RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 97 - Testo della Trasmissione lunedì 7 aprile 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

In udienza dal Papa il presidente dell’Argentina, Eduardo Duhalde. La vicinanza di Giovanni Paolo II alla nazione argentina per le grandi difficoltà che si è trovata ad affrontare.

 

In questo tempo di conflitto, il Vangelo sia segno di speranza e di unità per la famiglia umana: così il Pontefice nel saluto ad una delegazione ecumenica dell’arcidiocesi di San Francisco.

 

Il cordoglio del Santo Padre per la morte del cardinale canadese Gerald Carter.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La guerra in Iraq al 19.mo giorno: le forze americane concentrate su Baghdad, ma il regime ha ancora qualche capacità militare: ai nostri microfoni il professor Agostino Giovagnoli, Alberto Piatti e Luigi Bobba.

 

Si celebra oggi la Giornata mondiale della sanità, sul tema “Un ambiente sano per i bambini. Preparare l’avvenire”: con noi Manuel Castello e Donata Lodi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Croce Rossa e Mezzaluna Rossa palestinese stringono i rapporti per il soccorso alle vittime della violenza in Terra Santa.

 

Le risposte dei fedeli alla consultazione lanciata dai vescovi francesi per rinnovare gli orientamenti della catechesi.

 

Polmonite atipica: ancora vittime e nuovi casi in tutto il mondo.

 

Gli insegnamenti morali e sociali della Chiesa richiamati dai vescovi di Malta, in una Lettera pastorale per le elezioni del 12 aprile.

 

Reso pubblico in questi giorni un documento dei vescovi del Togo sulla situazione politica del Paese.

 

24 ORE NEL MONDO:

 Massacro nella Repubblica Democratica del Congo: quasi mille vittime, processo di pace in pericolo.

 

Governo sudanese e ribelli riuniti a Nairobi per un nuovo round di negoziati.

 

A Belfast, Bush e Blair cercano una soluzione allo stallo in Irlanda del nord.

 

Ventitre morti nella Repubblica russa della Yakutia, per l’incendio di una scuola.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

7 aprile 2003

 

 

DI FRONTE AI DRAMMATICI AVVENIMENTI CHE STIAMO VIVENDO

IL PAPA HA RICORDATO LA RESPONSABILITA’ DEI GOVERNANTI

DAVANTI A DIO E ALLA STORIA NELLA COSTRUZIONE DI UN MONDO DI PACE

RICEVENDO IN UDIENZA IL PRESIDENTE DELL’ ARGENTINA EDUARDO DUHALDE

- A cura di Carla Cotignoli -

 

Il Papa ha ricevuto questa mattina in udienza il presidente della Repubblica Argentina, Eduardo Alberto Duhalde, con la consorte e il seguito. Prima di affrontare la profonda crisi economica e sociale che sta attraversando questo Paese latinoamericano, il Santo Padre fatto riferimento ai “drammatici avvenimenti che stiamo vivendo”: “ricordano a tutti - ha detto - principalmente a coloro che hanno l’arduo compito di reggere i destini dei popoli, la responsabilità che hanno davanti a Dio e davanti alla storia nella costruzione di un mondo di pace e di benessere spirituale e materiale”. “In quest’ora difficile nell’ambito delle relazioni internazionali – ha aggiunto – dobbiamo tener presente che solamente il Vangelo potrà ispirarci principi di pace autentica e duratura.”

 

Il presidente Duhalde, nel suo indirizzo di saluto, aveva espresso la  profonda gratitudine del popolo argentino  al Papa per i suoi  costanti sforzi tesi ad evitare il nuovo conflitto armato che sta provocando “così gravi sofferenze e perdita di vite umane”, ed ha riconfermato l’impegno del suo Paese per la soluzione pacifica delle controversie internazionali.

 

Il Papa non ha mancato di esprimere il profondo interesse con cui segue le vicissitudini della Nazione argentina. “La Chiesa, testimone di speranza - ha detto - è sempre disposta ad essere al servizio della riconciliazione e  comprensione tra i vari settori della società, affinché ciascuno possa cooperare efficacemente al superamento delle difficoltà”. Il Santo Padre ha rilevato che “dietro ad ogni situazione di ingiustizia c’è sempre un grave disordine morale”. Occorre promuovere - ha detto - “un insieme di riforme che favoriscano i  diritti e i doveri della famiglia come base naturale e insostituibile della società”, ha parlato della necessità di dare un nuovo impulso a “progetti di difesa e sviluppo della vita che tengano presente la dimensione etica della persona dal concepimento alla conclusione naturale”.

 

Il presidente Duhalde, parlando dei momenti di emergenza politica ed economica e sociale che si era trovato ad affrontare quando ha assunto la guida del Paese,  ha parlato della “ricerca del consenso”, intrapreso dal Paese e qui ha citato l’importante apporto dato dalla Chiesa per ristabilire il dialogo e la comprensione sociale. “La Chiesa - ha detto - ha saputo esercitare una “funzione essenziale”, anzi “eroica”. “L’esempio di tanti vescovi, sacerdoti, religiosi e laici impegnati, - ha detto - ci ha dato un impulso a raddoppiare gli sforzi per sradicare definitivamente la povertà e le privazioni che soffrono molti nostri cittadini”.

 

Il Papa ha concluso esprimendo l’auspicio che gli argentini, ponendo la loro fiducia in Dio e contando sul sostegno della comunità internazionale, siano i principali protagonisti ed artefici di un futuro promettente.

