RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 97 - Testo della
Trasmissione lunedì 7 aprile 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Il cordoglio del Santo Padre per la morte del cardinale canadese Gerald Carter.
OGGI IN PRIMO PIANO:
La guerra in Iraq al 19.mo
giorno: le forze americane concentrate su Baghdad, ma il regime ha ancora
qualche capacità militare: ai nostri microfoni il
professor Agostino Giovagnoli, Alberto Piatti e Luigi Bobba.
CHIESA E
SOCIETA’:
Polmonite atipica:
ancora vittime e nuovi casi in tutto il mondo.
Massacro
nella Repubblica Democratica del Congo: quasi mille vittime, processo di pace
in pericolo.
Governo sudanese e ribelli riuniti a Nairobi per
un nuovo round di negoziati.
A Belfast, Bush e Blair cercano una soluzione allo
stallo in Irlanda del nord.
Ventitre morti nella Repubblica russa della
Yakutia, per l’incendio di una scuola.
7 aprile 2003
DI FRONTE AI DRAMMATICI AVVENIMENTI CHE
STIAMO VIVENDO
IL
PAPA HA RICORDATO LA RESPONSABILITA’ DEI GOVERNANTI
DAVANTI
A DIO E ALLA STORIA NELLA COSTRUZIONE DI UN MONDO DI PACE
RICEVENDO
IN UDIENZA IL PRESIDENTE DELL’ ARGENTINA EDUARDO DUHALDE
- A cura di Carla Cotignoli -
Il Papa ha ricevuto questa mattina in udienza il
presidente della Repubblica Argentina, Eduardo Alberto Duhalde, con la consorte
e il seguito. Prima di affrontare la profonda crisi economica e sociale che sta
attraversando questo Paese latinoamericano, il Santo Padre fatto riferimento ai
“drammatici avvenimenti che stiamo vivendo”: “ricordano a tutti - ha detto -
principalmente a coloro che hanno l’arduo compito di reggere i destini dei
popoli, la responsabilità che hanno davanti a Dio e davanti alla storia nella
costruzione di un mondo di pace e di benessere spirituale e materiale”. “In
quest’ora difficile nell’ambito delle relazioni internazionali – ha aggiunto –
dobbiamo tener presente che solamente il Vangelo potrà ispirarci principi di
pace autentica e duratura.”
Il presidente Duhalde, nel suo indirizzo di saluto, aveva
espresso la profonda gratitudine del
popolo argentino al Papa per i
suoi costanti sforzi tesi ad evitare il
nuovo conflitto armato che sta provocando “così gravi sofferenze e perdita di
vite umane”, ed ha riconfermato l’impegno del suo Paese per la soluzione
pacifica delle controversie internazionali.
Il Papa non ha mancato di esprimere il profondo interesse
con cui segue le vicissitudini della Nazione argentina. “La Chiesa, testimone
di speranza - ha detto - è sempre disposta ad essere al servizio della
riconciliazione e comprensione tra i
vari settori della società, affinché ciascuno possa cooperare efficacemente al
superamento delle difficoltà”. Il Santo Padre ha rilevato che “dietro ad ogni
situazione di ingiustizia c’è sempre un grave disordine morale”. Occorre
promuovere - ha detto - “un insieme di riforme che favoriscano i diritti e i doveri della famiglia come base
naturale e insostituibile della società”, ha parlato della necessità di dare un
nuovo impulso a “progetti di difesa e sviluppo della vita che tengano presente
la dimensione etica della persona dal concepimento alla conclusione naturale”.
Il
presidente Duhalde, parlando dei momenti di emergenza politica ed economica e
sociale che si era trovato ad affrontare quando ha assunto la guida del
Paese, ha parlato della “ricerca del
consenso”, intrapreso dal Paese e qui ha citato l’importante apporto dato dalla
Chiesa per ristabilire il dialogo e la comprensione sociale. “La Chiesa - ha
detto - ha saputo esercitare una “funzione essenziale”, anzi “eroica”.
“L’esempio di tanti vescovi, sacerdoti, religiosi e laici impegnati, - ha detto
- ci ha dato un impulso a raddoppiare gli sforzi per sradicare definitivamente
la povertà e le privazioni che soffrono molti nostri cittadini”.
Il Papa ha concluso esprimendo l’auspicio che gli
argentini, ponendo la loro fiducia in Dio e contando sul sostegno della
comunità internazionale, siano i principali protagonisti ed artefici di un
futuro promettente.
Il presidente Duhalde, come riferito dal portavoce
vaticano Joaquin Navarro Valls, ha poi reso visita al cardinale segretario di
Stato, Angelo Sodano, accompagnato dal sostituto per gli Affari generali, mons.
Leonardo Sandri, e dal segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Jean
Luis Tauran. “Gli
incontri - ha riferito il portavoce vaticano - hanno permesso un proficuo
dialogo sulle relazioni tra la Santa Sede e l’Argentina e uno scambio di
opinioni su alcune situazioni dell’America Latina. E’ stata notata in
particolare - ha aggiunto - la vitalità della Chiesa cattolica in quella parte
del mondo, nonché il suo contributo alla costruzione di una società sempre più
solidale e rispettosa dei diritti umani”.
