RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 106 - Testo della
Trasmissione di mercoledì 16 aprile 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
La cattura di Abu Abbas occupa le cronache della guerra in Iraq; ancora critico l’ordine pubblico nelle città, mentre si attende con ansia l’arrivo di ingenti aiuti umanitari: interviste con Guido Olimpio, Anna Migotto, e mons. Fernando Filoni.
CHIESA E SOCIETA’:
Dal
28 al 30 aprile, a Castelgandolfo, congresso mariano internazionale del
Movimento dei focolari.
Chiesto
un indennizzo per le vittime dell’apartheid in Sud Africa.
Minacce terroristiche in Israele a poche ore dall’inizio
della Pasqua ebraica.
Per l’Oms Pechino non segnala tutti casi di Sars.
Iniziate oggi le consultazioni per la formazione
del nuovo esecutivo in Libano.
16 aprile 2003
LA PASSIONE DI CRISTO CONTINUA
ANCHE OGGI
MA
L’ODIO E LA VIOLENZA NON HANNO L’ULTIMA PAROLA
E’ DI
CRISTO LA VITTORIA DEFINITIVA.
COSI’
IL PAPA NELLA CATECHESI ODIERNA ALL’UDIENZA GENERALE
“La Passione di Cristo
continua nei drammatici eventi che purtroppo, anche in questi tempi, affliggono
tanti uomini e donne in ogni parte della terra”. Lo ha detto il Papa questa
mattina all’udienza generale. Ma - ha aggiunto - “il mistero della Croce e
della Risurrezione ci assicura però che l'odio, la violenza, il sangue e la
morte, non hanno l’ultima parola nelle vicende umane”. Il Santo Padre, davanti
ad oltre 8000 pellegrini provenienti da 13 Paesi, dall’Australia, a Stati
Uniti, Messico ed Europa, ha anche parlato del significato della sua nuova
enciclica sull’Eucaristia, che firmerà domani, Giovedì Santo. Servizio di Carla
Cotignoli.
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“In questi giorni la Chiesa si
raccoglie in silenzio, prega e medita il mistero della Passione, Morte e
Resurrezione del Signore”, “mistero centrale della fede” che “dà senso e
compimento alla storia umana”. Mistero che – ha ricordato il Papa - “si deve calare nella concreta realtà della
nostra esistenza”. E' di Cristo la vittoria definitiva e da Lui dobbiamo
ripartire, se vogliamo costruire per tutti un futuro di autentica pace,
giustizia e solidarietà”.
Il Papa
si è soffermato poi sul significato dei riti del Triduo pasquale. Ha definito
la messa in Coena Domini che si celebrerà domani “un invito
pressante a contemplare l’Eucaristia, mistero centrale della fede e della vita
cristiana”.
“Ed
è proprio per sottolineare l’importanza di questo sacramento, ho voluto
scrivere la lettera enciclica Ecclesia de Eucharistia ... In questo testo intendo
consegnare a ogni credente un’organica riflessione sul Sacrificio eucaristico,
che racchiude l’intero bene spirituale della Chiesa”.
“Insieme
con l’Eucaristia – ha ricordato il Papa – nel Cenacolo il Signore ha istituito
il Sacerdozio ministeriale perché si attualizzi lungo i secoli l’unico Suo sacrificio”.
Ha ancora ricordato il “comandamento nuovo dell’amore fraterno”: “attraverso la
lavanda dei piedi, ha insegnato ai discepoli che l’amore deve tradursi in
servizio umile e disinteressato verso il prossimo”.
Venerdì
Santo, giornata di penitenza e di digiuno in memoria della Passione e Morte di
Gesù”.
“Il Figlio di Dio sul Calvario si è fatto carico
dei nostri peccati, offrendosi al Padre come vittima di espiazione. Dalla
Croce, fonte della nostra salvezza, sgorga la vita nuova dei figli di Dio”.
“Al dramma del Venerdì
subentra il silenzio del Sabato Santo, giorno carico di attesa e di speranza”.
“Nella Notte Santa della Pasqua tutto si rinnova nel Cristo risorto”, “la luce
infrangerà le tenebre della notte”. “Nella Domenica di Pasqua esulteremo con il
Risorto accogliendo da Lui l'augurio della pace”.
Il Papa ha quindi invitato ad
entrare nel clima spirituale del Triduo pasquale lasciandoci guidare da Maria,
“intimamente compartecipe del disegno salvifico”, “per incontrare il suo Figlio
divino risuscitato”.
Ed ecco gli auguri del Papa:
“Auguro di cuore a tutti una serena e santa
Pasqua”.
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NOMINE
E RINUNCE
Il Santo Padre ha oggi nominato:
- ausiliare della Diocesi di Opole, in Polonia, mons.
Paweł Stobrawa, del clero della medesima diocesi, finora parroco della
parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Opole, assegnandogli la sede titolare
vescovile di Eca; .
- vescovo di Chikwawa, in Malawi, mons. Peter Martin
Musikuwa, del clero di Blantyre, direttore spirituale del Seminario Maggiore
“St. Peter’s” a Zomba;
- vicario Apostolico di Tabuk, nelle Filippine, il padre
Prudencio Padilla Andaya, Maestro dei novizi a Taytay e consigliere
provinciale, assegnandogli la sede titolare vescovile di Fuerteventura.
In
Italia, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale della
diocesi di Saluzzo presentata da mons. Diego Natale Bona, per raggiunti limiti
di età. Nuovo vescovo di Saluzzo è stato nominato mons. Giuseppe Guerrini, del clero della diocesi di Cuneo, finora Vicario
giudiziale del Tribunale diocesano.