 

Il presidente Duhalde, come riferito dal portavoce vaticano Joaquin Navarro Valls, ha poi reso visita al cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, accompagnato dal sostituto per gli Affari generali, mons. Leonardo Sandri, e dal segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Jean Luis Tauran. “Gli incontri - ha riferito il portavoce vaticano - hanno permesso un proficuo dialogo sulle relazioni tra la Santa Sede e l’Argentina e uno scambio di opinioni su alcune situazioni dell’America Latina. E’ stata notata in particolare - ha aggiunto - la vitalità della Chiesa cattolica in quella parte del mondo, nonché il suo contributo alla costruzione di una società sempre più solidale e rispettosa dei diritti umani”. 

 

 

LA TESTIMONIANZA DEL VANGELO DELLA RICONCILIAZIONE E DELL’AMORE

SIA UN SEGNO DI SPERANZA IN QUESTO TEMPO DI CONFLITTO E DI GRAVE INQUIETUDINE COSI’ IL PAPA

AD UNA DELEGAZIONE ECUMENICA DELLA DIOCESI DI SAN FRANCISCO

- A cura di Carla Cotignoli -

 

“In questo tempo di conflitto e di grave inquietudine per il mondo, prego che la vostra testimonianza del messaggio evangelico di riconciliazione, solidarietà e amore,  sia un segno di speranza per l’umanità”. Queste le parole rivolte dal Papa alla delegazione ecumenica proveniente da San Francisco, composta da cattolici, greco ortodossi e anglicani, ricevuta in udienza questa mattina.

 

Il Santo Padre ha rivolto un caldo benvenuto alla delegazione americana, che farà tappa anche a Istanbul, dove sarà ricevuta in udienza dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, e a Londra, dove farà visita all’arcivescovo anglicano di Canterbury, Rowan Williams. Un pellegrinaggio questo che avviene nel 150.mo anniversario di fondazione dell’arcidiocesi di San Francisco. “E’ una testimonianza - ha detto il Papa - del vostro impegno nel cammino verso  la piena unità, attraverso il dialogo sincero, la preghiera comune e la cooperazione fraterna, al servizio del Vangelo”.

 

Il Papa ha auspicato che questa visita alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo e dei primi martiri cristiani, “approfondisca l’amore a Gesù Cristo e lo zelo per l’espansione del suo Regno”. E qui il Papa ha espresso la speranza che proprio questa testimonianza del Vangelo dell’amore e della riconciliazione sia non solo un segno di speranza, ma anche “una promessa di rinascita dell’umanità rinnovata dalla grazia di Cristo”.

 

 

IL CORDOGLIO DEL PAPA PER LA MORTE DEL CARDINALE

CANADESE GERALD CARTER, ARCIVESCOVO EMERITO DI TORONTO

 - A cura di Paolo Salvo -

 

Il cardinale canadese Gerald Emmett Carter, arcivescovo emerito di Toronto, è morto ieri nella sua residenza della stessa metropoli. Aveva compiuto 91 anni lo scorso 11 marzo. Il Papa, “profondamente rattristato” dalla luttuosa notizia, ha espresso il suo cordoglio in un telegramma inviato all’attuale arcivescovo di Toronto, cardinale Aloysius Ambrozic. Nel messaggio, Giovanni Paolo II manifesta “grato riconoscimento” per i tanti anni di “disinteressato servizio” svolto dal cardinale Carter e rivolge le sue condoglianze ai fedeli dell’arcidiocesi, assicurando preghiere di suffragio per il defunto porporato.

 

Nato a Montrèal nel 1912 e ordinato sacerdote nel 1937, fu nominato vescovo da Papa Giovanni XXIII nel 1961 e qualche anno dopo trasferito alla diocesi di London, nella provincia dell’Ontario. Da Paolo VI fu promosso nell’aprile 1978 all’arcidiocesi di Toronto, che guidò fino al marzo 1990, con la rinuncia per limiti di età. Da Giovanni Paolo II fu creato cardinale nel Concistoro del 30 giugno 1979, con il titolo della chiesa romana di Santa Maria in Traspontina.

 

Nella sua lunga esistenza interamente dedicata al servizio della Chiesa, il cardinale Carter aveva partecipato al Concilio Ecumenico Vaticano II, dal 1962 al 1965, era stato presidente della Conferenza Episcopale del Canada e membro della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi. I funerali del cardinale Carter si svolgeranno giovedì prossimo 10 aprile alle ore 10.30 nella cattedrale di Toronto.

 

Con la morte del cardinale Carter, il Collegio Cardinalizio risulta composto da 169 porporati, di cui 112 elettori e 57 non elettori.

 

 

ALTRA UDIENZA E NOMINA DI AUSILIARE IN UCRAINA

 

Nel corso della mattinata, il Papa ha ricevuto in udienza l’arcivescovo Donato Squicciarini, nunzio apostolico. Il presule ricopre attualmente la carica di rappresentante della Santa Sede nel Consiglio della Fondazione per la Promozione delle Scienze Sociali.

 

In Ucraina, il Santo Padre ha nominato ausiliare della diocesi di Kyiv-Zhytomyr il sacerdote Vitaliy Skomarovskyi, di 39 anni, finora vicedirettore del locale Seminario maggiore, elevandolo alla dignità vescovile.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Il testo integrale dell'Angelus apre la prima pagina con il titolo, in piena evidenza: "Finisca presto": nel quarantesimo della "Pacem in terris" l'accorata invocazione di Giovanni Paolo II di fronte al conflitto che imperversa in Iraq.