LA TESTIMONIANZA DEL VANGELO DELLA
RICONCILIAZIONE E DELL’AMORE
SIA UN
SEGNO DI SPERANZA IN QUESTO TEMPO DI CONFLITTO E DI GRAVE INQUIETUDINE COSI’ IL
PAPA
AD UNA
DELEGAZIONE ECUMENICA DELLA DIOCESI DI SAN FRANCISCO
- A
cura di Carla Cotignoli -
“In questo
tempo di conflitto e di grave inquietudine per il mondo, prego che la vostra
testimonianza del messaggio evangelico di riconciliazione, solidarietà e
amore, sia un segno di speranza per
l’umanità”. Queste le parole rivolte dal Papa alla delegazione ecumenica
proveniente da San Francisco, composta da cattolici, greco ortodossi e
anglicani, ricevuta in udienza questa mattina.
Il
Santo Padre ha rivolto un caldo benvenuto alla delegazione americana, che farà
tappa anche a Istanbul, dove sarà ricevuta in udienza dal Patriarca ecumenico
di Costantinopoli Bartolomeo I, e a Londra, dove farà visita all’arcivescovo
anglicano di Canterbury, Rowan Williams. Un pellegrinaggio questo che avviene
nel 150.mo anniversario di fondazione dell’arcidiocesi di San Francisco. “E’
una testimonianza - ha detto il Papa - del vostro impegno nel cammino
verso la piena unità, attraverso il
dialogo sincero, la preghiera comune e la cooperazione fraterna, al servizio
del Vangelo”.
Il Papa
ha auspicato che questa visita alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo e dei
primi martiri cristiani, “approfondisca l’amore a Gesù Cristo e lo zelo per
l’espansione del suo Regno”. E qui il Papa ha espresso la speranza che proprio
questa testimonianza del Vangelo dell’amore e della riconciliazione sia non
solo un segno di speranza, ma anche “una promessa di rinascita dell’umanità
rinnovata dalla grazia di Cristo”.
IL CORDOGLIO DEL PAPA PER LA MORTE DEL
CARDINALE
CANADESE
GERALD CARTER, ARCIVESCOVO EMERITO DI TORONTO
- A cura di Paolo Salvo -
Il
cardinale canadese Gerald Emmett Carter, arcivescovo emerito di Toronto, è
morto ieri nella sua residenza della stessa metropoli. Aveva compiuto 91 anni
lo scorso 11 marzo. Il Papa, “profondamente rattristato” dalla luttuosa
notizia, ha espresso il suo cordoglio in un telegramma inviato all’attuale
arcivescovo di Toronto, cardinale Aloysius Ambrozic. Nel messaggio, Giovanni
Paolo II manifesta “grato riconoscimento” per i tanti anni di “disinteressato
servizio” svolto dal cardinale Carter e rivolge le sue condoglianze ai fedeli
dell’arcidiocesi, assicurando preghiere di suffragio per il defunto porporato.
Nato a Montrèal nel 1912 e ordinato sacerdote nel 1937, fu
nominato vescovo da Papa Giovanni XXIII nel 1961 e qualche anno dopo trasferito
alla diocesi di London, nella provincia dell’Ontario. Da Paolo VI fu promosso
nell’aprile 1978 all’arcidiocesi di Toronto, che guidò fino al marzo 1990, con
la rinuncia per limiti di età. Da Giovanni Paolo II fu creato cardinale nel
Concistoro del 30 giugno 1979, con il titolo della chiesa romana di Santa Maria
in Traspontina.
Nella sua lunga esistenza interamente dedicata al servizio
della Chiesa, il cardinale Carter aveva partecipato al Concilio Ecumenico
Vaticano II, dal 1962 al 1965, era stato presidente della Conferenza Episcopale
del Canada e membro della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi. I
funerali del cardinale Carter si svolgeranno giovedì prossimo 10 aprile alle
ore 10.30 nella cattedrale di Toronto.
Con la morte del cardinale Carter, il Collegio
Cardinalizio risulta composto da 169 porporati, di cui 112 elettori e 57 non
elettori.
Nel
corso della mattinata, il Papa ha ricevuto in udienza l’arcivescovo Donato
Squicciarini, nunzio apostolico. Il presule ricopre attualmente la carica di
rappresentante della Santa Sede nel Consiglio della Fondazione per la
Promozione delle Scienze Sociali.
In Ucraina, il Santo Padre ha nominato ausiliare della
diocesi di Kyiv-Zhytomyr il sacerdote Vitaliy Skomarovskyi, di 39 anni, finora
vicedirettore del locale Seminario maggiore, elevandolo alla dignità vescovile.
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Il testo integrale dell'Angelus
apre la prima pagina con il titolo, in piena evidenza: "Finisca
presto": nel quarantesimo della "Pacem in terris" l'accorata
invocazione di Giovanni Paolo II di fronte al conflitto che imperversa in Iraq.
Sempre in prima, si sottolinea
quanto segue: "Fare spazio ad una nuova era di perdono, amore, pace".
Nelle
vaticane, nel saluto ad una Delegazione ecumenica proveniente da San Francisco
(Usa), il Papa ha auspicato che in un tempo di conflitto sia un segno di
speranza la testimonianza del messaggio evangelico della riconciliazione, della
solidarietà e dell'amore.
Nel discorso al presidente
dell'Argentina, in visita ufficiale, il Santo Padre ha sottolineato che la
Chiesa, testimone della speranza, è sempre disposta a servire da strumento di
conciliazione e di intesa fra i diversi settori sociali.
Le iniziative per la pace
promosse nelle diocesi, in varie parti del mondo.
La dettagliata biografia del
compianto cardinale Gerald Emmett Carter, arcivescovo emerito di Toronto, morto
ieri all'età di 91 anni.
