RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 104 - Testo della
Trasmissione di lunedì 14 aprile 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Guerra in Iraq: capitola Tikrit città natale di Saddam
Hussein, mentre migliora la situazione della sicurezza a Baghdad. Monito di
Bush alla Siria perché non offra asilo agli esuli del regime iracheno. Interviste con Luigi Geninazzi, Anna Migotto, mons. Fernando
Filoni, Guido Olimpio, Jassim
Taofic Mustafà.
CHIESA E
SOCIETA’:
Proviene
dalla Croazia l’olio che sarà consacrato dal Papa Giovedì Santo.
Lo scorso
venerdì è morto padre Martin Njoroge, missionario in Kenya.
Il virus della Sars continua a mietere vittime ad
Hong Kong.
Spiragli di pace tra Washington e Pyongyang: la
Corea del Nord si dichiara disposta ad una trattativa.
“Rimuoveremo gli insediamenti ebraici nei
territori palestinesi” così il premier israeliano Sharon.
30 giugno 2003: questo il termine dei lavori sulla
Convenzione Europea, secondo il presidente Giscard d’Estaing.
14 aprile 2003
IL PAPA PREOCCUPATO PER LA SITUAZIONE IN
IRAQ
MA ANCHE PER I TANTI FOCOLAI DI VIOLENZA
ACCESI NEL MONDO
INVITA
A FAR DILAGARE SULLA TERRA L’ONDA PACIFICATRICE DELL’AMORE:
COSI’ AI GIOVANI DI “UNIV 2003”
“E’ più che mai urgente una
vera educazione alla pace”. Lo ha riaffermato con forza il Papa questa mattina,
preoccupato “non solo per la situazione in Iraq, ma anche per tanti focolai di
violenza” accesi anche in altri continenti”. Sono parole da lui rivolte questa
mattina, ricevendo in udienza i 3000 universitari e docenti partecipanti al
Meeting internazionale “Univ 2003”, promosso, come ogni anno, dall’Opus Dei, a
Roma durante la Settimana Santa. Al centro del congresso universitario il tema:
“Costruire la pace nel XXI secolo”. Servizio di Carla Cotignoli:
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(canto)
“Se l’amore, segno distintivo dei discepoli di
Cristo, si traduce in gesti di servizio
disinteressato, in parole di comprensione e di perdono, la sua onda
pacificatrice si allarga e si estende sino ad interessare l’intera comunità
umana”.
E’ la via dell’amore, della verità, della giustizia
e della libertà, la stessa indicata da Papa Roncalli nella Pacem in
Terris che il Papa ancora una volta propone ai giovani. Parlando della verità,
Giovanni Paolo II ha chiesto loro di avere “il coraggio” di affrontare “le domande sul senso della
vita”. “Forgiatevi - ha detto - ad una limpida rettitudine di pensiero e di
azione, di rispetto e di dialogo con gli altri”. “Abbiate, in primo luogo quel
rapporto vero con Dio che richiede conversione personale e apertura al suo
mistero”. Il Papa ha posto l’amore che viene da Dio, come radice della
giustizia.
“La pace vera
fiorisce in effetti quando nel cuore viene vinto l’odio, il rancore e
l’invidia; quando si dice no all’egoismo e a tutto ciò che spinge l’essere
umano al ripiegamento su se stesso e alla difesa del proprio tornaconto”.
“E’ ancora l’amore - ha
aggiunto il Papa - che rende “più facile comprendere anche il quarto pilastro
della pace: la libertà, il riconoscimento dei diritti delle persone e
dei popoli e il libero dono di sé nel responsabile compimento dei doveri che
competono a ciascuno”. Questa la via per dare “un contributo efficace alla
costruzione di un mondo pacificato e pacificatore”.
Giovanni Paolo II ha concluso citando
il fondatore dell’Opus Dei San José-maria Escrivà: ricordava che “compito del
cristiano è annegare il male nella sovrabbondanza del bene”. E spiegava: “Non
si tratta di far campagne negative, né di essere anti-qualcosa. Al contrario,
si tratta di vivere di affermazioni, pieni di ottimismo, con gioventù, allegria
e pace, di guardare tutti con comprensione”. Il Papa ha quindi dato ai giovani
una consegna: “accogliete la pace che Cristo dona a chi gli apre il cuore e
diffondetela in ogni
ambiente”.
Poco prima il Santo Padre aveva ancora una volta affermato
che “la prima fondamentale azione in favore della pace è la preghiera, poiché
la pace è dono dell’amore di Dio”. E una giovane, nell’indirizzo di saluto, a
nome dei suoi coetanei, in quest’anno del Rosario da lui indetto “avendo in
cuore la situazione attuale del mondo”, gli aveva assicurato che può contare
sulla risposta dei giovani che condividono con lui la certezza “che il Rosario
è la nostra arma principale per ottenere la pace”.