Giovanni Paolo II ha inoltre accettato la rinuncia al
governo pastorale della diocesi di Sorsogon, nelle Filippine, presentata da
mons. Jesus Y. Varela, per raggiunti limiti di età. A succedergli il Papa ha
designato mons. Arturo M. Bastes, finora vescovo coadiutore della medesima diocesi.
DA DOMANI IL TRIDUO SOLENNE DELLA PASSIONE, MORTE E
RESURREZIONE
DEL
SIGNORE: LE CELEBRAZIONI IN VATICANO CON IL SANTO PADRE
CHE
PROMULGHERA’ L’ENCICLICA SULL’EUCARISTIA
DURANTE
LA MESSA IN COENA DOMINI.
-
Servizio di Giovanni Peduto -
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Il Triduo pasquale della Passione, Morte e Resurrezione
del Signore, culmine di tutto l’anno liturgico, ha inizio con la Messa nella
Cena del Signore, trova il suo fulcro nella Veglia pasquale e termina con i
Vespri della Domenica di Risurrezione. E’ tradizione antichissima che la
mattina del Giovedì Santo in tutte le chiese cattedrali il vescovo si riunisce
con il suo presbiterio, e cioè i sacerdoti suoi diocesani, per la
concelebrazione della Santa Messa crismale, detta così perché vengono benedetti
gli oli usati per l’amministrazione dei vari sacramenti.
Anche il Santo Padre farà lo
stesso con i cardinali, vescovi e presbiteri, che si trovano a Roma, domattina
nella Basilica di San Pietro. Noi trasmetteremo la radiocronaca del sacro rito
a partire dalle 9.25 con il commento in italiano e tedesco sulle onde corte, le
onde medie e la modulazione di frequenza. Ma ora ascoltiamo la riflessione
offertaci dal prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina
dei sacramenti, il cardinale Francis Arinze:
“Il triduo pasquale della Passione, Morte e Resurrezione
di Nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo è il centro, il punto più alto
dell’intero anno liturgico. La nostra redenzione e la perfetta glorificazione
di Dio sono stati ottenuti da Cristo proprio attraverso il mistero pasquale.
Morendo, Cristo ha distrutto la nostra morte. Risorgendo, ci ha ridato la vita.
Noi preghiamo, ciascuno di noi, perché riusciamo ad aprire i nostri cuori senza
riserva alla grazia di Dio, e a condividere la celebrazione del mistero
pasquale di Cristo nei seguenti tre giorni”.
Domani pomeriggio, a partire dalle 17.30, sempre nella
Basilica Vaticana, Giovanni Paolo II presiederà la concelebrazione della Messa
in Coena Domini. Dopo l’omelia avrà luogo il rito della lavanda dei piedi a
dodici presbiteri, mentre i presenti saranno invitati a compiere un atto di
carità per le popolazioni colpite dalla guerra in Iraq. Ed è nell’ambito di
questo rito, il quale sarà pure trasmesso in diretta dalla nostra emittente con
il commento in italiano, inglese e tedesco, che il Pontefice firmerà, e
promulgherà così, la quattordicesima enciclica del suo pontificato, dal titolo Ecclesia
de Eucharistia, che ha come tema centrale l’Eucaristia nel suo rapporto con
la Chiesa.
Il documento sarà reso noto alla stampa alle ore 12 di
domani e noi ne offriremo il resoconto in questo notiziario. L’enciclica
sull’Eucaristia è un dono che il Santo Padre vuole offrire alla Chiesa in
questo venticinquesimo anno del suo pontificato, proclamato anche Anno del
Rosario, per una congiunzione ideale voluta dal Papa tra Maria e l’Eucaristia.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Con eloquente evidenza, s'impone in prima pagina il
seguente titolo "La vittoria definitiva è di Cristo. L'odio, la violenza,
il sangue, la morte non hanno l'ultima parola nelle vicende umane".
All'udienza generale di Mercoledì Santo, Giovanni
Paolo II esorta a celebrare il Triduo pasquale, facendo memoria del mistero
centrale della fede con l'impegno di attualizzarlo nella realtà concreta della
nostra esistenza.
Sempre in prima, Iraq: l'insicurezza - sottolinea
l'Unione Europea - ostacola l'aiuto a chi è nel dolore. Sempre alta l'emergenza
idrica; continua la penuria di medicinali.
Nelle
vaticane, la catechesi e la cronaca dell'udienza generale.
Una
pagina dedicata alla celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù nelle
Diocesi italiane.
Una pagina
in ricordo della figura del Vescovo Antonio Bello, a dieci anni dalla morte.
Un contributo del Vescovo Piero Marini dal titolo
"Quanti uomini, tanti sepolcri, un grande pianeta di tombe...": il
testo tragicamente attuale della Via Crucis 2003 composto da Giovanni Paolo II.
Nelle pagine estere, arrestato a Bagdad, Abu Abbas,
il sequestratore dell'"Achille Lauro". Medio Oriente: ancora violenze
in Terra Santa. Cuba: Colin Powell stigmatizza la condanna dei dissidenti.
Nella pagina culturale, un articolo di Angelo Mundula dal
titolo "Dalla grande poesia una parola di pace": una rilettura
dell'opera d Giacomo Leopardi. Un contributo di Paolo Miccoli sul tema
dell'"esperienza del Cenacolo negli scritti di santi e di filosofi".
Nelle pagine italiane, in primo piano il sì del
Parlamento all'invio di aiuti e di militari in Iraq.