Nelle pagine estere, le truppe
statunitensi attaccano i Palazzi presidenziali di Saddam Hussein. I britannici
entrano a Bassora.
Vertice tra Blair e Bush per
fissare i termini della futura ricostruzione.
Pronto il piano della Croce
Rossa per l'aiuto ai civili.
Nella Repubblica Democratica
del Congo, scontri interetnici, nel territorio di Drodro, provocano la morte di
circa mille persone.
Nella pagina culturale, un
contributo di Francesco Licinio Galati dal titolo "Un'elegia della
memoria": "Il vicolo blu" di Giuseppe Bonaviri.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la situazione politica.
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7 aprile 2003
DICIANNOVESIMO GIORNO DI
GUERRA: GLI SFORZI DEL COMANDO CENTRALE AMERICANO FOCALIZZATI SU BAGHDAD, MA
GLI USA AVVISANO:
“IL
REGIME IRACHENO HA ANCORA QUALCHE CAPACITA’ MILITARE”.
SENZA SOSTA I BOMBARDAMENTI SULLA CAPITALE.
- Servizio di Paolo Ondarza -
La guerra in Iraq prosegue
senza sosta nel cuore del potere di Saddam: tutte le arterie che entrano ed
escono da Baghdad sono state chiuse con posti di blocco dalle truppe Usa. Anglo
americani e iracheni combattono nel centro della città, in particolare attorno
a tre palazzi presidenziali. Ma queste ultime notizie sono smentite dal
ministro dell’Informazione iracheno Mohammad Said Sahaf, che in un’inaspettata
conferenza stampa a Baghdad ha dato quella che è la versione del regime
iracheno su queste ultime ore di combattimenti. Ci aggiorna dalla capitale
irachena l’inviata Mediaset a Baghdad, Anna Migotto, raggiunta telefonicamente
da Giancarlo La Vella:
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R. - Siamo
testimoni oculari di quello che è successo, perché siamo esattamente di fronte
all’area del Palazzo presidenziale e abbiamo filmato i carri armati americani e
la lunghissima battaglia dalle prime luci dell’alba. Abbiamo visto i militari
in azione, abbiamo visto i carri armati, abbiamo visto anche quella che
probabilmente è almeno una vittima irachena, e un altro iracheno fatto
prigioniero. In questo momento si leva una colonna di fumo dall’interno
dell’area del Palazzo presidenziale. Sappiamo anche che è stato praticamente il
primo vero attacco secondo le forze americane, non un attacco dimostrativo, ma
il primo vero attacco nel centro della città. E’ ancora in corso, e credo che
siano già penetrati all’interno del Palazzo.
D. – Come è possibile che il ministro dell’informazione
iracheno sia riuscito a fare una conferenza stampa in mezzo alla strada, sembra
proprio sotto il ministero dell’informazione?
R. – Non l’ha fatta lì. E’ avvenuta all’Hotel Palestine.
E’ salito dove ci sono tutte le nostre postazioni day-live e ha scelto di farla
lì. Una conferenza stampa che definirei sconcertante, perché veramente fino ad
un attimo prima era sotto gli occhi di tutti – ripeto abbiamo filmato una
grande battaglia – che gli americani sono nel Palazzo presidenziale. Il
ministro ha anche sostenuto che nei combattimenti sono rimasti uccisi soldati
americani, un centinaio, e ha anche detto che ai nemici è stata tagliata la
gola. E’ difficile fare un commento a questa conferenza stampa, perché
evidentemente è assolutamente falso quello che dice il ministro, anche perché
altri carri armati sono stati visti nella zona dei ministeri, da altri
testimoni.
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Ma non è solo a Baghdad che si continua a
combattere. Sul fronte nord, questa mattina la città di Mosul è stata
violentemente bombardata. A sud, la battaglia è particolarmente cruenta nei
pressi di Bassora, dove sarebbe stato ritrovato il corpo del generale Ali
Hassan al Majid, noto come “Ali il chimico” e cugino di Saddam Hussein. Le truppe statunitensi hanno
assunto il controllo anche della città di Karbala, nel centro dell'Iraq. E i
marine britannici sono riusciti a penetrare fino al cuore di Bassora, nel sud,
anche se l'attacco finale della seconda città irachena non è ancora stato
sferrato. Proprio sugli scontri in corso a Bassora, sentiamo Barbara Schiavulli.
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R. – Le truppe
britanniche sono avanzate verso il centro e carri armati sono rimasti nelle
strade principali della città, diversamente dalle altre sere, quando invece
arretravano per la notte. Bassora ha ancora delle sacche di resistenza, ci sono
ancora dei piccoli combattimenti: quindi dire che è caduta è azzardato, però,
insomma, siamo molto vicini.
D. – Ci sono profughi nel Sud dell’Iraq?
R. – C’è molta gente che ha cercato di scappare
soprattutto da Bassora, durante i combattimenti, però in realtà nessuno è avanzato
verso il Kuwait che ha detto che comunque non accetterebbe profughi nel suo
Paese. Qui ci sono molti prigionieri di guerra, invece.
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L'ambasciatore russo a Baghdad, Vladimir Titorenko,
leggermente ferito ad una mano, ieri, mentre era in viaggio per la Siria, ha
accusato oggi le forze americane di aver "deliberatamente" sparato
contro il suo convoglio diplomatico. Lo riferisce l’agenzia di stampa russa
"Ria Novosti", citando il proprio corrispondente alla frontiera siro-irachena.