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ALTRE
UDIENZE E NOMINA
Nel corso della mattinata il
Papa ha ricevuto in udienza l’arcivescovo Gabriel Moltalvo, nunzio apostolico
negli Stati Unii; Yosef
Neville Lamdan, ambasciatore di Israele, con la consorte, in visita di congedo;
e Mitsuhiro Nakamura, ambasciatore del Giappone, in visita di congedo.
Il Santo Padre ha inoltre nominato oggi vescovo di
Sunyani, nel Ghana il rev. Matthew Gyamfi, rettore del Seminario Minore di
Sunyani e cancelliere della Curia diocesana
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S'impone, in prima pagina, il
seguente titolo "Gerusalemme città-simbolo dell'umanità specialmente nel
drammatico inizio del terzo millennio: Domenica delle Palme dell'Anno del
Rosario - XVIII Giornata Mondiale della Gioventù; Giovanni Paolo II e i
giovani, insieme con il cuore rivolto alla Città dell'"osanna" e
della "passione di Cristo".
Nelle vaticane, il titolo
dell'Angelus è "Vi affido la Croce e l'Icona di Maria che attraverseranno
diversi Paesi dell'Europa Centrale e Orientale per giungere fino a
Colonia".
Nel discorso ai partecipanti al
Meeting internazionale "Univ 2003", il Santo Padre ha sottolineato
che è la preghiera la prima e fondamentale azione in favore della pace, dono
dell'amore di Dio.
Una pagina dedicata alla
celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù nelle diocesi italiane.
Nelle pagine estere, il
dettagliato resoconto della situazione in Iraq: le truppe alleate controllano
tutto il Paese. Primi aiuti dalla comunità internazionale. Incendiata la
Biblioteca nazionale.
Kenya: morto, a
Nairobi, un sacerdote ferito in una brutale aggressione.
Medio Oriente: Sharon disposto
ad accettare la dismissione degli insediamenti.
Nella pagina culturale, un
contributo di Pietro Borzomati dal titolo "Una figura luminosa della
Chiesa calabrese": quarant'anni dalla morte del beato Gaetano Catanoso.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la situazione politica in riferimento alla crisi irachena:
divergenze sull'opportunità di inviare truppe.
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14 aprile 2003
IL CENTRO DI TIKRIT CONTROLLATO DAGLI AMERICANI,
MENTRE
A BAGHDAD TORNA LA POLIZIA PER LE STRADE.
MONITO
DI BUSH ALLA SIRIA: COOPERATE E NON OFFRITE ASILO
AGLI
ESULI DEL REGIME IRACHENO
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Un’immagine che ricorda quella
di Baghdad, pochi giorni fa: i carri armati americani hanno iniziato a
presidiare all’alba di questa mattina le strade del centro di Tikrit, città
natale di Saddam Hussein e ultimo baluardo della resistenza irachena. Secondo
il Centom, il Comando alleato di Iraqi freedom in Qatar, caccia
americani F18 hanno distrutto diversi tanks ed ucciso almeno 15 soldati della
fanteria irachena. La resistenza incontrata dai blindati statunitensi è stata
definita “sporadica” e “non organizzata”, anche se non si può ancora parlare di
caduta della città. Ma ascoltiamo la descrizione
che ne fa l’inviato di Avvenire, Luigi Geninazzi, entrato poche ore fa in
Tikrit al seguito dei marine statunitensi e raggiunto telefonicamente
subito dopo da Roberto Piermarini:
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R. - Tikrit è una città spettrale, non c‘è una persona in
giro. Non so dove siano andati tutti. Non c’è un abitante in vista. Ci sono
solo i marine che hanno occupato il ponte, hanno circondato tutto il
Palazzo presidenziale. Le strade del centro sono vuote, ma si odono sparatorie.
Qualcuno ci ha sparato mentre stavamo entrando in città, che sta cadendo sotto
il controllo delle truppe americane. Inoltre, continuano anche i bombardamenti.
Gli elicotteri Cobra continuano a volare sopra le case. Al momento, la
situazione qui in centro è calma. Il problema non è entrare: il problema sarà
uscire, perché ci sono sacche di resistenza dei fedayn che si divertono a
sparare soprattutto sui giornalisti. A parte questo, lo ripeto: non si vede
assolutamente un’anima viva.
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A
Baghdad, nel frattempo, la situazione pare lentamente avviata verso la
normalizzazione. Diminuiscono, ma non cessano, i saccheggi, mentre - per
ammissione dello stesso Comando angloamericano - “piccole sacche di resistenza”
provocano ancora rischi alla sicurezza urbana in alcune aree della capitale.