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16 aprile 2003
LA PACE SEMPRE POSSIBILE IN TERRA SANTA, MA
DEVONO TACERE LE ARMI
E CESSARE LE SOPRAFFAZIONI: IL MONITO DEL
PATRIARCA LATINO
DI GERUSALEMME, NEL SUO TRADIZIONALE
MESSAGGIO PER LA PASQUA
- A
cura di Roberta Gisotti -
Un
invito a rallegrarsi nonostante le privazioni che stanno soffrendo, a vivere a
dispetto della morte che li circonda, ad amare contro l’odio che distrugge i
loro cuori in questi giorni. Nel suo Messaggio pasquale mons. Michel Sabbah
offre parole di consolazione per ogni uomo partecipe della Resurrezione del
Cristo che ha sconfitto la morte, la morte che non ha più potere su di Lui. E
“questo è il desiderio di Pasqua per tutti noi - dichiara il Patriarca latino
di Gerusalemme - vedere che la morte è vinta e non ha più potere in questa
Terra Santa nei cuori di Palestinesi ed Israeliani. Noi Cristiani, crediamo
nella Resurrezione - prosegue mons. Sabbah - per cui manteniamo la speranza che
un giorno la Terra Santa sarà per i tutti i suoi abitanti, una terra di
resurrezione e non più una terra di morte ed odio”.
Quindi
il patriarca rivolge espressioni di duro rimprovero ai leader della Terra
Santa: “eravate state eletti per portare pace e sicurezza”, ma “le vie seguite
finora non hanno portato né pace né sicurezza, né per il popolo israeliano né
per quello palestinese”. Ad un anno dai gravi fatti nella Basilica della
Natività di Betlemme il bilancio è infatti davvero sconfortante, come conferma
lo stesso patriarca
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NOTHING HAS CHANGED FOR US. THE BASILICA IS LIBERATED,
BUT NOT THE HUMAN BEING ...
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“Nulla è cambiato, per noi. La
Basilica è stata liberata, ma non l’essere umano. I Palestinesi sono tuttora
sotto assedio, esposti ad umiliazioni, fame ed anarchia e gli Israeliani
rimangono nella loro insicurezza e nella loro paura. E quello che stiamo
vivendo qui, in Terra Santa, cominciamo ora a vederlo anche in Iraq. Qualcuno
ha detto che la guerra in Iraq è stata un passo verso la pace. Giovanni Paolo
II ha detto chiaramente che solo i mezzi di pace possono portare alla pace. La
comunità internazionale ha bisogno di rinnovarsi al fine di riuscire a trovare
un modo per porre limiti all’uso della guerra da parte dei forti, e per salvare
l’umanità dalla minaccia di una nuova guerra mondiale. E’ necessario combattere
il terrorismo, ovunque esso si trovi; ma la lotta al terrorismo inizia con il
rispetto di determinati criteri e valori. Il primo passo da compiere per porre
fine al terrorismo è iniziare con una sorta di auto-critica, al fine di
individuare le radici del male e della morte in se stessi: quelle stesse radici
che permettono al forte di aggredire il debole e di imporre ingiustizia e
privazioni alle genti”.
LA CATTURA
DI ABU ABBAS OCCUPA LE CRONACHE DELLA GUERRA IN IRAQ;
ANCORA
CRITICO L’ORDINE PUBBLICO NELLE CITTÀ, MENTRE SI ATTENDE
CON
ANSIA L’ARRIVO DI INGENTI AIUTI UMANITARI
- A
cura di Alessandro De Carolis -
E’ la cattura di Abu Abbas, leader dell’Flp, il Fronte per
la liberazione della Palestina, l’ultimo risvolto di rilievo dell’Operazione
angloamericana Iraqi Freedom. Responsabile nell’85 del dirottamento
della nave da crociera italiana Achille Lauro e della morte di un
cittadino americano ebreo paraplegico, Leon Klinghoffer, ucciso e gettato in
mare - Abbas è stato arrestato ieri nel corso di un blitz delle forze speciali
americane, che lo hanno sorpreso nella sua abitazione alla periferia di
Baghdad. Mentre il Centcom, il Comando alleato in Qatar, definiva l’avvenimento
“un'altra vittoria nella guerra globale contro il terrorismo”, tra le proteste dell’Autorità
nazionale palestinese, l’Italia, per voce del suo ministro della Giustizia,
Roberto Castelli, ha annunciato che chiederà l’estradizione di Abbas, giacché
sul suo capo pende dall’87 una condanna all’ergastolo. La
cattura di Abbas può essere considerata una prova dei legami tra il terrorismo
islamico e il decaduto regime iracheno? Ecco il parere dell’inviato a
Gerusalemme del Corriere della sera, Guido Olimpio, intervistato da Andrea
Sarubbi:
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R. - In qualche modo sì, perché Abu Abbas rilasciava
addirittura interviste quando stava a Baghdad, e soprattutto - in maniera
pubblica - il suo gruppo, assieme ad altri, è stato il ‘canale’ attraverso il
quale Saddam Hussein ha fatto arrivare le ricompense per le famiglie dei
kamikaze e le famiglie di coloro che hanno avuto feriti o morti nell’Intifada.
D. - Oltre al Fronte di
liberazione della Palestina, ci sono altri gruppi di attivisti palestinesi che
Saddam Hussein ha appoggiato?
R. - C’è un
altro gruppo, il Fronte di liberazione arabo, che è presente in Iraq ed è anche
presente, in misura minore, nei Territori occupati. Ma Baghdad dà ospitalità
anche ad un altro personaggio coinvolto nel primo attacco alle Torri Gemelle,
quello del febbraio del ’93. Ritengo che gli americani cercheranno di catturarlo.
Poi, in misura minore l’Iraq ha aiutato dei movimenti in Estremo Oriente. Ma
diciamo che l’appoggio di Saddam Hussein ai gruppi terroristici si era ridotto
moltissimo negli ultimi anni.
