RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 94 - Testo della Trasmissione venerdì 4 aprile 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Alla presenza del Papa e della Curia Romana, la terza predica di Quaresima del padre Raniero Cantalamessa in Vaticano, sul tema: “Cristo ha amato la Chiesa”.

 

Il programma dei riti della Settimana Santa presieduti dal Pontefice, con la tradizionale Via Crucis al Colosseo, reso noto dall’Ufficio delle cerimonie pontificie.

 

Il 17 maggio nell’Aula “Paolo VI” in Vaticano, la Laurea honoris causa in Giurisprudenza a Giovanni Paolo II, conferita dall’Università di Roma “La Sapienza”.

 

Il grave fenomeno della pedofilia, nell’intervento di mons. Piero Monni alla Conferenza europea sulla protezione dei bambini dallo sfruttamento sessuale.

 

Il segretario personale del Papa, mons. Stanislao Dziwisz dimesso dal Policlinico Gemelli.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Si stringe il cerchio degli Alleati intorno a Baghdad, mentre Saddam Hussein incita il popolo iracheno a combattere. Rientra in Iraq parte del personale delle agenzie umanitarie: con noi, il generale Mario Arpino, Laura Boldrini e il prof. Tiziano Bonazzi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il valore fondamentale della pace e la trasmissione della fede alle nuove generazioni, nell’intervento del cardinale Camillo Ruini al Forum del Progetto culturale della Cei.

 

E’ salito ad almeno 300 il numero dei morti causati in Bolivia dalla frana nel centro minerario di Chima.

 

I gesuiti premiati in Spagna dalla Società nazionale di geografia per il loro contributo all’esplorazione geografica.

 

Tortura sempre più frequente sulle popolazioni del Chiapas: questa la denuncia delle associazioni per i diritti umani.

 

Firmato tra Unitalsi e Ospedale pediatrico “Bambino Gesù” un accordo per aiutare i piccoli malati e le loro famiglie.

 

24 ORE NEL MONDO:

Catturato in Cisgiordania un comandante della Jihad islamica.

 

Proseguono i lavori per il varo della prima Costituzione europea.

 

Entro due mesi una forza internazionale di pace in Burundi per il controllo del cessate-il-fuoco.

 

Il 9 aprile il caso della Corea del Nord in discussione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

4 aprile 2003

 

 

CRISTO HA AMATO LA CHIESA E HA DATO SE STESSO PER LEI E TU?

L’INTERROGATIVO AL CENTRO DELLA TERZA PREDICA DI QUARESIMA

DI PADRE RANIERO CANTALAMESSA ALLA PRESENZA DEL PAPA E DELLA CURIA ROMANA

- A cura di Carla Cotignoli -

 

**********

“Cristo ha amato la Chiesa”. E’ un aspetto cruciale quello approfondito da padre Raniero Cantalamessa questa mattina davanti alla Curia Romana, nella sua terza predica di Quaresima: l’amore alla Chiesa per cui Cristo ha dato la sua vita. E’ cruciale, perché oggi tanti, proprio per le rughe che le solcano il volto a causa di tante mancanze, affermano di credere sì in Cristo, ma non nella Chiesa. Padre Cantalamessa, nella sua predica, cita più volte Caterina da Siena che, imitando Cristo, ha dato la sua vita per il rinnovamento della Chiesa. Ma ascoltiamo direttamente il predicatore della Casa Pontificia:

 

“Dalle parole di Santa Caterina scaturisce una conseguenza importante: se Cristo ha amato la Chiesa nonostante le iniquità che essa doveva commettere, facendo quasi finta di non vederle, chi siamo noi per trovare nelle debolezze e miserie della Chiesa una ragione per non amarla e anzi giudicarla? Proprio noi che siamo così carichi di peccato? Crediamo che Gesù non li conoscesse meglio di noi i peccati della Chiesa? Non sapeva egli per chi moriva? Che, tra i suoi discepoli, uno lo aveva tradito, un altro lo stava rinnegando e tutti stavano fuggendo? Ma egli ha amato questa Chiesa reale, non quella immaginaria e ideale. È morto ‘per renderla santa e immacolata’, non perché era già santa e immacolata. A Lutero che lo rimproverava di rimanere nella Chiesa cattolica, nonostante la sua “corruzione”, Erasmo di Rotterdam rispose un giorno: ‘Sopporto questa Chiesa, in attesa che divenga migliore, dal momento che anch’essa è costretta a sopportare me, in attesa che io divenga migliore’. Dobbiamo chiedere perdono tutti a Cristo di tanti giudizi sconsiderati e di tante offese arrecate alla sua sposa e, per conseguenza, a lui stesso. L’affermazione della Lettera agli Efesini contiene implicita una domanda: “Cristo ha amato la Chiesa. E tu?”. Uniamoci all’infuocata preghiera con cui Santa Caterina invita gli amanti della Chiesa a formare un contrafforte di preghiera intorno al muro della Chiesa: ‘O dolcissimo amore, tu vedesti in te la necessità della Santa Chiesa, e il rimedio che le bisogna, e glielo hai dato, cioè l’orazione dei servi tuoi, dei quali tu vuoi che si faccia un muro, col quale s’appoggi il muro della Santa Chiesa e ai quali la clemenza del tuo Santo Spirito infonde affocati desideri per la sua reformatione’”.

**********

 

 

DAL PAPA IN VISITA “AD LIMINA” ALTRI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE

DI SCANDINAVIA. PROVVISTE DI CHIESE IN UNGHERIA, GERMANIA E AUSTRALIA.

NOMINA IN ARCHIVIO VATICANO.