Ma gli americani hanno negato di avere truppe in zona. Il Consigliere per la
Sicurezza americano, Condoleeza Rice, è oggi a Mosca per discutere l’andamento
della guerra e per affrontare anche la delicata questione della sparatoria.
Ascoltiamo il servizio di Giuseppe d’Amato.
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Ferma reazione di Mosca per l’incidente occorso al
convoglio dell’ambasciatore russo Titorenko. I rappresentanti statunitensi ed
iracheno sono stati immediatamente convocati dal ministero degli esteri che vuole
l’apertura di un’inchiesta. Da quello che si è appreso, ambedue le parti erano
state avvertite della presenza del convoglio diplomatico, con tanto di bandiere
russe ben visibili. Il presidente Putin è stato avvertito dell’incidente, che
in parte sarà discusso direttamente con il Consigliere per la Sicurezza Usa,
Condoleeza Rice, oggi a Mosca. Non sono state finora rese note le ragioni della
sua visita-lampo: soltanto alcune ore in Russia. La Rice non è favorevole alla
partecipazione alla ricostruzione irachena di chi – come la Russia o la Francia
– si è dichiarato contro la guerra.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.
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Sulla posizione espressa dal
consigliere per la Sicurezza nazionale americana e i possibili sviluppi nel
rapporto tra Mosca e Washington, sullo sfondo della crisi irachena, Alessandro
Gisotti ha intervistato il prof. Agostino Giovagnoli, docente di storia
contemporanea all’Università cattolica di Milano:
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R. – La posizione di Condoleeza Rice è coerente con quello
che lei ha sempre sostenuto, e cioè il fatto che il nuovo ordine mondiale deve
essere frutto dell’iniziativa americana unilaterale, all’interno del quale però
rientrano dei rapporti privilegiati con alcune grandi potenze del mondo;
certamente nell’orizzonte della Rice – ma non solo il suo – la Russia
costituisce uno dei grandi interlocutori di cui gli americani debbono e
vogliono tener conto nello sviluppo delle relazioni internazionali.
D. – Dopo la
tragedia dell’11 settembre, Putin è stato tra i primi ad offrire collaborazione
agli americani nella lotta contro il terrorismo. Questa alleanza strategica
resterà in piedi nonostante le divergenze sull’Iraq?
R. – Diciamo che ci sono motivi per cui da entrambe le
parti non c’è interesse a spingere lo scontro oltre un certo limite; in questo
senso, in effetti, si tratta di un’alleanza strategica: da parte americana c’è
l’idea che la Russia, insieme alla Cina, sia uno di quei grandi interlocutori
di cui occorre tener conto, a differenza dell’Unione Europea.
D. – La guerra del Golfo ha completamente oscurato la
crisi cecena, che per Mosca resta una questione irrisolta. Quanto la Cecenia
influirà sui rapporti tra Cremlino e Casa Bianca?
R. – Certo, influirà. Resta un punto dolente nella
politica attuale della leadership russa. E’ da ritenere che la questione
cecena, sia in se stessa sia come spia di una più vasta problematica, continui
a rappresentare uno degli elementi importanti della politica estera russa, e
sotto questo profilo è uno degli elementi che spinge ad un’alleanza non del tutto
limpida con gli americani.
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Il mondo intanto si chiede quale
sarà la sorte dell’Iraq, nel dopo Saddam. Una domanda urgente se si pensa al
dramma della popolazione sconvolta da questi primi 19 giorni di guerra. Luca
Collodi ha rivolto la questione a Alberto Piatti, vicepresidente della
Compagnia delle Opere e presidente dell’Associazione Volontari per il servizio
internazionale di Comunione e Liberazione.
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R. – Il
dopoguerra è auspicabile che sia governato da un’amministrazione civile delle
Nazioni Unite, in modo tale che il popolo iracheno possa ricostituire quelle
modalità organizzative del consorzio civile e determinare il proprio destino
lontano da forme dittatoriali e da forme di protettorato, che non ci sembrano
assolutamente consone all’equilibrio nell’area.
D. – Come compagnia delle opere, pensate anche ad una
figura dell’Onu che possa guidare questo governo civile in Iraq?
R. – C’è un personaggio che gode della nostra stima e che
ha una grande conoscenza del Paese, avendo per primo gestito il famoso
programma “Food for oil”. Si chiama Staffan de Mistura e credo possa essere una
persona con sensibilità adeguate per gestire un’amministrazione civile in Iraq,
in un periodo di transizione.
D. – L’altro aspetto che forse può interessare anche il
mondo cattolico italiano è quello del rapporto con i cattolici americani …
R. – C’è un
dialogo aperto, anche se naturalmente molto dialettico. Anche il volantino
fatto da Comunione e Liberazione “No alla guerra, sì all’America”, che è stato
pubblicato integralmente da ”L’Osservatore romano”, è un’occasione di dibattito
per riaffermare l’anelito di libertà del popolo americano, rintuzzare
l’amministrazione per questa scelta sprovveduta.
D. – L’altro aspetto è quello della convivenza tra
cristiani e musulmani …
R. – Abbiamo rilanciato una grande iniziativa di pace per
sostenere in alcuni luoghi, che sono la Giordania, la Palestina, il Libano, la
Tunisia, la possibile convivenza pacifica tra cristiani e musulmani. Non appena
ci sarà la possibilità andremo in Iraq per ristabilire quella possibile
convivenza che, comunque, anche sotto il regime di Saddam era possibile tra
cristiani e musulmani, in assoluto accordo con le agenzie delle Nazioni Unite,
con cui siamo già in contatto.