Sempre in prima, si sottolinea quanto segue: "Fare spazio ad una nuova era di perdono, amore, pace".

 

Nelle vaticane, nel saluto ad una Delegazione ecumenica proveniente da San Francisco (Usa), il Papa ha auspicato che in un tempo di conflitto sia un segno di speranza la testimonianza del messaggio evangelico della riconciliazione, della solidarietà e dell'amore.

Nel discorso al presidente dell'Argentina, in visita ufficiale, il Santo Padre ha sottolineato che la Chiesa, testimone della speranza, è sempre disposta a servire da strumento di conciliazione e di intesa fra i diversi settori sociali.

Le iniziative per la pace promosse nelle diocesi, in varie parti del mondo.

La dettagliata biografia del compianto cardinale Gerald Emmett Carter, arcivescovo emerito di Toronto, morto ieri all'età di 91 anni.

 

Nelle pagine estere, le truppe statunitensi attaccano i Palazzi presidenziali di Saddam Hussein. I britannici entrano a Bassora.

Vertice tra Blair e Bush per fissare i termini della futura ricostruzione.

Pronto il piano della Croce Rossa per l'aiuto ai civili.

Nella Repubblica Democratica del Congo, scontri interetnici, nel territorio di Drodro, provocano la morte di circa mille persone.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Francesco Licinio Galati dal titolo "Un'elegia della memoria": "Il vicolo blu" di Giuseppe Bonaviri.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la situazione politica.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

7 aprile 2003

 

 

DICIANNOVESIMO GIORNO DI GUERRA: GLI SFORZI DEL COMANDO CENTRALE AMERICANO FOCALIZZATI SU BAGHDAD, MA GLI USA AVVISANO:

“IL REGIME IRACHENO HA ANCORA QUALCHE CAPACITA’ MILITARE”.

 SENZA SOSTA I BOMBARDAMENTI SULLA CAPITALE.

- Servizio di Paolo Ondarza -

                                                                                                   

La guerra in Iraq prosegue senza sosta nel cuore del potere di Saddam: tutte le arterie che entrano ed escono da Baghdad sono state chiuse con posti di blocco dalle truppe Usa. Anglo americani e iracheni combattono nel centro della città, in particolare attorno a tre palazzi presidenziali. Ma queste ultime notizie sono smentite dal ministro dell’Informazione iracheno Mohammad Said Sahaf, che in un’inaspettata conferenza stampa a Baghdad ha dato quella che è la versione del regime iracheno su queste ultime ore di combattimenti. Ci aggiorna dalla capitale irachena l’inviata Mediaset a Baghdad, Anna Migotto, raggiunta telefonicamente da Giancarlo La Vella:

 

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R. - Siamo testimoni oculari di quello che è successo, perché siamo esattamente di fronte all’area del Palazzo presidenziale e abbiamo filmato i carri armati americani e la lunghissima battaglia dalle prime luci dell’alba. Abbiamo visto i militari in azione, abbiamo visto i carri armati, abbiamo visto anche quella che probabilmente è almeno una vittima irachena, e un altro iracheno fatto prigioniero. In questo momento si leva una colonna di fumo dall’interno dell’area del Palazzo presidenziale. Sappiamo anche che è stato praticamente il primo vero attacco secondo le forze americane, non un attacco dimostrativo, ma il primo vero attacco nel centro della città. E’ ancora in corso, e credo che siano già penetrati all’interno del Palazzo.

 

D. – Come è possibile che il ministro dell’informazione iracheno sia riuscito a fare una conferenza stampa in mezzo alla strada, sembra proprio sotto il ministero dell’informazione?

 

R. – Non l’ha fatta lì. E’ avvenuta all’Hotel Palestine. E’ salito dove ci sono tutte le nostre postazioni day-live e ha scelto di farla lì. Una conferenza stampa che definirei sconcertante, perché veramente fino ad un attimo prima era sotto gli occhi di tutti – ripeto abbiamo filmato una grande battaglia – che gli americani sono nel Palazzo presidenziale. Il ministro ha anche sostenuto che nei combattimenti sono rimasti uccisi soldati americani, un centinaio, e ha anche detto che ai nemici è stata tagliata la gola. E’ difficile fare un commento a questa conferenza stampa, perché evidentemente è assolutamente falso quello che dice il ministro, anche perché altri carri armati sono stati visti nella zona dei ministeri, da altri testimoni.

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Ma non è solo a Baghdad che si continua a combattere. Sul fronte nord, questa mattina la città di Mosul è stata violentemente bombardata. A sud, la battaglia è particolarmente cruenta nei pressi di Bassora, dove sarebbe stato ritrovato il corpo del generale Ali Hassan al Majid, noto come “Ali il chimico” e cugino di Saddam Hussein. Le truppe statunitensi hanno assunto il controllo anche della città di Karbala, nel centro dell'Iraq. E i marine britannici sono riusciti a penetrare fino al cuore di Bassora, nel sud, anche se l'attacco finale della seconda città irachena non è ancora stato sferrato. Proprio sugli scontri in corso a Bassora, sentiamo Barbara Schiavulli.

 

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R. – Le truppe britanniche sono avanzate verso il centro e carri armati sono rimasti nelle strade principali della città, diversamente dalle altre sere, quando invece arretravano per la notte. Bassora ha ancora delle sacche di resistenza, ci sono ancora dei piccoli combattimenti: quindi dire che è caduta è azzardato, però, insomma, siamo molto vicini.