 

Il Papa ha ricevuto questa mattina i vescovi di Copenaghen, di Stoccolma e di Helsinki, con altri tre presuli, due emeriti e un ausiliare, in visita “ad Limina”.

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi ungherese di Székesfehévàr, presentata dal vescovo mons. Nàndor Takàcs, per limiti di età, e ha nominato al suo posto mons. Antal Spànyi, finora ausiliare dell’arcidiocesi di Esztergom-Budapest.

 

In Germania, il Pontefice ha nominato vescovo di Essen il presule mons. Felix Genn, finora ausiliare di Trier.

 

In Australia, il Papa ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Melbourne il prelato mons. Christopher Prowse, di 49 anni, finora vicario generale, elevandolo alla dignità vescovile.

 

Il Santo Padre, in data 3 aprile,  ha infine nominato segretario generale dell’Archivio Segreto Vaticano il dott. Luca Carboni, officiale del medesimo Archivio.

 

 

PAPA GIOVANNI PAOLO II

INSIGNITO DELLA LAUREA HONORIS CAUSA IN GIURISPRUDENZA

DALL’UNIVERSITA’ LA SAPIENZA DI ROMA

LA CERIMONIA DI ASSEGNAZIONE: 17 MAGGIO NELL’AULA PAOLO VI

- A cura di Carla Cotignoli -

 

“La tutela dei diritti umani sia individuali che in riferimento ai rapporti tra i popoli” è tra le motivazioni  della Laurea honoris causa in Giurisprudenza di cui è stato insignito Papa Giovanni Paolo II dall’Università la Sapienza di Roma. Lo rende noto oggi un comunicato dell’Ateneo romano.

 

 “Universalmente nota è l’opera svolta dal Pontefice, nel corso di tutto il suo Magistero, per l’affermazione del diritto e per la tutela dei diritti umani in tutte le loro forme storiche sia per quanto concerne la persona e i suoi diritti individuali sia con riferimento ai rapporti tra i popoli e al diritto internazionale”. Così inizia la motivazione.

 

Tra i diritti umani affermati dal Papa, vengono sottolineate “l’esigenza di giustizia, anche su temi come quelli del debito estero e dell’autodeterminazione, e di pace” e l’“opera compiuta ai più elevati livelli e nelle massime sedi internazionali” in difesa di “un adeguato equilibrio fra sviluppo economico” e della liberazione dell’uomo dalla povertà.

 

La motivazione dà ampio riconoscimento anche al contributo che il Santo Padre ha dato alla “cultura giuridica”. Viene sottolineata in particolare  “l’elaborazione e lo sviluppo di una dottrina la quale, superando l’isolamento del diritto dalla religione e dalla morale, fonda i diritti umani sulla dignità della persona in tutti i momenti della sua vita e sulla sua unicità ed irripetibilità”.

 

Ancora, viene riconosciuto  che la cultura giuridica affermata dal Papa apre la strada al “riconoscimento dei ‘nuovi diritti’ richiesti dall’esigenze del mondo contemporaneo, come i diritti relativi all’ambiente oppure all’emigrazione ed all’immigrazione od ancora al lavoro e nell’impresa” e alla “funzione sociale” della proprietà privata. 

 

 

I RITI DELLA SETTIMANA SANTA PRESIEDUTI DAL PAPA,

CON LA TRADIZIONALE VIA CRUCIS AL COLOSSEO

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

**********

Mancano sedici giorni alla Pasqua. Una “Pasqua di guerra”, che con la densità dei suo misteri spirituali e la sua ricchezza liturgica viene a chiedere spazio, anzitutto nelle coscienze dei credenti, alle puntuali cronache di sangue che hanno preso possesso dell’attenzione del mondo, in questa prima parte dell’anno.

 

Delle tradizionali celebrazioni che Giovanni Paolo II presiederà durante la Settimana Santa, la Via Crucis al Colosseo - il prossimo 18 aprile alle 21.15 - è certamente il rito che quest’anno rifletterà, scandito dai momenti della Passione di Cristo, il calvario attuale dell’Iraq e insieme, con la gioia della Risurrezione, la speranza di un rapido ritorno alla pace. Saranno le parole stesse del Papa - scritte quasi trent’anni fa - a riecheggiare nelle meditazioni del Venerdì Santo, con il peso della loro inconsunta attualità. Sentiamo Francesca Sabatinelli:

 

“La terra è diventata un cimitero, quanti uomini, tanti sepolcri, un grande pianeta di tombe”. Le parole che Giovanni Paolo II scrisse per la Via Crucis del 1976, in occasione degli esercizi spirituali della curia romana assieme a Paolo VI, sono le parole che il Papa ripropone quest’anno per la Via Crucis del 2003. Le parole di 27 anni fa, quando ancora era il cardinale Wojtyla, sono tragicamente attuali dopo lo scoppio devastante della guerra in Iraq. Racconta mons. Piero Marini, maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie: mentre il Papa pensava alla Via Crucis 2003, “il mondo era turbato dalle notizie divenute via via più precise dell’incombente minaccia di un immane conflitto bellico”. Il Santo Padre, ha ricordato ancora mons. Marini, “ha cercato di scongiurare lo scoppio della guerra, ma non è stato ascoltato”. Giovanni Paolo II ha quindi deciso che per la Via Crucis di quest’anno avrebbe utilizzato senza modifiche il testo composto allora su invito di Papa Montini. Nella preghiera iniziale per la Via Crucis 2003, il Pontefice chiede aiuto alla Madonna, nel segno il rito verrà celebrato. E’ questa la terza volta che Giovanni Paolo II scrive i testi della Via Crucis del Colosseo. Lo fece per il Giubileo del 1983-84, per il Grande Giubileo del Duemila. Quest’anno, inoltre, ricorre un altro giubileo: quello per i 25 anni del suo pontificato”.

