RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 101 - Testo della
Trasmissione venerdì 11 aprile 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Dal 5 al 9 giugno per la terza volta il Pontefice
visiterà la Croazia.
OGGI IN PRIMO PIANO:
Baghdad è in preda all’anarchia, saccheggi e
distruzioni anche nelle città del Nord, Kirkuk e Mossul. Si aggrava la
situazione di emergenza negli ospedali mentre la popolazione è allo sbando:
interviste con Anna Migotto, Luigi Geninazzi, Mario Ninnio,
Barbara Schiavulli e
Sergio Romano.
CHIESA E
SOCIETA’:
Sono 6 mila
i bambini che vivono per strada in Honduras.
Battuta
d’arresto nel processo di pace per il Nord Irlanda, rinviato il vertice
Blair-Ahern.
Scossa di terremoto in Piemonte, nessuna vittima o
danni di rilievo.
Secondo i medici cinesi la Sars non è sotto
controllo, ma solamente contenuta.
Nuovi civili nel conflitto tra India e Pakistan,
morti anche due bambini.
Avviato in Kenya il processo per la morte del
missionario padre Kaiser, difensore dei poveri e dei sofferenti.
11 aprile 2003
NON PERDERE DI VISTA L’ANNUNCIO DEL
VANGELO NELL’AIUTARE I BISOGNOSI:
E’ IL RICHIAMO DI GIOVANNI PAOLO II NEL
DISCORSO
ALLE
SORELLE DEI POVERI DI SANTA CATERINA DA SIENA,
RICEVUTE IN
UDIENZA IN VATICANO
- Servizio di Alessandro Gisotti -
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“Riconoscere nel volto di ogni indigente il volto di
Cristo”: e’ la riflessione offerta, stamani, dal Papa ad un gruppo di sorelle
dei Poveri di Santa Caterina da Siena, ricevute in udienza in occasione del
capitolo generale. Ogni assemblea capitolare, ha tenuto a rimarcare, è un
importante “momento di riflessione e di rilancio” perché “è un ideale ritorno
alle proprie origini per proiettarsi ancor più coraggiosamente verso ulteriori
traguardi apostolici”. Il Papa ha quindi tratteggiato la figura della
fondatrice della congregazione, la beata Savina Petrilli. “Sempre pronta a
chinarsi sulle necessità dei fratelli – ha detto – non esitò a recarsi, cento
anni or sono, nel continente latino-americano”.
Giovanni Paolo II si è poi soffermato sul tema del
capitolo generale Un dono da donare, il volto carismatico della Sorella dei
poveri, indicando “l’urgenza di proseguire quest’azione spirituale e
missionaria, senza mai perdere di vista “l’intuizione carismatica della beata
Savina”. E qui il Pontefice ha levato una viva esortazione:
“Nella nostra epoca è quanto mai necessario
riaffermare il primato dell'ascolto di Dio e della contemplazione. Oltre a
venire incontro ai bisogni materiali della gente, non perdete di vista
l'annuncio esplicito del Vangelo”.
Sarà proprio l’intimità con Gesù, ha aggiunto, ad
“impedire che si produca una frattura tra l’esperienza spirituale e le opere da
adattare sempre alle mutate esigenze dei tempi”. Nell’indirizzo di omaggio, la
superiora generale della congregazione, madre Maria do Socorro Fortes, ha
espresso profonda riconoscenza al Papa per la “testimonianza profetica
dell’amore di Cristo” che irradia dal suo Magistero. In questo momento di
grande buio per l’umanità, ha rilevato, la voce del Papa “si eleva e c’invita
con forza” a credere che Cristo “continua ad abitare la nostra storia ed è
presente in ogni gesto di misericordia ed in ogni anelito di pace”.
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L’ESSENZA DELLA CHIESA: UN MISTERO DI
MATERNITA’
CHE HA
IN MARIA IL SUO MODELLO COSI’ PADRE RANIERO CANTALAMESSA
NELLA IV PREDICA DI QUARESIMA DAVANTI AL PAPA
E ALLA CURIA ROMANA
- A
cura di Carla Cotignoli -
“Che
cosa evoca di primo acchito in me la parola Chiesa? Persone, incarichi,
problemi, torti ricevuti?”. Spesso si intende “il Vaticano”, oppure “la gerarchia:
papa vescovi e sacerdoti”. E’ questa la constatazione fatta da padre Raniero
Cantalamessa questa mattina davanti al Papa e alla Curia romana, nella sua
quarta predica di Quaresima. Ed ha aggiunto: “Noi rischiamo di adeguarci a questo
equivoco, se non addirittura a provocarlo”. Il predicatore della Casa
Pontificia ha quindi sviluppato una profonda meditazione sull’essenza della
Chiesa: commentando le parole che Gesù sulla croce rivolge a Giovanni: “Figlio,
ecco tua madre”, si è soffermato sulla maternità di Maria e della Chiesa che ci
genera ad una vita nuova. Ma ascoltiamo ora un brano della sua meditazione:
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“Presso la croce di Gesù stava Maria sua Madre”. Quando
Maria sentì che il Figlio dalla croce diceva: “Padre, nelle tue mani consegno
il mio spirito” non poté non sentirvi un invito rivolto a lei a seguirlo su
questa strada e si mise ad adorare in cuor suo la imperscrutabile volontà del
Padre.
“Soffrendo col Figlio suo morente in croce, Maria cooperò
in modo tutto speciale all’opera del Salvatore, con l’obbedienza, la fede, la
speranza e l’ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime.
Per questo fu per noi madre nell’ordine della grazia”.
Questo è il senso delle tante espressioni che parlano di
Maria come “figura o tipo della Chiesa”, “specchio della Chiesa”, “primizia
della Chiesa”, “Chiesa allo stato nascente”. Alla luce di questi sviluppi della
tradizione, riascoltiamo la parola di Gesù a Giovanni: “Figlio, ecco tua
madre!”, e ci accorgiamo che essa contiene dell’altro. Vuol dire anche:
“Figlio, ecco tua madre, la Chiesa!”.
Nella sua autobiografia, il convertito Gilbert K.
Chesterton ha scritto:
“Quando la gente
chiede a me o a qualsiasi altro: ‘Perché vi siete uniti alla Chiesa di
Roma?’, la prima risposta è: ‘Per liberarmi dai miei peccati’. Perché non v’è nessun altro sistema
religioso che dichiari veramente di liberare la gente dai peccati […] Ho
trovato soltanto una religione che osasse scendere con me nella profondità di
me stesso”.
