RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 106 - Testo della Trasmissione di mercoledì 16 aprile 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La passione di Cristo nei drammatici eventi che segnano i nostri giorni: così il Papa all’udienza generale sul significato del mistero pasquale.

 

Da domani il Triduo solenne della passione, morte e resurrezione del Signore: nota del cardinale Francis Arinze.

 

Le celebrazioni in Vaticano con il Santo Padre che firmerà l’Enciclica sull’Eucaristia durante la Messa in Coena Domini.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La pace è sempre possibile in Terra Santa, appello del Patriarca latino di Gerusalemme ai leader politici nel tradizionale messaggio per la Pasqua: ai nostri microfoni mons. Michel Sabbah.

 

La cattura  di Abu Abbas occupa le cronache della guerra in Iraq; ancora critico l’ordine pubblico nelle città, mentre si attende con ansia l’arrivo di ingenti aiuti umanitari: interviste con  Guido Olimpio,  Anna Migotto, e mons. Fernando Filoni.

 

Giornata storica per il Vecchio Continente: ad Atene oggi la firma che sancisce l’adesione di altri 10 Paesi all’Unione Europea: con noi mons. Aldo Giordano e Augusto Sinagra.

 

Dal tramonto di oggi la Festa del Pesach per gli ebrei in tutto il mondo: ce ne parla il rabbino Giuseppe Laras.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Dal 28 al 30 aprile, a Castelgandolfo, congresso mariano internazionale del Movimento dei focolari.

 

I vescovi dell’India nel loro messaggio pasquale richiamano i fedeli alla sacralità dell’esistenza umana.

 

I vescovi del Guatemala lamentano in un recente documento la violazione dei diritti dei lavoratori migranti nei Paesi dell’America centrale.

 

Chiesto un indennizzo per le vittime dell’apartheid in Sud Africa.

 

Dopo l’uccisione di due religiosi in un mese, i vescovi del Kenya chiedono al governo maggiore sicurezza.

 

La presidenza della Conferenza episcopale filippina ha espresso la propria preoccupazione per le conseguenze che il conflitto iracheno potrebbe avere sulla guerriglia indipendentista nel sud delle Filippine.

 

24 ORE NEL MONDO:

Minacce terroristiche in Israele a poche ore dall’inizio della Pasqua ebraica.

 

Per l’Oms Pechino non segnala tutti casi di Sars.

 

Iniziate oggi le consultazioni per la formazione del nuovo esecutivo in Libano.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

16 aprile 2003

 

 

LA PASSIONE DI CRISTO CONTINUA ANCHE OGGI

MA L’ODIO E LA VIOLENZA NON HANNO L’ULTIMA PAROLA

E’ DI CRISTO LA VITTORIA DEFINITIVA.

COSI’ IL PAPA NELLA CATECHESI ODIERNA ALL’UDIENZA GENERALE

 

“La Passione di Cristo continua nei drammatici eventi che purtroppo, anche in questi tempi, affliggono tanti uomini e donne in ogni parte della terra”. Lo ha detto il Papa questa mattina all’udienza generale. Ma - ha aggiunto - “il mistero della Croce e della Risurrezione ci assicura però che l'odio, la violenza, il sangue e la morte, non hanno l’ultima parola nelle vicende umane”. Il Santo Padre, davanti ad oltre 8000 pellegrini provenienti da 13 Paesi, dall’Australia, a Stati Uniti, Messico ed Europa, ha anche parlato del significato della sua nuova enciclica sull’Eucaristia, che firmerà domani, Giovedì Santo. Servizio di Carla Cotignoli.

 

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“In questi giorni la Chiesa si raccoglie in silenzio, prega e medita il mistero della Passione, Morte e Resurrezione del Signore”, “mistero centrale della fede” che “dà senso e compimento alla storia umana”. Mistero che – ha ricordato il Papa -  “si deve calare nella concreta realtà della nostra esistenza”. E' di Cristo la vittoria definitiva e da Lui dobbiamo ripartire, se vogliamo costruire per tutti un futuro di autentica pace, giustizia e solidarietà”.

 

Il Papa si è soffermato poi sul significato dei riti del Triduo pasquale. Ha definito la messa in Coena Domini che si celebrerà domani “un invito pressante a contemplare l’Eucaristia, mistero centrale della fede e della vita cristiana”.

 

“Ed è proprio per sottolineare l’importanza di questo sacramento, ho voluto scrivere la lettera enciclica Ecclesia de Eucharistia ... In questo testo intendo consegnare a ogni credente un’organica riflessione sul Sacrificio eucaristico, che racchiude l’intero bene spirituale della Chiesa”.

 

“Insieme con l’Eucaristia – ha ricordato il Papa – nel Cenacolo il Signore ha istituito il Sacerdozio ministeriale perché si attualizzi lungo i secoli l’unico Suo sacrificio”. Ha ancora ricordato il “comandamento nuovo dell’amore fraterno”: “attraverso la lavanda dei piedi, ha insegnato ai discepoli che l’amore deve tradursi in servizio umile e disinteressato verso il prossimo”.

 

Venerdì Santo, giornata di penitenza e di digiuno in memoria della Passione e Morte di Gesù”.

 

“Il Figlio di Dio sul Calvario si è fatto carico dei nostri peccati, offrendosi al Padre come vittima di espiazione. Dalla Croce, fonte della nostra salvezza, sgorga la vita nuova dei figli di Dio”.

 

“Al dramma del Venerdì subentra il silenzio del Sabato Santo, giorno carico di attesa e di speranza”. “Nella Notte Santa della Pasqua tutto si rinnova nel Cristo risorto”, “la luce infrangerà le tenebre della notte”. “Nella Domenica di Pasqua esulteremo con il Risorto accogliendo da Lui l'augurio della pace”.