 

Un pianeta di tombe tra le quali, però, ve n’è una che da sola ha aperto, duemila anni fa, un nuovo orizzonte alla fede. “Tra tutte le tombe sparse sui continenti del nostro pianeta - scrive Giovanni Paolo II - ce n’è una nella quale il Figlio di Dio, l’uomo Gesù Cristo, ha vinto la morte con la morte”. Ecco dunque venire alla luce il senso del “passaggio” che il Venerdì Santo simboleggia. Un passaggio che, quest’anno, sarà preceduto da altri momenti di particolare importanza, a partire dalla Domenica delle Palme, il 13 aprile, e l’incontro del Pontefice in Piazza San Pietro con i ragazzi e le ragazze che parteciperanno, con inizio alle ore 10, alla Messa in occasione della 18.ma Giornata mondiale della gioventù dal titolo: “Ecco tua madre!”. Il Papa benedirà, come di consueto, le palme e gli ulivi e celebrerà, al termine della processione, la Messa della Passione del Signore.

 

Con la Passione, si entrerà nel Triduo pasquale. Anche il Giovedì Santo di quest’anno si connoterà di un eccezionale accento magisteriale. Durante la Messa in coena Domini - in programma il 17 aprile alle 17.30, in San Pietro - oltre a svolgere il tradizionale rito della lavanda dei piedi a dodici presbiteri, il Pontefice firmerà - come annunciato domenica scorsa all’Angelus - la sua enciclica dedicata all’Eucaristia. Nel giorno in cui si fa memoria anche dell’istituzione del sacerdozio, il dramma della cronaca non verrà tralasciato: ai presenti verrà rivolto un invito a compiere un gesto di carità in favore della popolazione irachena. La somma sarà affidata al Papa al momento della presentazione dei doni all’altare.

 

Infine, il Sabato Santo e la Veglia pasquale, la “madre di tutte le veglie”, con la celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana. Alle 20.00 del 19 aprile, Giovanni Paolo II benedirà il fuoco nuovo nell’atrio della Basilica di San Pietro quindi, dopo l'ingresso in processione in Basilica con il cero pasquale e il canto dell'Exsultet, concelebrerà, affiancato dai cardinali, la Liturgia della Parola, la Liturgia Battesimale e la Liturgia Eucaristica. Sul sagrato della Basilica Vaticana, il giorno dopo, 20 aprile, il Papa celebrerà la Santa Messa di Pasqua, con inizio alle 10.30, cui seguirà la benedizione “Urbi et Orbi”.

**********

 

 

IL GRAVE FENOMENO DELLA PEDOFILIA, NELL’INTERVENTO DI MONS. PIERO MONNI

ALLA CONFERENZA EUROPEA SULLA PROTEZIONE DEI BAMBINI DALLO SFRUTTAMENTO SESSUALE,

PROMOSSA A ROMA DALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEL TURISMO

 - A cura di Paolo Salvo -

 

“Una piovra destabilizzante e rivoltante”: è il cosiddetto “turismo sessuale”, che con “lo sfruttamento sessuale dei minori” si rivela di “allarmante attualità!”. Così si è espresso l’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione Mondiale del Turismo, mons. Piero Monni, intervenendo stamani a Roma alla Conferenza europea per la protezione dei bambini contro lo sfruttamento sessuale.

 

“Milioni di bambini soffrono il male delle guerre, della miseria, delle malattie, del lavoro minorile, a cui si aggiunge quello della sfruttamento sessuale”. Con parole forti e accenti severi, mons. Monni ha denunciato questo grave e umiliante fenomeno, i cui protagonisti hanno come mete principali vari Paesi in Asia, Africa e America Latina. Una “nuova forma di riduzione in schiavitù”, che trova terreno fertile in svariati aspetti: “una politica spregiudicata, l’avidità di classi privilegiate locali, la povertà di certi paesi e la lotta per la sopravvivenza di strati della popolazione”.

 

Il rappresentante della Santa Sede ha rilevato “la carenza di leggi adeguate” al riguardo o “la mancanza di misure efficaci per la loro applicazione” contro questo “aberrante fenomeno”, che rivela “l’immagine di una società immersa nel consumismo senza confini morali e spinta a chiudersi ad ogni verità oggettiva”. “Deviazioni” che costituiscono purtroppo una realtà millenaria, ha ricordato, su cui la Chiesa, “pur valutando alla luce del Vangelo la debolezza umana”, ha mantenuto una severa “linea di rigore per tutelare l’innocenza dei bambini”. Ma anche un impegno concreto, quello della Chiesa, come testimoniato ad esempio dalle suore che a tarda sera escono con la loro jeep per le strade di Bangkok a raccogliere i minori esibiti in locali e centri particolari, sfidando “situazioni drammatiche legate a gruppi criminali”. Turpi abusi perpetrati non solo da turisti pedofili, ma anche da militari in zone di guerra, contrastati con mirabile impegno da istituzioni religiose e associazioni come “Telefono Arcobaleno”.