 

D. – Ci sono profughi nel Sud dell’Iraq?

 

R. – C’è molta gente che ha cercato di scappare soprattutto da Bassora, durante i combattimenti, però in realtà nessuno è avanzato verso il Kuwait che ha detto che comunque non accetterebbe profughi nel suo Paese. Qui ci sono molti prigionieri di guerra, invece.

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L'ambasciatore russo a Baghdad, Vladimir Titorenko, leggermente ferito ad una mano, ieri, mentre era in viaggio per la Siria, ha accusato oggi le forze americane di aver "deliberatamente" sparato contro il suo convoglio diplomatico. Lo riferisce l’agenzia di stampa russa "Ria Novosti", citando il proprio corrispondente alla frontiera siro-irachena. Ma gli americani hanno negato di avere truppe in zona. Il Consigliere per la Sicurezza americano, Condoleeza Rice, è oggi a Mosca per discutere l’andamento della guerra e per affrontare anche la delicata questione della sparatoria. Ascoltiamo il servizio di Giuseppe d’Amato.

 

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Ferma reazione di Mosca per l’incidente occorso al convoglio dell’ambasciatore russo Titorenko. I rappresentanti statunitensi ed iracheno sono stati immediatamente convocati dal ministero degli esteri che vuole l’apertura di un’inchiesta. Da quello che si è appreso, ambedue le parti erano state avvertite della presenza del convoglio diplomatico, con tanto di bandiere russe ben visibili. Il presidente Putin è stato avvertito dell’incidente, che in parte sarà discusso direttamente con il Consigliere per la Sicurezza Usa, Condoleeza Rice, oggi a Mosca. Non sono state finora rese note le ragioni della sua visita-lampo: soltanto alcune ore in Russia. La Rice non è favorevole alla partecipazione alla ricostruzione irachena di chi – come la Russia o la Francia – si è dichiarato contro la guerra.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Sulla posizione espressa dal consigliere per la Sicurezza nazionale americana e i possibili sviluppi nel rapporto tra Mosca e Washington, sullo sfondo della crisi irachena, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Agostino Giovagnoli, docente di storia contemporanea all’Università cattolica di Milano:

 

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R. – La posizione di Condoleeza Rice è coerente con quello che lei ha sempre sostenuto, e cioè il fatto che il nuovo ordine mondiale deve essere frutto dell’iniziativa americana unilaterale, all’interno del quale però rientrano dei rapporti privilegiati con alcune grandi potenze del mondo; certamente nell’orizzonte della Rice – ma non solo il suo – la Russia costituisce uno dei grandi interlocutori di cui gli americani debbono e vogliono tener conto nello sviluppo delle relazioni internazionali.

 

D. – Dopo la tragedia dell’11 settembre, Putin è stato tra i primi ad offrire collaborazione agli americani nella lotta contro il terrorismo. Questa alleanza strategica resterà in piedi nonostante le divergenze sull’Iraq?

 

R. – Diciamo che ci sono motivi per cui da entrambe le parti non c’è interesse a spingere lo scontro oltre un certo limite; in questo senso, in effetti, si tratta di un’alleanza strategica: da parte americana c’è l’idea che la Russia, insieme alla Cina, sia uno di quei grandi interlocutori di cui occorre tener conto, a differenza dell’Unione Europea.

 

D. – La guerra del Golfo ha completamente oscurato la crisi cecena, che per Mosca resta una questione irrisolta. Quanto la Cecenia influirà sui rapporti tra Cremlino e Casa Bianca?

 

R. – Certo, influirà. Resta un punto dolente nella politica attuale della leadership russa. E’ da ritenere che la questione cecena, sia in se stessa sia come spia di una più vasta problematica, continui a rappresentare uno degli elementi importanti della politica estera russa, e sotto questo profilo è uno degli elementi che spinge ad un’alleanza non del tutto limpida con gli americani.

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Il mondo intanto si chiede quale sarà la sorte dell’Iraq, nel dopo Saddam. Una domanda urgente se si pensa al dramma della popolazione sconvolta da questi primi 19 giorni di guerra. Luca Collodi ha rivolto la questione a Alberto Piatti, vicepresidente della Compagnia delle Opere e presidente dell’Associazione Volontari per il servizio internazionale di Comunione e Liberazione.

 

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R. – Il dopoguerra è auspicabile che sia governato da un’amministrazione civile delle Nazioni Unite, in modo tale che il popolo iracheno possa ricostituire quelle modalità organizzative del consorzio civile e determinare il proprio destino lontano da forme dittatoriali e da forme di protettorato, che non ci sembrano assolutamente consone all’equilibrio nell’area.

 

D. – Come compagnia delle opere, pensate anche ad una figura dell’Onu che possa guidare questo governo civile in Iraq?

 

R. – C’è un personaggio che gode della nostra stima e che ha una grande conoscenza del Paese, avendo per primo gestito il famoso programma “Food for oil”. Si chiama Staffan de Mistura e credo possa essere una persona con sensibilità adeguate per gestire un’amministrazione civile in Iraq, in un periodo di transizione.

 

D. – L’altro aspetto che forse può interessare anche il mondo cattolico italiano è quello del rapporto con i cattolici americani …

 

R. – C’è un dialogo aperto, anche se naturalmente molto dialettico. Anche il volantino fatto da Comunione e Liberazione “No alla guerra, sì all’America”, che è stato pubblicato integralmente da ”L’Osservatore romano”, è un’occasione di dibattito per riaffermare l’anelito di libertà del popolo americano, rintuzzare l’amministrazione per questa scelta sprovveduta.

