceceni, a loro volta, si rendono responsabili di gravi abusi dei diritti umani, anche nei confronti degli esponenti dell'Amministrazione  pro-moscovita”. (R.G.)

 

 

UNA DONNA MUSULMANA, ELETTA SINDACO DI AHMEDABAD (STATO DEL GUJARAT),

IMPORTANTE CENTRO INDUSTRIALE PER ANNI SEDE DELLA LOTTA POLITICA

DEL MAHATMA GANDHI E  TEATRO, LO SCORSO ANNO, 

DI GRAVI SCONTRI TRA INDU’ E MINORANZA ISLAMICA

                  

AHMEDABAD. = “La mia elezione servirà a creare fiducia tra indù e musulmani” ha dichiarato Aneesa Mirza dopo essere stata eletta “prima cittadina” di Ahmedabad (Stato del Gujarat, India centroccidentale). Il nuovo sindaco, sostenuta dal partito del Congresso, ha battuto a sorpresa i suoi rivali, tra cui il favorito Bharti Patel del partito Bharatiya Janata Party (Bjp) che governa il Gujarat. Lo scorso anno Ahmedabad fu teatro di sanguinosi scontri tra indù e minoranza islamica in seguito alla strage del ‘Sabarmati Express’. La sponsorizzazione di una musulmana segnala, inoltre, una nuova strategia del Congresso recentemente accusato di promuovere una versione moderata dell’ ‘hinduvta’ – la filosofia nazionalista legata all’estremismo religioso induista – per contrastare il Bjp, vero campione di questa politica. “Sono felice che il mio partito abbia compreso che la ‘soft hinduvta’ non paga. Nelle ultime elezioni in Gujarat non ha funzionato, mentre il Congresso ha vinto in Himachal Pradesh, dove ha ribadito i suoi valori fondamentali” ha detto la sessantenne neosindaco. Laureata in letteratura e storia, Mirza entrò in politica nel 1969, in un periodo difficilissimo dei rapporti tra indù e musulmani. Fino ad oggi non aveva ricoperto cariche pubbliche significative. La città di Ahmedabad è un importante centro industriale dell’India, conosciuta anche come ‘Manchester dell’Est’ per la sua produzione tessile. (C.C.)

 

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24 ORE NEL MONDO

18 aprile 2003

 

 

- A cura di Paolo Ondarza -

 

Il premier israeliano Ariel Sharon intende invitare a Gerusalemme il premier designato Abu Mazen quando questi avrà ricevuto la fiducia del parlamento palestinese di Ramallah. E’ quanto ha dichiarato oggi la radio statale israeliana. C’è dunque grande attesa per la presentazione del governo palestinese, che potrebbe avvenire, secondo quanto detto dal ministro Nabil Shaath, anche questa domenica.

 

Il presidente russo Vladimir Putin e il presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi hanno discusso oggi al telefono i risultati del vertice dell'Unione Europea ad Atene conclusosi ieri con la stesura di un documento comune sull'Iraq. Dal testo emerge l’importanza preminente che l’Europa attribuisce alle Nazioni Unite insieme al riconoscimento del ruolo determinante svolto dalle truppe angloamericane in Iraq. Una posizione diversa quindi da quella che, prima dell’attacco a Baghdad, portò alla frattura con Washington, come spiega da Atene, al microfono di Andrea Sarubbi, l’inviato speciale del Corriere della Sera, Antonio Ferrari.

 

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R. - Parlerei di un tentativo da parte dell’Europa di ricompattarsi sull’argomento iracheno, avendo capito l’Europa che comunque un atteggiamento contrapposto rispetto agli Stati Uniti sarebbe stato esiziale per molte ragioni. Parlare di un ruolo vitale dell’Onu e quindi anche dell’Europa in Iraq è sceso ad un livello un po’ più basso: ruolo centrale. Però, insomma, il ruolo centrale significa vogliamo esserci anche noi sia dal punto di vista politico che dal punto di vista economico.