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A 28
giorni dall’inizio della guerra, il generale Tommy Franks, comandante in capo
dell’offensiva alleata in Iraq, ha fatto il suo ingresso in Baghdad. La notizia
è stata confermata da un portavoce del Comando anglo-americano. Ma con la conclusione delle operazioni militari
su larga scala, i problemi principali dell’Iraq post-bellico restano quelli
della sicurezza delle città e degli interventi umanitari. Mossul, località del
nord, è stata teatro di ripetute sparatorie, l’ultima delle quali - stamattina
- ha provocato almeno tre morti tra i civili e diversi feriti. Sempre oggi, a
Baghdad, le Forze speciali americane hanno fatto irruzione nella casa di Rahib
Taha - un microbiologo iracheno che sotto il regime di Saddam Hussein sarebbe
stato a capo di un laboratorio segreto dove si produceva antrace - ed hanno sequestrato, secondo
l'agenzia saudita Spa, numerosi scatoloni pieni di documenti. L’inviata Mediaset Anna Migotto, che abbiamo contattata
mentre era in viaggio verso Tikrit, ci aggiorna sugli sviluppi nella capitale
irachena:
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R. - Baghdad questa mattina era apparentemente calma,
anche se bisognerà vedere nel corso della giornata come evolverà la situazione.
Ieri, erano ancora in corso dei saccheggi, nonostante la polizia irachena abbia
incominciato a pattugliare alcune zone insieme ai marine. Abbiamo
assistito al saccheggio, piuttosto violento, dell’ex Fiera di Baghdad, già
bombardata. Io mi sto dirigendo verso Tikrit dove la situazione dovrebbe essere
sotto controllo. Lungo la strada non abbiamo visto nulla di particolare, nel
senso che la gente appare tranquilla: si ferma per salutare, tutti sembrano
molto disponibili.
D. - Quali echi si sono avuti nella capitale, del vertice
di Nassiriya?
R. - In realtà, nella capitale non si sono avuti
particolari echi. Ieri ho trascorso la giornata nelle aree sciite da Kerbala a
Saddam City e ho sentito da parte di tutti le stesse opinioni, sia degli imam
che della popolazione comune: no ad una gestione americana del Paese e no ad
Ahmed Chalabi, che nessuno ritiene poter rappresentare degnamente questo Paese.
E’ sì un iracheno ed uno sciita, ma è fuggito quando era giovanissimo, è sempre
vissuto in esilio e quindi - come mi hanno detto molte persone: non ha sofferto
con noi.
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Lo
sforzo di individuare un compromesso tra le forze irachene uscite dall’ombra di
un’opposizione senza voce ed ora chiamate a tracciare la strada verso la
democrazia si intreccia con le urgenze contingenti, rappresentate dai bisogni
più basilari della popolazione. Nel sud dell’Iraq, si moltiplicano gli arrivi
dei convogli umanitari – un centinaio solo quelli dell’Unicef - ma l’emergenza
idrica e sanitaria rimane grave. Anche l’Unione europea sta preparando l’invio
in Iraq di ospedali da campo, medicine ed acqua e ieri è partito il primo aereo
di aiuti distribuiti attraverso la Croce Rossa. In prima linea, accanto ai
civili, c’è ovviamente la Chiesa irachena, pronta a distribuire i primi
soccorsi umanitari provenienti dall’estero. Ascoltiamo
il nunzio apostolico a Baghdad, mons. Fernando Filoni, intervistato da Roberto Piermarini:
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R. - A Bassora, sono già arrivati i primi aiuti italiani, consegnati
all’arcivescovo locale, mons. Kassab, che ne sta organizzando di persona la
distribuzione attraverso le parrocchie e la diocesi, ma anche attraverso alcune
moschee con cui è in amicizia. Conosce bene l’imam, per cui la collaborazione
andrà a buon fine. A Baghdad, per il momento, non abbiamo ricevuto nulla. I
vescovi hanno creato un comitato ad hoc. Quanto alle medicine, saranno
consegnate all’ospedale San Raffaele, l’unica struttura sanitaria in tutta
Baghdad in grado di funzionare a pieno regime, fino al completo sfinimento dei
medici. Sono loro che si sono detti disposti a ricevere questi medicinali e
ovviamente li useranno per il loro ospedale, ma andranno anche in tutte quelle
altre strutture che potranno ricominciare a funzionare.
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GIORNATA STORICA PER IL VECCHIO CONTINENTE: AD
ATENE,
LA
FIRMA CHE SANCISCE L’ADESIONE DI ALTRI 10 PAESI ALL’UNIONE EUROPEA
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
L’Europa torna a respirare con due polmoni. La firma che
oggi ad Atene sancisce l’ingresso nell’Unione di dieci nuovi Paesi ha, infatti,
il sapore del ritrovarsi nella stessa famiglia di popoli troppo a lungo divisi
da muri che, solo qualche lustro fa, sembravano impenetrabili. La storia
dell’integrazione continentale - iniziata il 18 aprile di 52 anni fa con la
nascita della Comunità europea dell’acciaio e del carbone (Ceca) - vive così
una tappa fondamentale attraverso l’adesione di Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania,
Malta, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia ed Ungheria. Un evento di
significato notevole anche per il delicato momento internazionale. Lo
sottolinea mons. Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle
Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), al microfono di Lucas Duran:
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R. – C’è
coscienza che il processo di unificazione è un fatto storico, proprio la sfida
irachena ci dice quanto sia necessario che l’umanità faccia un salto di qualità
e l’Europa deve contribuire a questo salto di qualità. Cioè, noi siamo molto
tristi che il mondo debba regolare i suoi problemi attraverso la violenza e le
armi. Non so se l’Europa sarà capace di portare una novità in questo campo.