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Su come il volontariato cattolico italiano vede il
dopoguerra in Iraq, sentiamo anche il parere di Luigi Bobba, presidente delle
Acli. L’intervista è di Luca Collodi.
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R. – Occorre un governo provvisorio che sia guidato dalle
Nazioni Unite, legittimato dalla Comunità internazionale, che coinvolga gli
iracheni e che prepari il dopo Saddam, come è avvenuto in altre situazioni, con
tutti i rischi che da questo conflitto nascano altri focolai e si metta in moto
un effetto a catena, un effetto domino su tutti i Paesi dell’area medio
orientale. Il sentir dire dagli americani che l’Europa si deve occupare solo
degli aiuti umanitari è veramente indecoroso. L’Europa non è la Croce Rossa.
D. – Come mantenere, approfondire il dialogo con i
cattolici americani?
R. – Direi che la nostra posizione è sempre stata un ‘sì’
all’America e un ‘no’ a questa posizione irragionevole e pericolosa
dell’amministrazione Bush. Verrà presentata una iniziativa proprio del cartello
“Sentinelle del mattino”, che ha come fulcro tutte le relazioni che si sono
costruite tra i giovani nelle grandi Giornate mondiale della gioventù. Proprio
questo dialogo e queste relazioni devono essere la base per scoprire che
l’altro ha le nostre stesse speranze, ragioni e paure.
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SI CELEBRA OGGI LA GIORNATA MONDIALE
DELLA SANITÀ. TEMA DI QUEST’ANNO:
“UN
AMBIENTE SANO PER I BAMBINI. PREPARARE L’AVVENIRE”.
L’APPELLO
DEL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE KOFI ANNAN
A
TUTELARE LA SALUTE DEI PIÙ PICCOLI PER GARANTIRE LO SVILUPPO SOSTENIBILE
-
Intervista con Manuel Castello e Donata Lodi -
Acqua non
potabile, mancanza di igiene, inquinamento ma anche fumo, abuso di alcool,
sovralimentazione. Sono 5 milioni i bambini che muoiono ogni anno per malattie
legate all’ambiente. Il più delle volte si tratta di decessi facilmente
prevenibili con cure mirate a basso costo. A lanciare l’allarme, in occasione
della Giornata mondiale della salute che si celebra oggi, l’Organizzazione
Mondiale della Sanità. Tema di quest’anno, infatti, “Un ambiente sano per i bambini.
Preparare l’avvenire”. Forte l’appello del segretario generale delle Nazioni
Unite, Kofi Annan. “I minori – scrive nel suo messaggio per la giornata – sono
sicuramente più vulnerabili ai rischi ambientali di quanto non lo siano gli adulti.
L’unica risposta è assicurarsi che possano vivere, imparare e giocare in un
luogo sano”. I bambini - ricorda ancora Annan - sono il nostro futuro e lo
sviluppo sostenibile ha inizio con la salvaguardia della loro salute. Eppure,
la diarrea continua a uccidere il 12 per cento dei piccoli sotto i 5 anni di
età nei Paesi in via di sviluppo, mentre in Occidente 2 milioni di minori
rimangono vittime di infezioni respiratorie acute dovute all’inquinamento, come
afferma Manuel Castello, vice presidente della Società Italiana di Pediatria,
al microfono di Antonella Villani.
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R. – L’allarme inquinamento è forte. L’inquinamento,
specialmente atmosferico, fa sì che siano aumentate notevolmente le malattie
allergiche. L’asma, negli ultimi 15 anni, è aumentata del 20 per cento per
esempio. Altri problemi, con i quali si trova il mondo occidentale, sono
innanzitutto legati all’obesità dei bambini. Gli Stati Uniti hanno circa un
terzo dei bambini obesi. L’Italia è già arrivata al 30 per cento. E quindi stiamo
seguendo quella strada.
D. – Quali altri rischi corrono i bambini italiani sotto
l’aspetto della salute?
R. – Considerando che la pediatria comprende anche
l’adolescenza, corre il rischio che corrono anche i bambini dei Paesi
leggermente più sviluppati, cioè della sigaretta, che è tossica da diversi
punti di vista, perché aumenta le malattie allergiche, diminuisce la lunghezza
della vita a seconda degli anni di fumo che le persone hanno, ed inoltre tutto
il problema delle droghe.
L’opulenza sembra, dunque, essere la scure della morte nei
Paesi occidentali. Per contro la carenza di acqua, igiene, cibo spengono le
vite dei bambini nel terzo mondo. Donata Lodi, di Unicef Italia:
R. – Innanzitutto l’inquinamento delle acque, che è forse
la principale causa di malattie mortali per i bambini nel mondo. In questo
momento ne stiamo vedendo un esempio drammatico in Iraq, dove l’acqua inquinata
è la principale causa di mortalità infantile. Ma questo è vero per buona parte
dell’Africa. Oltre ad essere l’inquinamento delle acque combinato con la
malnutrizione, è molto spesso un mix mortale, soprattutto per i bambini sotto i
5 anni.
D. – I Paesi più a rischio?
R. – Tutti quelli dell’Africa subsahariana.
D. – I progetti dell’Unicef a tutela della salute dei più
piccoli?