L’episodio evangelico che ci ha accompagnato in questa
meditazione termina con la notizia: “E da quel giorno il discepolo la prese con
sé”. Anche questa parola vale congiuntamente per Maria e per la Chiesa ed è un
rinnovato invito a prendere “con noi”, “tra le cose più care” (eis ta idia),
la Chiesa. La Quaresima è tempo di conversione e io, quest’anno, ho chiesto per
me al Signore la grazia della conversione alla Chiesa.
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ALTRE UDIENZE E NOMINA
Nel corso della mattinata il Papa ha ricevuto il rev.do Christian
Krause, vescovo della Chiesa evangelica luterana di Germania e presidente della
Federazione luterana mondiale, con la consorte ed il seguito; il vescovo Elio
Sgreccia, vice-presidente della Pontificia Accademia per la vita, e il
cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della
fede.
Il Santo Padre ha inoltre quest’oggi nominato ausiliare
dell’arcidiocesi di La Plata in Argentina mons. Antonio Marino, finora
direttore spirituale del Seminario maggiore di Buenos Aires, assegnandogli la
sede titolare vescovile di Basti.
“GUERRE
E TERRORISMO MINACCIANO UOMINI E RELIGIONI”
COSI’ IERI IL PAPA NELL’INCONTRO
CON I GIOVANI, IN PIAZZA SAN PIETRO,
IN PREPARAZIONE DELLA 18.MA
GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’:
UNA
FESTA A DIFESA DELLA PACE
- Servizio di Paolo Ondarza -
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“In
questo momento travagliato della storia, mentre il terrorismo e le guerre
minacciano la concordia tra gli uomini e le religioni, desidero affidarvi a
Maria affinché diventiate promotori della cultura della pace oggi quanto mai
necessaria. Maria, Regina della Pace ha un solo desiderio per i propri figli:
vederli vivere sereni e concordi tra loro.” Sono le parole di Giovanni Paolo II
ai circa 50 mila giovani delle diocesi di Roma e Lazio, puntuali, nonostante la
pioggia torrenziale, all’appuntamento di ieri pomeriggio in piazza San Pietro.
Un’occasione per celebrare un triplice evento: la XVIII Giornata Mondiale della
Gioventù, il XXV di Pontificato di Giovanni Paolo II e i 40 anni dall’enciclica
Pacem in Terris. Tra i presenti in Piazza San Pietro anche due delegazioni delle diocesi di Toronto e
Colonia, le sedi rispettivamente delle Gmg del 2002 e del 2005.
Le
parole di Cristo in Croce a Giovanni “Ecco la tua Madre” costituiscono il
fulcro di questa 18.ma Giornata, che la Chiesa festeggerà a livello diocesano
la prossima domenica delle Palme. “E da quel momento il discepolo la prese
nella sua casa”. “Accogliere Maria” – ha detto il Papa – “accoglierla nella
propria casa, nella propria esistenza è il privilegio di ogni fedele,
soprattutto nei momenti difficili”.
“Nella forza di queste parole ho
potuto camminare attraverso la terribile guerra, la terribile occupazione
nazista. Oggi, per questi motivi, voglio affidarvi a Maria. Ve lo dico per esperienza:
aprite a Lei le porte delle vostre esistenze”.
Il Pontefice ha spiegato ai giovani come Gesù Cristo,
unico Mediatore tra Dio e gli uomini, affidi alle sue creature una Madre, alla
quale si deve una devozione profondamente cristocentrica.
“Non abbiate paura
di spalancare le porte dei vostri cuori a Cristo attraverso Colei che vuole
portarvi a Lui, affinché siate salvati dal peccato e dalla morte! Lei vi
aiuterà ad ascoltare la sua voce e a dire di sì ad ogni progetto che Dio pensa
per voi, per il vostro bene e per quello dell'umanità intera”.
Ad
acclamare Giovanni Paolo II una moltitudine di Papa boys, accompagnati dall’orchestra di mons. Marco Frisina e
dall’Orchestra sinfonica giovanile di Medellin. Dopo un’introduzione musicale e
a termine del saluto del cardinale Vicario Camillo Ruini, i giovani hanno
offerto al Santo Padre tre doni significativi: il bastone del pellegrino, un
nuovo Centro culturale giovanile intitolato a Giovanni Paolo II a Roma e una
colomba. A tutti il Papa ha consegnato una corona del Rosario, “dolce catena
che ci riannoda a Dio” e una preghiera
di affidamento a Maria, Regina della Pace.
“Ancora una parola e poi vi lascio
liberi. Questa parola è sul Rosario! Portate la corona che oggi vi consegno
sempre con voi”.
In
quella che è stata definita “una festa a difesa della pace”, Giovanni Paolo II
ha improvvisato e scherzato a lungo, come accade ogni volta in cui avviene il
connubio perfetto: Papa-giovani.
“Che forza! La pioggia torna. E
noi giovani ti amiamo!”
Il
Papa, li ha invitati. Loro, i giovani, come al solito hanno risposto numerosi.
Ascoltiamoli.
R. – E’
grande! - Vorrei ringraziarlo per tutto quello che fa, per il suo messaggio di
pace che, comunque, sempre lo accompagna - Penso che sia obiettivamente una
delle persone che ha fatto la storia.
D. – Se
avessi la possibilità di dire qualcosa al Papa …
R. – Ti
voglio bene!
D. –
Qual è il significato della pace?
R. – La
pace tra le persone: desidero una cultura di pace che, secondo me, non si è
ancora realizzata – La pace è una grande unione tra tutti - La guerra non si
deve fare, punto e basta, senza fare distinzioni tra guerrafondai o pacifisti!
– La pace, secondo me, è avere prima di tutto la pace nell’animo per poi
trasmetterla agli altri … - Pace vuol dire … finalmente potersi guardare in
faccia, senza nessuna ostilità, ma davvero con uno sguardo di affetto e di
amore - Così come il termine cattolico vuol dire universale, io tenderei a
sottolineare che la pace è un valore universale - La pace… la pace è tutto!
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ANNUNCIATO UFFICIALMENTE IL VIAGGIO APOSTOLICO
DEL PAPA IN CROAZIA DAL 5 AL 9 GIUGNO
PROSSIMI.