Ovviamente, ci sono timori economici: pensiamo al capitolo dell’agricoltura e
al timore che l’agricoltura dei Paesi dell’est non sopporti la concorrenza con
l’agricoltura di altri Paesi. O, un altro timore è il fatto che soprattutto i
Paesi dell’Est pensano che i propri valori tradizionali potrebbero subire un attacco,
una corruzione nel confronto con l’Occidente. E quindi, questi sono i timori
che anche le Chiese conoscono, con cui le Chiese si confrontano, anche se tutti
gli episcopati – pur tenendo presente questo – hanno sempre incoraggiato il
processo dell’unificazione perché ritengono che un processo che favorisce la
stabilità, favorisce la pace, favorisce la giustizia e con questo risponde al
senso anche profondo del Vangelo.
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La firma di Atene è dunque una conquista, una pietra
miliare nel percorso di integrazione europea. Non mancano, tuttavia, le
difficoltà per un’organizzazione che ora dovrà far fronte a sfide nuove, come
spiega il prof. Augusto Sinagra, docente di diritto dell’Unione europea,
all’Università “La Sapienza” di Roma:
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R. – Quello che
è rilevante considerare sono i problemi che questo comporta, problemi di
adattamento delle strutture, di rimodellamento degli organi, della
rappresentanza. Io non so se quello che è stato già fatto a Nizza possa dare un
risultato sufficiente, nel senso di garantire all’Unione Europea di conservare
quel tanto o poco di capacità decisionale, in presenza di un allargamento che
si pone quasi in termini di raddoppio. Rimane il fatto positivo che, comunque,
nell’ambito della famiglia europea si vengano a riprendere colloqui, contatti e
rapporti con realtà geografiche, con realtà culturali, con realtà di grande
civiltà che, a causa delle vicende conseguenti alla Seconda Guerra Mondiale,
sono state nettamente separate per diversi decenni dal contesto che era pure
unitario dell’Europa, in termini culturali, in termini di civiltà e in termini
di tradizione, di religione … Non per nulla il Pontefice pone l’accento, a
proposito dei lavori dell’elaboranda Costituzione europea, sulla necessità di
un riferimento a quelle che sono le radici cristiane dell’Europa, che vuole
significare la rivendicazione di una civiltà profonda che nasce da noi con il
Cristianesimo, dopo l’era dell’Impero romano.
D. – Le strutture comunitarie, pensate per un numero
ristretto di Paesi, reggeranno al peso di un’organizzazione così ampliata
rispetto alla versione originaria?
R. – Personalmente ne dubito, perché per quanto si possano
e si debbano modificare i sistemi e le procedure di voto, per quanto si debbano
e si possano modificare le strutturazioni dei diversi organi e i rapporti
interorganici, rimarrà oggettivamente difficile o difficoltoso raggiungere e
determinare un momento decisionale, quando si passa da 15 voci a 25 voci.
Quindi con un insieme di altri Stati, i quali sono portatori, anche
legittimamente comprensibilmente, di istanze, di modi di vedere, di punti di
vista differenti tra di loro, e differenti rispetto anche agli Stati già membri
dell’Unione Europea.
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DAL
TRAMONTO DI OGGI LA FESTA DEL PESACH PER GLI EBREI IN TUTTO IL MONDO
- Intervista con Giuseppe Laras
-
Da oggi cominciano le celebrazioni per la Festa del Pesach,
la Pasqua ebraica, che quest’anno cade in prossimità di quella cristiana. La
Pasqua è la più importante celebrazione per la comunità ebraica, ed è
conosciuta anche come “festa degli azzimi”, così detta perché per sette giorni
nella lavorazione del pane non si mette il lievito, in ricordo dell’ultima cena
consumata di fretta prima della partenza dall’Egitto.
Cos’è la Pasqua ebraica e in che modo si celebra?
Benedetta Capelli lo ha chiesto al rabbino capo di Milano, Giuseppe Laras:
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R. – E’ un momento importantissimo nella storia religiosa
del popolo ebraico, perché ricorda l’uscita degli Ebrei dalla schiavitù
egiziana. Quindi ricorda la presenza di Dio nella vita del Popolo, nella
storia, ricorda i miracoli, ricorda l’apertura del Mar Rosso ... L’evento della
liberazione dalla schiavitù d’Egitto è un evento che viene ricordato ogni anno
nella sera del Seder, cioè nelle prime due sere viene fatta una cerimonia
domestica, una cena, in cui si legge la Gada, e in questo libro si leggono
brani biblici.
D. – Esiste tutta una simbologia ed un rituale
estremamente particolare. Ce ne vuole spiegare il senso?
R. – Sì. Durante la cena del Sèder ci sono delle cose che
mangiamo e che hanno una valenza simbolica: l’erba amara che ricorda le
amarezze dei nostri padri in Egitto, poi una specie di marmellata che si
accompagna all’erba amara proprio per sottolineare che dopo le amarezze della
schiavitù è venuta la dolcezza della libertà ...
D. – In questo particolare momento di conflitto, la Pasqua
può assumere un significato aggiuntivo, diverso?
R. – Nel celebrare la Pasqua noi Ebrei, ma anche gli
altri, anche i Cristiani, debbono – secondo me – concentrarsi sul valore della
vita, sul valore della liberazione, sul rifiuto della violenza e della
schiavitù; e devono guardare avanti, verso un futuro che non conosca più
violenza, sangue, lacrime. La Pasqua ebraica ci stimoli ad andare a sperare in
questa direzione.