 

L’osservatore permanente presso l’Organizzazione Mondiale del Turismo non ha mancato di menzionare gli “episodi incresciosi” di abusi sessuali che hanno coinvolto elementi del clero nordamericano, con l’intervento deciso del Papa e il “grande dolore” espresso dagli stessi vescovi statunitensi. Un peccato e un crimine che la Santa Sede e la Chiesa universale hanno sempre considerato come “una delle offese più gravi che un ministro consacrato possa commettere”. Sul modo in cui la società deve affrontare la pedofilia, mons. Monni ha rilevato la discordanza dei pareri e i nuovi tentativi di approccio, ossia la “rieducazione, attraverso adeguati interventi socio-terapeutici, sebbene, a volte, per misura di prevenzione e di espiazione, sia necessario provvedere altrimenti, con l’arresto o la detenzione”.

 

 

DIMESSO DAL POLICLINICO GEMELLI

IL SEGRETARIO PERSONALE DEL PAPA, MONS. STANISLAO DZIWISZ

 

Il segretario personale di Giovanni Paolo II, mons. Stanislao Dziwisz, ha lasciato questa mattina il Policlinico Gemelli, dopo alcuni giorni di degenza. Il presule, che compirà 64 anni il prossimo 27 aprile, era stato ricoverato nel nosocomio romano la sera di sabato scorso per accertamenti clinici.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina il seguente titolo "Il dramma dei bambini". Allarme dell'Unicef: 200 mila bambini rischiano di morire a causa delle sempre più deteriorate condizioni igienico-sanitarie. 

 

Nelle pagine vaticane, nel cammino della Chiesa in Europa, la Lettera - in cui si invoca pace, verità e giustizia - del cardinale Husar, arcivescovo maggiore di Lviv degli Ucraini.

"Mistici veggenti: esperienze dell'aldilà a confronto": un volume di Francois-Marie Dermine presentato da padre Georges Cottier. 

 

Nelle pagine estere, violenti scontri all'aeroporto di Baghdad.

Powell favorevole ad un intervento dell'Onu nella ricostruzione, ma rivendica un ruolo principale di Usa e Gran Bretagna.

Unione Europea: recepito nella bozza della Costituzione lo statuto legale delle Chiese.

Medio Oriente: da Egitto e Giordania accuse ad Israele di "sfruttare" il conflitto nel Golfo per accrescere le violenze nei Territori.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Irene Iarocci dal titolo "Un'incantevole levità narrativa": "Racconti in un palmo di mano" di Kawabata Yasunari.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la situazione politica, con particolare riferimento alla crisi irachena: alla Camera, il Governo assicura l'impegno umanitario.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

4 aprile 2003

 

 

SI STRINGE IL CERCHIO DEGLI ALLEATI INTORNO A BAGHDAD,

MENTRE SADDAM HUSSEIN TORNA AD INCITARE IL POPOLO IRACHENO A COMBATTERE.

RIENTRA IN IRAQ PARTE DEL PERSONALE DELLE AGENZIE UMANITARIE DELL’ONU

 

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Sempre più stretta la morsa delle forze alleate attorno al regime di Saddam Hussein. Dopo una notte di durissimi combattimenti, i marine americani hanno assunto il controllo parziale dell’aeroporto di Baghdad, a venti chilometri dal centro della capitale. Nella battaglia, secondo fonti statunitensi, sarebbero caduti più di 300 soldati iracheni. Anche nelle ultime ore, sono inoltre proseguiti gli scontri sul terreno nella zona e i raid su Baghdad, che stanotte è rimasta per la prima volta al buio dall’inizio del conflitto. Dal canto suo, Saddam Hussein - in un messaggio letto stamani dal ministro dell’informazione - è tornato ad incitare il popolo iracheno a combattere e resistere strenuamente. Il portavoce del comando centrale in Qatar, peraltro, ha affermato che la battaglia più aspra “deve ancora arrivare”. Gli occhi del mondo sono dunque puntati con apprensione su Baghdad, mentre ci si interroga sulle opzioni americane e le possibili risposte da parte irachena. Sugli scenari di quello che viene ritenuto lo scontro decisivo tra gli alleati e il rais, abbiamo raccolto il parere del generale Mario Arpino, rappresentante italiano della coalizione internazionale nella Prima Guerra del Golfo:

 

**********

R. - La presa dell’aeroporto non significa che si proceda immediatamente anche con l’ingresso in Baghdad. In questo momento credo si stiano consolidando le due teste di ponte a nord e sud. Stringendo questo cerchio si spera naturalmente che collassi il regime e non sia necessario entrare con la forza.

 

D. - Gli anglo-americani stanno cercando di limitare il più possibile l’uccisione di civili. Questo elemento potrebbe essere sfruttato da Saddam Hussein nella difesa di Baghdad?

 

R. – Saddam Hussein ha sempre sfruttato tutto ciò che è favorevole a lui. Abbiamo visto che, da una parte, ci sono dei combattenti che non colpiscono determinate installazioni che serviranno poi alla vita civile del futuro. Quindi, una certa cautela c’è. Dall’altra parte, c’è qualcuno invece che incita comunque a non avere alcun rispetto della vita umana. Ha detto Saddam stesso che si combatterà a Bagdad fino all’ultimo bambino. C’è quindi una grande asimmetria. Gli americani staranno sicuramente molto attenti a non fare vittime civili.

 

D. – La maggior parte delle città dell’Iraq sono ancora in mano agli iracheni. Gli alleati sperano in un effetto domino una volta occupata la capitale?

 

R. – Quello che tutti sperano è che collassi la guardia repubblicana speciale, che fa da guardiano del regime, alle spalle di ogni comandante di unità irachena e di ogni altra organizzazione irachena. Finché resiste Saddam, resiste questa guardia repubblicana speciale, che intimidisce naturalmente chi volesse fare qualsiasi azione di resistenza o contraria al regime. Speriamo tutti veramente che non si debba entrare a Baghdad con la forza.