E’ LA
TERZA VISITA DEL PONTEFICE NEL PAESE BALCANICO
- A
cura di Alessandro Gisotti -
Per la terza volta nel suo pontificato, Giovanni Paolo II visiterà
la Croazia. “Nei giorni 5-9 giugno 2003 – come informa una nota della Sala
stampa vaticana, – il Papa compirà un viaggio apostolico in Croazia e visiterà
le città di Rijeka, Dubrovnik, Osijek e Djakovo, Zadar”. Viaggio che giunge
dopo quelli del ’94 a Zagabria e del ’98 nuovamente a Zagabria e Spalato. I
vescovi croati – nella loro 26.ma assemblea plenaria, conclusasi in questi
giorni – hanno annunciato che la visita del Pontefice sarà incentrata sul tema
“La famiglia: cammino della Chiesa e del popolo”. Il tempo e “la situazione
nella quale avviene questo viaggio – ha dichiarato il vescovo di Dubrovnik,
mons. Zelimir Puljic – sono pieni di significato”. Nella sua diocesi, infatti,
sarà beatificata suor Maria di Gesù Petkovic, fondatrice della Congregazione
delle “Figlie della Misericordia”, oggi operanti in diversi Paesi dell’Europa e
dell’America Latina.
La Croazia ha una popolazione di circa quattro milioni e
mezzo di abitanti su un territorio pari ad un quinto di quello italiano. I
cattolici rappresentano il 72 per cento della popolazione. Distribuiti in 15
diocesi e 1500 parrocchie, i fedeli sono affidati alla cura pastorale di 2300
sacerdoti – tra diocesani e religiosi – oltre a quella di circa 3500 religiose.
NELL’ATTUALE CRISI INTERNAZIONALE,
LA VIA
D’USCITA INDICATA DALLA ‘PACEM IN TERRIS’
A 40 ANNI DALLA
PUBBLICAZIONE
- Con noi il prof. Vincenzo Buonomo -
40 anni fa, l’11 aprile 1963, Papa Giovanni XXIII, due
mesi prima di morire ci lasciava una preziosa eredità: la Lettera enciclica “Pacem
in Terris”. Due anni prima era stato eretto il muro di Berlino e 6 mesi
prima della pubblicazione, con la crisi di Cuba si era arrivati sull’orlo di
una guerra nucleare. Papa Giovanni crede ugualmente che la pace è possibile.
Interpreta le spinte profonde all’opera nella storia, spalanca il concetto di
bene comune su un orizzonte mondiale. Mostra evidente l’urgenza di un’autorità
pubblica a livello internazionale; chiama tutti, singoli, famiglie, corpi
intermedi, comunità politiche e comunità mondiale a comporre i rapporti della
convivenza secondo l’ordine stabilito da Dio: l’unità della famiglia
umana.
In occasione di questo anniversario, la Pontificia
Università Lateranense ha dedicato un Seminario di studio dal titolo: “A
quarant’anni dalla Pacem in Terris: i nuovi segni dei tempi”. Iniziato
ieri, si concluderà questo pomeriggio con un solenne Atto accademico che sarà
presieduto dal Segretario di Stato vaticano Cardinale Angelo Sodano.
Questa mattina il Seminario ha approfondito un tema di
grande attualità: la comunità internazionale e la pace. Tra i relatori, il
prof. Vincenzo Buonomo. Nell’attuale crisi che colpisce la comunità internazionale,
come ciascuno di noi, quale via d’uscita ci indica la Pacem in Terris?
Risponde lo stesso prof. Buonomo, intervistato da Carla Cotignoli.
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R. - La Pacem in terris ci indica una linea
fondamentale: il rapporto di reciprocità esistente tra le persone, quindi i
rapporti all’interno di una comunità nazionale, debbono essere trasferiti sul
piano internazionale. E questo trasferimento, avviene non soltanto attraverso
le istituzioni, ma attraverso il concorso direttamente di ognuno di noi.
Dobbiamo, cioè, cercare di capire che l’altro Stato, l’altro popolo non sono o
non possono assumere la categoria del nemico o dell’ostacolo, ma rappresentano
per noi una possibilità di arricchimento, di conoscenza e di reciproca
collaborazione a livello internazionale. Bisognerebbe arrivare ad una
prospettiva che la Pacem in terris già intravede, cioè che il popolo si
senta responsabile dell’altro popolo. La Pacem in terris dice:
‘Attraverso la solidarietà operante’: io direi anche attraverso la categoria
che la stessa Enciclica indica, e cioè la categoria della libertà e dell’amore,
che possono costituire la base di una nuova legalità internazionale.
D. – Il mondo a cui Giovanni XXIII si rivolgeva era in
profondo stato di disordine. Ciò nonostante, Papa Roncali riteneva possibile la
pace e parlava di spinte profonde già in atto nella storia. Si possono
intravvedere nella situazione attuale, comunque, nuove spinte profonde che percorrono l’umanità? Quali?
R. – Penso per esempio ai processi di unione e di
integrazione tra gli Stati, alcuni dei quali hanno raggiunto livelli insperati
quando Giovanni XXIII scriveva la Pacem in terris. Penso ancora
all’attenzione che sempre di più l’opinione pubblica manifesta di fronte ai
problemi, ai fatti internazionali, diventando interlocutore delle stesse
istituzioni. Penso, per esempio, al dialogo che sempre di più si va instaurando
tra culture, religioni e visioni della vita diverse, tutte quante partendo
dalla comune conoscenza e dalla comune condivisione del valore dell’uomo e del
valore della persona umana. La nuova spinta è l’esi-genza di una struttura a
livello internazionale nonostante ci si renda conto che quelle esistenti hanno
bisogno di essere riformate: vuol dire che non è semplicemente un’esigenza di
pochi, ma è l’esigenza della vita della famiglia umana.
D. – Quindi si può intravedere che ci sarà questo
cambiamento?
R. – Diventa inevitabile il cambiamento in rapporto alle
situazioni che devono essere gestite. Pensiamo soltanto a quello che oggi è il
problema umanitario delle regioni irachene: coinvolge necessariamente un
impegno comune.
D. – E questo tanto più per quanto riguarda la
ricostruzione politica di tutto uno Stato, di tutta una Nazione?