 

D. – L’altro aspetto è quello della convivenza tra cristiani e musulmani …

 

R. – Abbiamo rilanciato una grande iniziativa di pace per sostenere in alcuni luoghi, che sono la Giordania, la Palestina, il Libano, la Tunisia, la possibile convivenza pacifica tra cristiani e musulmani. Non appena ci sarà la possibilità andremo in Iraq per ristabilire quella possibile convivenza che, comunque, anche sotto il regime di Saddam era possibile tra cristiani e musulmani, in assoluto accordo con le agenzie delle Nazioni Unite, con cui siamo già in contatto.

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Su come il volontariato cattolico italiano vede il dopoguerra in Iraq, sentiamo anche il parere di Luigi Bobba, presidente delle Acli. L’intervista è di Luca Collodi.

 

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R. – Occorre un governo provvisorio che sia guidato dalle Nazioni Unite, legittimato dalla Comunità internazionale, che coinvolga gli iracheni e che prepari il dopo Saddam, come è avvenuto in altre situazioni, con tutti i rischi che da questo conflitto nascano altri focolai e si metta in moto un effetto a catena, un effetto domino su tutti i Paesi dell’area medio orientale. Il sentir dire dagli americani che l’Europa si deve occupare solo degli aiuti umanitari è veramente indecoroso. L’Europa non è la Croce Rossa.

 

D. – Come mantenere, approfondire il dialogo con i cattolici americani?

 

R. – Direi che la nostra posizione è sempre stata un ‘sì’ all’America e un ‘no’ a questa posizione irragionevole e pericolosa dell’amministrazione Bush. Verrà presentata una iniziativa proprio del cartello “Sentinelle del mattino”, che ha come fulcro tutte le relazioni che si sono costruite tra i giovani nelle grandi Giornate mondiale della gioventù. Proprio questo dialogo e queste relazioni devono essere la base per scoprire che l’altro ha le nostre stesse speranze, ragioni e paure.

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SI CELEBRA OGGI LA GIORNATA MONDIALE DELLA SANITÀ. TEMA DI QUEST’ANNO:

“UN AMBIENTE SANO PER I BAMBINI. PREPARARE L’AVVENIRE”.

L’APPELLO DEL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE KOFI ANNAN

A TUTELARE LA SALUTE DEI PIÙ PICCOLI PER GARANTIRE LO SVILUPPO SOSTENIBILE

- Intervista con Manuel Castello e Donata Lodi -

 

Acqua non potabile, mancanza di igiene, inquinamento ma anche fumo, abuso di alcool, sovralimentazione. Sono 5 milioni i bambini che muoiono ogni anno per malattie legate all’ambiente. Il più delle volte si tratta di decessi facilmente prevenibili con cure mirate a basso costo. A lanciare l’allarme, in occasione della Giornata mondiale della salute che si celebra oggi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tema di quest’anno, infatti, “Un ambiente sano per i bambini. Preparare l’avvenire”. Forte l’appello del segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. “I minori – scrive nel suo messaggio per la giornata – sono sicuramente più vulnerabili ai rischi ambientali di quanto non lo siano gli adulti. L’unica risposta è assicurarsi che possano vivere, imparare e giocare in un luogo sano”. I bambini - ricorda ancora Annan - sono il nostro futuro e lo sviluppo sostenibile ha inizio con la salvaguardia della loro salute. Eppure, la diarrea continua a uccidere il 12 per cento dei piccoli sotto i 5 anni di età nei Paesi in via di sviluppo, mentre in Occidente 2 milioni di minori rimangono vittime di infezioni respiratorie acute dovute all’inquinamento, come afferma Manuel Castello, vice presidente della Società Italiana di Pediatria, al microfono di Antonella Villani.

 

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R. – L’allarme inquinamento è forte. L’inquinamento, specialmente atmosferico, fa sì che siano aumentate notevolmente le malattie allergiche. L’asma, negli ultimi 15 anni, è aumentata del 20 per cento per esempio. Altri problemi, con i quali si trova il mondo occidentale, sono innanzitutto legati all’obesità dei bambini. Gli Stati Uniti hanno circa un terzo dei bambini obesi. L’Italia è già arrivata al 30 per cento. E quindi stiamo seguendo quella strada.

 

D. – Quali altri rischi corrono i bambini italiani sotto l’aspetto della salute?

 

R. – Considerando che la pediatria comprende anche l’adolescenza, corre il rischio che corrono anche i bambini dei Paesi leggermente più sviluppati, cioè della sigaretta, che è tossica da diversi punti di vista, perché aumenta le malattie allergiche, diminuisce la lunghezza della vita a seconda degli anni di fumo che le persone hanno, ed inoltre tutto il problema delle droghe.

 

L’opulenza sembra, dunque, essere la scure della morte nei Paesi occidentali. Per contro la carenza di acqua, igiene, cibo spengono le vite dei bambini nel terzo mondo. Donata Lodi, di Unicef Italia:

 

R. – Innanzitutto l’inquinamento delle acque, che è forse la principale causa di malattie mortali per i bambini nel mondo. In questo momento ne stiamo vedendo un esempio drammatico in Iraq, dove l’acqua inquinata è la principale causa di mortalità infantile. Ma questo è vero per buona parte dell’Africa. Oltre ad essere l’inquinamento delle acque combinato con la malnutrizione, è molto spesso un mix mortale, soprattutto per i bambini sotto i 5 anni.