Per farvi fronte, da ieri Baghdad può contare su un altro contributo: quello
dei suoi poliziotti, tornati a pattugliare le strade. Gli ultimi aggiornamenti
dalla giornalista Mediaset, Anna Migotto, contattata sempre da Roberto
Piermarini:
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R. - Ho visitato da poco il Saddam Pediatric Hospital.
Era l’ospedale dei bambini: adesso, dopo i saccheggi negli altri ospedali, è
divenuto un ospedale per tutti. Ho trovato una situazione veramente disperata,
perché ancora non ci sono medicinali, ancora non arrivano aiuti. Addirittura,
negli ospedali sono i civili che portano le medicine che hanno in casa. Anche
in città, la situazione è ancora molto drammatica. E’ pur vero che, complessivamente,
potremmo dire che stia evolvendo in meglio, anche perché in città hanno preso
servizio circa 2000 poliziotti. Abbiamo visto come la gente ha accolto il
ritorno dei poliziotti, ovvero con molto favore, nessuno è stato ancora
arrestato. I marine avevano arrestato ieri quattro persone, che
tentavano di assaltare una banca. In alcune zone vi sono negozi che stanno
riaprendo. Si ritorna molto gradualmente alla normalità.
D. - Ci sono ancora manifestazioni antiamericane come
ieri?
R. - Sì, ci sono ancora delle manifestazioni
antiamericane, anche qui davanti all’Hotel Palestine. Ci sono molte persone che
protestano, anche perché questa è stata una settimana di follia per Baghdad,
che non è ancora uscita dalla guerra. Ci sono però anche tante persone che
vengono qui a proporsi per lavorare. Quindi ci sono file di gente che cerca
lavoro e file di gente che protesta. Protesta anche per i disagi: la città è
senza energia elettrica, tanti quartieri sono senza acqua e le condizioni di
vita restano pessime.
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Per i
cristiani iracheni quella del 2003 verrà ricordata come una Pasqua di guerra.
In che clima è dunque iniziata per loro la Settimana Santa? Ascoltiamo il
nunzio apostolico a Baghdad, l’arcivescovo Fernando Filoni, intervistato da
Andrea Sarubbi:
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R. - La Domenica delle Palme è stata celebrata quasi normalmente. Nelle
Chiese si sono svolte le cerimonie. La partecipazione è stata relativa, nel
senso che molti cristiani si sono recati alle funzioni, ma molti altri non sono
potuti andare o si trovano ancora fuori, nei villaggi. Purtroppo, continuano
saccheggi e incendi. Abbandonare la casa, quindi, diventa estremamente
problematico.
D. - Le risulta che questi
saccheggi abbiano interessato anche le strutture ecclesiastiche?
R. - No, per il momento non abbiamo notizia di saccheggi
di strutture ecclesiastiche. Questa mattina, tra l’altro, ci siamo svegliati
sotto una pioggia di cenere. Purtroppo è stata incendiata la Biblioteca
Nazionale. Quindi, l’odore dell’incendio è nell’aria, e per terra si nota la
cenere bianca, entrata ovunque. E’ certamente un grande misfatto, perché è la
memoria e la storia di un popolo che viene bruciata e che è stata persa.
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Il rogo della Biblioteca nazionale si unisce al vandalico
saccheggio, venerdì scorso, del Museo archeologico di Baghdad. Ma a preoccupare
ormai Stati Uniti e Gran Bretagna non sono più ormai le vicende belliche e i
disordini civili dell’Iraq, quanto l’appoggio che la vicina Siria avrebbe
concesso ai gerarchi del decaduto regime. Al monito per una maggiore
cooperazione, lanciato ieri dal presidente Bush alle autorità di Damasco,
replica la portavoce del Ministero degli esteri siriano, Buthaina Shabaan, che
ha affermato all’agenzia Ansa che il suo Paese è pronto ad accettare ispezioni
per accertare l’eventuale presenza di armi chimiche sul proprio territorio. Ma
è una possibilità reale che la Siria divenga il prossimo obiettivo di
un’offensiva militare? Il parere di Guido Olimpio,
corrispondente da Gerusalemme del “Corriere della sera”:
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R. - Non c’è
dubbio che il conflitto rischi di allargarsi, perché la Siria ha avuto un
comportamento strano in questa vicenda. Indubbiamente era contraria alla guerra
con l’Iraq, però ha alzato il tono della polemica e ha anche favorito l’arrivo
di questi volontari, che sono gli uomini che ora stanno resistendo agli
americani in Iraq. Dunque, ci sono tutte le premesse per un allargamento della
crisi.
