RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 103 - Testo della Trasmissione domenica 13 aprile 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Migliaia di fedeli e tantissimi giovani si sono uniti attorno al Papa questa mattina per la celebrazione della Domenica delle Palme in questa XVIII Giornata Mondiale della Gioventù

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Migliora la situazione dell’ordine pubblico a Baghdad,  mentre sembra prossima alla resa Tikrit, ultima roccaforte di Saddam Hussein. Recuperati sei prigionieri di guerra americani. Interviste con Anna Migotto, Laura Boldrini, Tatiana Boutorline e il professor Giorgio Rumi.

 

Questa sera a Roma l’esecuzione del Mistero del Corporale del Maestro Vitalini, in occasione della prossima Enciclica del Papa sull’Eucaristia: intervista con l’autore.

 

Una rievocazione di Pablo Picasso a 30 anni dalla morte con il critico d’arte Ludovico Pratesi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il premier israeliano, Ariel Sharon, ha affermato oggi che c’è la possibilità di raggiungere la pace con i palestinesi in tempi brevi. Sharon ha detto di essere disposto ad evacuare insediamenti ebraici nei territori occupati.

 

In Ungheria schiacciante vittoria dei al referendum sull’entrata nell’Unione Europea.

 

Scienziati canadesi annunciano di aver scoperto il codice genetico del virus della Sars.

 

 Vittoria a Malta dei partito nazionalista, favorevole all’ingresso in Europa.

 

La Chiesa cattolica filippina festeggia i cinquant’anni della presenza della Caritas nel Paese.

 

I cristiani della Romania hanno compilato una lista dei martiri nazionali, morti durante il regime comunista.

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

13 aprile 2003

 

L’INVITO DEL PAPA AI GIOVANI A SEGUIRE CRISTO ALLA SCUOLA DI MARIA IN QUESTA DOMENICA DELLE PALME NEL CORSO DELLA SUGGESTIVA E AFFOLLATA

CERIMONIA IN UN’ ASSOLATA PIAZZA SAN PIETRO PER L’OCCASIONE

DELLA 18.MA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’

- A cura di Giovanni Peduto -

 

 

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(canto: Osanna…)

 

“In questo tempo minacciato dalla violenza, dall’odio e dalla guerra, testimoniate che Gesù è il solo che possa donare la vera pace al cuore dell’uomo, alle famiglie e ai popoli della terra. Impegnatevi a ricercare e a promuovere la pace, la giustizia e la fraternità. E non dimenticate la parola del Vangelo: beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”. Così il Papa ai giovani per questa XVIII Giornata mondiale della gioventù, con la raccomandazione di affidarsi alla Vergine Maria, Madre di Cristo e Madre della Chiesa.

 

I giovani e le migliaia di altri fedeli in Piazza San Pietro agitavano le palme e i rami di ulivo, albero che è sinonimo di pace in questo giorno nel quale si commemora l’ingresso trionfale del Signore a Gerusalemme ...

 

“Fratelli e sorelle amatissimi, e voi giovani, chiamati ad essere le sentinelle del mattino, sentinelle della giustizia e della pace tra gli uomini, in questo primo giorno della santa settimana noi ci mettiamo al seguito di Gesù che va verso la sua passione, morte e resurrezione per vivere con lui la Pasqua salvifica ...”

 

Dopo il rito suggestivo della benedizione dei rami delle palme e degli ulivi, sul sagrato della Basilica di San Pietro il Santo Padre ha presieduto la Liturgia eucaristica, dopo la proclamazione del Vangelo della Passione del Signore secondo Marco e la preghiera dei fedeli, durante la quale si è pregato per tutti quelli che soffrono nel mondo, soprattutto a causa della violenza e dei conflitti: il Signore ascolti il loro grido che sale dalla terra, li liberi dalla guerra, epifania del male e della morte, e ispiri agli uomini azioni di riconciliazione e di pace.

 

         All’omelia Giovani Paolo II ha esortato i giovani ad accogliere con fede ed esultanza Cristo, che è il nostro “re”: re di verità, di libertà, di giustizia e d'amore. Sono questi i quattro “pilastri” – egli ha detto - su cui è possibile costruire l'edificio della vera pace, come 40 anni or sono scriveva nell'Enciclica Pacem in terris il Beato Papa Giovanni XXIII…

 

“Consegno idealmente a voi, giovani del mondo intero, questo storico Documento, quanto mai attuale: leggetelo, meditatelo, sforzatevi di metterlo in pratica. Sarete allora “beati”, perché autentici figli del Dio della pace”.