 

D. – I Paesi più a rischio?

 

R. – Tutti quelli dell’Africa subsahariana.

 

D. – I progetti dell’Unicef a tutela della salute dei più piccoli?

 

R. – I progetti sono moltissimi. Le vaccinazioni, per esempio. L’Unicef è leader mondiale nelle campagne di vaccinazione e ne abbiamo fatto un cavallo di battaglia. Su questo fronte abbiamo registrato molte vittorie negli ultimi anni, però occorre una spinta maggiore soprattutto su alcune malattie come il morbillo, che continuano a fare stragi di bambini nei Paesi più poveri, anche se noi siamo abituati a considerarle malattie irrilevanti. E altre malattie che potrebbero essere prevenute con i vaccini, ma per le quali i vaccini non sono disponibili perché nei Paesi in via di viluppo costano ancora troppo. Penso per esempio alla febbre gialla, all’epatite … Ma la stessa malaria uccide soprattutto i bambini e uccide soprattutto i poveri. Non c’è un vaccino. C’è pochissima ricerca medica. Le complicazioni, tipo polmonite, di malattie da raffreddamento sono la principale causa di morte, per esempio dell’Asia centrale, nei Paesi dove il clima invernale è freddo. In questi Paesi basterebbe avere a disposizione degli antibiotici semplicissimi, anch’essi a basso costo. Questa è un’altra grande campagna internazionale che stiamo portando avanti per mettere a disposizione dei più poveri i farmaci meno costosi, ma più necessari.

 

D. – Che cosa serve per riuscire a fare il salto di qualità nella tutela della salute dei più piccoli?

 

R. – Servono più fondi e molta più volontà politica di dare la priorità ai bambini.

 

D. – Il suo appello per questa Giornata?

 

R. – Un bambino sano è un adulto che costa meno allo Stato e un adulto che può costruire un Paese in cui vale la pena di vivere.

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CHIESA E SOCIETA’

7 aprile 2003

 

 

CROCE ROSSA E MEZZA LUNA ROSSA PALESTINESE SI UNISCONO IN FAVORE

DELLE VITTIME DEL CONFLITTO IN TERRA SANTA. LE DUE ORGANIZZAZIONI

HANNO SOTTOSCRITTO UN’INTESA PER LA FORMAZIONE DEL PERSONALE

E L’AMPLIAMENTO DELLA CAPACITÀ DI INTERVENTO

 

GERUSALEMME. = Il Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr) e la Mezza luna rossa palestinese (Mlrp) stringono i loro rapporti in favore della pace e delle persone che soffrono le conseguenze del conflitto israelo-palestinese. A più di dieci anni di distanza dell’ultimo accordo di cooperazione, i due organismi hanno rinnovato la scorsa settimana un’intesa che permetterà alla Mlrp di ampliare la sua capacita di azione. L’accordo prevede che la Croce rossa sostenga attività essenziali della Mlrp, come per esempio il Servizio medico di emergenza. Nel 2003 le 100 ambulanze di proprietà del Servizio saranno riparate, mentre 400 persone, tra impiegati  e volontari, potranno seguire corsi di formazione e aggiornamento in diritto internazionale umanitario. Per i volontari è prevista anche una specifica formazione riguardo le precauzioni che bisogna prendere nei confronti di ordigni inesplosi o artigianali. Inoltre verrà perfezionata l’Unità di crisi della Mlrp, che permette di intervenire con tempestività nelle emergenze che il conflitto causa. L’organismo palestinese infine sarà inserito nella rete di ricerca del Movimento internazionale della Croce rossa e della Mezza luna rossa: questa rete serve a stabilire un contatto tra famigliari dispersi nel caso di guerre e disastri naturali. (M.A.)

 

 

INIZIANO A PERVENIRE AI VESCOVI FRANCESI LE RISPOSTE DEI FEDELI

ALLA CONSULTAZIONE LANCIATA A FEBBRAIO PER RINNOVARE GLI ORIENTAMENTI

DELLA CATECHESI: EMERGE L’IMPORTANZA DELL’ACCOGLIENZA

DELLA COMUNITA’ ECCLESIALE NEI CONFRONTI DEI LONTANI

 

PARIGI. = Prosegue la consultazione sulle proposte per rinnovare gli orientamenti catechetici che la Conferenza episcopale francese ha intrapreso a metà febbraio con la comunità dei fedeli. Nelle librerie religiose del Paese è in distribuzione un documento dal titolo “Andare al cuore della fede, domande sul futuro della catechesi”, che invita i fedeli a far pervenire ai vescovi proposte e suggerimenti entro la Pasqua del 2004. Le prime risposte pervenute fanno emergere l’importanza della comunità cristiana nell’accompagnamento dei catecumeni. “Dalla capacità di praticare l’accoglienza tra i propri membri - ha spiegato il direttore del Servizio della Conferenza episcopale per la catechesi, mons. André Dupleix - nasce quella di accogliere i neofiti: a ciò è legata la credibilità stessa della nostra testimonianza”. Dal questionario si evince che è fondamentale che, come Cristo accoglie i lontani, anche la comunità ecclesiale sia sollecita nel ricevere chi, dopo tanto tempo ritorna ad essa o decide di entrarci per la prima volta: la comunità deve trasmettere il senso dell’appartenenza ad un unico corpo. Ai fini dell’iniziazione cristiana, è perciò fondamentale la valorizzazione di catechesi che permettano, sia ai fedeli che ai neofiti, di comprende la ricchezza costituita dalla comunità ecclesiale. (M.A.)