D. - Le accuse americane, nello specifico, riguardano sia
la protezione di coloro che hanno fatto parte del regime iracheno, ma anche di
nascondere armi di distruzione di massa. Quale di queste due accuse ritieni la
più veritiera?
R. - Diciamo che, in qualche nodo, tutte e due hanno un
fondamento. Si sa che diversi sono scappati in Siria, e probabilmente una delle
mogli di Saddam si è nascosta a Damasco. Per quanto riguarda le armi,
paradossalmente ha più armi di questo tipo la Siria che l’Iraq. Armi che
essenzialmente la Siria ha costruito per bilanciare il potenziale aereo
strategico israeliano. Però, non c’è dubbio, che queste armi ci siano.
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Gli Stati Uniti stanno lavorando
per definire rapidamente l’istituzione provvisoria che dovrà garantire la
transizione democratica dell’Iraq, compresa la soluzione della questione curda.
Una transizione alla quale molti intellettuali dell’opposizione chiedono di
prendere parte, come conferma Jassim Tawfic Mustafà, esule curdo iracheno, da
20 anni in Italia, ricercatore universitario ed esperto in relazioni
internazionali e diritti umani:
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R. - Le forze irachene vorrebbero partecipare al disegno del futuro
dell’Iraq e lo vorrebbero in una gestione del dopo guerra che fosse sotto
l’egida delle Nazioni Unite, anche perché ci sentiremmo oggettivamente più
garantiti noi, come iracheni. La parola d’ordine di queste forze è per la
costituzione di un Iraq democratico, parlamentare e federale, dove per federale
si intende la garanzia di un’ampia autonomia del popolo curdo nel nord
dell’Iraq, e dove però si vuole stabilire - d’accordo con tutte le forze
politiche - che il Paese non venga smembrato. Credo che il popolo iracheno sia
ormai maturo per abbracciare e percorrere la strada della democrazia.
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NUOVE SPERANZE DI PACE PER IL MEDIO
ORIENTE NELLE PROPOSTE FATTE
DAL
PREMIER ISRAELIANO SHARON
-
Intervista con Marcella Emiliani e padre Giovanni Battistelli -
L’andamento della guerra in Iraq sembra aver provocato
l’allentamento della crisi israelo-palestinese. Le speranze di pace si
affidano, come abbiamo sentito, alla proposta fatta ieri in un’intervista dal
premier ebraico Sharon, che ha annunciato la disponibilità a rimuovere gli insediamenti israeliani
nei Territori palestinesi, affermando anche la disponibilità a riconoscere uno
Stato palestinese autonomo. Ma questa decisione prelude realmente ad un
miglioramento dei rapporti tra israeliani e palestinesi? Giancarlo La Vella lo
ha chiesto a Marcella Emiliani, docente di Storia ed istituzioni del Medio
Oriente all’Università di Bologna:
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R. – Indubbiamente prelude, soprattutto perché è un
annuncio che viene da Sharon, che come sappiamo fino ad oggi è stato il più
convinto assertore delle colonie ebraiche. Certamente l’esito della guerra in
Iraq ha influito moltissimo su questo tipo di disponibilità di Sharon, anche
perché Sharon sa che l’Amministrazione Bush non potrà non occuparsi della crisi
israelo-palestinese. Questo però non significa che il cammino sia senza
difficoltà.
D. – Che cosa è cambiato realmente nella situazione, dato
che in fondo tra i Paesi che Sharon accusava essere fiancheggiatori dei
palestinesi, non c’era solo l’Iraq, ma c’erano anche altri Paesi come la Siria,
per esempio?
R. – Sì, indubbiamente, la Siria rimane, comunque in armi,
il potenziale nemico numero uno di Israele. Però la prova di forza degli
americani in Iraq evidentemente lo ha convinto che Israele da questo punto di
vista si può ritenere ben protetto. E’ impossibile credere che la Siria, con
l’aria che tira oggi, abbia intenzioni bellicose nei confronti di Israele.
L’unica cosa molto dubbiosa è che Sharon non parli di tutte le colonie, ma solo
di alcuni di questi insediamenti. Arriva adesso, dopo 10 anni dagli accordi di
Oslo, ad ammettere che sì, ci sarà anche uno Stato palestinese. Diciamo che
riparte tutto da zero, come se dieci anni di fallimento di processo di pace non
ci fossero stati.
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Le dichiarazioni di Sharon hanno ravvivato le speranze di
pace anche della comunità cattolica in Terra Santa. Lo conferma al microfono di
Stefano Cavallo padre Giovanni Battistelli, Custode di Terra Santa:
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R. – Mi auguro che questo sia realmente attualizzato ora.