 

Il Papa ha quindi invitato ad entrare nel clima spirituale del Triduo pasquale lasciandoci guidare da Maria, “intimamente compartecipe del disegno salvifico”, “per incontrare il suo Figlio divino risuscitato”.

 

Ed ecco gli auguri del Papa:

 

“Auguro di cuore a tutti una serena e santa Pasqua”.

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NOMINE E RINUNCE

 

Il Santo Padre ha oggi nominato:

 

- ausiliare della Diocesi di Opole, in Polonia, mons. Paweł Stobrawa, del clero della medesima diocesi, finora parroco della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Opole, assegnandogli la sede titolare vescovile di Eca; .

 

- vescovo di Chikwawa, in Malawi, mons. Peter Martin Musikuwa, del clero di Blantyre, direttore spirituale del Seminario Maggiore “St. Peter’s” a Zomba;

 

- vicario Apostolico di Tabuk, nelle Filippine, il padre Prudencio Padilla Andaya, Maestro dei novizi a Taytay e consigliere provinciale, assegnandogli la sede titolare vescovile di Fuerteventura. 

 

In Italia, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Saluzzo presentata da mons. Diego Natale Bona, per raggiunti limiti di età. Nuovo vescovo di Saluzzo è stato nominato mons. Giuseppe Guerrini, del clero della diocesi di Cuneo, finora Vicario giudiziale del Tribunale diocesano. 

 

Giovanni Paolo II ha inoltre accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Sorsogon, nelle Filippine, presentata da mons. Jesus Y. Varela, per raggiunti limiti di età. A succedergli il Papa ha designato mons. Arturo M. Bastes, finora vescovo coadiutore della medesima diocesi.

 

 

DA DOMANI IL TRIDUO SOLENNE DELLA PASSIONE, MORTE E RESURREZIONE

DEL SIGNORE: LE CELEBRAZIONI IN VATICANO CON IL SANTO PADRE

CHE PROMULGHERA’ L’ENCICLICA SULL’EUCARISTIA

DURANTE LA MESSA IN COENA DOMINI.

 

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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Il Triduo pasquale della Passione, Morte e Resurrezione del Signore, culmine di tutto l’anno liturgico, ha inizio con la Messa nella Cena del Signore, trova il suo fulcro nella Veglia pasquale e termina con i Vespri della Domenica di Risurrezione. E’ tradizione antichissima che la mattina del Giovedì Santo in tutte le chiese cattedrali il vescovo si riunisce con il suo presbiterio, e cioè i sacerdoti suoi diocesani, per la concelebrazione della Santa Messa crismale, detta così perché vengono benedetti gli oli usati per l’amministrazione dei vari sacramenti.

 

Anche il Santo Padre farà lo stesso con i cardinali, vescovi e presbiteri, che si trovano a Roma, domattina nella Basilica di San Pietro. Noi trasmetteremo la radiocronaca del sacro rito a partire dalle 9.25 con il commento in italiano e tedesco sulle onde corte, le onde medie e la modulazione di frequenza. Ma ora ascoltiamo la riflessione offertaci dal prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, il cardinale Francis Arinze:

 

“Il triduo pasquale della Passione, Morte e Resurrezione di Nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo è il centro, il punto più alto dell’intero anno liturgico. La nostra redenzione e la perfetta glorificazione di Dio sono stati ottenuti da Cristo proprio attraverso il mistero pasquale. Morendo, Cristo ha distrutto la nostra morte. Risorgendo, ci ha ridato la vita. Noi preghiamo, ciascuno di noi, perché riusciamo ad aprire i nostri cuori senza riserva alla grazia di Dio, e a condividere la celebrazione del mistero pasquale di Cristo nei seguenti tre giorni”.

 

Domani pomeriggio, a partire dalle 17.30, sempre nella Basilica Vaticana, Giovanni Paolo II presiederà la concelebrazione della Messa in Coena Domini. Dopo l’omelia avrà luogo il rito della lavanda dei piedi a dodici presbiteri, mentre i presenti saranno invitati a compiere un atto di carità per le popolazioni colpite dalla guerra in Iraq. Ed è nell’ambito di questo rito, il quale sarà pure trasmesso in diretta dalla nostra emittente con il commento in italiano, inglese e tedesco, che il Pontefice firmerà, e promulgherà così, la quattordicesima enciclica del suo pontificato, dal titolo Ecclesia de Eucharistia, che ha come tema centrale l’Eucaristia nel suo rapporto con la Chiesa.

 

Il documento sarà reso noto alla stampa alle ore 12 di domani e noi ne offriremo il resoconto in questo notiziario. L’enciclica sull’Eucaristia è un dono che il Santo Padre vuole offrire alla Chiesa in questo venticinquesimo anno del suo pontificato, proclamato anche Anno del Rosario, per una congiunzione ideale voluta dal Papa tra Maria e l’Eucaristia.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Con eloquente evidenza, s'impone in prima pagina il seguente titolo "La vittoria definitiva è di Cristo. L'odio, la violenza, il sangue, la morte non hanno l'ultima parola nelle vicende umane".

All'udienza generale di Mercoledì Santo, Giovanni Paolo II esorta a celebrare il Triduo pasquale, facendo memoria del mistero centrale della fede con l'impegno di attualizzarlo nella realtà concreta della nostra esistenza.

Sempre in prima, Iraq: l'insicurezza - sottolinea l'Unione Europea - ostacola l'aiuto a chi è nel dolore. Sempre alta l'emergenza idrica; continua la penuria di medicinali.

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

Una pagina dedicata alla celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù nelle Diocesi italiane.

Una pagina in ricordo della figura del Vescovo Antonio Bello, a dieci anni dalla morte.