 

         Un’altra calda raccomandazione il Papa ha rivolto ai giovani:lasciarsi guidare da Maria per arrivare a Cristo, soggiungendo…

 

“Nel corso dei secoli quanti giovani hanno ascoltato quest'invito e quanti continuano a farlo anche ai tempi nostri. Giovani del terzo millennio, non abbiate paura di offrire la vostra vita come risposta totale a Cristo! Egli, Egli solo cambia la vita e la storia del mondo”.

 

(canto:Anima Christi...)

 

Prima della Benedizione finale, alcuni giovani canadesi hanno consegnato la Croce dell’Anno Santo ad un gruppo di loro coetanei provenienti dalla Repubblica federale di Germania dove si celebrerà, nel 2005, la XX Giornata mondiale della gioventù. Il Santo Padre dal canto suo ha consegnato ad alcuni giovani tedeschi l’icona della Beata Vergine Maria ‘Salus Populi Romani’, venerata durante la Giornata mondiale della gioventù a Roma nel 2000. L’icona accompagnerà d’ora in poi, assieme alla Croce, le prossime Giornate mondiali della gioventù, incominciando da quella di Colonia, in Germania.

 

Per questa bella e suggestiva cerimonia il Santo Padre, prima della recita dell’Angelus, ha salutato ancora una volta caldamente i giovani nelle varie lingue, e in particolare in francese e in inglese quelli venuti da Toronto, in Canada, insieme al cardinale Ambrozic, e quelli giunti da Colonia, in Germania, con il cardinale Meisner. Prima di rientrare nel suo appartamento, il Pontefice ha fatto un giro in autovettura su Piazza San Pietro, acclamato festosamente dai fedeli.

 

(canto finale: Ti seguirò ...)

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OGGI IN PRIMO PIANO

13 aprile 2003

 

 

MIGLIORA LA SITUAZIONE DELL’ORDINE PUBBLICO A BAGHDAD,

 MENTRE SEMBRA PROSSIMA ALLA RESA TIKRIT, ULTIMA ROCCAFORTE

DI SADDAM HUSSEIN. RECUPERATI SETTE PRIGIONIERI DI GUERRA

AMERICANI A NORD DELLA CAPITALE IRACHENA

 

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Potrebbe essere ormai questione di ore la capitolazione di Tikrit, ultimo caposaldo di Saddam Hussein. Gli abitanti della città natale del raìs sarebbero pronti ad arrendersi a patto che gli americani non siano supportati da curdi e sciiti. Dal canto loro - mentre le forze alleate sono già alle porte del centro cittadino - i capi delle 15 principali tribù della città hanno chiesto la fine dei raid per consentire la resa pacifica dei feddayn di Saddam. Intanto, il generale Franks - comandante dell’operazione Iraqi Freedom – ha annunciato stamani che sono stati trovati ancora in vita e recuperati sette prigionieri di guerra statunitensi, nel nord del Paese. I sette militari sarebbero già stati trasferiti in una unità di trattamento psicologico a Baghdad. Proprio nella capitale, marine americani hanno scoperto 310 giubbetti esplosivi per attentati suicidi. Una situazione, quella di Baghdad, che, come spiega la giornalista Mediaset, Anna Migotto, contattata da Alessandro Guarasci, va normalizzandosi, pur tra mille difficoltà:

 

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R. - Sta lentamente cambiando la situazione. Ci sono ancora in corso dei saccheggi,  ma poca cosa rispetto a quello che abbiamo visto nei giorni scorsi. Questa mattina c’era un incontro degli americani con gli ex poliziotti per cominciare a definire i compiti con quelli che erano i poliziotti del regime, che ora si dicono pronti ad assicurare l’ordine pubblico. Quello che abbiamo visto è che in alcune zone si cominciano a riaprire i negozi, quindi il peggio sembra, apparentemente, passato. L’unico luogo, che è ancora sotto saccheggio, è la sede dei Servizi segreti militari, dove noi siamo andati questa mattina. Lì c’è una situazione drammatica: forse migliaia di prigionieri sono in celle sotterranee, coperte dall’acqua, e non si possono liberare, sempre che siano ancora vivi. Fino a ieri si sentivano delle voci.