Spero solo che i tempi non siano molto lunghi e che i colloqui siano già
iniziati. Siamo davvero nelle mani di questi responsabili ed il semplice fatto
che riescano a parlare e a dialogare, non può essere che una speranza. Per
quanto riguarda le aspettative poi del popolo palestinese e del popolo
israeliano, naturalmente ognuno spera di più. Ma io credo che per ora cessare
gli attentati, le contro ritorsioni sia la cosa più importante per questa
nostra terra, che sta soffrendo da tanto tempo e troppo.
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IL MOBBING AUMENTA IL RISCHIO
DI MALATTIE CARDIOVASCOLARI:
L’ALLARME
DAL PRIMO MEETING MEDITERRANEO
DI CARDIOLOGIA, ORGANIZZATO A TAORMINA
-
Servizio di Amedeo Lomonaco -
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Cuore in pericolo per le vittime di mobbing. Ingiustizie e discriminazioni in ufficio, ma anche ansia,
malinconia, stress e isolamento sociale moltiplicano il rischio di malattie
cardiovascolari. E’ questo il quadro tracciato durante il primo Meeting
mediterraneo di cardiologia, svoltosi a Taormina dal 10 al 12 aprile. Il
termine mobbing, proveniente dalla
lingua inglese e precisamente dal verbo to
mob, che significa attaccare, assalire, si riferisce originariamente al
comportamento di alcune specie animali che sono solite circondare
minacciosamente un membro del gruppo per allontanarlo. Ma il mobbing si manifesta con gravi
ripercussioni anche nella società umana. Sul significato di questo fenomeno
ascoltiamo uno studioso del mobbing,
l’ispettore generale dell’Inps, l’Istituto nazionale di previdenza sociale in
Italia, Guido Mancinelli:
R. – Nella società umana esistono problemi di aggressioni
psicologiche, di comportamenti vessatori, che si riscontrano nel mondo del
lavoro con moltissima frequenza. In realtà abbiamo degli attori: uno è il
‘mobbizzato’, che è la vittima del mobbing,
e l’altro è il ‘mobber’. Il ‘mobber’ è colui che pone in essere queste azioni
‘mobbizzanti’. Si tratta molte volte di un collega o di un superiore della
vittima. Sono comportamenti che il ‘mobber’ usa per allontanare questo membro
dal luogo di lavoro e per indurlo al licenziamento.
D. – Come si manifesta, dunque, il mobbing nei luoghi di lavoro?
R. – Le
espressioni sono molteplici e si traducono in un danno psichico per una
dequalificazione forzata in attività. Ci può essere uno stress psicofisico che
viene accusato dal lavoratore per il super lavoro. Ci possono essere molestie sessuali
oppure il disconoscimento del datore di lavoro di meriti e di diritti.
D. – Il mobbing
viene esercitato soprattutto sui lavoratori della pubblica amministrazione, ma
anche delle istituzioni, dei partiti e delle forze armate. Qual è la causa di
questa diffusione così ampia?
R. – E’ sempre la soggezione del sottoposto al superiore, soprattutto
nella vita militare. Non dimentichiamo che fino a poco tempo fa si sentiva
parlare spesso di fenomeni di ‘nonnismo’. Poi, soprattutto nelle comunità, c’è
una gerarchia che è abbastanza predominante.
D. – Analizziamo ora il rapporto tra la giurisprudenza ed
il mobbing. Quali sono gli strumenti
giuridici a tutela del lavoratore?
R. – Gli strumenti giuridici a tutela del lavoratore sono
molteplici in questo campo. Ci si può rivolgere direttamente al giudice del
lavoro per cercare di avere giustizia. Nel diritto del lavoro non sono
espressamente previste e regolamentate le persecuzioni psicologiche. Questo
però non deve comportarne la impunibilità per coloro che si rendono colpevoli
di questo comportamento.
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14 aprile 2003
Top of Form 1
IN OCCASIONE DELLA “GIORNATA PER LE
NECESSITA’ DELLA CHIESA IN TERRA SANTA”
CHE SI
CELEBRA IL VENERDI’ SANTO, LE COMUNITA’ CRISTIANE DI ISRAELE
DEVOLVERANNO
LE LORO OFFERTE ALLA POPOLAZIONE IRACHENA
GERUSALEMME.