R. – I progetti
sono moltissimi. Le vaccinazioni, per esempio. L’Unicef è leader mondiale nelle
campagne di vaccinazione e ne abbiamo fatto un cavallo di battaglia. Su questo
fronte abbiamo registrato molte vittorie negli ultimi anni, però occorre una
spinta maggiore soprattutto su alcune malattie come il morbillo, che continuano
a fare stragi di bambini nei Paesi più poveri, anche se noi siamo abituati a
considerarle malattie irrilevanti. E altre malattie che potrebbero essere
prevenute con i vaccini, ma per le quali i vaccini non sono disponibili perché
nei Paesi in via di viluppo costano ancora troppo. Penso per esempio alla
febbre gialla, all’epatite … Ma la stessa malaria uccide soprattutto i bambini
e uccide soprattutto i poveri. Non c’è un vaccino. C’è pochissima ricerca
medica. Le complicazioni, tipo polmonite, di malattie da raffreddamento sono la
principale causa di morte, per esempio dell’Asia centrale, nei Paesi dove il
clima invernale è freddo. In questi Paesi basterebbe avere a disposizione degli
antibiotici semplicissimi, anch’essi a basso costo. Questa è un’altra grande
campagna internazionale che stiamo portando avanti per mettere a disposizione
dei più poveri i farmaci meno costosi, ma più necessari.
D. – Che cosa serve per riuscire a fare il salto di
qualità nella tutela della salute dei più piccoli?
R. – Servono più fondi e molta più volontà politica di
dare la priorità ai bambini.
D. – Il suo appello per questa Giornata?
R. – Un bambino sano è un adulto che costa meno allo Stato
e un adulto che può costruire un Paese in cui vale la pena di vivere.
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7 aprile 2003
CROCE ROSSA E MEZZA LUNA ROSSA PALESTINESE SI
UNISCONO IN FAVORE
DELLE
VITTIME DEL CONFLITTO IN TERRA SANTA. LE DUE ORGANIZZAZIONI
HANNO
SOTTOSCRITTO UN’INTESA PER LA FORMAZIONE DEL PERSONALE
E
L’AMPLIAMENTO DELLA CAPACITÀ DI INTERVENTO
GERUSALEMME.
= Il Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr) e la Mezza luna rossa
palestinese (Mlrp) stringono i loro rapporti in favore della pace e delle
persone che soffrono le conseguenze del conflitto israelo-palestinese. A più di
dieci anni di distanza dell’ultimo accordo di cooperazione, i due organismi
hanno rinnovato la scorsa settimana un’intesa che permetterà alla Mlrp di
ampliare la sua capacita di azione. L’accordo prevede che la Croce rossa
sostenga attività essenziali della Mlrp, come per esempio il Servizio medico di
emergenza. Nel 2003 le 100 ambulanze di proprietà del Servizio saranno
riparate, mentre 400 persone, tra impiegati
e volontari, potranno seguire corsi di formazione e aggiornamento in
diritto internazionale umanitario. Per i volontari è prevista anche una
specifica formazione riguardo le precauzioni che bisogna prendere nei confronti
di ordigni inesplosi o artigianali. Inoltre verrà perfezionata l’Unità di crisi
della Mlrp, che permette di intervenire con tempestività nelle emergenze che il
conflitto causa. L’organismo palestinese infine sarà inserito nella rete di
ricerca del Movimento internazionale della Croce rossa e della Mezza luna
rossa: questa rete serve a stabilire un contatto tra famigliari dispersi nel caso
di guerre e disastri naturali. (M.A.)
INIZIANO A PERVENIRE AI VESCOVI
FRANCESI LE RISPOSTE DEI FEDELI
ALLA
CONSULTAZIONE LANCIATA A FEBBRAIO PER RINNOVARE GLI ORIENTAMENTI
DELLA
CATECHESI: EMERGE L’IMPORTANZA DELL’ACCOGLIENZA
DELLA
COMUNITA’ ECCLESIALE NEI CONFRONTI DEI LONTANI
PARIGI. = Prosegue la consultazione sulle proposte per
rinnovare gli orientamenti catechetici che la Conferenza episcopale francese ha
intrapreso a metà febbraio con la comunità dei fedeli. Nelle librerie religiose
del Paese è in distribuzione un documento dal titolo “Andare al cuore della
fede, domande sul futuro della catechesi”, che invita i fedeli a far pervenire
ai vescovi proposte e suggerimenti entro la Pasqua del 2004. Le prime risposte
pervenute fanno emergere l’importanza della comunità cristiana
nell’accompagnamento dei catecumeni. “Dalla capacità di praticare l’accoglienza
tra i propri membri - ha spiegato il direttore del Servizio della Conferenza
episcopale per la catechesi, mons. André Dupleix - nasce quella di accogliere i
neofiti: a ciò è legata la credibilità stessa della nostra testimonianza”. Dal
questionario si evince che è fondamentale che, come Cristo accoglie i lontani,
anche la comunità ecclesiale sia sollecita nel ricevere chi, dopo tanto tempo ritorna
ad essa o decide di entrarci per la prima volta: la comunità deve trasmettere
il senso dell’appartenenza ad un unico corpo. Ai fini dell’iniziazione
cristiana, è perciò fondamentale la valorizzazione di catechesi che permettano,
sia ai fedeli che ai neofiti, di comprende la ricchezza costituita dalla
comunità ecclesiale. (M.A.)
SARS: ANCORA VITTIME E NUOVI CASI IN TUTTO IL MONDO.