 

D. – Questo miglioramento della situazione riguarda anche gli ospedali, che fino a pochi giorni fa, in pratica, erano al collasso e vuoti, tra l’altro?

 

R. – La situazione va lentamente migliorando nel senso che non ci sono più saccheggi. Ovviamente le condizioni degli ospedali restano sempre drammatiche, ma crediamo che nei giorni prossimi – anzi forse nelle prossime ore – cominceranno ad arrivare medicinali. E’ chiaro che ora il grande problema dei prossimi giorni sarà quello del rapporto tra i sunniti, che hanno governato in tutti questi anni, e gli sciiti. Sappiamo che in alcune zone sono in corso delle vendette, soprattutto nella zona di Saddam City, il grande sobborgo di Baghdad, abitato da circa 3 milioni di sciiti, una grande prigione a cielo aperto, in tutti questi anni.

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Per la prima volta dalla presa di Baghdad, oggi sono stati intonati degli slogan anti-americani da parte di un gruppo di contestatori, che si è radunato in piazza al-Ferdous, dove i soldati statunitensi proteggono i giornalisti stranieri che alloggiano all’Hotel Palestine. Sul fronte nord, a Mossul, gli americani hanno costituito delle formazioni di polizia e civili per riportare sotto controllo l’ordine pubblico. Ma la situazione resta ancora caotica un po’ in tutto il Paese, rendendo estremamente difficile il lavoro delle agenzie umanitarie. Ce lo conferma Laura Boldrini, portavoce in Italia dell’Alto commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite:

 

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R. – Direi che in questo momento si è aperta un’altra fase del conflitto, una fase sicuramente molto insidiosa perché siamo davanti ad un vuoto di potere che dà la possibilità a chiunque di mettere in atto vendette e rese dei conti. Sappiamo che, comunque, c’è uno spostamento intero della popolazione. Alcuni miei colleghi, in Iran, hanno incontrato ieri una delegazione in rappresentanza di 30 mila iracheni provenienti da Baghdad e da Bassora che erano diretti al confine con l’Iraq. E’ stato chiaramente detto che queste 30 mila persone comunque non avevano necessità di alcun tipo e che non volevano passare la frontiera quindi essere trasferiti in Iran, nei campi profughi. Quindi c’è uno spostamento interno, specialmente dai centri abitati più grandi, dove abbiamo visto ci sono stati saccheggi, ruberie, quindi una situazione, comunque preoccupante.

 

D – Una volta concluso il conflitto, come si svilupperà il programma di assistenza alla popolazione irachena, agli sfollati in particolare?

 

R. – Il Commissariato Onu per i rifugiati si occupa, appunto per mandato, dei rifugiati, cioè di quelli che attraversano la frontiera e trovano accoglienza in un Paese confinante. Negli ultimi anni noi abbiamo spessissimo operato a sostegno degli sfollati, di quelli che si muovono all’interno del Paese e non attraversano una frontiera, ma per fare questo abbiamo bisogno di una autorizzazione esplicita da parte o dell’Assemblea generale, o del Segretario generale. Ufficialmente ci occuperemo, e quando ci saranno le condizioni, organizzeremo il rimpatrio di quelle centinaia di migliaia di rifugiati iracheni che si trovano sparsi nel mondo,in particolare quei 200 mila che si trovano in Iran.

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In prospettiva della ricostruzione postbellica dell’Iraq, i ministri finanziari del G8 - riuniti ieri a Washington - hanno auspicato l’approvazione di una risoluzione dell’Onu, che preveda uno sforzo multilaterale per il rilancio dell’economia irachena, coinvolgendo il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. Sul fronte diplomatico, invece, continua la querelle tra Washington e Damasco. Ieri, il ministro degli esteri siriano, Al Sharaa, ha negato che il suo Paese abbia aiutato l’Iraq a nascondere armi di distruzione di massa. Dal canto suo, il segretario di Stato americano Powell - parlando alla Bbc - ha dichiarato che non sarebbe “saggio” per la Siria diventare un “rifugio” per il regime di Saddam. Altro Paese dell’area che vive un momento estremamente delicato nei rapporti con gli Stati Uniti è l’Iran. Tuttavia, gli iraniani hanno accolto con gioia la caduta del raìs, come ci spiega da Teheran la corrispondente de Il Foglio, Tatiana Boutorline: 

 

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R. - La reazione è stata di entusiasmo. C’è stata una grande partecipazione popolare, persino la televisione iraniana ha fatto vedere le stesse immagini trasmesse, tra l’altro, dalle televisioni europee e americane. I sentimenti comuni sono sicuramente di entusiasmo, di partecipazione. Per quanto riguarda il dopo Saddam, lì cominciano le divisioni perché c’è sicuramente un forte sentimento di sospetto, da una parte della popolazione iraniana, rispetto alle intenzioni statunitensi.