D. – Secondo lei, quali sono i segni di Dio che il popolo
ebraico trova oggi nella sua storia?
R. – La mano di Dio è sempre presente nella storia;
guiderà l’umanità. La Pasqua vuol dire ‘passare oltre’, ‘andare al di là della
contingenza’ magari violenta, magari triste; guardare verso un futuro che ci
veda accomunati come umanità con altri sentimenti ed in altri contesti.
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16 aprile 2003
“CONTEMPLARE CRISTO CON GLI OCCHI DI
MARIA”: TEMA DEL CONGRESSO MARIANO INTERNAZIONALE, A CASTELGANDOLFO DAL 28 AL
30 APRILE, PROMOSSO DAL MOVIMENTO DEI
FOCOLARI IN RISPOSTA ALL’APPELLO DEL PAPA NELL’ANNO DEL ROSARIO.
PRESENTI DELEGATI DI MOVIMENTI ECCLESIALI, CHIESE
CRISTIANE, EBRAISMO E ISLAM
CASTELGANDOLFO.
= “In quest’anno turbato da non poche preoccupazioni per le sorti dell’umanità,
ho voluto che la preghiera del Rosario avesse come specifiche intenzioni la
causa della pace e della famiglia”. Così il Papa ha motivato l’indizione
dell’Anno del Rosario. In risposta al suo invito il Movimento dei Focolari ha
indetto un Congresso Mariano internazionale dal titolo: “Contemplare Cristo con
gli occhi di Maria”. Si svolgerà a Castelgandolfo dal 28 al 30 aprile.
L’iniziativa intende dare un contributo per svelare le ricchezze del Vangelo
alla luce del Rosario, affinché, contemplando Cristo con gli occhi di Maria - come
ha scritto il Papa – i cristiani diventino costruttori di pace e di un mondo più
vicino al disegno di Dio. Brevi riflessioni, esperienze di vita rinnovata dal
Vangelo, spazi artistici, illustreranno la Lettera apostolica del Papa sul
Rosario ed i nuovi “misteri della Luce”. Chiara Lubich presenterà l’esperienza
del Movimento dei Focolari su Maria e il Rosario. In programma l’intervento del
prelato di Pompei, mons. Domenico Sorrentino, che traccerà la storia del
Rosario. Interverranno anche delegati di vari movimenti ecclesiali: Comunità di
Sant'Egidio, Rinnovamento carismatico, Cursillos, Schoenstatt e Legionari di Cristo.
Il Congresso avrà anche una dimensione ecumenica con interventi di ortodossi,
anglicani ed evangelici e interreligiosa con una studiosa musulmana e
un’artista ebrea. Le celebrazioni liturgiche saranno presiedute dai cardinali:
Angelo Sodano, Miloslav Vlk, Silvano Piovanelli; i vescovi: Stanislaw Rylko e
Vincenzo Paglia. Ampia la diffusione mediatica nei cinque continenti attraverso
internet e la televisione: Telepace, Ewtn, Cançao Nova e Sat 2000 tra le
emittenti che garantiranno la copertura. (M.A.)
I VESCOVI DELL’INDIA NEL LORO
MESSAGGIO IN OCCASIONE DELLA PASQUA
RICHIAMANO
I FEDELI ALLA SACRALITÀ DELL’ESISTENZA UMANA.
NUOVA
DELHI. = “Questa società materialistica ha ignorato il valore della vita ma la
Pasqua reca con sé la speranza di riconquistare la sacralità dell’esistenza
sulla terra e la sua pienezza dopo la morte”. Lo ha detto il presidente della
Conferenza episcopale indiana (Cbci), l’arcivescovo Cyril Baselios
Malancharuvil, nel messaggio diffuso in vista della Pasqua, con il quale ha
voluto lanciare un appello per il rispetto della vita umana senza distinzioni
di casta, colore della pelle o credo religioso. Manifestando la sua
preoccupazione per il decadimento dei valori morali, mons. Malancharuvil ha dichiarato:
“Nel mondo attuale, caratterizzato dal progresso scientifico e tecnologico, la
vita è sottoposta a serie minacce ed abusi, mentre dovrebbe essere protetta. Da
tutto questo è derivata la perdita del senso dell’inviolabilità dell’essere
umano”. Per il presidente della Cbci, la Pasqua rappresenta il momento per ricordare
agli uomini di vivere in pienezza i propri giorni e di mantenere intatta la sacralità
dell’esistenza. (M.A.)
CI SARA’ UN INDENNIZZO PER LE VITTIME
DELL’APARTHEID IN SUD AFRICA.
RESPINTA INVECE LA PROPOSTA DI TASSARE LE MULTINAZIONALI
CHE
HANNO SFRUTTATO LA DISCRIMINAZIONE.
CITTA’
DEL CAPO. = Ci sarà un risarcimento economico per gli abusi subiti durante il regime
di apartheid: lo ha dichiarato oggi il presidente Thabo Mbeki di fronte al
Parlamento sudafricano. Quasi tutti i testimoni ascoltati dalla Commissione per
la verità e la riconciliazione riceveranno 30 mila rand (3.600 dollari).
“Facciamo ciò con apprensione – ha continuato il presidente – sapendo che non
si può attribuire un valore monetario alla vita e alla sofferenza”. Destinati a
19 mila persone, i risarcimenti verranno probabilmente estesi anche ad altre 3
mila vittime. Il governo si è impegnato a pagare il denaro promesso entro la
fine dell’anno. La Commissione per la verità e la riconciliazione aveva deciso
per una politica di amnistia nei confronti di chi aveva commesso crimini
razziali a sfondo politico, a condizione che ammettesse pubblicamente le sue
responsabilità e riferisse tutta la verità sui fatti. Già tra il 1998 e il 1999
il governo aveva distribuito altri risarcimenti, ma la Commissione ha
recentemente suggerito che questi siano finanziati con delle tasse a carico
dellle multinazionali sudafricane che hanno tratto vantaggio dall’apartheid.