 

D. – La guerra all’Iraq ha posto alla nuova Europa un altro problema: avere una politica estera comune e magari anche una difesa comune, problema che è stato affrontato in questi due giorni ad Atene …

 

R. – E’ stato affrontato ovviamente e non ancora risolto. Le teste sono tante, i Paesi sono diversi, gli interessi sono diversi, e quindi trovare dei punti comuni forse sarà più difficile. Magari la riforma stessa delle strutture europee alla fine potrà ovviare ad una parte di questi problemi. Ma certo questa è la grande incognita.

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Continua a diffondersi il virus della polmonite atipica. Oggi altre quattro persone sono morte nella provincia cinese della Mongolia Interna. E si registra un nuovo caso di sindrome acuta respiratoria severa anche a Shanghai. Ieri nel corso di una conferenza stampa a Roma il segretario alla Sanità Usa Thompson ha annunciato che entro 10 giorni i laboratori di tutto il mondo disporranno  di tre diversi test per scoprire se i pazienti sono affetti dal virus.

 

“Rivendico all'organizzazione le  azioni messe a segno contro Massimo D'Antona e Marco Biagi''. E’ quanto si legge nel documento, scritto a mano e in stampatello, consegnato oggi dalla brigatista Nadia Desdemona Lioce ai Pm romani. La donna si è avvalsa della facoltà di non rispondere ai giudici e si e' dichiarata prigioniera politica.

 

E’ una risoluzione moderata quella approvata ieri a Ginevra nei confronti di Cuba dalla commissione dell’Onu sui diritti umani. Il testo non menziona né le recenti condanne di dissidenti, né le tre esecuzioni capitali degli ultimi giorni, ma esorta il governo de L’Avana a ricevere la rappresentante personale dell’Alto commissario Onu per i diritti umani, Christine Chalet. Il commento di Daniele Scaglione di Amnesty International Italia, intervistato da Francesca Sabatinelli:

 

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R. - E’ positivo che la Commissione abbia esortato il governo cubano a collaborare in maniera concreta con l’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani. Però non si capisce perché non abbia voluto chiedere l’immediata liberazione di chi è in carcere esclusivamente per le proprie opinioni.

 

D. – In passato Cuba si era già rifiutata di ricevere questo rappresentante dell’Alto Commissariato dell’Onu per i diritti umani. Che cosa fa pensare che adesso potrebbe aprire le porte?

                  

R. – Deve dimostrarlo con i fatti concreti. Non sia solo un incontro formale, ma che sia anche l’avvio della risoluzione dei problemi del rispetto dei diritti umani. Che non ci  sia più questa repressione, che le persone incarcerate per le proprie opinioni vengano liberate, che la pena di morte non si utilizzi più. E’ solo su questa base che potremo giudicare le reali intenzioni del governo di Cuba.

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Via al nuovo esecutivo in Libano. Del governo, costituitosi ieri sera e formato dal primo ministro Rafik Hariri, su incarico del presidente Emile Lahoud, non fanno parte, come invece ci si attendeva, esponenti dell'opposizione cristiana e anti-siriana. Si prevede per domani la prima riunione formale. Sarà necessario inoltre un voto di fiducia del parlamento mono-camerale.

 

E si continua a combattere in Costa d’Avorio tra gruppi ribelli e truppe fedeli al presidente Laurent Gbagbo. Gli scontri si sono svolti nella città di Daloa, sotto il controllo dei governativi. Ha diffuso la notizia il corpo africano di mantenimento della pace.

 

Un morto e sei feriti. Questo il bilancio degli scontri verificatisi ieri sera a Muttur, in Sri Lanka, tra musulmani e tamil. Già da una settimana nell’area nord orientale dell’isola si avverte un forte clima di tensione, generato dalla scomparsa di due giovani musulmani.

 

 

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