 

D. – L’amministrazione americana ha usato toni molto duri nei confronti dell’Iran negli ultimi tempi. Come viene giudicato questo atteggiamento a Teheran dalla classe politica e dai leader religiosi?

 

R. - Ci sono i toni bellicosi di sempre, che ormai fanno parte di quella che è un po’ l’ideologia della Repubblica islamica, nel senso che la Repubblica islamica iraniana concepisce la propria identità anche in opposizione agli Stati Uniti. Il governo iraniano, invece, ha usato toni molto diversi, molto più cauti. Ha parlato di riconciliazione, ha parlato di dialogo tra le civiltà – che sono poi i temi forti del presidente riformista Khatami. La guida suprema, Khamenei, ha usato toni di condanna nei confronti di quella che ha definito un’invasione, un’aggressione. Il governo iraniano – che sta intessendo un dialogo da anni con l’Unione europea e che ha rapporti molto stretti anche con la Gran Bretagna  - ha utilizzato toni molto più cauti, più moderati. Perfino di apertura nei confronti dell’amministrazione futura in Iraq. Non bisogna mai essere tratti in inganno, perciò, quando ci sono dei toni molto bellicosi perché poi in realtà, visto sotto la luce di quella che è la politica iraniana, questi toni assumono un altro carattere.

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Il crollo del regime di Saddam e dei simboli del suo potere dispotico è stato paragonato ad altri momenti epocali come la caduta del Muro di Berlino o, andando più a ritroso con la memoria, al 25 aprile in Italia. Un momento di liberazione, dunque. D’altro canto, si guarda con angoscia al perdurare di saccheggi e vandalismi in molte città dell’Iraq. Eventi, purtroppo, quasi fisiologici,  dopo la fine di una dittatura oppressiva come quella di Saddam Hussein. Lo sottolinea lo storico Giorgio Rumi, docente all’Università Statale di Milano:

 

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      Tutte le dittature, soprattutto quelle più sanguinarie, che hanno provocato guerre o che hanno avuto grossi costi corrono questo rischio. Più la società è arretrata e più è stata conculcata, più le si è chiesto un prezzo esorbitante in termini di costi umani, più queste cose possono accadere. La fame è una cattiva consigliera. Non si fanno 30 anni di dittatura e due-tre guerre con uso di gas, impiego di polizia segreta con la scomparsa di persone senza poi arrivare ad una stretta, purtroppo costosa e sanguinosa. Per vincere la pace è necessario ripristinare un minimo di ordine, alimentare e dissetare questo povero popolo – povero nel senso di sfortunato – e avviare un’amministrazione civile di iracheni e per gli iracheni al fine di arrivare ad una democrazia per quanto possibile compiuta.

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Ieri sono scesi nuovamente in piazza migliaia di pacifisti un po’ in tutto il mondo. Il numero dei partecipanti è stato comunque inferiore a quello delle proteste delle scorse settimane. La manifestazione più massiccia ha avuto luogo a Roma, dove - secondo i promotori dell’iniziativa - avrebbero sfilato 500 mila persone. Marce contro l’operazione militare in Iraq anche a Londra, Madrid, Parigi e Berlino. I pacifisti hanno manifestato il loro dissenso verso la politica estera americana anche in India, Bangladesh e negli stessi Stati Uniti, in particolare a Washington e San Francisco.