 

 

SARS: ANCORA VITTIME E NUOVI CASI IN TUTTO IL MONDO. 5 NUOVE INFEZIONI IN VIETNAM, DOVE SI CREDEVA CONTENUTA L’EPIDEMIA.

2600 IL TOTALE DEI CASI DELLE PERSONE CHE HANNO CONTRATTO IL VIRUS,

MOLTE DELLE QUALI SONO GUARITE: 1268 I CITTADINI CINESI COLPITI

 

PECHINO. = Nuovi casi di contagio di Sars hanno causato altre vittime in varie parti del mondo. Nuovi casi sono stati riscontrati in Cina e in Canada, mentre cinque nuove infezioni si sono verificate in Vietnam, dove si riteneva che l'epidemia fosse stata contenuta. La televisione di Stato cinese ha annunciato che altri casi e nuove vittime si sono registrati nella prima settimana di aprile nel sud e nella capitale, dove è morto il finlandese Pekka Aro, un funzionario dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) di 52 anni. Le altre vittime sono morte nel Guandong, la provincia del sud dove si ritiene che l'epidemia causata dallo sconosciuto virus della Sars abbia avuto origine. Robert Breiman, leader del gruppo di esperti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, in visita nel Guangdong, ha detto che nella regione il numero dei casi di Sars sta diminuendo in modo significativo. Ad Hong Kong, che dopo il Guangdong è la zona più colpita dal virus, il presidente della Hospital Authority, Leong Che-hung, ha dichiarato che gli ospedali si stanno preparando all'“ipotesi peggiore”, secondo la quale numero dei ricoverati per la malattia raggiungeranno presto i tremila casi. Sale a 53 vittime il totale delle vittime in Cina, nel resto del mondo sono 97 le persone morte per il virus. Il totale delle persone infettate dal virus, molte delle quali sono guarite, è di 2600, delle quali 1268 sono cittadini cinesi. All'aumento dei casi (2700 malati) non corrisponde un aumento della mortalità, che rimane del 5 per cento. E questo porta gli epidemiologi a ipotizzare che l'epidemia stia passando ad una seconda fase, di rallentamento e di normalizzazione. (S.C.)

 

 

LETTERA PASTORALE DEI VESCOVI DI MALTA PER LE ELEZIONI DEL 12 APRILE.

I PRESULI INVITANO GLI ELETTORI CATTOLICI A VERIFICARE

 CHE I PROGRAMMI DEI PARTITI CHE INTENDONO VOTARE NON CONTRASTINO

CON I PRINCIPI SOCIALI E MORALI DELLA CHIESA

 

LA VALLETTA. = In vista delle elezioni generali del prossimo 12 aprile, l’arcivescovo di Malta, mons. Joseph Mercieca, e il vescovo di Gozo, mons. Nikol Cauchi, hanno indirizzato ai fedeli la lettera pastorale “Il nostro dovere verso la nostra nazione”. “La Chiesa - scrivono i presuli - ha il compito di educare e formare la coscienza dei suoi membri indicando ai cristiani come comportarsi in alcune situazioni legate alla vita di tutti i giorni. La Chiesa - prosegue la lettera - non offre risposte dettagliate ma una serie di principi e valori che aiutano i cristiani a prendere responsabilmente la giusta decisione nel momento in cui ci si trova ad agire”. I presuli raccomandano ai cittadini di votare in modo maturo e responsabile tenendo conto del bene del Paese. Per questo motivo si augurano che l’elettorato valuti adeguatamente i candidati a cui intende dare il voto e che gli stessi eletti siano politici onesti che lavorino per il bene comune e per beneficio della persona umana, secondo i principi evangelici. I cittadini cattolici, in particolare, prima di esprimere la preferenza, sono chiamati a verificare che il programma del partito che intendono scegliere sia in linea con l’insegnamento della Chiesa. Infine i vescovi rivolgono un appello affinché questo voto non sia motivo di divisione: “Incoraggiamo - scrivono - ogni elettore a rispondere alla chiamata del nostro Paese e a votare in maniera responsabile. Invitiamo tutti a mostrare calma, saggezza e comportamento irreprensibile prima, durante e dopo il voto. Ricordiamo che qualunque sia stata la scelta del popolo, restiamo fratelli e sorelle, figli e figlie della stessa nazione”. (M.A.)

 

 

“MENZOGNA, SOSPETTO E CALUNNIA”: RESO PUBBLICO IN QUESTI GIORNI

UN DOCUMENTO DEI VESCOVI DEL TOGO, IN CUI SI DENUNCIA IL CLIMA

DI IRREGOLARITÀ DELLA SITUAZIONE POLITICA DEL PAESE AFRICANO

 

LOMÉ. = Un’atmosfera di “menzogna, sospetto, calunnia, e diffidenza”: è questo il “clima politico malsano” denunciato dai vescovi del Togo in un messaggio reso pubblico in questi giorni. Nel documento, dal titolo: “Costruiamo la pace nella verità”, i presuli deplorano i “gravi fatti messi in atto nel nostro Paese che ci allontanano dalla pace”. Un riferimento, indicato esplicitamente nel testo, alle elezioni anticipate “organizzate unilateralmente” che, secondo l’episcopato, essendo “ben lungi dal rappresentare una soluzione, hanno invece esacerbato la crisi politica”. I presuli criticano anche le modifiche alla costituzione e alle norme elettorali che conferiranno al presidente in carica, Gnassingbé Eyadema, di prolungare a vita il proprio mandato. In pochi mesi è la seconda volta che l’episcopato del Togo, dove da 36 anni il capo di Stato guida un regime autoritario, prende posizione sulla situazione politica nazionale. Il presidente Eyadema – che in assoluto è il leader africano più politicamente longevo – prese il potere nel 1967 con un’azione militare: da allora ha governato ininterrottamente. L’ultima conferma alla massima carica del governo in Togo è del 1998, avvenuta in elezioni controverse anche secondo il punto di vista degli osservatori internazionali. (S.C.)