= Le offerte delle comunità cristiane di Terra Santa saranno interamente
devolute alla popolazione irachena. L’iniziativa si colloca nell’ambito della
tradizionale "Giornata per le necessità della Chiesa in Terra Santa",
che si celebra ogni anno il giorno di Venerdì Santo. “Una scelta – spiega il
vescovo ausiliare del Patriarcato Latino di Gerusalemme, mons. Giacinto-Boulos
Marcuzzo - che vuole essere un segno concreto di vicinanza e solidarietà alle
popolazioni irachene colpite dal conflitto”. “Tutto quello che sarà raccolto -
aggiunge il presule - sarà inviato alla Caritas di Baghdad così da essere
impiegato subito per i bisogni dei nostri fratelli iracheni, senza nessuna
distinzione di fede". “Questa colletta - sostiene - è un mezzo per
promuovere nella comunione e nella
vicinanza un autentico spirito di pace”. Mons. Marcuzzo lancia infine un
appello: “Tornino i pellegrini in Terra Santa. Tornino a visitare e a pregare
nei Luoghi Santi”. E’ questo il modo migliore per testimoniare la vicinanza
della Chiesa alle comunità della Terra Santa, che rischiano di sentirsi sempre
più sole e abbandonate. (A.L.)
L’OLIO CHE SARÀ CONSACRATO DAL PAPA GIOVEDÌ
SANTO, PROVIENE
DALLA
CROAZIA. LO HANNO PORTATO IN VATICANO LA SCORSA SETTIMANA
LE
SUORE FIGLIE DELLA MISERICORDIA, CONGREGAZIONE FONDATA
DALLA VENERABILE SERVA DI DIO MARIA DI GESU’
CROCIFISSO PETKOVIC
- A
cura di Aldo Sinkovic -
ROMA. =
Dopo l’albero di Natale anche l’olio, che sarà consacrato dal Santo Padre
Giovedi santo, proviene dalla Croazia. Lo hanno portato in Vaticano la scorsa
settimana le Suore Figlie della Misericordia, Congregazione fondata dalla venerabile
Serva di Dio Maria di Gesù Crocifisso Petkovic, che sarà proclamata beata il 6
giugno prossimo durante la terza visita pastorale del Pontefice nel Paese. L’olio
è stato offerto al Santo Padre dalla comunità locale delle stesse Figlie della
Misericordia e dalle autorità comunali di Blato, paese nativo della futura beata.
L’Istituto religioso, sorto proprio a Blato negli anni venti del secolo scorso,
oggi opera in 14 Paesi d’Europa e dell’America Latina, come segno della comunione
nella fede, nella speranza e nella carità e dell’unione che lega il Paese
e la Chiesa croata alla Chiesa di Roma.
Con questa iniziativa, la piccola cittadina di Blato, situata sull’isola di
Korciula, una delle più belle della costa adriatica croata, ha voluto
manifestare la propria gratitudine per l’annunciata visita e la beatificazione
della loro compaesana. Secondo la consuetudine liturgica prima della consacrazione
l’olio sarà diviso in tre parti: l’olio dei catecumeni, del crisma e degli infermi.
LA RIPRESA DELLE VIOLENZE NELLO STATO
INDIANO DELL’ASSAM RISCHIA
DI FAR
SALTARE L’ACCORDO TRA IL GOVERNO ED I RIBELLI,
SOTTOSCRITTO
NEL MESE DI FEBBRAIO
BENGTOL.
= La polizia dello Stato indiano dell’Assam, situato nell’India nordorientale,
ha ritrovato i corpi di 4 uomini che sabato scorso erano stati rapiti da un
commando del gruppo ribelle “Fronte democratico nazionale del Bodoland” (Ndfb)
durante un assalto al villaggio di Bengtol. La tensione sta di nuovo salendo
nello Stato dell’Assam, dove da decenni diversi gruppi ribelli di etnia “Bodo”
combattono per la separazione dall’India. Lo scorso 10 febbraio l’esecutivo
indiano ha sottoscritto un accordo con una delle fazioni attive nel territorio,
le “Tigri per la liberazione del Bodo” (Blt), per l’istituzione di un
“Consiglio territoriale del Bodoland” (Btc) e per la creazione di un territorio
con un’ampia autonomia. Ma da quando è stata firmata l’intesa, la seconda di
questo genere dopo quella del 1993, i ribelli del Ndfb hanno intensificato i
loro attacchi, probabilmente allo scopo di far saltare il patto. (A.L.)
IL GOVERNO AUSTRALIANO DONERA’ 450 MILA
EURO ALLE AMMINISTRAZIONI DI BALI
PER RISOLLEVARE L’ECONOMIA DELL’ISOLA
DURAMENTE COLPITA
DALL’ATTENTATO
TERRORISTICO AVVENUTO 6 MESI FA
DENPASAR.