R. – Di tutto uno Stato e di tutta una Nazione che, tra
l’altro, ha bisogno di essere ricostruita dall’interno. Cioè: non dimentichiamo
che l’Iraq è una miriade di situazioni, sono almeno tre grosse realtà che
convivono all’interno di uno stesso territorio statale. E qui viene in mente
quale possa essere la situazione concreta, cioè se vanno rispettate le identità
dei singoli gruppi e dei singoli popoli esistenti in Iraq, o se va rispettata
semplicemente la delimitazione territoriale, la delimitazione delle frontiere
che venne fatta al momento della decolonizzazione.
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OGGI
SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
"Maria, pellegrina con la
Croce dei giovani" è il titolo che apre la prima pagina, in riferimento
all'Incontro del Papa con i giovani di Roma e del Lazio per la XVIII Giornata
Mondiale della Gioventù.
Si sottolinea che, "in un
momento travagliato della storia, mentre il terrorismo e le guerre minacciano la
concordia tra gli uomini e le religioni, Giovanni Paolo II affida i giovani
alla Madre del Risorto".
Nell'ultima pagina, l'Atto di
affidamento dei giovani alla Madonna, con una grande foto del Papa benedicente.
Nelle vaticane, quattro pagine
dedicate all'Incontro con i giovani.
Nel discorso al Capitolo
Generale delle Sorelle dei Poveri di santa Caterina da Siena, il Papa ha
sottolineato che l'eredità carismatica che la beata Savina Petrilli ha
lasciato, rappresenta un provvidenziale "talento" da far fruttificare.
Nelle pagine estere, due
interventi della Santa Sede, a Ginevra, nella Sessione della Commissione dei
diritti umani: "Globalizzazione ed estrema povertà"; "Il dialogo
inter-religioso è un prezioso strumento a servizio della pace".
Instabilità a Baghdad:
saccheggiati persino alcuni ospedali.
No del Parlamento europeo alla
clonazione di esseri umani.
Un articolo di Gabriele Nicolò
dal titolo "Cuba: proteste nel mondo dopo le severe condanne inflitte a
settantacinque dissidenti"
Nella pagina culturale, un
contributo di Armando Rigobello dal titolo "L'ideale liberale permeato di
religiosità"; "La religione della libertà", scritti politici di
Croce.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la situazione politica in riferimento alla crisi irachena.
In rilievo il tema delle
pensioni.
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11 aprile 2003
BAGHDAD IN PREDA ALL’ANARCHIA DELLA POPOLAZIONE,
DEVASTAZIONI
ANCHE A NORD,NELLE CITTA’ DI KIRKUK E MOSSUL,
MENTRE
SI AGGRAVA L’EMERGENZA NEGLI OSPEDALI
- A
cura di Alessandro De Carolis -
E’ una sorta di frenesia
predatrice a governare la Baghdad abbandonata da Saddam Hussein e dai suoi
gerarchi. Una città attraversata da gruppi di saccheggiatori, che devastano ciò
che non possono razziare. Una città dove i commercianti piantonano armati i
propri negozi e dove i soldati americani devono mediare tra il non facile
compito di calarsi nel ruolo di poliziotti urbani e quello di non prestare il
fianco alle rappresaglie. Come quella di ieri, che
ha visto un iracheno farsi esplodere nel centro della città, vicino all’Hotel
Palestine, seminando panico e morte tra i marine di un posto di blocco e
i civili che si trovavano nei pressi. Ascoltiamo la giornalista Mediaset, Anna
Migotto, che abbiamo contattato pochissimi minuti fa:
**********
R. – Continuano ancora i
saccheggi in tutta la città. E’ stato dato fuoco a molti palazzi. Sono stati
saccheggiati magazzini. L’unica differenza con ieri è che in alcuni ministeri
hanno preso posizione le truppe americane. Sono in corso scontri tra americani
e sacche di resistenza dei fedayn, nella zona di Kadinya. Evidentemente
la preoccupazione non è soltanto per i kamikaze. Questa mattina sono stata in una moschea sciita a Saddam
City e proprio mentre eravamo lì sono stati catturati dagli uomini presenti
nella moschea due volontari arabi, che stavano per fare un attentato.
D. – Riescono a fare qualcosa
per tenere sotto controllo la situazione i marine americani?
R. – Abbiamo parlato
stamattina con alcuni di loro. Praticamente in questo momento non possono avere
compiti di polizia. Ce l’hanno detto chiaramente. Devono ancora bonificare la
città. Stanno ancora bonificando i palazzi che potrebbero contenere esplosivo o
armi. Di conseguenza non riescono a tenere sotto controllo la popolazione.
D. – Qui è giunta notizia che
nelle prossime ore nel sud dell’Iraq dovrebbe tenersi un incontro con
l’opposizione irachena e il comando degli Stati Uniti per parlare di
ricostruzione …
R. –
Se non sbaglio è un incontro che era previsto per domani a Nassirya, luogo di
grandi combattimenti. Da questo incontro potrebbe poi partire l’inizio per
stabilire un governo ad interim, un governo provvisorio sia per l’Iraq
che per la città di Baghdad.
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Questo quadro di anarchia fa da
contraltare alle operazioni militari che proseguono altrove, soprattutto nel
nord. Di stamani è la notizia dell’ingresso in Mossul prima dei peshmerga
curdi e poi dell’esercito statunitense. Intanto a Kirkuk caduta ieri, si
registrano scontri etnici e violenze diffuse. Ascoltiamo l’inviato di Avvenire,
Luigi Geninazzi, al microfono di Roberto Piermarini:
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R. - La
situazione è sempre di grande confusione, di grande caos. Continua la festa e
purtroppo continuano anche gli atti di saccheggio, i vandalismi. E’ una
situazione veramente terribile, dove non c’è ordine. L’ordine per ora è gestito
da cittadini con le armi - non si sa come - da gente in abiti civili e dai peshmerga,
che però per la delicata situazione politica, data l’irritazione della Turchia,
hanno promesso di lasciare al più presto la città.
D. - Luigi, ma lì si parla di una eventuale indipendenza
del Kurdistan, che potrebbe irritare appunto la Turchia?
R. - Tutti i dirigenti la escludono. Si parla di un Iraq
confederato, dove il Kurdistan avrà ovviamente una grande autonomia, e anche la
gente sa che questo sogno, che è un loro sogno di un Kurdistan, di uno Stato
libero indipendente, per ora non è possibile.