Un contributo del Vescovo Piero Marini dal titolo "Quanti uomini, tanti sepolcri, un grande pianeta di tombe...": il testo tragicamente attuale della Via Crucis 2003 composto da Giovanni Paolo II.

 

Nelle pagine estere, arrestato a Bagdad, Abu Abbas, il sequestratore dell'"Achille Lauro". Medio Oriente: ancora violenze in Terra Santa. Cuba: Colin Powell stigmatizza la condanna dei dissidenti.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Angelo Mundula dal titolo "Dalla grande poesia una parola di pace": una rilettura dell'opera d Giacomo Leopardi. Un contributo di Paolo Miccoli sul tema dell'"esperienza del Cenacolo negli scritti di santi e di filosofi".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il sì del Parlamento all'invio di aiuti e di militari in Iraq.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

16 aprile 2003

 

 

LA PACE SEMPRE POSSIBILE IN TERRA SANTA, MA DEVONO TACERE LE ARMI

 E CESSARE LE SOPRAFFAZIONI: IL MONITO DEL PATRIARCA LATINO

 DI GERUSALEMME, NEL SUO TRADIZIONALE MESSAGGIO PER LA PASQUA

- A cura di Roberta Gisotti -

 

Un invito a rallegrarsi nonostante le privazioni che stanno soffrendo, a vivere a dispetto della morte che li circonda, ad amare contro l’odio che distrugge i loro cuori in questi giorni. Nel suo Messaggio pasquale mons. Michel Sabbah offre parole di consolazione per ogni uomo partecipe della Resurrezione del Cristo che ha sconfitto la morte, la morte che non ha più potere su di Lui. E “questo è il desiderio di Pasqua per tutti noi - dichiara il Patriarca latino di Gerusalemme - vedere che la morte è vinta e non ha più potere in questa Terra Santa nei cuori di Palestinesi ed Israeliani. Noi Cristiani, crediamo nella Resurrezione - prosegue mons. Sabbah - per cui manteniamo la speranza che un giorno la Terra Santa sarà per i tutti i suoi abitanti, una terra di resurrezione e non più una terra di morte ed odio”.

 

Quindi il patriarca rivolge espressioni di duro rimprovero ai leader della Terra Santa: “eravate state eletti per portare pace e sicurezza”, ma “le vie seguite finora non hanno portato né pace né sicurezza, né per il popolo israeliano né per quello palestinese”. Ad un anno dai gravi fatti nella Basilica della Natività di Betlemme il bilancio è infatti davvero sconfortante, come conferma lo stesso patriarca

 

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NOTHING HAS CHANGED FOR US. THE BASILICA IS LIBERATED, BUT NOT THE HUMAN BEING ...

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“Nulla è cambiato, per noi. La Basilica è stata liberata, ma non l’essere umano. I Palestinesi sono tuttora sotto assedio, esposti ad umiliazioni, fame ed anarchia e gli Israeliani rimangono nella loro insicurezza e nella loro paura. E quello che stiamo vivendo qui, in Terra Santa, cominciamo ora a vederlo anche in Iraq. Qualcuno ha detto che la guerra in Iraq è stata un passo verso la pace. Giovanni Paolo II ha detto chiaramente che solo i mezzi di pace possono portare alla pace. La comunità internazionale ha bisogno di rinnovarsi al fine di riuscire a trovare un modo per porre limiti all’uso della guerra da parte dei forti, e per salvare l’umanità dalla minaccia di una nuova guerra mondiale. E’ necessario combattere il terrorismo, ovunque esso si trovi; ma la lotta al terrorismo inizia con il rispetto di determinati criteri e valori. Il primo passo da compiere per porre fine al terrorismo è iniziare con una sorta di auto-critica, al fine di individuare le radici del male e della morte in se stessi: quelle stesse radici che permettono al forte di aggredire il debole e di imporre ingiustizia e privazioni alle genti”.

 

 

LA CATTURA  DI ABU ABBAS OCCUPA LE CRONACHE DELLA GUERRA IN IRAQ;

ANCORA CRITICO L’ORDINE PUBBLICO NELLE CITTÀ, MENTRE SI ATTENDE

CON ANSIA L’ARRIVO DI INGENTI AIUTI UMANITARI

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

E’ la cattura di Abu Abbas, leader dell’Flp, il Fronte per la liberazione della Palestina, l’ultimo risvolto di rilievo dell’Operazione angloamericana Iraqi Freedom. Responsabile nell’85 del dirottamento della nave da crociera italiana Achille Lauro e della morte di un cittadino americano ebreo paraplegico, Leon Klinghoffer, ucciso e gettato in mare - Abbas è stato arrestato ieri nel corso di un blitz delle forze speciali americane, che lo hanno sorpreso nella sua abitazione alla periferia di Baghdad. Mentre il Centcom, il Comando alleato in Qatar, definiva l’avvenimento “un'altra vittoria nella guerra globale contro il terrorismo”, tra le proteste dell’Autorità nazionale palestinese, l’Italia, per voce del suo ministro della Giustizia, Roberto Castelli, ha annunciato che chiederà l’estradizione di Abbas, giacché sul suo capo pende dall’87 una condanna all’ergastolo. La cattura di Abbas può essere considerata una prova dei legami tra il terrorismo islamico e il decaduto regime iracheno? Ecco il parere dell’inviato a Gerusalemme del Corriere della sera, Guido Olimpio, intervistato da Andrea Sarubbi:

 

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R. - In qualche modo sì, perché Abu Abbas rilasciava addirittura interviste quando stava a Baghdad, e soprattutto - in maniera pubblica - il suo gruppo, assieme ad altri, è stato il ‘canale’ attraverso il quale Saddam Hussein ha fatto arrivare le ricompense per le famiglie dei kamikaze e le famiglie di coloro che hanno avuto feriti o morti nell’Intifada.