= A sei mesi dall’attentato terroristico, compiuto il 12 ottobre 2002 in una
discoteca indonesiana sull’isola di Bali, l’Australia ha deciso di commemorare
le sue 88 vittime con alcuni gesti propositivi nei confronti della popolazione
balinese. Il ministro degli Affari esteri australiano John Howard ha annunciato
la volontà del suo governo di donare 470 mila dollari australiani, 450 mila
euro, alle Amministrazioni di Bali, e delle vicine località di Lombok e East
Java. I finanziamenti serviranno a sostenere la ripresa dell’economia locale,
gravemente compromessa dalla drastica diminuzione della presenza di turisti,
intimoriti dalla possibilità di altri attacchi terroristici e tenuti lontano
anche dalle notizie sull’epidemia di Sars. Il denaro dovrà essere impiegato in
programmi di formazione per aiutare le persone a cambiare lavoro o a
riorganizzare le imprese commerciali esistenti. Inoltre, la Croce Rossa
australiana ha donato tre ambulanze completamente equipaggiate che verranno
dislocate alle località di Denpasar, Badung e Buleleng. Il dono comprende un
programma di addestramento in tecniche di primo soccorso per 60 operatori e
volontari, che si terrà il prossimo maggio. La Croce Rossa australiana spera
così di dare ulteriori strumenti ai colleghi indonesiani per meglio affrontare
disastri come quello di Bali, se dovessero accadere di nuovo. Le autorità
indonesiane, con le quali continua a collaborare la polizia federale
australiana, ritengono che i responsabili dell’atto terroristico, il più
sanguinoso dopo quello dell’11 settembre 2001 a New York, siano i militanti di
‘Jamaah Islamiya’ (Ji), rete terroristica sospettata di legami con al Qaida.
(A.L.)
DOPO
ALCUNI GIORNI DI RICOVERO, È MORTO LO SCORSO VENERDÌ PADRE MARTIN NJOROGE,
MISSIONARIO IN KENYA.
ALCUNI BANDITI LO AVEVANO FERMATO MENTRE
SI TROVAVA A BORDO DELLA SUA AUTO
NAIROBI.
= Mentre viaggiava a bordo della sua auto alla periferia di Nairobi, padre
Martin Macharia Njoroge è stato aggredito la scorsa settimana da alcuni banditi.
Secondo la testimonianza rilasciata all’agenzia missionaria Misna
dall’arcivescovo di Nairobi, mons. Raphael Ndingi Mwana’a Nzeki, “dopo averlo
trascinato fuori dalla vettura gli hanno sparato quattro colpi a bruciapelo”.
“Il sacerdote – ha aggiunto il presule - non ha opposto resistenza, anzi,
avrebbe anche consegnato le chiavi dell’auto ai banditi”, poi ritrovata a 500
metri di distanza. Dopo qualche giorno di ricovero all’ospedale di Nairobi, si
è reso necessario un intervento chirurgico nel corso del quale, venerdì scorso,
il sacerdote è deceduto per arresto cardio-circolatorio. (S.C.)
DURANTE IL PERIODO QUARESIMALE MIGLIAIA DI
FEDELI MALAYSIANI
SALIRANNO
SU UNA COLLINA DEL PAESE PER RIVIVERE I MOMENTI
PIÙ
SALIENTI DELLA VIA CRUCIS E
PREGARE INSIEME
TAIPING. = I fedeli malaysiani hanno un loro Monte
Calvario sul quale ogni anno, nel tempo quaresimale, salgono per rivivere i
momenti più salienti della Via Crucis e pregare insieme. Si trova nel nord del
paese, nei pressi di Taiping, a 220 chilometri da Kuala Lumpur. Qui le
celebrazioni del Venerdì Santo assumono un significato particolare per i
quattromila fedeli delle due parrocchie locali, quella di Nostra Signora del Sacro Cuore e di San Luigi. Nel 1995 l’allora parroco, don Augustine Wong, decise di
issare tre croci in cima alla collina per ricordare l’erezione della prima
chiesa nello stato del Perak. Si doveva però procedere al disboscamento e così
furono chiamati in causa i rangers
cattolici provenienti dagli stati malaysiani di Sabah e di Sarawak. In un anno
il percorso fu completato e nel 1996 nacque il Calvario malaysiano, dove ogni
anno ci si riunisce per assistere “dal vivo” agli eventi della Settimana Santa.
(D.D. - A.L.)
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14 aprile 2003
- A
cura di Paolo Ondarza -
Le
autorità di Hong Kong hanno riferito oggi che sono morte altre sette persone e
si sono registrati nuovi 40 contagi da virus della sindrome acuta respiratoria
severa, meglio conosciuta come Sars. Sale quindi a 64 il numero delle vittime
in Cina e a poco meno di 1400 malati, di cui 1190 nella città di Hong Kong.