**********

 

Si è purtroppo materializzato di nuovo il temuto incubo degli attentati: un portavoce del comando alleato a Doha, il capitano Thorp, ha dichiarato che, stanotte, un veicolo civile è esploso ad un posto di blocco ad Haditha, a nord ovest di Baghdad. Secondo l’agghiacciante racconto dell’ufficiale, un’automobile si sarebbe fermata al checkpoint e ne sarebbe uscita una donna incinta che urlava terrorizzata. Quando tre soldati americani si sono avvicinati, la vettura è esplosa uccidendo la donna, il conducente del veicolo e i tre militari. Sul fronte nord del conflitto, le truppe irachene, incalzate dai peshmerga curdi - appoggiati dagli americani - sono arretrate di alcuni chilometri sulla strada verso Mosul. Ce lo conferma dalla zona, Luigi Geninazzi, inviato del quotidiano Avvenire, raggiunto telefonicamente da Giancarlo La Vella:

 

**********

R. - Mi trovo a Sulaimaniya, capitale della parte orientale del Kurdistan, e negli ultimi due giorni ci sono stati intensi combattimenti che stanno andando avanti in queste ore.

 

D. – Hai notizie di una resistenza abbastanza decisa da parte irachena?

 

R. – Diciamo che la divisione Nabucodonosor, uno dei capi saldi della difesa di Saddam Hussein, ha cominciato a ritirarsi. I peshmerga, i guerriglieri curdi, stanno avanzando non rapidamente, ma comunque giorno dopo giorno, conquistano terreno. Credo che l’obiettivo strategico non sia tanto per il momento di conquistare città importanti, perché ci sono i pozzi di petrolio in mano a Saddam Hussein, ma di controllarle in modo ce le divisioni irachene non possano tornare a Baghdad in modo da essere d’aiuto alla difesa della città.

 

D. – Qual è la moneta di scambio per questo apporto che i curdi stanno dando agli americani?

 

R. – I curdi non intendono prendere e controllare per conto loro le città di Kirkuk e di Mossul. Vogliono entrare come iracheni liberarli in quanto iracheni insieme all’opposizione irachena e insieme alla forze della coalizione.

**********

 

Sempre alta la tensione sul fronte meridionale, specie intorno a Bassora dove si continua a combattere. E rimane difficile anche il lavoro dei giornalisti sul posto, come testimonia la collega Barbara Schiavulli, dal confine tra Iraq e Kuwait, intervistata da Roberto Piermarini:

 

**********

R. – Purtroppo, non siamo riusciti a vedere moltissimo, perché ci sono due tipi di giornalisti: quelli arruolati dalle forze della coalizione che stanno nei campi con i militari, poi ci siamo noi che siamo gli ‘unilaterali’ che ogni giorno cerchiamo di entrare di nascosto in Iraq, quindi al massimo riusciamo ad arrivare a sud di Bassora. Io ho visto Safwan ed Umm Qasr. Il problema di noi giornalisti che entriamo è che non avendo i permessi non siamo riconosciuti dai militari che ci scambiano magari per iracheni, oppure gli iracheni sono molto aggressivi nei nostri confronti perché non sanno chi siamo. E’ molto difficile lavorare.

 

D. – Che notizie avete da Bassora?

 

R. – C’è stato un comunicato iracheno che ha detto che Bassora è ancora in mano agli iracheni, invece gli americani hanno ormai circondato la città e dopo tutta una serie di scontri, che ormai ci sono tutti i giorni, stanno entrando.

 

D. – Qual è la realtà dei profughi in questo momento?

 

R. – Da questa parte, profughi non ce ne sono; ci sono molti prigionieri politici, invece, circa 3.500 che sono controllati dagli inglesi. Ci sono quelli che escono dalle città come Bassora che sono andati verso Nord, ma poi cercano anche di tornare a casa.

 

D. – La vita nel Kuwait è normale o c’è ancora tensione, c’è ancora paura?

 

R. – La vita è tornata normale: sono riaperte le scuole, i negozi sono tutti aperti, resta chiuso qualche ristorante, però l’atmosfera è un po’ tesa. Tutti vanno in giro con le maschere antigas e ci sono ogni tanto ancora allarmi anti-missile, non più spesso come all’inizio.

 

D. – Nel fronte Sud si parla dell’assedio di Baghdad?

 

R. – Sì, se ne parla perché si muove tutto insieme e di conseguenza siamo tutti in attesa; anche la gente segue molto, perché poi il Kuwait ha ancora delle ferite aperte ...

**********

 

Per la prima volta dall’inizio della guerra, ieri, sono tornati in Iraq i rappresentanti delle agenzie umanitarie dell’Onu, secondo quanto riferito da un responsabile del Programma alimentare mondiale. Intanto, stamani, due camion hanno lasciato il Kuwait con destinazione Bassora, carichi di medicinali del Comitato internazionale della Croce Rossa, destinati agli ospedali della grande città del sud dell'Iraq. Non si sono, invece, materializzate le previste masse di profughi in fuga dalle zone di conflitto. L’Acnur, l’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati, ha allestito numerosi campi di accoglienza al confine della Giordania, della Siria e dell’Iran. Ma, al momento - complici i bombardamenti e l’assedio stretto su Baghdad e Bassora - a fuggire è solo qualche centinaio di stranieri che in Iraq avevano trovato lavoro. Lo conferma Laura Boldrini, portavoce italiana dell’Acnur, raggiunta telefonicamente in Giordania da Alessandro De Carolis:

 