 

D. - Oltre al Fronte di liberazione della Palestina, ci sono altri gruppi di attivisti palestinesi che Saddam Hussein ha appoggiato?

 

R. - C’è un altro gruppo, il Fronte di liberazione arabo, che è presente in Iraq ed è anche presente, in misura minore, nei Territori occupati. Ma Baghdad dà ospitalità anche ad un altro personaggio coinvolto nel primo attacco alle Torri Gemelle, quello del febbraio del ’93. Ritengo che gli americani cercheranno di catturarlo. Poi, in misura minore l’Iraq ha aiutato dei movimenti in Estremo Oriente. Ma diciamo che l’appoggio di Saddam Hussein ai gruppi terroristici si era ridotto moltissimo negli ultimi anni.

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A 28 giorni dall’inizio della guerra, il generale Tommy Franks, comandante in capo dell’offensiva alleata in Iraq, ha fatto il suo ingresso in Baghdad. La notizia è stata confermata da un portavoce del Comando anglo-americano. Ma  con la conclusione delle operazioni militari su larga scala, i problemi principali dell’Iraq post-bellico restano quelli della sicurezza delle città e degli interventi umanitari. Mossul, località del nord, è stata teatro di ripetute sparatorie, l’ultima delle quali - stamattina - ha provocato almeno tre morti tra i civili e diversi feriti. Sempre oggi, a Baghdad, le Forze speciali americane hanno fatto irruzione nella casa di Rahib Taha - un microbiologo iracheno che sotto il regime di Saddam Hussein sarebbe stato a capo di un laboratorio segreto dove si produceva  antrace - ed hanno sequestrato, secondo l'agenzia saudita Spa, numerosi scatoloni pieni di documenti. L’inviata Mediaset Anna Migotto, che abbiamo contattata mentre era in viaggio verso Tikrit, ci aggiorna sugli sviluppi nella capitale irachena:

 

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R. - Baghdad questa mattina era apparentemente calma, anche se bisognerà vedere nel corso della giornata come evolverà la situazione. Ieri, erano ancora in corso dei saccheggi, nonostante la polizia irachena abbia incominciato a pattugliare alcune zone insieme ai marine. Abbiamo assistito al saccheggio, piuttosto violento, dell’ex Fiera di Baghdad, già bombardata. Io mi sto dirigendo verso Tikrit dove la situazione dovrebbe essere sotto controllo. Lungo la strada non abbiamo visto nulla di particolare, nel senso che la gente appare tranquilla: si ferma per salutare, tutti sembrano molto disponibili.

 

D. - Quali echi si sono avuti nella capitale, del vertice di Nassiriya?

 

R. - In realtà, nella capitale non si sono avuti particolari echi. Ieri ho trascorso la giornata nelle aree sciite da Kerbala a Saddam City e ho sentito da parte di tutti le stesse opinioni, sia degli imam che della popolazione comune: no ad una gestione americana del Paese e no ad Ahmed Chalabi, che nessuno ritiene poter rappresentare degnamente questo Paese. E’ sì un iracheno ed uno sciita, ma è fuggito quando era giovanissimo, è sempre vissuto in esilio e quindi - come mi hanno detto molte persone: non ha sofferto con noi.

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Lo sforzo di individuare un compromesso tra le forze irachene uscite dall’ombra di un’opposizione senza voce ed ora chiamate a tracciare la strada verso la democrazia si intreccia con le urgenze contingenti, rappresentate dai bisogni più basilari della popolazione. Nel sud dell’Iraq, si moltiplicano gli arrivi dei convogli umanitari – un centinaio solo quelli dell’Unicef - ma l’emergenza idrica e sanitaria rimane grave. Anche l’Unione europea sta preparando l’invio in Iraq di ospedali da campo, medicine ed acqua e ieri è partito il primo aereo di aiuti distribuiti attraverso la Croce Rossa. In prima linea, accanto ai civili, c’è ovviamente la Chiesa irachena, pronta a distribuire i primi soccorsi umanitari provenienti dall’estero. Ascoltiamo il nunzio apostolico a Baghdad, mons. Fernando Filoni, intervistato da Roberto Piermarini:

 

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R. - A Bassora, sono già arrivati i primi aiuti italiani, consegnati all’arcivescovo locale, mons. Kassab, che ne sta organizzando di persona la distribuzione attraverso le parrocchie e la diocesi, ma anche attraverso alcune moschee con cui è in amicizia. Conosce bene l’imam, per cui la collaborazione andrà a buon fine. A Baghdad, per il momento, non abbiamo ricevuto nulla. I vescovi hanno creato un comitato ad hoc. Quanto alle medicine, saranno consegnate all’ospedale San Raffaele, l’unica struttura sanitaria in tutta Baghdad in grado di funzionare a pieno regime, fino al completo sfinimento dei medici. Sono loro che si sono detti disposti a ricevere questi medicinali e ovviamente li useranno per il loro ospedale, ma andranno anche in tutte quelle altre strutture che potranno ricominciare a funzionare.