5 NUOVE INFEZIONI IN VIETNAM, DOVE SI CREDEVA CONTENUTA L’EPIDEMIA.
2600
IL TOTALE DEI CASI DELLE PERSONE CHE HANNO CONTRATTO IL VIRUS,
MOLTE
DELLE QUALI SONO GUARITE: 1268 I CITTADINI CINESI COLPITI
PECHINO.
= Nuovi casi di contagio di Sars hanno causato altre vittime in varie parti del
mondo. Nuovi casi sono stati riscontrati in Cina e in Canada, mentre cinque
nuove infezioni si sono verificate in Vietnam, dove si riteneva che l'epidemia
fosse stata contenuta. La televisione di Stato cinese ha annunciato che altri
casi e nuove vittime si sono registrati nella prima settimana di aprile nel sud
e nella capitale, dove è morto il finlandese Pekka Aro, un funzionario
dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) di 52 anni. Le altre
vittime sono morte nel Guandong, la provincia del sud dove si ritiene che
l'epidemia causata dallo sconosciuto virus della Sars abbia avuto origine.
Robert Breiman, leader del gruppo di esperti dell'Organizzazione Mondiale della
Sanità, in visita nel Guangdong, ha detto che nella regione il numero dei casi
di Sars sta diminuendo in modo significativo. Ad Hong Kong, che dopo il
Guangdong è la zona più colpita dal virus, il presidente della Hospital
Authority, Leong Che-hung, ha dichiarato che gli ospedali si stanno preparando
all'“ipotesi peggiore”, secondo la quale numero dei ricoverati per la malattia
raggiungeranno presto i tremila casi. Sale a 53 vittime il totale delle vittime
in Cina, nel resto del mondo sono 97 le persone morte per il virus. Il totale
delle persone infettate dal virus, molte delle quali sono guarite, è di 2600,
delle quali 1268 sono cittadini cinesi. All'aumento dei casi (2700 malati) non
corrisponde un aumento della mortalità, che rimane del 5 per cento. E questo
porta gli epidemiologi a ipotizzare che l'epidemia stia passando ad una seconda
fase, di rallentamento e di normalizzazione. (S.C.)
LETTERA PASTORALE DEI VESCOVI DI MALTA
PER LE ELEZIONI DEL 12 APRILE.
I
PRESULI INVITANO GLI ELETTORI CATTOLICI A VERIFICARE
CHE I PROGRAMMI DEI PARTITI CHE INTENDONO
VOTARE NON CONTRASTINO
CON I
PRINCIPI SOCIALI E MORALI DELLA CHIESA
LA
VALLETTA. = In vista delle elezioni generali del prossimo 12 aprile,
l’arcivescovo di Malta, mons. Joseph Mercieca, e il vescovo di Gozo, mons.
Nikol Cauchi, hanno indirizzato ai fedeli la lettera pastorale “Il nostro
dovere verso la nostra nazione”. “La Chiesa - scrivono i presuli - ha il
compito di educare e formare la coscienza dei suoi membri indicando ai
cristiani come comportarsi in alcune situazioni legate alla vita di tutti i
giorni. La Chiesa - prosegue la lettera - non offre risposte dettagliate ma una
serie di principi e valori che aiutano i cristiani a prendere responsabilmente
la giusta decisione nel momento in cui ci si trova ad agire”. I presuli
raccomandano ai cittadini di votare in modo maturo e responsabile tenendo conto
del bene del Paese. Per questo motivo si augurano che l’elettorato valuti adeguatamente
i candidati a cui intende dare il voto e che gli stessi eletti siano politici
onesti che lavorino per il bene comune e per beneficio della persona umana,
secondo i principi evangelici. I cittadini cattolici, in particolare, prima di
esprimere la preferenza, sono chiamati a verificare che il programma del
partito che intendono scegliere sia in linea con l’insegnamento della Chiesa.
Infine i vescovi rivolgono un appello affinché questo voto non sia motivo di
divisione: “Incoraggiamo - scrivono - ogni elettore a rispondere alla chiamata
del nostro Paese e a votare in maniera responsabile. Invitiamo tutti a mostrare
calma, saggezza e comportamento irreprensibile prima, durante e dopo il voto.
Ricordiamo che qualunque sia stata la scelta del popolo, restiamo fratelli e
sorelle, figli e figlie della stessa nazione”. (M.A.)
LOMÉ. =
Un’atmosfera di “menzogna, sospetto, calunnia, e diffidenza”: è questo il
“clima politico malsano” denunciato dai vescovi del Togo in un messaggio reso
pubblico in questi giorni. Nel documento, dal titolo: “Costruiamo la pace nella
verità”, i presuli deplorano i “gravi fatti messi in atto nel nostro Paese che
ci allontanano dalla pace”. Un riferimento, indicato esplicitamente nel testo,
alle elezioni anticipate “organizzate unilateralmente” che, secondo
l’episcopato, essendo “ben lungi dal rappresentare una soluzione, hanno invece
esacerbato la crisi politica”. I presuli criticano anche le modifiche alla costituzione
e alle norme elettorali che conferiranno al presidente in carica, Gnassingbé
Eyadema, di prolungare a vita il proprio mandato. In pochi mesi è la seconda
volta che l’episcopato del Togo, dove da 36 anni il capo di Stato guida un
regime autoritario, prende posizione sulla situazione politica nazionale. Il
presidente Eyadema – che in assoluto è il leader africano più politicamente longevo
– prese il potere nel 1967 con un’azione militare: da allora ha governato
ininterrottamente. L’ultima conferma alla massima carica del governo in Togo è
del 1998, avvenuta in elezioni controverse anche secondo il punto di vista
degli osservatori internazionali. (S.C.)