 

 

IN COINCIDENZA CON LA FIRMA DI UNA NUOVA ENCICLICA SULL’EUCARESTIA,

QUESTA SERA ALL’AUDITORIUM “PARCO DELLA MUSICA” DI ROMA

L’OPERA LIRICA DI ALBERICO VITALINI “IL MISTERO DEL CORPORALE”

SU TESTO DI RAFFAELLO LAVAGNA

- Ai nostri microfoni il compositore Vitalini -

 

 

Annuncia in musica la nuova Enciclica sull’Eucarestia, che Giovanni Paolo II firmerà giovedì prossimo durante la “Missa in Coena Domini”, l’opera lirica “Il Mistero del Corporale” di Alberico Vitalini, in programma questa sera alle 18 all’Auditorium di Roma “Parco della Musica”, eseguita dall’Orchestra Regionale del Lazio diretta da Piero Gallo. Tratto da un testo di anonimo orvietano del XIII secolo, rielaborato da Don Raffaello Lavagna, il melodramma di Vitalini ricorda il miracolo di Bolsena in cui il vero sangue di Cristo stillò dall’ostia consacrata per convertire il sacerdote incredulo. Verrà preceduto nella prima parte del concerto dai “Tre momenti francescani” per orchestra d’archi e pianoforte. A.V. ha intervistato l’autore, già direttore dei Programmi Musicali della Radio Vaticana.

 

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(musica)

 

R.Quale linguaggio ha scelto per questo testo medievale “Il mistero del corporale” da Anonimo orvietano, rielaborato da Raffaello Lavagna?

 

D. – Può esserci, in un certo qual modo, un riferimento, più che al Medioevo, addirittura al Canto Gregoriano, che era così facile poter arguire leggendo il testo, il quale mi ha veramente ispirato.

 

D. – Come coniugare il Canto Gregoriano, la musica antica, con la composizione contemporanea?

 

R. – Io ho trovato sempre un’ispirazione notevole nel Canto Gregoriano tradotto nella parte sinfonica. E l’aveva scoperta prima di me ancora Respighi, l’aveva scoperta Perosi soprattutto, ed altri autori contemporanei. Penso che continui ad essere una grande fonte di ispirazione.

 

D. – Echi pucciniani, la grande tradizione italiana del melodramma. Qual è la sua cifra specifica invece?

 

R. – E’ una forza prepotente che può essere data da un’ispirazione direi del tutto inconscia. Non nego la grandezza di Puccini, e oserei dire più che la grandezza nella linea melodica, la forza armonica della musica di Puccini, la strumentazione pucciniana. Per ciò che riguarda la strumentazione sono stato sempre un grandissimo ammiratore di Respighi e di Richard Strauss.

 

D. – L’incontro con il sacro attraverso le composizioni di Perosi, ma qual è il suo personale incontro con il sacro?

 

R. – Ho avuto sempre una grande influenza mariana, anche per ciò che riguarda la composizione del mio “Magnificat”. La Madonna è stata sempre molto presente nelle mie composizioni. Poi naturalmente i testi eucaristici. E ritorniamo qui al “Mistero del corporale”, che è basato per un’ora circa di musica sull’Eucaristia praticamente, l’Ave Verum, e come diceva Wagner “dove finisce la parola, là comincia la musica”, e mi sembra sia una grande verità. La parola finisce sulle note musicali, ma le note musicali debbono esprimere quello che dice la parola. Ecco perché, in un certo qual modo, sembra improprio comporre musiche che nulla hanno a che vedere con il testo sacro, e che magari potrebbero ispirarsi di più a testi tutt’altro che sacri.

 

(musica)

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UNA RIEVOCAZIONE DELLA FIGURA DI PABLO PICASSO

A TRENT’ANNI DALLA MORTE

- Intervista con Ludovico Pratesi -

 

 

30 anni fa, esattamente l’8 aprile del 1973,  moriva a Mougins, in Francia, Pablo Picasso, uno dei massimi pittori del XXesimo secolo. Ce ne parla in questo  servizio Fausta Speranza:

 

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Pittore d’eccezione ma anche artista che ha percorso diversi territori dell’arte: disegnatore tra i più grandi, è stato grafico, incisore, scultore, sceno-grafo, ceramista e costumista. Inventa, con Braque, il Cubismo e se ne allontana con tanti distinguo; sfiora un certo ritorno all'ordine, con forme addolcite e colori decisi e offre spunti al Surrealismo. Anzi, dice di sé: “Io sono un surrealista ma sono sempre dentro la realtà della realtà”. Di lui restano opere molto diverse come la “Famiglia di saltimbanchi”, “Le demoiselles d’Avignon”, “Donne di Algeri”.  Diversi orizzonti artistici ma una sola geniale personalità.