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GIORNATA STORICA PER IL VECCHIO CONTINENTE: AD ATENE,

LA FIRMA CHE SANCISCE L’ADESIONE DI ALTRI 10 PAESI ALL’UNIONE EUROPEA

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

L’Europa torna a respirare con due polmoni. La firma che oggi ad Atene sancisce l’ingresso nell’Unione di dieci nuovi Paesi ha, infatti, il sapore del ritrovarsi nella stessa famiglia di popoli troppo a lungo divisi da muri che, solo qualche lustro fa, sembravano impenetrabili. La storia dell’integrazione continentale - iniziata il 18 aprile di 52 anni fa con la nascita della Comunità europea dell’acciaio e del carbone (Ceca) - vive così una tappa fondamentale attraverso l’adesione di Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia ed Ungheria. Un evento di significato notevole anche per il delicato momento internazionale. Lo sottolinea mons. Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), al microfono di Lucas Duran:

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R. – C’è coscienza che il processo di unificazione è un fatto storico, proprio la sfida irachena ci dice quanto sia necessario che l’umanità faccia un salto di qualità e l’Europa deve contribuire a questo salto di qualità. Cioè, noi siamo molto tristi che il mondo debba regolare i suoi problemi attraverso la violenza e le armi. Non so se l’Europa sarà capace di portare una novità in questo campo. Ovviamente, ci sono timori economici: pensiamo al capitolo dell’agricoltura e al timore che l’agricoltura dei Paesi dell’est non sopporti la concorrenza con l’agricoltura di altri Paesi. O, un altro timore è il fatto che soprattutto i Paesi dell’Est pensano che i propri valori tradizionali potrebbero subire un attacco, una corruzione nel confronto con l’Occidente. E quindi, questi sono i timori che anche le Chiese conoscono, con cui le Chiese si confrontano, anche se tutti gli episcopati – pur tenendo presente questo – hanno sempre incoraggiato il processo dell’unificazione perché ritengono che un processo che favorisce la stabilità, favorisce la pace, favorisce la giustizia e con questo risponde al senso anche profondo del Vangelo.

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La firma di Atene è dunque una conquista, una pietra miliare nel percorso di integrazione europea. Non mancano, tuttavia, le difficoltà per un’organizzazione che ora dovrà far fronte a sfide nuove, come spiega il prof. Augusto Sinagra, docente di diritto dell’Unione europea, all’Università “La Sapienza” di Roma:

 

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R. – Quello che è rilevante considerare sono i problemi che questo comporta, problemi di adattamento delle strutture, di rimodellamento degli organi, della rappresentanza. Io non so se quello che è stato già fatto a Nizza possa dare un risultato sufficiente, nel senso di garantire all’Unione Europea di conservare quel tanto o poco di capacità decisionale, in presenza di un allargamento che si pone quasi in termini di raddoppio. Rimane il fatto positivo che, comunque, nell’ambito della famiglia europea si vengano a riprendere colloqui, contatti e rapporti con realtà geografiche, con realtà culturali, con realtà di grande civiltà che, a causa delle vicende conseguenti alla Seconda Guerra Mondiale, sono state nettamente separate per diversi decenni dal contesto che era pure unitario dell’Europa, in termini culturali, in termini di civiltà e in termini di tradizione, di religione … Non per nulla il Pontefice pone l’accento, a proposito dei lavori dell’elaboranda Costituzione europea, sulla necessità di un riferimento a quelle che sono le radici cristiane dell’Europa, che vuole significare la rivendicazione di una civiltà profonda che nasce da noi con il Cristianesimo, dopo l’era dell’Impero romano.

 

D. – Le strutture comunitarie, pensate per un numero ristretto di Paesi, reggeranno al peso di un’organizzazione così ampliata rispetto alla versione originaria?

 

R. – Personalmente ne dubito, perché per quanto si possano e si debbano modificare i sistemi e le procedure di voto, per quanto si debbano e si possano modificare le strutturazioni dei diversi organi e i rapporti interorganici, rimarrà oggettivamente difficile o difficoltoso raggiungere e determinare un momento decisionale, quando si passa da 15 voci a 25 voci. Quindi con un insieme di altri Stati, i quali sono portatori, anche legittimamente comprensibilmente, di istanze, di modi di vedere, di punti di vista differenti tra di loro, e differenti rispetto anche agli Stati già membri dell’Unione Europea.

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DAL TRAMONTO DI OGGI LA FESTA DEL PESACH PER GLI EBREI IN TUTTO IL MONDO

- Intervista con Giuseppe Laras -

 

Da oggi cominciano le celebrazioni per la Festa del Pesach, la Pasqua ebraica, che quest’anno cade in prossimità di quella cristiana. La Pasqua è la più importante celebrazione per la comunità ebraica, ed è conosciuta anche come “festa degli azzimi”, così detta perché per sette giorni nella lavorazione del pane non si mette il lievito, in ricordo dell’ultima cena consumata di fretta prima della partenza dall’Egitto.

 

Cos’è la Pasqua ebraica e in che modo si celebra? Benedetta Capelli lo ha chiesto al rabbino capo di Milano, Giuseppe Laras:

 

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R. – E’ un momento importantissimo nella storia religiosa del popolo ebraico, perché ricorda l’uscita degli Ebrei dalla schiavitù egiziana. Quindi ricorda la presenza di Dio nella vita del Popolo, nella storia, ricorda i miracoli, ricorda l’apertura del Mar Rosso ... L’evento della liberazione dalla schiavitù d’Egitto è un evento che viene ricordato ogni anno nella sera del Seder, cioè nelle prime due sere viene fatta una cerimonia domestica, una cena, in cui si legge la Gada, e in questo libro si leggono brani biblici.

 

D. – Esiste tutta una simbologia ed un rituale estremamente particolare. Ce ne vuole spiegare il senso?

 

R. – Sì. Durante la cena del Sèder ci sono delle cose che mangiamo e che hanno una valenza simbolica: l’erba amara che ricorda le amarezze dei nostri padri in Egitto, poi una specie di marmellata che si accompagna all’erba amara proprio per sottolineare che dopo le amarezze della schiavitù è venuta la dolcezza della libertà ...