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7 aprile 2003
- A
cura di Andrea Sarubbi -
Solo pochi giorni fa, il governo ed i ribelli della
Repubblica Democratica del Congo firmavano a Sun City, in Sudafrica, la bozza
di una nuova Costituzione. Un testo sul quale oggi il presidente congolese,
Joseph Kabila, ha prestato giuramento. Nel frattempo, però, l’ennesima ondata
di violenza rischia di rimettere in discussione il processo di pace: ad Ituri,
nel nordest del Paese, sarebbero state massacrate almeno un migliaio di
persone. Lo ha reso noto ieri la Missione delle Nazioni Unite in Congo, in base
a testimonianze raccolte sul luogo. Sentiamo Giulio Albanese:
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Secondo le prime informazioni, potrebbe essersi trattato
di scontri etnici a cui – a giudicare dalla presenza, tra i cadaveri, di uomini
in uniforme – potrebbero aver preso parte anche militari. Sarebbero per
l’esattezza 966 le vittime degli scontri, ed alcuni sopravvissuti hanno anche
mostrato alla delegazione dell’Onu una ventina di fosse comuni, in cui
sarebbero stati interrati non meno di 250 corpi. Secondo una delle versioni
finora raccolte, un imprecisato numero di persone di ogni età, uomini, donne e
perfino ragazzi, con indosso sia abiti civili che militari, ha perpetrato il
massacro muovendo da direzioni diverse ad ondate successive e lasciando a
quanto pare sul terreno, nel volgere di appena tre ore, centinaia di vittime di
etnia sia Hema sia Lendu.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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E le violenze proseguono anche in un’altra zona dell’ex
Zaire, il sud Kivu. A Bukavu, località nell’est del Paese, si sono scontrati
ieri i miliziani Mai Mai ed i ribelli filoruandesi dell’RCD-Goma. L’agenzia
Misna riferisce di una vittima.
Dopo l’accordo dei giorni scorsi tra il presidente
sudanese Omar el-Bashir ed il capo dei ribelli John Garang, in cui ci si impegnava
a firmare la pace entro giugno, il governo di Khartoum e la guerriglia tornano
oggi al tavolo dei negoziati. A Nairobi, in Kenya, si discute della possibile
unificazione degli eserciti e di altri aspetti relativi alla sicurezza del
Paese.
Proseguono gli scontri nella striscia di Gaza. Nel corso
di una perlustrazione compiuta presso la colonia ebraica di Netzarim, i soldati
israeliani avrebbero trovato il corpo di un attivista palestinese,
probabilmente ucciso nella notte dai militari di guardia all’insediamento. Nel
campo profughi di el-Marazi, le truppe dello Stato ebraico hanno ucciso due
palestinesi, fra cui un ragazzo di 13 anni, arrestato due persone ed instaurato
il coprifuoco.
Proprio il Medio Oriente, insieme alla ricostruzione in
Iraq ed al dopo-Saddam, sarà tra i temi di un vertice che il presidente
statunitense Bush ed il premier britannico Blair terranno questa sera a
Belfast. Ma l’obiettivo principale dell’incontro – preceduto, questa mattina,
da tre allarmi bomba nel capoluogo nordirlandese – è quello di dare una spinta
decisiva al processo di pace in Ulster, nel tentativo di convincere i
paramilitari nazionalisti dell’IRA a distruggere i propri arsenali. Ce ne
parla, da Dublino, Enzo Farinella:
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Una dichiarazione da parte dell’Ira, in cui si dice che la
guerra è ormai finita per sempre, e la normalizzazione del territorio del nord
Irlanda sono vitali per consolidare quanto il processo di pace ha già ottenuto.
Domani il presidente Bush, insieme al primo ministro inglese Blair e a quello
irlandese Ahern, incontrerà i partiti favorevoli all’accordo di pace. E giovedì
i due premier, inglese ed irlandese, pubblicheranno le condizioni finali
necessarie per la totale realizzazione dell’accordo di pace. La soluzione finale
del problema del nord Irlanda potrebbe indicare la via per porre fine ai
conflitti del Medio Oriente ed a quello dello stesso Iraq.
Da Belfast, per la Radio Vaticana, Enzo Farinella.
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Si intensificano le indagini della polizia filippina sull’attentato
che mercoledì scorso ha causato 16 vittime a Davao, nell’isola meridionale di
Mindanao. I sospetti cadono su cinque indonesiani, presunti membri
dell’organizzazione Jemaah Islamiyah, legata alla rete di Al Qaeda. Indagini in
corso anche sul Fronte Islamico di Liberazione Moro, dichiaratosi estraneo
all’attacco.
Tragedia nella Yakutia, repubblica russa nella Siberia
orientale. Questa mattina una scuola ha preso fuoco nel villaggio di Sydybyl,
provocando la morte di 22 studenti fra gli 11 ed i 17 anni e di un loro
insegnante. Altri 12 ragazzi sono rimasti feriti: alcuni si sono lanciati dalle
finestre del primo piano per sfuggire alle fiamme. L’edificio in legno si è
incendiato completamente prima che riuscissero ad arrivare i vigili del fuoco,
provenienti da un villaggio distante 20 chilometri.
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