**********

R. - Le ultime novità ci dicono che a fuggire sono i non iracheni. Ci hanno raccontato di come sia la situazione in Iraq e di ciò che hanno visto lungo la strada. Dagli ultimi arrivi, sembrerebbe che non vi siano check point da Baghdad fino alla Giordania: ve ne sarebbe uno solo, iracheno, fuori da Baghdad, e poi nessun altro lungo la strada. Queste persone hanno lavorato per anni in Iraq, dove sono state ben accolte. Hanno sviluppato delle attività e nel venir via perdono tutto quello che hanno realizzato. Molti di loro sono preoccupati di come poter avere una compensazione per questo. Inoltre, specialmente coloro che hanno una famiglia “mista” - cioè egiziani sposati a donne irachene - raccontano che per la parte irachena della famiglia è difficilissimo scappare, perché il rischio ritorsione è altissimo. Quindi, fuggono separatamente, e il resto della famiglia tenta in un secondo momento di ricongiungersi, passando magari attraverso la Siria o per altri Paesi. Dunque, la situazione è davvero difficile.

 

D. - Di che nazionalità sono i fuggiaschi  che hanno raggiunto il campo in  Giordania?

 

R. - Le nazionalità sono varie: vi sono egiziani, somali, sudanesi, gente che lavorava in Iraq e che adesso verrà rimpatriata nel proprio Paese di origine. Ci sono però delle persone, specialmente i somali e i sudanesi, che non intendono tornare a casa loro, perché comunque nel loro Paese c’è una situazione di guerra e di instabilità. Per costoro, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati sta valutando ora possibili soluzioni. Se, di fatto, si riscontra l’esistenza di un fondato timore di persecuzione nei loro confronti, tali persone verranno riconosciute sotto il nostro mandato e poi trasferite in Paesi terzi. Altrimenti verranno trattenute nel campo della Mezzaluna Rossa, dove si trovano ora, fino a che la guerra non sarà finita.

 

D. - A proposito della fine della guerra: alla luce degli ultimi sviluppi sul terreno, come vi state preparando per affrontarli?

 

R. - Pensiamo che lo scenario iracheno possa cambiare con molta rapidità, specialmente con l’assedio di Baghdad. Nel momento in cui si dovesse arrivare ad una situazione di guerra porta a porta, con una parte della popolazione irachena che si rivolta contro il regime e una parte che gli rimane fedele, chiaramente tutto questo avrebbe poi come conseguenza anche una fuga della popolazione, perché in quel momento non ci sarebbe più una rete di salvataggio.

**********

 

Intanto, mentre il Congresso degli Stati Uniti ha approvato lo stanziamento di 80 miliardi dollari, richiesto dal presidente Bush, per finanziare il conflitto in Iraq, si è conclusa ieri sera la missione diplomatica di Powell in Europa. Il capo della diplomazia americana ha rassicurato i leader dell’Unione europea, in particolare della Francia, sul ruolo che le Nazioni Unite avranno nella ricostruzione dell’Iraq post-Saddam. Una questione, questa, intorno alla quale - secondo il New York Times - sarebbe in corso una lotta senza quartiere all’interno dell’amministrazione di Washington tra il “multilateralista” Powell e l’“unilateralista” Rumsfeld. Ma quanto è forte questo dualismo e quale peso ha sulle scelte finali del presidente Bush? Lo abbiamo chiesto al prof. Tiziano Bonazzi, docente di Storia del Nord America presso l’Università di Bologna:

 

**********

R. – I presidenti americani normalmente ascoltano e aspettano prima di prendere decisioni, cioè lasciano – se ci sono divergenze tra i membri del loro gabinetto – che  queste portino da un lato e dall’altro a qualche risultato, e poi prendono una decisione definitiva. Quindi, per il momento è vero, ci sono due visioni strategiche estremamente diverse. La ‘battaglia infuria’ all’interno dell’amministrazione. Quale sarà il risultato finale ancora non si sa.

 

D. – La missione di Powell in Europa può essere interpretata come il segnale di una volontà di riavvicinamento al Vecchio Continente da parte americana?

 

R. – In realtà penso che ci sia una volontà degli europei a riavvicinarsi agli Stati Uniti, perché non si può andare avanti con una frattura come quella che si è delineata. Powell per ragioni di politica interna e per ragioni di sue proprie visioni strategiche sta cercando di cogliere l’occasione al balzo. Mi pare che Blair e Powell siano abbastanza d’accordo sul cercare un riavvicinamento, nel senso di una politica di ricostruzione in cui gli europei, gli Stati Uniti e l’Onu, abbiano un qualche ruolo. E dall’altra parte che la guerra si debba fermare all’Iraq e non si debba pensare ad una completa ricostruzione in tempi brevi, cioè a dire con mezzi militari di tutto il Medio Oriente.

 

D. – Dopo la guerra in Iraq, quanto inciderà ancora la sindrome dell’11 settembre sulle scelte dell’amministrazione statunitense e sugli atteggiamenti dell’opinione pubblica americana?