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In questo quadro, il lavoro per
gli operatori umanitari si fa ogni ora più difficile. Benedetta Capelli ha
intervistato, Mario Ninnio, infermiere di Emergency, nell’ospedale di Sulymania, poco distante da
Kirkuk:
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R. - Da ieri sera noi abbiamo iniziato a ricevere feriti: 16 stanotte e
gli altri stamattina. Un’altra decina sappiamo che sono in arrivo, nonostante
ieri si sia festeggiato anche ad Erbil la caduta di Baghdad. Qui la guerra non
dà l’idea di essere finita. Per lo meno non sono finiti i feriti. Dentro
l’ospedale riceviamo militari e civili - questi ultimi molti, purtroppo - e
riceviamo anche soldati iracheni. Fa veramente tenerezza vedere i bambini nei
letti e poterli curare è un grosso problema.
D. - Avete difficoltà a reperire materiale sanitario?
R. - C’eravamo preparati prima, nel senso che avevamo
cercato di fare quante più scorte possibili. Dalla nostra, abbiamo che
l’ospedale era già funzionante da parecchi anni. E’ dal ’95 che siamo in
Kurdistan, quindi abbiamo avuto modo di prepararci. Comunque, siamo in attesa
di un cargo, ancora fermo in Turchia, pieno di medicinali e di altre provviste.
D. - Esiste sempre il pericolo delle mine antiuomo?
R. - Soltanto stamani abbiamo ricoverato tre feriti da
mina e altri due li abbiamo ricoverati ieri. La mia impressione è che,
purtroppo, dopo il conflitto aumenteranno i feriti da mina, perché qui c’è già
una prevalenza di mine delle vecchie guerre: il territorio ne è disseminato, e
sulla prima linea, gli iracheni che stanno arretrando, stanno lasciando campi
minati.
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A Nassiriya, due bambini sono morti
ieri, uccisi per errore ad posto di blocco: erano in un'auto che non si e'
fermata all'alt dei marine ed è stata bersagliata di proiettili
provocando numerosi feriti. A Najaf, sarebbe stato ucciso l'ex capo di stato
maggiore dell'esercito iracheno, il generale Nizar al-Khazraji. Teatro di gravi
disordini anche Najaf e Bassora, come si riferisce la collega Barbara
Schiavulli, al microfono di Andrea Sarubbi:
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R. - A Bassora, i soldati Usa per ora non stanno facendo
nulla di particolare per controllare la situazione. Certo, ieri c’è stato un
attentato ad un leader religioso islamico sciita nella città di Najaf. Si
tratta di Abdul Majid al-Khoei: lui e il suo assistente sono stati uccisi, e
questo rende la situazione più tesa e pericolosa.
D. - Tra l’altro, l’omicidio di questo imam è anche
un messaggio alla Gran Bretagna che per tanto tempo l’aveva ospitato in
esilio...
R. - Abdul Majid al-Khoei era tornato, dopo anni di
esilio, protetto dagli Stati Uniti e inviato in Iraq con il preciso compito di
ricreare una comunità forte. Suo padre era famoso, era un leader sciita che è
stato ucciso dopo la rivolta degli sciiti nel ’91: dunque, quella di Majid
al-Khoei era una figura sostanzialmente simbolica.
**********
Dall’Iran,
la guida suprema religiosa, l’ayatollah Alì Khamenei ha espresso la
soddisfazione del suo popolo “per la fine di Saddam Hussein” e della sua
tirannia, ma ha anche aggiunto di considerare la guerra in Iraq “un’aggressione
all’Islam”.
Sul
versante europeo, la Germania si è nettamente rifiutata di assegnare un ruolo
alla Nato nella ricostruzione dell’Iraq, perché essa deve essere condotta sotto
“l’egida dell’Onu”. La stessa Germania partecipa oggi, con Francia e Russia, al
vertice che a San Pietroburgo riunisce il cosiddetto “fronte del no” alla
guerra. Il presidente russo Putin, quello francese Chirac ed il cancelliere
tedesco Schröder discutono della situazione in Iraq, della ricostruzione e della
cooperazione tra Mosca e l’Unione Europea. Ma
l’incontro potrà servire a ricucire i rapporti tra i tre Paesi e la coalizione
angloamericana? Il parere dell’ambasciatore Sergio Romano:
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R. -
Personalmente, ritengo che confermerà la divisione, più o meno scontata,
esistente con gli Stati Uniti. Ma purtroppo questo incontro di San Pietroburgo
finirà per accentuare anche le differenze all’interno dell’Unione Europea. Molti
Paesi europei si sentiranno legittimamente trascurati da questa inedita ed
anomala alleanza a tre, costituita tra l’altro con un Paese - la Russia - che
non è nemmeno membro dell’Unione Europea. Mi sembra, quindi, che di ordine
internazionale se ne veda poco, per il momento.
D. - Tutto questo preoccupa per il futuro?
R. - Temo che ci si debba preoccupare. D’altro canto, nel
momento in cui avranno costituito un governo iracheno, ma di fatto americano,
gli Stati Uniti diventano una potenza del Medio Oriente. Insomma, cambia
l’intera geopolitica della regione.
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OGGI, 11 APRILE, E’ IL CENTENARIO DELLA MORTE DI SANTA
GEMMA GALGANI,
LA
GRANDE MISTICA LUCCHESE
- Servizio di Giovanni Peduto -
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Santa Gemma nasce a Lucca nel 1878. Vive 25 anni e li
trascorre interamente nella sua città. Riceve una profonda educazione religiosa
e cristiana già dalla madre e continua questa formazione con l’educazione
scolastica presso le Suore Oblate dello Spirito Santo, comunemente note come
Zitine, fondate dalla Beata Elena Guerra in Lucca. Approfondì la sua formazione
cristiana facendosi guidare da mons. Giovanni Volpi, vescovo ausiliare di
Lucca, e poi da padre Germano Ruoppolo, passionista. Santa Gemma è nota per la
sua esperienza mistica: dalle stigmate che ricevette nel 1899, alla
flagellazione e alla coronazione di spine, percorse tutto l’itinerario della
Passione di Cristo, fino a morire l’11 aprile 1903 – era un Sabato Santo –
totalmente abbandonata come Cristo sulla Croce. Ma diamo la parola a suor Maria
Giovanna Costantino, della Congregazione missionaria delle Sorelle di Santa
Gemma:
R. - Ha vissuto in pienezza come Gesù la sua missione
redentrice, perché lei appunto si è unita ai patimenti di Cristo. Aveva
imparato ad amare Gesù Crocifisso ed aveva fatto sua anche la missione di
Cristo. Dopo la morte dei genitori, praticamente la famiglia, che era
benestante - il papà farmacista - cadde in una situazione di estrema povertà,
per cui Santa Gemma visse in una condizione di totale miseria. Basti pensare
che una sorella morì di fame. Santa Gemma venne accolta molto caritatevolmente
dalla famiglia Giannini per un duplice motivo. Innanzitutto, perché la giovane
aveva bisogno di essere sostenuta. E il secondo motivo, forse quello
principale, perché Gemma non poteva più rimanere nella casa paterna, in quanto
cominciavano a manifestarsi i doni mistici - era proprio nella casa paterna
quando ricevette le stigmate – e lì non veniva compresa, veniva a volte anche
derisa. Per cui la famiglia Giannini svolse nei confronti di Gemma Galgani una
funzione protettiva e tutoria, quasi fosse quello l’ambito spirituale,
cristiano e caritatevole, tessuto dalla Provvidenza, dove la Santa potesse
vivere serenamente e in pienezza la sua vocazione.