 

D. – In questo particolare momento di conflitto, la Pasqua può assumere un significato aggiuntivo, diverso?

 

R. – Nel celebrare la Pasqua noi Ebrei, ma anche gli altri, anche i Cristiani, debbono – secondo me – concentrarsi sul valore della vita, sul valore della liberazione, sul rifiuto della violenza e della schiavitù; e devono guardare avanti, verso un futuro che non conosca più violenza, sangue, lacrime. La Pasqua ebraica ci stimoli ad andare a sperare in questa direzione.

 

D. – Secondo lei, quali sono i segni di Dio che il popolo ebraico trova oggi nella sua storia?

 

R. – La mano di Dio è sempre presente nella storia; guiderà l’umanità. La Pasqua vuol dire ‘passare oltre’, ‘andare al di là della contingenza’ magari violenta, magari triste; guardare verso un futuro che ci veda accomunati come umanità con altri sentimenti ed in altri contesti.

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CHIESA E SOCIETA’

16 aprile 2003

 

 

“CONTEMPLARE CRISTO CON GLI OCCHI DI MARIA”: TEMA DEL CONGRESSO MARIANO INTERNAZIONALE, A CASTELGANDOLFO DAL 28 AL 30 APRILE,  PROMOSSO DAL MOVIMENTO DEI FOCOLARI IN RISPOSTA ALL’APPELLO DEL PAPA NELL’ANNO DEL ROSARIO. 

PRESENTI  DELEGATI DI MOVIMENTI ECCLESIALI, CHIESE CRISTIANE, EBRAISMO E ISLAM

 

CASTELGANDOLFO. = “In quest’anno turbato da non poche preoccupazioni per le sorti dell’umanità, ho voluto che la preghiera del Rosario avesse come specifiche intenzioni la causa della pace e della famiglia”. Così il Papa ha motivato l’indizione dell’Anno del Rosario. In risposta al suo invito il Movimento dei Focolari ha indetto un Congresso Mariano internazionale dal titolo: “Contemplare Cristo con gli occhi di Maria”. Si svolgerà a Castelgandolfo dal 28 al 30 aprile. L’iniziativa intende dare un contributo per svelare le ricchezze del Vangelo alla luce del Rosario, affinché, contemplando Cristo con gli occhi di Maria - come ha scritto il Papa – i cristiani diventino costruttori di pace e di un mondo più vicino al disegno di Dio. Brevi riflessioni, esperienze di vita rinnovata dal Vangelo, spazi artistici, illustreranno la Lettera apostolica del Papa sul Rosario ed i nuovi “misteri della Luce”. Chiara Lubich presenterà l’esperienza del Movimento dei Focolari su Maria e il Rosario. In programma l’intervento del prelato di Pompei, mons. Domenico Sorrentino, che traccerà la storia del Rosario. Interverranno anche delegati di vari movimenti ecclesiali: Comunità di Sant'Egidio, Rinnovamento carismatico, Cursillos, Schoenstatt e Legionari di Cristo. Il Congresso avrà anche una dimensione ecumenica con interventi di ortodossi, anglicani ed evangelici e interreligiosa con una studiosa musulmana e un’artista ebrea. Le celebrazioni liturgiche saranno presiedute dai cardinali: Angelo Sodano, Miloslav Vlk, Silvano Piovanelli; i vescovi: Stanislaw Rylko e Vincenzo Paglia. Ampia la diffusione mediatica nei cinque continenti attraverso internet e la televisione: Telepace, Ewtn, Cançao Nova e Sat 2000 tra le emittenti che garantiranno la copertura. (M.A.)

 

 

I VESCOVI DELL’INDIA NEL LORO MESSAGGIO IN OCCASIONE DELLA PASQUA

RICHIAMANO I FEDELI ALLA SACRALITÀ DELL’ESISTENZA UMANA.

 

NUOVA DELHI. = “Questa società materialistica ha ignorato il valore della vita ma la Pasqua reca con sé la speranza di riconquistare la sacralità dell’esistenza sulla terra e la sua pienezza dopo la morte”. Lo ha detto il presidente della Conferenza episcopale indiana (Cbci), l’arcivescovo Cyril Baselios Malancharuvil, nel messaggio diffuso in vista della Pasqua, con il quale ha voluto lanciare un appello per il rispetto della vita umana senza distinzioni di casta, colore della pelle o credo religioso. Manifestando la sua preoccupazione per il decadimento dei valori morali, mons. Malancharuvil ha dichiarato: “Nel mondo attuale, caratterizzato dal progresso scientifico e tecnologico, la vita è sottoposta a serie minacce ed abusi, mentre dovrebbe essere protetta. Da tutto questo è derivata la perdita del senso dell’inviolabilità dell’essere umano”. Per il presidente della Cbci, la Pasqua rappresenta il momento per ricordare agli uomini di vivere in pienezza i propri giorni e di mantenere intatta la sacralità dell’esistenza. (M.A.)

 

 

CI SARA’ UN INDENNIZZO PER LE VITTIME DELL’APARTHEID IN SUD AFRICA.

 RESPINTA INVECE LA PROPOSTA DI TASSARE LE MULTINAZIONALI

CHE HANNO SFRUTTATO LA DISCRIMINAZIONE.