 

R. – L’opinione pubblica americana mi sembra abbia un’idea molto chiara. Vuole essere difesa, non vuole avere più il terrore o il pericolo del terrorismo a qualunque costo. Ed è questo che rende le cose pericolose, cioè il fatto che l’opinione pubblica americana sia davvero profondamente spaventata e la classe politica sicuramente gioca su questo genuino spavento.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

4 aprile 2003

 

 

LA TRASMISSIONE DELLA FEDE AL CENTRO DELLA PROLUSIONE

DEL CARDINALE CAMILLO RUINI , PRESIDENTE DELLA CEI ALL’APERTURA DEL QUINTO FORUM

DEL PROGETTO CULTURALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

- A cura di Debora Donnini -

 

**********

ROMA. = Come trasmettere alle nuove generazioni la fede e la cultura cristiana. E’ il cuore dell’intervento del cardinal Ruini che nella prolusione ha sottolineato il progresso compiuto nella coscienza morale di molti popoli dal tema del valore della pace e del “sempre più diffuso e convinto rifiuto della guerra come strumento per regolare le controversie fra le nazioni”. “Proprio la dura esperienza dell’attuale conflitto in Iraq offre di questo progresso una conferma di grandissima portata”, ha detto. Sotto gli occhi di tutti lo straordinario contributo offerto dal Papa in questo cammino e la vasta adesione che la sua testimonianza ha trovato fra i cristiani. Tra le sfide sottolineate dal cardinal Ruini quella del discernimento “affinché – ha affermato – la mobilitazione per la pace sia autentica e si concretizzi in una vera educazione alla pace: non venga quindi confusa con finalità e interessi assai diversi o inquinata da logiche che in realtà sono di scontro”. Si tratta dunque di quella pace che nasce anzitutto nel cuore dell’uomo come frutto della conversione, come dono di Dio. La seconda sfida riguarda la necessità di dilatare a livello mondiale il valore della pace. La strada è indicata anche qui dal Papa con il suo strenuo impegno “per evitare che il conflitto in Iraq assuma le vesti di uno scontro di civiltà che potrebbe tragicamente richiamarsi a malintese motivazioni religiose”. Il cardinale Ruini sottolinea anche che il tempo potrebbe riservare le più terribili sorprese “se non si ponesse mano a costruire e rafforzare le istituzioni che possono assicurare un giusto ordine mondiale, come anzitutto le Nazioni unite”. E nel cammino verso la pace il cristianesimo ha poi un compito fondamentale. Ma è stato il tema della trasmissione della fede alle nuove generazioni il fulcro del suo discorso. Ad ostacolarla soprattutto le tendenze di secolarizzazione e scristianizzazione in atto nella nostra società, visto che è continuato a diminuire il numero dei ragazzi che stabiliscono con la Chiesa un rapporto duraturo. Tra le proposte di fede con risultati notevoli spiccano i movimenti ecclesiali e le diverse esperienze organizzate da singole diocesi o parrocchie. Si pone però il problema di una loro migliore integrazione nel tessuto complessivo della realtà ecclesiale. E proprio guardando alla costruzione del futuro, il porporato sottolinea le pesanti conseguenze economiche, sociali e umane che la crisi demografica in Italia già comincia a produrre  e che, se questa continuerà ai ritmi attuali, diventeranno presto abbastanza devastanti. Vi è dunque “un intreccio tra futuro cristiano e futuro autenticamente umano”. La costruzione del futuro non può poi che far riflettere sulla famiglia che trova ancora un troppo debole riconoscimento pubblico del suo valore sociale. Da evidenziare però anche la tendenza di buona parte dei genitori di oggi a vivere secondo il modello dell’autorealizzazione che rischia di inibire dal proporre ai figli un senso più largo dell’esistenza.

**********

 

 

FRANA IN BOLIVIA AL CENTRO AURIFERO DI CHIMA: SI SCAVA CON I POCHISSIMI MEZZI A DISPOSIZIONE.

500 ABITANTI DEL VILLAGGIO IERI IN SFILATA PER CHIEDERE

LA TRASFORMAZIONE IN CIMITERO DEL LUOGO, ED IL CONSEGUENTE

BLOCCO PERMANENTE DELL’ESTRAZIONE DELL’ORO

 

CHIMA. = Si continua a scavare a Chima, in Bolivia, con i pochi mezzi a disposizione, dopo la frana di terra, pietre e fango che ha colpito domenica il centro minerario aurifero, a 180 chilometri da La Paz. Al momento il numero dei morti secondo le stime ufficiali è tra i 300 ed i 400. “La gente scava ancora quasi solo con le mani”, spiega Raoul Rojas, funzionario del comune di Tipuani da cui la zona della miniera dipende amministrativamente. La Prefettura della vicina capitale La Paz ha inviato nella zona dei mezzi di soccorso, che però non sono potuti giungere; anche due elicotteri con un carico di cibo e materiale da scavo si trovano bloccati a Caranavi per la mancanza di carburante ed il maltempo. Martedì pomeriggio una colonna di 500 persone ha sfilato per protestare protestato lungo quello che resta della avenida Sorata – dove i corpi sono in decomposizione - per chiedere l’apertura di un’inchiesta sulle responsabilità dell’accaduto, il blocco permanente delle attività di estrazione e la trasformazione del centro aurifero in un cimitero a perenne ricordo della tragedia. Le richieste sono state inoltrate alla prefettura della provincia di Larecaja e al sindaco del vicino comune di Tipuani, Juan Arnulfo Robles, ma ancora non è giunta alcuna risposta. Intanto molti abitanti del villaggio di Chima hanno trovato il coraggio di denunciare l’uso indiscriminato della dinamite nelle gallerie, pressioni, ritorsioni e ricatti subiti. (S.C.)

 

 

IN SPAGNA LA SOCIETÀ NAZIONALE DI GEOGRAFIA HA CONFERITO

ALLA COMPAGNIA DI GESÙ IL PREMIO INTERNAZIONALE 2002.