      

Di  Pablo Picasso , così dice il critico d’arte Ludovico Pratesi:

 

“E’ stato un grande innovatore. E’ stato uno degli artisti più importanti el XX secolo, almeno della prima metà del Novecento, proprio per queste sue capacità di cogliere sempre dall’attualità un nuovo modo di fare arte, senza mai però rinnegare la propria identità. E questa mi sembra una lezione veramente straordinaria: Picasso è sempre rimasto se stesso, ogni volta però modificando il suo modo di fare arte e cogliendo quindi dalla realtà, dall’attualità suggerimenti per opere che sono rimaste a livello di capolavori”.

 

Nato a Malaga, in Spagna, si è trasferito presto a Parigi, considerata capitale artistica d’Europa, e a Parigi, nel 1937, ha esposto il famosissimo quadro dedicato alla strage di Guernica. Con Guernica crea il prototipo dell'arte impegnata e politica: “E’ la mia protesta – afferma- contro la violenza, la barbarie, la guerra”. 

   

Un urlo di dolore che resta tragicamente di attualità. Ancora Ludovico Pratesi:

 

“Un dolore che Picasso ha reso in maniera assolutamente assoluta e universale, attraverso un’opera in bianco e nero, proprio perché appunto, come lui dichiarava, le prime foto che lui ha visto del villaggio di Guernica bombardato erano pubblicate sui giornali, quindi ha voluto rispettare questa origine dell’opera che viene dai media e che ha mantenuto, appunto, però in questa grandissima intensità e soprattutto questa grande capacità di rendere il dolore, un dolore assoluto, un dolore cosmico. Penso all’immagine della madre che guarda dalla finestra poi vede il bambino morto per terra: insomma, immagini molto forti. Che – ahimé! – sono tragicamente di attualità, perché purtroppo le guerre non sono state ancora eliminate”.

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CHIESA E SOCIETA’

13 aprile 2003

 

 

 

IL PREMIER ISRAELIANO, ARIEL SHARON, HA AFFERMATO OGGI CHE C’È LA POSSIBILITÀ DI RAGGIUNGERE LA PACE CON I PALESTINESI IN TEMPI BREVI. SHARON HA DETTO DI ESSERE DISPOSTO AD EVACUARE INSEDIAMENTI EBRAICI NEI TERRITORI OCCUPATI

 

TEL AVIV. = Il primo ministro israeliano Ariel Sharon ha dichiarato in un’intervista che esce oggi sul quotidiano di Tel Aviv, Haaretz, che esiste la possibilità di raggiungere la pace con i palestinesi “prima di quanto si creda”. Il premier afferma di essere disposto a fare “dolorose concessioni” nei territori occupati di Cisgiordania e Gaza e di valutare la possibilità in futuro di evacuare insediamenti ebraici per ottenere la pace. Secondo Sharon, la guerra in Iraq ha creato l’occasione per un differente rapporto tra Israele, gli stati arabi e i palestinesi: “E’ un’opportunità – ha detto – che non possiamo perdere”. Interpellato sulla possibilità di accettare l’esistenza di “due stati per due popoli”, Sharon ha risposto: “Questo è ciò che eventualmente succederà. Ci sarà uno stato palestinese. Bisogna essere realisti”. Sharon inoltre dice di essere disposto a raggiungere un accordo permanente di pace e non solo un’intesa bilaterale di largo termine con i palestinesi. Le dichiarazioni del capo del governo israeliano anticipano il cruciale vertice di Washington dove, domani, il suo inviato, Dov Weisglass, incontrerà esponenti dell’amministrazione statunitense, tra cui il Consigliere per la sicurezza nazionale, Condoleeze Rice. Al centro dei colloqui,le riserve israeliane alla “road map”, il piano di pace per il Medio Oriente messo a punto da Usa, Russia, Onu, e Unione Europea. (M.A.)