 

CITTA’ DEL CAPO. = Ci sarà un risarcimento economico per gli abusi subiti durante il regime di apartheid: lo ha dichiarato oggi il presidente Thabo Mbeki di fronte al Parlamento sudafricano. Quasi tutti i testimoni ascoltati dalla Commissione per la verità e la riconciliazione riceveranno 30 mila rand (3.600 dollari). “Facciamo ciò con apprensione – ha continuato il presidente – sapendo che non si può attribuire un valore monetario alla vita e alla sofferenza”. Destinati a 19 mila persone, i risarcimenti verranno probabilmente estesi anche ad altre 3 mila vittime. Il governo si è impegnato a pagare il denaro promesso entro la fine dell’anno. La Commissione per la verità e la riconciliazione aveva deciso per una politica di amnistia nei confronti di chi aveva commesso crimini razziali a sfondo politico, a condizione che ammettesse pubblicamente le sue responsabilità e riferisse tutta la verità sui fatti. Già tra il 1998 e il 1999 il governo aveva distribuito altri risarcimenti, ma la Commissione ha recentemente suggerito che questi siano finanziati con delle tasse a carico dellle multinazionali sudafricane che hanno tratto vantaggio dall’apartheid. Oggi però Mbeki ha rigettato la proposta della Commissione. (S.C.)

 

 

I PRESULI DEL GUATEMALA LAMENTANO IN UN DOCUMENTO LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI DEI LAVORATORI MIGRANTI

NEI PAESI DELL’AMERICA CENTRALE ED INVITANO I GOVERNI AD ADOTTARE POLITICHE PIÙ ATTENTE AI PROBLEMI DELL’IMMIGRAZIONE

 

CITTA’ DEL GUATEMALA. = “La via crucis del migrante, cammino della speranza” è il titolo del recente documento della Conferenza episcopale guatemalteca dedicato alla condizione di migliaia di persone che nell’America centrale sono costrette per lavoro a cambiare Paese. I vescovi attirano l’attenzione sulle sofferenze di queste persone, che, oltre al dolore della partenza, spesso subiscono discriminazioni, razzismo e violenze. Secondo i presuli le politiche economiche dei Paesi della regione hanno lasciato le fasce più povere della popolazione senza adeguate prospettive d’occupazione, rendendole anzi più vulnerabili nei confronti dell’economia di mercato. In particolare, l’episcopato lamenta il trattamento che alcuni immigrati hanno subito da parte di agenti dell’immigrazione messicani e statunitensi. “Lungo la frontiera – si legge nel testo – alle persone senza documenti si nega il diritto di consultare un avvocato, di chiamare un familiare e di richiedere asilo”. Ai governi è richiesto invece di armonizzare le politiche migratorie affinché sia rispettata la dignità umana dei migranti e siano riconosciute le conseguenze sociali della migrazione. I vescovi del Guatemala infine esortano i governi dell’America centrale a ratificare al più presto la “Convenzione internazionale dei diritti umani dei lavoratori migranti e dei loro famigliari”, carta adottata dall’Onu per garantire protezione ai migranti. (M.A.)

 

 

DOPO L’UCCISIONE DI UNA SUORA E DI UN SACERDOTE, I VESCOVI DEL KENYA CHIEDONO AL GOVERNO MAGGIORE SICUREZZA.

L’EPISCOPATO DENUNCIA LA CIRCOLAZIONE INCONTROLLATA DELLE ARMI, CAUSA DEI FREQUENTI ATTI CRIMINALI

 

NAIROBI. = Dopo la morte di padre Martin Macharia Njoroge, deceduto venerdì scorso a causa delle ferite riportate durante una rapina, i vescovi cattolici del Kenya lanciano un appello al governo affinché si impegni per garantire sicurezza a tutti i cittadini. Il vescovo di Lodwar, mons. Patrick Joseph Harrington, ha pubblicato una dichiarazione nella quale ribadisce la sacralità della vita umana. Il presule si rivolge al governo: “Adesso vogliamo sicurezza – afferma – perché governare non significa solo partecipare a conferenze e disputarsi i posti di potere. Come minimo, il compito e il dovere del governo è fornire sicurezza a tutti i cittadini”. Oltre a padre Macharia Njoroge, la Chiesa cattolica nell’ultimo mese ha perso a causa della violenza anche la suora orsolina, Anna Nanjala, uccisa proprio a Lodwar il 16 marzo scorso. Per l’arcivescovo di Nairobi, mons. Raphael Ndingi Mwana’a Nzeki, lo stato della sicurezza è allarmante. Secondo il presule una delle cause dell’insicurezza nella quale vive il Paese, è l’alto numero di armi da fuoco in circolazione, dovuto anche alla corruzione di alcuni funzionari di polizia collusi con contrabbandieri e trafficanti. Per l’arcivescovo di Nairobi sarebbe necessario perciò che le autorità rafforzassero i controlli alle frontiere per impedire il commercio illegale di armi. (M.A.)

 

 

“L’ATTACCO A LUOGHI SACRI CERCA DI INTRODURRE LA DIMENSIONE DI FEDE IN UN CONFLITTO CHE È PRIMA DI TUTTO POLITICO ED ECONOMICO”. COSÌ IL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE FILIPPINA DENUNCIA LA GUERRIGLIA

DEI SEPARATISTI ISLAMICI NEL SUD DEL PAESE

 

MANILA. = La presidenza della Conferenza episcopale filippina ha espresso la propria preoccupazione per le conseguenze che il conflitto iracheno potrebbe avere sulla guerriglia indipendentista nel sud delle Filippine. Dopo l’11 settembre, la guerra in Afghanistan e la crisi del Golfo, il Moro Islamic Liberation Front (Milf), che mira all’indipendenza della parte meridionale dell’arcipelago, ha ripreso con intensità l’azione terroristica. Due gravi attentati a marzo e ad aprile hanno ucciso 38 persone fra cui una religiosa, ferendone oltre 200. Il presidente della Conferenza episcopale (e arcivescovo di Cotabato, città sull’isola di Mindanao, proprio nella zona in cui il Milf è più attivo), mons. Orlando Quevedo, ha rivolto un appello affinché cessino le violenze a danno dei civili e ha denunciato la strumentalizzazione operata ai danni della religione, spesso coinvolta attraverso attacchi a luoghi di culto: “L’attacco a luoghi sacri – ha dichiarato mons. Quevedo - cerca di infiammare i sentimenti religiosi e di introdurre la dimensione di fede in un conflitto che è prima di tutto politico ed economico”. Il presule esorta perciò tutti i leader religiosi e i fedeli, sia cristiani che musulmani, a lavorare in favore della pace affinché le Filippine meridionali non diventino teatro di una cruenta ed aperta guerra civile. (M.A.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