Oggi però Mbeki ha rigettato la proposta della Commissione. (S.C.)
I PRESULI DEL GUATEMALA LAMENTANO
IN UN DOCUMENTO LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI DEI LAVORATORI MIGRANTI
NEI
PAESI DELL’AMERICA CENTRALE ED INVITANO I GOVERNI AD ADOTTARE POLITICHE PIÙ
ATTENTE AI PROBLEMI DELL’IMMIGRAZIONE
CITTA’
DEL GUATEMALA. = “La via crucis del migrante, cammino della speranza” è il
titolo del recente documento della Conferenza episcopale guatemalteca dedicato
alla condizione di migliaia di persone che nell’America centrale sono costrette
per lavoro a cambiare Paese. I vescovi attirano l’attenzione sulle sofferenze
di queste persone, che, oltre al dolore della partenza, spesso subiscono
discriminazioni, razzismo e violenze. Secondo i presuli le politiche economiche
dei Paesi della regione hanno lasciato le fasce più povere della popolazione
senza adeguate prospettive d’occupazione, rendendole anzi più vulnerabili nei
confronti dell’economia di mercato. In particolare, l’episcopato lamenta il
trattamento che alcuni immigrati hanno subito da parte di agenti
dell’immigrazione messicani e statunitensi. “Lungo la frontiera – si legge nel
testo – alle persone senza documenti si nega il diritto di consultare un
avvocato, di chiamare un familiare e di richiedere asilo”. Ai governi è
richiesto invece di armonizzare le politiche migratorie affinché sia rispettata
la dignità umana dei migranti e siano riconosciute le conseguenze sociali della
migrazione. I vescovi del Guatemala infine esortano i governi dell’America
centrale a ratificare al più presto la “Convenzione internazionale dei diritti
umani dei lavoratori migranti e dei loro famigliari”, carta adottata dall’Onu
per garantire protezione ai migranti. (M.A.)
DOPO
L’UCCISIONE DI UNA SUORA E DI UN SACERDOTE, I VESCOVI DEL KENYA CHIEDONO AL
GOVERNO MAGGIORE SICUREZZA.
L’EPISCOPATO DENUNCIA LA CIRCOLAZIONE INCONTROLLATA
DELLE ARMI, CAUSA DEI FREQUENTI ATTI CRIMINALI
NAIROBI.
= Dopo la morte di padre Martin Macharia Njoroge, deceduto venerdì scorso a
causa delle ferite riportate durante una rapina, i vescovi cattolici del Kenya
lanciano un appello al governo affinché si impegni per garantire sicurezza a
tutti i cittadini. Il vescovo di Lodwar, mons. Patrick Joseph Harrington, ha pubblicato
una dichiarazione nella quale ribadisce la sacralità della vita umana. Il
presule si rivolge al governo: “Adesso vogliamo sicurezza – afferma – perché governare
non significa solo partecipare a conferenze e disputarsi i posti di potere.
Come minimo, il compito e il dovere del governo è fornire sicurezza a tutti i
cittadini”. Oltre a padre Macharia Njoroge, la Chiesa cattolica nell’ultimo
mese ha perso a causa della violenza anche la suora orsolina, Anna Nanjala,
uccisa proprio a Lodwar il 16 marzo scorso. Per l’arcivescovo di Nairobi, mons.
Raphael Ndingi Mwana’a Nzeki, lo stato della sicurezza è allarmante. Secondo il
presule una delle cause dell’insicurezza nella quale vive il Paese, è l’alto
numero di armi da fuoco in circolazione, dovuto anche alla corruzione di alcuni
funzionari di polizia collusi con contrabbandieri e trafficanti. Per
l’arcivescovo di Nairobi sarebbe necessario perciò che le autorità
rafforzassero i controlli alle frontiere per impedire il commercio illegale di
armi. (M.A.)
“L’ATTACCO A LUOGHI SACRI CERCA DI
INTRODURRE LA DIMENSIONE DI FEDE IN UN CONFLITTO CHE È PRIMA DI TUTTO POLITICO
ED ECONOMICO”. COSÌ IL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE FILIPPINA
DENUNCIA LA GUERRIGLIA
DEI
SEPARATISTI ISLAMICI NEL SUD DEL PAESE
MANILA. = La presidenza della
Conferenza episcopale filippina ha espresso la propria preoccupazione per le
conseguenze che il conflitto iracheno potrebbe avere sulla guerriglia
indipendentista nel sud delle Filippine. Dopo l’11 settembre, la guerra in
Afghanistan e la crisi del Golfo, il Moro Islamic Liberation Front (Milf), che
mira all’indipendenza della parte meridionale dell’arcipelago, ha ripreso con
intensità l’azione terroristica. Due gravi attentati a marzo e ad aprile hanno
ucciso 38 persone fra cui una religiosa, ferendone oltre 200. Il presidente
della Conferenza episcopale (e arcivescovo di Cotabato, città sull’isola di
Mindanao, proprio nella zona in cui il Milf è più attivo), mons. Orlando
Quevedo, ha rivolto un appello affinché cessino le violenze a danno dei civili
e ha denunciato la strumentalizzazione operata ai danni della religione, spesso
coinvolta attraverso attacchi a luoghi di culto: “L’attacco a luoghi sacri – ha
dichiarato mons. Quevedo - cerca di infiammare i sentimenti religiosi e di introdurre
la dimensione di fede in un conflitto che è prima di tutto politico ed
economico”. Il presule esorta perciò tutti i leader religiosi e i fedeli, sia
cristiani che musulmani, a lavorare in favore della pace affinché le Filippine
meridionali non diventino teatro di una cruenta ed aperta guerra civile. (M.A.)