 

 

IN UNGHERIA, VITTORIA DEI SI AL REFERENDUM SULL’ENTRATA NELL’UNIONE EUROPEA.  SI TRATTA DEL PRIMO PAESE EUROPEO DELL’AREA EX COMUNISTA A VOTARE L’ADESIONE

 

BUDAPEST. = Il referendum deliberativo in Ungheria sull’adesione all’Unione europea è stato vinto ieri dai sì in maniera travolgente, con l’83,7 per cento di voti favorevoli e 16,2 per cento di contrari. Solo l’affluenza è rimasta sotto le aspettative: a votare si  è presentato solo il 45,5 per cento dell’elettorato mentre era atteso oltre il 60 per cento. Ma ciò non rappresenta un ostacolo in quanto secondo la legge ungherese, un referendum è valido se una delle due risposte viene scelta da almeno il 25 per cento degli elettori: ieri hanno votato oltre 3,6 milioni di ungheresi su un totale di otto milioni di aventi diritto al voto, cioè un po’ meno della metà. Dopo Malta e Slovenia, quindi, l’Ungheria è il terzo dei dieci Paesi candidati, il primo dell’Europa ex comunista, a decidere per l’adesione. Nel caso ungherese il referendum è stato anche deliberativo, cioè impegna il parlamento a rispettare la decisione popolare. Domani i deputati ungheresi potranno così dare il mandato al premier Peter Medgyessy, di firmare il patto di adesione il prossimo 16 aprile a Atene. L’ingresso nell’Unione Europea è previsto per il 1.mo maggio 2004. (M.A.)

 

 

SCIENZIATI CANADESI ANNUNCIANO DI AVER SCOPERTO IL CODICE GENETICO DEL VIRUS DELLA SARS: PUBBLICATI SU INTERNET I LORO RISULTATI

 

OTTAWA. = Scienziati canadesi di un laboratorio di ricerca della Colombia britannica hanno annunciato di aver scoperto il codice genetico del ‘coronavirus’ sospettato di essere all'origine della polmonite atipica. La decodificazione del virus potrebbe intanto confermare che sia proprio quel ‘coronavirus’ il responsabile della ‘Sindrone acuta respiratoria grave’, ma anche potrebbe contribuire alla formulazione di un primo efficace test di contrasto all'epidemia. Secondo quanto rilasciato dal direttore del laboratorio di ricerche del centro di scienze genomiche di Vancouver, il dott. Marco Marra, “si potrebbe utilizzare alcune parti del genoma di questo virus per curare i pazienti infetti”. I ricercatori canadesi del centro hanno pubblicato il risultato delle loro ricerche sul sito internet www.bcgsc.bc.ca, per diffondere la loro scoperta e renderla utilizzabile anche dai colleghi di altri laboratori mondiali che stanno lavorando per contrastare l’epidemia. (S.C).

 

 

VITTORIA A MALTA DEL PARTITO NAZIONALISTA, FAVOREVOLE ALL’INGRESSO IN EUROPA. IERI ALLE URNE IL 96% DEGLI AVENTI DIRITTO

 

LA VALLETTA. = Vittoria del partito nazionalista, dopo le elezioni nell’isola di Malta: alle urne ieri il 96% degli aventi diritto. Dopo il referendum popolare dello scorso 8 marzo, l’esito delle elezioni riveste un ruolo di rilievo per il Paese nella questione dell’ingresso nell’Unione europea: mentre infatti il premier nazionalista uscente Eddie Fenech Adami ha più volte dichiarato che si tratta di un’unica opportunità per Malta di salire sul treno dell’Europa, di contro il leader laburista Alfred Sant ha ripetutamente dichiarato che, se eletto primo ministro, non sarebbe andato ad Atene il prossimo 16 aprile, per firmare il trattato di adesione all’unione europea. La legislatura appena sciolta vedeva i nazionalisti in maggioranza, con 35 seggi, mentre ai laburisti ne erano andati 30. Subito dopo la conferma della vittoria, le parole del presidente Adami, di nuovo in carica: “Se Dio vuole, mercoledì sarò ad Atene a firmare il documento di adesione.” (S.C.)