D. – E proprio dal seno della famiglia Giannini è nata la
vostra Congregazione…
R. – Infatti. La nostra Congregazione nasce dall’amicizia
che si è creata tra Santa Gemma e la nostra fondatrice, la terzogenita dei
coniugi Giannini, e che al tempo in cui Santa Gemma fu accolta aveva solo 15
anni. Si tratta di Eufemia Giannini. Eufemia aveva 15 anni e visse praticamente
tutta la sua adolescenza accanto a Santa Gemma e fu testimone privilegiata dei
fatti mistici. E’ grazie a lei che noi abbiamo molti scritti, tra cui le parole
che Santa Gemma diceva quando era in estasi. Quindi, ha respirato a lungo la
spiritualità di Santa Gemma.
D. – In sintesi il vostro carisma …
R. – Il nostro carisma è cristologico e passiocentrico.
Infatti, Eufemia Giannini aveva imparato da Santa Gemma come vuole essere amato
Gesù, cioè facendo propria la sua passione e il suo progetto salvifico nei
confronti dell’umanità. E, secondo elemento della nostra spiritualità è il
carisma redentivo. Come Gemma aveva conosciuto nella Passione di Cristo il
Cuore di Dio e il peccato dell’uomo, così anche la nostra fondatrice ha voluto
che la nostra Congregazione si ispirasse a questo e, come missione, si
adoperasse per la salvezza delle anime. Siamo presenti in Italia e in Africa,
precisamente in Costa d’Avorio ed in Congo, dove abbiamo due comunità. Non
siamo molte, infatti la nostra è una piccola famiglia religiosa. Siamo circa 50
suore.
Sarà il
cardinale prefetto della Congregazione per i vescovi, Giovanni Battista Re, a presiedere questo pomeriggio alle ore 18,
la solenne concelebrazione in onore di Santa Gemma, nella chiesa-santuario che
ne conserva le spoglie a Lucca, con i vescovi della Toscana, presenti le
autorità civili, e numeroso clero, religiosi e religiose, unitamente ai
tantissimi fedeli di Santa Gemma.
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11 aprile 2003
“L’IMMIGRAZIONE SI AFFRONTA NON
CON GLI SLOGAN MA
CON PERCORSI DI LEGALITÀ E DI INTEGRAZIONE”.
LO AFFERMA IL CARDINALE DIONIGI TETTAMANZI IN UNA LETTERA SCRITTA
PER L’INAUGURAZIONE DEL SERVIZIO ACCOGLIENZA IMMIGRATI (SAI),
AVVENUTA QUESTA SETTIMANA A MILANO
MILANO. = "L’immigrazione si affronta nella sua
complessità, non con gli slogan ma mettendosi tutti insieme a costruire
percorsi di legalità e di qualificata integrazione sociale". E’ quanto ha
affermato l’arcivescovo del capoluogo lombardo, il cardinale Dionigi Tettamanzi
in una lettera scritta in occasione dell’inaugurazione del Servizio accoglienza
immigrati (Sai), avvenuta lo scorso 9 aprile a Milano. L’arcivescovo si è
augurato che "la competenza e la qualità del servizio contribuiscano a
promuovere quella autentica cultura di solidarietà che è davvero l’unica via
per restituire a tutta la città serenità e coesione sociale". Il cardinale
Tettamanzi, riferendosi al lavoro svolto nei primi mesi di apertura dallo
sportello Sai, ha ricordato che "i ritardi nelle risposte alle domande di
regolarizzazione stanno creando notevoli difficoltà che devono essere superate
con lo sforzo di tutti”. “E’ necessario ridurre la precarietà e l’emarginazione
– ha aggiunto – perché possono generare insicurezza ed incrementare
l’illegalità”. Sull’emergenza umanitaria causata dalla guerra in Iraq,
l’arcivescovo ha infine evidenziato che "soprattutto in questi momenti la
dimensione della solidarietà e dell’accoglienza deve attivarsi con slancio e
generosità anche tra la nostra gente, sul nostro territorio". Dall’inizio
della sua attività, nel settembre 2002, il Sai ha offerto consulenza a numerosi
stranieri, ma anche a famiglie e imprenditori italiani sulle procedure della
regolarizzazione che ha fatto seguito al varo della nuova legge
sull’immigrazione. (A.L.)
IN HONDURAS SONO OLTRE SEI MILA I BAMBINI
CHE VIVONO PER STRADA.
LO
DENUNCIANO ALCUNE ONG CHE HANNO INTRAPRESO UNA CAMPAGNA
PER IL
RECUPERO DEI MINORI
TEGUCIGALPA. = Nelle città dell’Honduras ci sono oltre sei
mila bambini che vivono per strada, vittime dell’indifferenza e della povertà.
Lo denunciano alcune organizzazioni non governative che hanno appena intrapreso
una campagna per il recupero di questi minori. L’iniziativa denominata “Non
chiamarmi bambino di strada”, è partita sotto gli auspici della Banca
interamericana per lo sviluppo (Bid) e ha ingaggiato come testimonial
alcuni personaggi piuttosto noti in Honduras. Tra questi figurano Gilberto
Yerwood, uno dei più noti calciatori del Paese, il cantautore Guillermo
Anderson e suor Maria Rosa, una religiosa che gestisce vari Centri di
protezione dei minori. Intervenendo alla conferenza stampa di presentazione
della Campagna, il presidente della Bid, Enrique Iglesias, ha dichiarato che
"non esistono bambini di strada, ma minori che vivono fuori della
famiglia, della scuola e della comunità". Un dirigente della ong “Casa
Alianza”, Ubaldo Herrera, ha aggiunto che i più piccoli se ne vanno via di casa
per le violenze subite e per sfuggire a situazioni di estrema povertà.