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16 aprile 2003
- A
cura di Paolo Ondarza -
Giornata decisiva per il futuro dell’Europa, che si apre a
dieci nuovi Paesi, i cui rappresentanti stanno sottoscrivendo in questi minuti
ad Atene l’adesione che dovrà essere ratificata entro il 1 maggio del 2004. Per
il presidente della Commissione europea Romano Prodi, al termine dell’incontro
sarà opportuno affrontare “il problema di un presidente dell'Unione”. “La bozza
della nuova costituzione” – ha detto il presidente della Convenzione europea
Valery Giscard d'Estaing – “sarà consegnata al vertice Ue di Salonicco il 20
giugno prossimo”.
Medio
Oriente: divieto quasi totale di ingresso in Israele, nel periodo della Pasqua
ebraica, ai palestinesi della Cisgiordania e della striscia di Gaza. La misura
è stata presentata come una reazione
alle minacce di attacchi terroristici. Minacce che si sono concretizzate
stamani in due attentati suicidi palestinesi fortunatamente sventati da reparti israeliani impegnati in
Cisgiordania. Graziano Motta.
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Mentre il primo ministro israeliano Sharon parla della
pericolosità del presidente siriano, Bashar Assad, il suo ministro degli
Esteri, Silvan Shalon, al termine di un colloquio con l’ambasciatore americano
afferma che la direzione palestinese non ha cambiato il modo di vedere le cose
e che il governo israeliano non accetterà di avviare discussioni di pace
parallelamente ad attentati quotidiani. E alla vigilia della Pasqua ebraica,
gli ebrei si riuniranno per la cena commemorativa dell’esodo dall’Egitto.
Grandi misure di sicurezza sono già scattate in Israele per prevenire
attentati: forze di polizia e volontari presidiano i luoghi frequentati e le
sinagoghe. A Nablus e nella Striscia di Gaza in scontri a fuoco due
guerriglieri palestinesi hanno ucciso tre israeliani - un militare e due civili
- e ne hanno feriti sei, prima di essere a loro volta abbattuti da soldati.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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E ieri
Israele è stato condannato duramente dalla Commissione delle Nazioni Unite sui
diritti umani, riunita a Ginevra. Una delle tre risoluzioni ribadisce il
legittimo diritto dei palestinesi a resistere all'occupazione israeliana e
condanna le violazioni dei diritti umani nei Territori da parte delle autorità
israeliane. Voto contrario degli Stati Uniti. La Commissione ha invece rinviato
a domani il voto su Cuba, dopo le ultime condanne ai dissidenti.
“Pechino
non segnala tutti i casi di polmonite atipica”. E’ quanto dichiarato oggi
dall’Organizzazione mondiale della Sanità secondo cui i malati di Sars nella
città cinese sarebbero tra i 100 e i 200 contro i 37 ufficialmente segnalati,
più di mille i pazienti posti sotto osservazione. Ad oggi in Cina il bilancio
totale ufficialmente diffuso si attesta a 1445 contagi e 65 decessi.
Il duro
confronto in atto tra Stati Uniti e Siria, legato al conflitto in Iraq, ha
avuto influenza sul Libano. Dopo le dimissioni del premier Hariri, il
presidente Lahoud ha iniziato oggi le consultazioni per la formazione di un
nuovo esecutivo, ancora più di sostegno a Damasco e che sarà probabilmente
ancora guidato da Hariri. Ma quale significato ha questo rimpasto di governo
per l’intera regione mediorientale? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Camille
Eid, editorialista di Avvenire:
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R. - La necessità di cambiare il governo in Libano andava
già avanti da tre, quattro mesi a questa parte, anche se il primo ministro
Hariri era restio a cambiare il suo governo. Si vede che adesso con le minacce
degli americani alla Siria le cose sono andate in porto.
D. – Quindi, sarà un governo che, presumibilmente,
guarderà in modo più stretto alla Siria?
R. – Sì, anzitutto la decisione di cambiare il governo è
stata presa a Damasco. Adesso è nel nodo della rappresentanza che si gioca il
cambiamento, perché se Hariri tornasse con una squadra uguale, o quasi, allora
vorrebbe dire che non si è arrivati a nessun risultato concreto. Invece il nodo
della rappresentanza riguarda proprio la componente cristiana, perchè viene
richiesto ai libanesi un governo di unità nazionale, in cui i cristiani possano
essere veramente rappresentati da leader non assoggettati al volere e ai
desideri siriani.
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Responsabili americani, cinesi e nord coreani si
incontreranno la prossima settimana a Pechino per discutere sul programma
nucleare di Pyongyang. Lo ha annunciato oggi il governo di Seul, confermando
informazioni già diffuse da fonti diplomatiche di Washington. Secondo l’agenzia di stampa giapponese Kyodo i negoziati saranno estesi
prima alla Corea del Sud e poi al Giappone e alla Russia, paesi confinanti con
la Corea del Nord e interessati strategicamente al problema nucleare.
Segnali
di pacificazione in Costa d’Avorio: Guillaume Soro, segretario generale del
movimento patriota ivoriano, ha fatto stamani il suo ingresso ad Abidjan per
assumere la sua funzione di ministro della Comunicazione. Soro è partito
stamani con altri tre ministri del movimento patriota dal quartier generale di
Bouakè per partecipare alla cerimonia del passaggio di cariche del governo.
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