 

 

UN ANNO DOPO IL FALLITO COLPO DI STATO AI DANNI DELLA PRESIDENZA DI HUGO CHAVEZ, I VESCOVI DEL VENEZUELA LAMENTANO GLI SCARSI ESITI DELLE INDAGINI SUGLI SCONTRI IN CUI MORIRONO 19 PERSONE. I PRESULI RIVOLGONO INOLTRE UN APPELLO ALLE ISTITUZIONI AFFINCHÉ SIA SUPERATA LA CRISI SOCIALE ED ETICA DEL PAESE

 

CARACAS. = Ad un anno dal fallito colpo di stato e di fronte ad una crisi sempre più profonda, l’episcopato venezuelano lamenta in un comunicato diffuso in questi giorni la passività delle autorità nelle indagini sui crimini commessi. Durante il colpo di stato che l’11 aprile allontanò dalla presidenza Hugo Chavez per due giorni, causò la morte di 19 persone ed varie centinaia di feriti. I vescovi compiono una riflessione sulle conseguenza causate dalle violenza. “Commemorare l’11 aprile – scrivono - significa prendere coscienza che l’unico perdente è stato il popolo venezuelano: conflittualità, intolleranza, morte e destabilizzazione sociale hanno generato più povertà e hanno aperto una pericolosa breccia nel tessuto umano etico e culturale della nostra nazione”. L’aspro dibattito sulla legittimità delle istituzioni per i presuli è il sintomo più chiaro della divisione che regna nel Paese. Questo allontana la nazione dall’obiettivo fondamentale costituito dal raggiungimento della pacifica convivenza, dalla fiducia nella giustizia e dal rispetto del legittimo pluralismo nel quale tutti si possano riconoscere. I vescovi rivolgono quindi un invito a governanti e magistrati affinché si impegnino nella ricostruzione del Paese e amministrino la giustizia cercando la verità e il bene del popolo. Infine esortano tutti i fedeli a partecipare ai riti della Settimana Santa, chiedendo nelle loro preghiere il dono della pace. (M.A.)

 

 

LA CHIESA CATTOLICA FILIPPINA FESTEGGIA I CINQUANT’ANNI DELLA PRESENZA DELLA CARITAS NEL PAESE. IN UNA LETTERA PASTORALE I VESCOVI ESORTANO I FEDELI A SOSTENERE CON LE LORO OFFERTE LE OPERE DELL’ORGANISMO E A NON DIMENTICARE

LE PERSONE CHE SOFFRONO

 

MANILA. = L’odierna domenica delle palme è l’occasione per l’arcidiocesi filippina di Manila di richiamare l’attenzione dei suoi fedeli sul lavoro svolto dalla Caritas. Si celebra oggi la “Domenica della Caritas”, giornata che festeggia i cinquant’anni della presenza nelle Filippine dell’organismo di aiuto ai bisognosi. In una lettera pastorale intitolata “Amore e giustizia”, redatta dai vescovi ausiliari di Manila, mons. Socrates Villegas e mons. Teodoro Buhain, e dai vescovi delle diocesi di Novaliches e di Parañaque, si invitano i sacerdoti ad esortare, durante l’omelia domenicale, i parrocchiani affinché sostengano con le loro offerte il prezioso lavoro della Caritas. I presuli richiamano gli stessi fedeli ad una maggiore attenzione nei confronti delle persone che soffrono e ricordano perciò le situazioni di povertà, miseria e malattia che tanti filippini vivono. Durante la giornata saranno raccolte le offerte destinate a finanziare i progetti di assistenza della Caritas: borse di studio per studenti indigenti, aiuti ai carcerati ed assistenza sanitaria. (M.A.)

 

 

I CRISTIANI DELLA ROMANIA HANNO COMPILATO UNA LISTA DEI MARTIRI NAZIONALI, MORTI DURANTE IL REGIME COMUNISTA. NELLE PAROLE DEI VESCOVI CATTOLICI,

 ORTODOSSI E PROTESTANTI SOTTOLINEATO IL VALORE ECUMENICO DEL GESTO

 

BUCAREST. = Cattolici, ortodossi e protestanti rumeni hanno recentemente compilato un lista di martiri cristiani, deceduti durante il governo comunista. L’iniziativa è stata salutata dai membri dell’episcopato delle tre diverse confessioni come un importante passo verso il dialogo e la collaborazione reciproca. L’arcivescovo cattolico di Bucarest, mons. Ioan Robu, ha spiegato all’agenzia statunitense Cns il senso del lavoro svolto: le nuove generazioni avranno la possibilità di sapere e riconoscere quanto grande è stato ciò che persone vissute prima di loro hanno fatto e, soprattutto, testimoniato. La lista comprende martiri nazionali perseguitati dal regime comunista. I cattolici sono 200: 150 di rito orientale e 50 di rito latino. Gli ortodossi sono 120 ed i protestanti 20. (M.A.)

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