C’è
forse uno spiraglio per una soluzione pacifica della crisi nucleare tra
Washington e Pyongyang. La Nordcorea ha infatti annunciato di volersi sedere al tavolo negoziale multilaterale con gli
americani, a condizione che gli Usa siano “pronti ad un coraggioso mutamento
radicale” delle loro posizioni. Il servizio è di Chiaretta Zucconi:
*********
L’apertura
nordcoreana al dialogo è stata considerata con “interesse” dalla Casa Bianca,
che ha promesso di rispondere attraverso “appropriati canali diplomatici”. Ma
intanto, l’inattesa dichiarazione del ministero nordcoreano degli Esteri è il
primo passo positivo di Pyongyang da quando è iniziata la crisi, sei mesi fa.
La Nordcorea non specifica cosa intenda per “coraggioso mutamento radicale da
parte di Washington. Ciò che appare evidente, invece, è l’obiettivo: ottenere
garanzie di sicurezza ed assistenza economica da Washington, in cambio
dell’abbandono delle ambizioni nucleari. Analisti in Seul sostengono che
Pyongyang sia stata costretta a questo passo temendo di essere il prossimo target
militare Usa dopo l’Iraq, e non avendo soprattutto altre alternative. A
consigliare la Nordcorea è stata probabilmente Pechino, il più stretto alleato nordcoreano, che di
recente avrebbe anche svolto il ruolo di mediatore tra le parti.
Per Radio Vaticana, Chiaretta
Zucconi
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Due militanti islamici pakistani sono stati condannati a
morte oggi in Pakistan perché ritenuti responsabili dell'attentato al consolato
americano di Karachi, a sud nel Paese. Si tratta di Mahammed Imran e Mohammed
Hanif. Ricordiamo che nel tragico episodio avvenuto nel giugno dello scorso
anno persero la vita dodici persone.
Se il
governo Sharon continuerà nella sua politica di ''massacri dei Palestinesi'' e
gli Stati Uniti ''sosterranno un regime sionista'', ''non possiamo avere alcuna
speranza di pace in Medio Oriente''. E’ quanto ha detto oggi il portavoce del
ministero degli esteri iraniano, Hamid Reza Asefi. Intanto in Medio Oriente, le
speranze di pace si affidano alla proposta di Sharon. Il premier israeliano ha
annunciato ieri la disponibilità a rimuovere gli insediamenti ebraici nei
Territori palestinesi. Graziano Motta.
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Nell’intervista all’autorevole quotidiano “Ares” egli
rileva che la guerra contro l’Iraq ha provocato un’ondata di shock, che apre la
via a cambiamenti importanti nella regione e che offre un’opportunità per
riprendere il negoziato con i palestinesi che non va sprecata. Si dice quindi
determinato a non risparmiare sforzi per giungere ad un accordo e riutilizza la
formula “sono pronto a fare concessioni dolorose”, alludendo al ritiro da
alcuni insediamenti di coloni in Giudea e Samaria. Il governo israeliano ha
intanto revocato lo stato di allerta per la guerra in Iraq e spera in una
ripresa del flusso di turisti e di pellegrini. In effetti sono stati pochi i
pellegrini stranieri che hanno presenziato a Gerusalemme all’apertura della
Settimana Santa, partecipando alla Messa della Domenica delle Palme nella
Basilica del Santo Sepolcro, e nel pomeriggio alla tradizionale processione da
Beit Faje alla città vecchia, passando per il Monte degli Ulivi, che è stata
presieduta dal patriarca latino, Michel Sabbah.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Il
presidente della Convenzione europea
Valery Giscard d'Estaing si recherà a Roma su invito del presidente della Repubblica Carlo Azeglio
Ciampi per presentare il progetto di nuova Costituzione europea. I termini dei
lavori della Convenzione – ha detto Giscard d’Estaing - sono fissati per il 30 giugno prossimo.
In
Nigeria oltre una ventina di morti, polemiche per impressionanti ritardi nella
consegna del materiale elettorale, brogli e maltempo, hanno caratterizzato la
giornata elettorale delle legislative svoltesi sabato. E il 19 aprile prossimo
si voterà per le presidenziali. Il servizio di Giulio Albanese:
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Sono state proprio le manchevolezze degli organizzatori a
determinare uno scrutinio esageratamente lento, se si considera che ieri sera
risultavano attribuiti solo 30 seggi sui 469 che conta il Parlamento. Il
People’s Democratic Party del presidente Obasanjo ne ha ottenuti 25, ma
è ancora presto per attribuire la vittoria al suo schieramento, anche se ha
conquistato due roccaforti dell’opposizione, gli Stati di Osun e di Ekiti, nel
sudovest del Paese. Una missione di osservatori statunitensi dell’Istituto
Internazionale Repubblicano ha intanto constatato una cattiva organizzazione generalizzata
o sistematica per favorire partiti e candidati.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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