16 aprile 2003

 

 

- A cura di Paolo Ondarza -

 

Giornata decisiva per il futuro dell’Europa, che si apre a dieci nuovi Paesi, i cui rappresentanti stanno sottoscrivendo in questi minuti ad Atene l’adesione che dovrà essere ratificata entro il 1 maggio del 2004. Per il presidente della Commissione europea Romano Prodi, al termine dell’incontro sarà opportuno affrontare “il problema di un presidente dell'Unione”. “La bozza della nuova costituzione” – ha detto il presidente della Convenzione europea Valery Giscard d'Estaing – “sarà consegnata al vertice Ue di Salonicco il 20 giugno prossimo”.

 

Medio Oriente: divieto quasi totale di ingresso in Israele, nel periodo della Pasqua ebraica, ai palestinesi della Cisgiordania e della striscia di Gaza. La misura è stata  presentata come una reazione alle minacce di attacchi terroristici. Minacce che si sono concretizzate stamani in due attentati suicidi palestinesi fortunatamente sventati da  reparti israeliani impegnati in Cisgiordania. Graziano Motta.

 

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Mentre il primo ministro israeliano Sharon parla della pericolosità del presidente siriano, Bashar Assad, il suo ministro degli Esteri, Silvan Shalon, al termine di un colloquio con l’ambasciatore americano afferma che la direzione palestinese non ha cambiato il modo di vedere le cose e che il governo israeliano non accetterà di avviare discussioni di pace parallelamente ad attentati quotidiani. E alla vigilia della Pasqua ebraica, gli ebrei si riuniranno per la cena commemorativa dell’esodo dall’Egitto. Grandi misure di sicurezza sono già scattate in Israele per prevenire attentati: forze di polizia e volontari presidiano i luoghi frequentati e le sinagoghe. A Nablus e nella Striscia di Gaza in scontri a fuoco due guerriglieri palestinesi hanno ucciso tre israeliani - un militare e due civili - e ne hanno feriti sei, prima di essere a loro volta abbattuti da soldati.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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E ieri Israele è stato condannato duramente dalla Commissione delle Nazioni Unite sui diritti umani, riunita a Ginevra. Una delle tre risoluzioni ribadisce il legittimo diritto dei palestinesi a resistere all'occupazione israeliana e condanna le violazioni dei diritti umani nei Territori da parte delle autorità israeliane. Voto contrario degli Stati Uniti. La Commissione ha invece rinviato a domani il voto su Cuba, dopo le ultime condanne ai dissidenti.

 

“Pechino non segnala tutti i casi di polmonite atipica”. E’ quanto dichiarato oggi dall’Organizzazione mondiale della Sanità secondo cui i malati di Sars nella città cinese sarebbero tra i 100 e i 200 contro i 37 ufficialmente segnalati, più di mille i pazienti posti sotto osservazione. Ad oggi in Cina il bilancio totale ufficialmente diffuso si attesta a 1445 contagi e 65 decessi.

 

Il duro confronto in atto tra Stati Uniti e Siria, legato al conflitto in Iraq, ha avuto influenza sul Libano. Dopo le dimissioni del premier Hariri, il presidente Lahoud ha iniziato oggi le consultazioni per la formazione di un nuovo esecutivo, ancora più di sostegno a Damasco e che sarà probabilmente ancora guidato da Hariri. Ma quale significato ha questo rimpasto di governo per l’intera regione mediorientale? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Camille Eid, editorialista di Avvenire:

 

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R. - La necessità di cambiare il governo in Libano andava già avanti da tre, quattro mesi a questa parte, anche se il primo ministro Hariri era restio a cambiare il suo governo. Si vede che adesso con le minacce degli americani alla Siria le cose sono andate in porto.

 

D. – Quindi, sarà un governo che, presumibilmente, guarderà in modo più stretto alla Siria?

 

R. – Sì, anzitutto la decisione di cambiare il governo è stata presa a Damasco. Adesso è nel nodo della rappresentanza che si gioca il cambiamento, perché se Hariri tornasse con una squadra uguale, o quasi, allora vorrebbe dire che non si è arrivati a nessun risultato concreto. Invece il nodo della rappresentanza riguarda proprio la componente cristiana, perchè viene richiesto ai libanesi un governo di unità nazionale, in cui i cristiani possano essere veramente rappresentati da leader non assoggettati al volere e ai desideri siriani.

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Responsabili americani, cinesi e nord coreani si incontreranno la prossima settimana a Pechino per discutere sul programma nucleare di Pyongyang. Lo ha annunciato oggi il governo di Seul, confermando informazioni già diffuse da fonti diplomatiche di Washington. Secondo  l’agenzia di stampa giapponese Kyodo i negoziati saranno estesi prima alla Corea del Sud e poi al Giappone e alla Russia, paesi confinanti con la Corea del Nord e interessati strategicamente al problema nucleare.

 

Segnali di pacificazione in Costa d’Avorio: Guillaume Soro, segretario generale del movimento patriota ivoriano, ha fatto stamani il suo ingresso ad Abidjan per assumere la sua funzione di ministro della Comunicazione. Soro è partito stamani con altri tre ministri del movimento patriota dal quartier generale di Bouakè per partecipare alla cerimonia del passaggio di cariche del governo.

 

 

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