L’Honduras è uno dei Paesi più poveri dell’America Latina e, secondo vari
organismi internazionali, l’80 per cento della popolazione vive sotto la soglia
di povertà. (A.L.)
DURANTE LA SETTIMANA SANTA LA “FESTA DÈ
PASCIÙ” COINVOLGERÀ
L’INTERA
CITTADINANZA DI BIENNO, PAESE IN PROVINCIA DI BRESCIA,
PER LA
REALIZZAZIONE DI UNA STRAORDINARIA SCENOGRAFIA VIVENTE
BIENNO.
= Il prossimo 13 aprile, domenica delle Palme, inizierà la “Festa dè Pasciù”,
un’iniziativa che per l’intera Settimana Santa trasformerà il paese di Bienno,
in provincia di Brescia, in una straordinaria scenografia vivente. Il progetto
è curato da due giovani scenografe, Anusc Castiglioni e Giulia Bonaldi,
formatesi all'Accademia di Brera di Milano. La festa coinvolgerà interamente il
paese lombardo con i suoi vicoli, le piazze e tutta la cittadinanza. Le ultime
ore della vita di Gesù saranno raccontate su dei teli bianchi che saranno
collocati in vari punti del percorso. Col sopraggiungere della notte le
lenzuola, appese a festa alle finestre delle case, saranno illuminate da una
“pioggia di luci”. Il venerdì Santo, mentre la Madonna e Maddalena piangono il
Cristo morto, i teli si tingeranno di rosso. I versi della rappresentazione
sono stati scritti in dialetto brenese da Giacomo Scalvini, autore di
un’insolita Passione che verrà narrata anche il sabato, con una messinscena per
voci e immagini dal titolo “Il sogno di Giovanni”. (A.L.)
IN LIBERIA LA POPOLAZIONE CERCA DI
SFUGGIRE ALLE VIOLENZE
DEL CONFLITTO
CIVILE CHE OPPONE I RIBELLI AL GOVERNO CENTRALE.
MIGLIAIA
DI PERSONE CERCANO DI RIFUGIARSI NEI PAESI CONFINANTI
MONROVIA. = Ancora una volta la diocesi di
Gbarnga, in Liberia, ha sperimentato gli effetti brutali della guerra. Gli
spostamenti della popolazione in fuga e i saccheggi hanno vanificato gli sforzi
per la ricostruzione che erano stati avviati negli ultimi mesi. L'incessante
conflitto civile, che nel Paese oppone i ribelli del Liberians United for
Reconciliation and Democracy (Lurd) al governo centrale, ha provocato
l'esodo di decine di migliaia di rifugiati verso i territori confinanti. Come
racconta il Jesuit Refugee Service della regione, gli ultimi attacchi a
Gbarnga, che sono cominciati a metà marzo, sono diventati così intensi che il
16 marzo si è verificato un massiccio esodo della popolazione. I bambini della
scuola materna sono stati trasferiti nella capitale e presso l'ospedale St. Joseph,
gestito dai Fratelli di San Giovanni di Dio. Sono stati accolti anche trenta malati che erano stati evacuati
dall'ospedale Phebe, rimasto chiuso durante gli attacchi. Il Jesuit Refugee
Service intende avviare un nuovo progetto educativo per i profughi della contea
di Monserrado dove la situazione della sicurezza sembra essersi stabilizzata.
Il progetto sarà finalizzato ad offrire un percorso di istruzione ad oltre 2 mila
bambini profughi. (A.L.)
IN VISITA STAMANE AL PONTIFICIO
CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA
E DELLA PACE UNA
GIOVANE IRANIANA
CHE
SI ACCINGE A COMPIERE IL GIRO DEL MONDO
IN
BICICLETTA E A PIEDI PER ANNUNCIARE OVUNQUE IL MESSAGGIO DELLA PACE
E RACCOGLIERE OFFERTE PER GLI ORFANI
ROMA.
= L’arcivescovo Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace, ha accolto stamane una giovane iraniana che si accinge
a compiere il giro del mondo in bicicletta e a piedi. Lo scopo dell’iniziativa
è quello di annunciare ovunque un messaggio di pace e di amicizia tra i popoli.
Poupeh Mahdvinader, questo il nome della giovane in partenza per l'audace
impresa umanitaria, partirà la prossima settimana da Piazza San Pietro. La giovane iraniana percorrerà in bicicletta
Italia, Francia ed Inghilterra e successivamente raggiungerà in aereo gli Stati
Uniti da dove, ancora in aereo, ripartirà per il Giappone. Con successivi
trasferimenti a piedi, in aeroplano e per nave si sposterà in Nuova Zelanda,
Cina, India, Oman e concluderà il suo lungo periplo con il pellegrinaggio alla
Mecca in Arabia Saudita. La giovane
iraniana, che nel suo Paese si dedica all'assistenza degli orfani, intende
farsi portavoce del grande ideale della pace diffondendo il motto "Amore, amicizia e pace globale". Nel
corso del viaggio Poupeh Mahdvinader
raccoglierà offerte per soccorrere gli orfani, soprattutto delle guerre che
ancora insanguinano il mondo. (A.L.)
IN COINCIDENZA CON LA FIRMA DI UNA NUOVA
ENCICLICA SULL’EUCARESTIA,
VIENE
ESEGUITA L’OPERA DI ALBERICO VITALINI “IL MISTERO DEL CORPORALE”
SU
TESTO DI RAFFAELLO LAVAGNA: QUESTA SERA ALL’ABBAZIA DI CASAMARI,
DOMANI
NELLA CHIESA DI SAN BRUNO A COLLEFERRO
E
DOMENICA ALL’AUDITORIUM DI ROMA “PARCO DELLA MUSICA”
- A
cura di A.V. -
VEROLI.
= Annuncia sotto forma musicale la nuova Enciclica sull’Eucarestia, che
Giovanni Paolo II firmerà giovedì prossimo durante la celebrazione della “Missa
in Coena Domini”, l’opera lirica in un atto “Il Mistero del Corporale” di
Alberico Vitalini, già direttore dei Programmi Musicali della Radio Vaticana.