 

 

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24 ORE NEL MODO

7 aprile 2003

 

 

- A cura di Andrea Sarubbi -

 

Solo pochi giorni fa, il governo ed i ribelli della Repubblica Democratica del Congo firmavano a Sun City, in Sudafrica, la bozza di una nuova Costituzione. Un testo sul quale oggi il presidente congolese, Joseph Kabila, ha prestato giuramento. Nel frattempo, però, l’ennesima ondata di violenza rischia di rimettere in discussione il processo di pace: ad Ituri, nel nordest del Paese, sarebbero state massacrate almeno un migliaio di persone. Lo ha reso noto ieri la Missione delle Nazioni Unite in Congo, in base a testimonianze raccolte sul luogo. Sentiamo Giulio Albanese:

 

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Secondo le prime informazioni, potrebbe essersi trattato di scontri etnici a cui – a giudicare dalla presenza, tra i cadaveri, di uomini in uniforme – potrebbero aver preso parte anche militari. Sarebbero per l’esattezza 966 le vittime degli scontri, ed alcuni sopravvissuti hanno anche mostrato alla delegazione dell’Onu una ventina di fosse comuni, in cui sarebbero stati interrati non meno di 250 corpi. Secondo una delle versioni finora raccolte, un imprecisato numero di persone di ogni età, uomini, donne e perfino ragazzi, con indosso sia abiti civili che militari, ha perpetrato il massacro muovendo da direzioni diverse ad ondate successive e lasciando a quanto pare sul terreno, nel volgere di appena tre ore, centinaia di vittime di etnia sia Hema sia Lendu.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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E le violenze proseguono anche in un’altra zona dell’ex Zaire, il sud Kivu. A Bukavu, località nell’est del Paese, si sono scontrati ieri i miliziani Mai Mai ed i ribelli filoruandesi dell’RCD-Goma. L’agenzia Misna riferisce di una vittima.

 

Dopo l’accordo dei giorni scorsi tra il presidente sudanese Omar el-Bashir ed il capo dei ribelli John Garang, in cui ci si impegnava a firmare la pace entro giugno, il governo di Khartoum e la guerriglia tornano oggi al tavolo dei negoziati. A Nairobi, in Kenya, si discute della possibile unificazione degli eserciti e di altri aspetti relativi alla sicurezza del Paese.

 

Proseguono gli scontri nella striscia di Gaza. Nel corso di una perlustrazione compiuta presso la colonia ebraica di Netzarim, i soldati israeliani avrebbero trovato il corpo di un attivista palestinese, probabilmente ucciso nella notte dai militari di guardia all’insediamento. Nel campo profughi di el-Marazi, le truppe dello Stato ebraico hanno ucciso due palestinesi, fra cui un ragazzo di 13 anni, arrestato due persone ed instaurato il coprifuoco.

 

Proprio il Medio Oriente, insieme alla ricostruzione in Iraq ed al dopo-Saddam, sarà tra i temi di un vertice che il presidente statunitense Bush ed il premier britannico Blair terranno questa sera a Belfast. Ma l’obiettivo principale dell’incontro – preceduto, questa mattina, da tre allarmi bomba nel capoluogo nordirlandese – è quello di dare una spinta decisiva al processo di pace in Ulster, nel tentativo di convincere i paramilitari nazionalisti dell’IRA a distruggere i propri arsenali. Ce ne parla, da Dublino, Enzo Farinella:

 

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Una dichiarazione da parte dell’Ira, in cui si dice che la guerra è ormai finita per sempre, e la normalizzazione del territorio del nord Irlanda sono vitali per consolidare quanto il processo di pace ha già ottenuto. Domani il presidente Bush, insieme al primo ministro inglese Blair e a quello irlandese Ahern, incontrerà i partiti favorevoli all’accordo di pace. E giovedì i due premier, inglese ed irlandese, pubblicheranno le condizioni finali necessarie per la totale realizzazione dell’accordo di pace. La soluzione finale del problema del nord Irlanda potrebbe indicare la via per porre fine ai conflitti del Medio Oriente ed a quello dello stesso Iraq.

 

Da Belfast, per la Radio Vaticana, Enzo Farinella.

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Si intensificano le indagini della polizia filippina sull’attentato che mercoledì scorso ha causato 16 vittime a Davao, nell’isola meridionale di Mindanao. I sospetti cadono su cinque indonesiani, presunti membri dell’organizzazione Jemaah Islamiyah, legata alla rete di Al Qaeda. Indagini in corso anche sul Fronte Islamico di Liberazione Moro, dichiaratosi estraneo all’attacco.

 

Tragedia nella Yakutia, repubblica russa nella Siberia orientale. Questa mattina una scuola ha preso fuoco nel villaggio di Sydybyl, provocando la morte di 22 studenti fra gli 11 ed i 17 anni e di un loro insegnante. Altri 12 ragazzi sono rimasti feriti: alcuni si sono lanciati dalle finestre del primo piano per sfuggire alle fiamme. L’edificio in legno si è incendiato completamente prima che riuscissero ad arrivare i vigili del fuoco, provenienti da un villaggio distante 20 chilometri.

 

 

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