E’ infatti in programma questa sera all’Abbazia di Casamari a Veroli, domani
nella Chiesa di San Bruno a Colleferro e domenica all’Auditorium di Roma “Parco
della Musica”, eseguita dall’Orchestra Regionale del Lazio diretta da Piero
Gallo. Tratto da un testo di anonimo orvietano del XIII secolo, rielaborato da
Don Raffaello Lavagna, il melodramma di Vitalini ricorda il miracolo di Bolsena
in cui il vero sangue di Cristo stillò dall’ostia consacrata per convertire il
sacerdote incredulo, ed è stato commissionato per il Congresso Eucaristico
Internazionale del Grande Giubileo 2000. Verrà anticipato nella prima parte del
concerto dai “Tre momenti francescani” per orchestra d’archi e pianoforte
concertante, composti dallo stesso autore nel 1961 a commento dei documentari
sull’attività dei Padri Francescani in Terra Santa. (A. V.)
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11 aprile 2003
- A
cura di Paolo Ondarza e di Stefano Cavallo -
Battuta
d’arresto nel processo di pace per il Nord Irlanda. È stato rinviato a data da
destinarsi il vertice che doveva tenersi ieri in Ulster tra il premier
britannico Blair e quello irlandese Ahern. Scopo dell’incontro, la
presentazione di un piano di pace sul quale, però, i nazionalisti dello Sinn
Fein hanno espresso forti dubbi. Enzo Farinella.
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Secondo il primo ministro
irlandese, Bertie Ahern, gli ostacoli che si frappongono al processo di pace
possono essere superati. Il premier inglese Blair ha dichiarato che i due
governi sono perfettamente d’accordo, ma che viene richiesta la massima
chiarezza nelle risposte al piano di pace, per evitare equivoci in un secondo
momento. Jerry Adams, il leader dei nazionalisti, ha chiesto ai due governi di
pubblicare il loro piano di pace, inteso a restaurare il governo di coalizione
nel Nord Irlanda. Gli unionisti di David Trimble chiedono ai paramilitari
nazionalisti dell’Ira di annunziare una volta per sempre che la guerra è finita
e che le loro armi verranno distrutte.
Da Dublino, per la Radio Vaticana, Enzo Farinella.
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L’epidemia
di Sars in Cina non è ''sotto controllo'', anche se è stata ''contenuta'':
queste le parole – che contrastano con le dichiarazioni ufficiali – del medico
cinese Zhong della regione del Guangdong. Sale intanto a 114 il numero delle
vittime nel mondo. 55 solo in Cina. Intanto la compagnia aerea di Hong Kong,
Cathay Pacific ha sospeso i collegamenti con la Malesia, in seguito alla
decisione di quest’ultima di bloccare i visti ai turisti di Hong Kong.
Ancora
vittime nel conflitto tra India e Pakistan per la contesa regione del Kashmir.
I colpi di mortaio lanciati dalla guardia di frontiera indiana hanno ucciso due
bambini e due adulti in due villaggi della zona di confine di Nakyal. Secondo
fonti militari pakistane, l’attacco si sarebbe verificato improvvisamente e
senza motivo.
La
crisi nella penisola coreana è ad un passo dal divenire incontrollabile. Lo
sostiene il governo russo, che teme l’apertura di un nuovo fronte tra Pyongyang
e Washington. “Le prese di posizione di Corea del nord e Stati Uniti non
favoriscono il dialogo”, ha affermato questa mattina Alexandre Lossiukov, viceministro
degli Esteri del Cremlino, annunciando l’adozione di “misure preventive per
difendere gli interessi della Russia nell’area e la sua popolazione al confine
con la Corea”.
Il presidente del Kenya Mwai Kibaki ha disposto ieri
un’indagine sulla morte del missionario John Anthony Kaiser: da sempre in lotta
contro le ingiustizie nel Paese, il religioso aveva rischiato anche la
deportazione, nell’autunno del 1999, per il suo atteggiamento fortemente
critico nei confronti delle autorità. Ma sulla figura di padre Kaiser
ascoltiamo il servizio di Giulio Albanese.
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Originario del Minnesota, negli Stati Uniti, padre Kaiser,
impegnato per anni nella difesa dei diritti umani, era stato trovato senza vita
il 24 agosto del 2000 nei pressi del lago Naivasha, in Kenya. La Chiesa
cattolica locale ha espresso la propria soddisfazione per la decisione presa
dal nuovo governo dell’Arcobaleno. Proprio i vescovi avevano sollecitato
un’indagine sul caso Kaiser, dopo l’uscita del Rapporto stilato nell’aprile del
2001 dall’Fbi, che sosteneva la tesi del suicidio del missionario. Padre
Kaiser, 67 anni, era stato ordinato sacerdote nel ’64 e poco dopo era partito
per il Kenya. Dopo aver lavorato per quasi 20 anni nella diocesi di Kisii, nel
1993 era stato trasferito in quella di Ngong, dove si era distinto per le
battaglie a favore dei poveri e degli indifesi.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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È
finito stamattina all’Aja un ex comandante delle forze musulmane a Srebrenica,
teatro nel ’95 di un orrendo massacro che vide la morte di 7 mila islamici.
Nasser Oric, ricercato dal Tribunale penale internazionale, è stato arrestato
ieri sera da reparti delle Forze di stabilizzazione della Nato e poi trasferito
in Olanda.
Paura a
Berlino. Alcuni banditi, reduci da un tentativo di rapina ad una banca, hanno
sequestrato questa mattina un autobus con numerosi passeggeri. Il bus a due
piani, della linea 185, sarebbe attualmente nel quartiere Schoeneberg,
circondato dalla polizia. Ma si teme per la sorte degli ostaggi: i
sequestratori sono infatti armati.
Nove
rapiti e tre feriti: questo il bilancio di un assalto condotto dal ‘Fronte di
liberazione nazionale del Tripura’, formazione ribelle che combatte per la
separazione dello stato del Tripura, nell’India nordorientale, da Nuova Delhi.
La guerra nel Tripura dura ormai da vent’anni ed ha già provocato la morte di
oltre 10 mila persone.
Una forte scossa di terremoto ha
interessato questa mattina gran parte del Piemonte. L’epicentro e’ stato
rilevato nella zona tra Asti e Alessandria. Secondo gli esperti l’entità del
fenomeno sismico, durato circa un minuto, sarebbe stata di circa 7 gradi della
scala Mercalli. Nessuna notizia al momento di eventuali danni a persone o
edifici.
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