RICONOSCIUTO IN QUESTO MODO IL CONTRIBUTO DEI GESUITI ALLE ESPLORAZIONI GEOGRAFICHE

COMPIUTE DURANTE SECOLI DI EVANGELIZZAZIONE

 

MADRID. = La missione della diffusione del Vangelo nei secoli scorsi è stata occasione per l’esplorazione di terre sconosciute. Per questa ragione, in Spagna, la Società nazionale di geografia ha attribuito il “Premio internazionale 2002” alla Compagnia di Gesù. La motivazione del riconoscimento recita che sarebbe impossibile comprendere in pieno la storia delle esplorazioni e delle scoperte dell’Età moderna, senza la Compagnia di Gesù. In maniera particolare, vengono citati san Francesco Saverio per i viaggi in India e Giappone, padre Paez per la scoperta delle fonti del Nilo, ed altri gesuiti noti per il loro lavoro di geografi, scienziati e cartografi. Dal 1998 la Società Geografica Spagnola attribuisce dei premi annuali, divisi in diverse categorie, tra cui le più importanti sono il Premio internazionale – quello conferito ai gesuiti – e il Premio nazionale. (M.A)

 

 

PRESUNTE TORTURE NEL CHIAPAS CONTRO 15 DONNE INDIGENE, DA PARTE DI MEMBRI DELLA POLIZIA LOCALE:

LE ASSOCIAZIONI PER I DIRITTI UMANI DENUNCIANO

L’USO DELLA TORTURA COME SISTEMA SEMPRE PIÙ RICORRENTE

 

SAN CRISTÒBAL DE LAS CASAS. = Il Centro per i diritti umani Fray Bartolomé de Las Casas, presieduto dal vescovo emerito di San Cristòbal de las Casas, mons. Samuel Ruiz Garcìa, ha denunciato 15 presunti casi di tortura, tra cui un’esecuzione senza processo, da parte di membri della polizia contro donne indigene nello Stato messicano del Chiapas. Blanca Estela Martìnez, direttrice del Centro, ha indicato la vicinanza di otto delle presunte vittime all’Esercito zapatista di liberazione nazionale. Delle rimanenti, quattro sono contadine senza apparenti simpatie politiche, ed infine tre sono immigrate senza documento provenienti dal Guatemala. I principali mezzi di tortura usati sono tentativi di asfissìa mediante sacchetti di plastica, scariche elettriche, percosse e minacce di morte per estorcere testimonianze di colpevolezza, accettate nella maggior parte dei casi dai giudici che seguono le indagini. Secondo il portavoce del Centro Frày Bartolomé, José Luis Hernàndez, quattro delle vittime avrebbero avuto bisogno urgente di cure mediche: in particolare una di loro avrebbe necessitato di un trapianto immediato di fegato, danneggiato dai colpi della polizia. Secondo Ana Isabel Soto, del centro Fray Matias de Còrdoba, tre delle presunte vittime erano accusate di furto: queste ultime oltre alle presunte torture hanno denunciato di aver ricevuto minacce di morte, e che alcuni agenti hanno preteso di abusare sessualmente di loro. L’Organismo considera che nonostante il cambio di Governo nel Paese, avvenuto nel 2000, la tortura  continua ad essere una sempre più preoccupante pratica da parte delle forze dell‘ordine messicane e del Chiapas. (S.C.)

 

 

FIRMATO TRA UNITALSI E OSPEDALE PEDIATRICO “BAMBINO GESÙ” UN ACCORDO

PER AIUTARE I PICCOLI MALATI E LE LORO FAMIGLIE.

TRAMITE IL PORTALE WWW.OSPEDALEBAMBINOGESÙ.IT, SARÀ POSSIBILE RICHIEDERE DIAGNOSI,

RICOVERI E CONSULTI MEDICI EFFETTUATI DAI MEDICI VOLONTARI DELL’UNITALSI

 

ROMA. = L’ospedale pediatrico romano Bambino Gesù e l’Unitalsi hanno presentato ieri il “Progetto bambino”, un’iniziativa comune per aiutare i piccoli malati e le loro famiglie durante la permanenza a Roma e fornire informazioni e assistenza medica alle zone che sono sprovviste di centri pediatrici. Grazie all’accordo, i medici volontari dell’Unitalsi potranno accedere, tramite una smart card, al portale internet del nosocomio pediatrico (www.ospedalebambinogesù.it) per richiedere ricoveri, diagnosi e consulti per via telematica. I volontari Unitalsi, medici e non, si impegneranno inoltre ad aiutare le famiglie dei bambini ricoverati che non provengono da Roma: daranno loro alloggio evitando, come spesso capita, che dormano in macchina. Per le richieste di auto da tutto il territorio nazionale l’Unitalsi ha istituito il numero verde 800 062 026. In seguito i medici dell’associazione, presente con 240 sezioni nelle diverse regioni italiane, valuteranno le priorità e le urgenze degli interventi, mettendosi in contatto attraverso il portale con i diversi specialisti. L’Unitalsi sta lavorando per analoghi accordi con il Policlinico Gemelli (Roma), gli ospedali Santobono (Napoli) e il Gaslini (Genova). (M.A.)

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

4 aprile 2003

 

 

- A cura di Giancarlo La Vella -

 

Sempre alta la tensione tra israeliani e palestinesi. Un comandante militare della Jihad islamica è stato catturato stamani nel campo profughi palestinese di Tulkarem, in Cisgiordania. L’operazione rientra nelle perlustrazioni condotte dai reparti israeliani negli ultimi tre giorni. Stesse azioni vengono compiute dalle truppe ebraiche a Gaza. Intanto, in un centro a nord-est di Tel Aviv, si registra un nuovo attentato, che non ha causato vittime. Un'esplosione ha distrutto un autobus nella stazione centrale della cittadina; cause in corso di accertamento.  

 

L'Unione Europea è aperta a tutti gli Stati del vecchio continente, i cui popoli condividano i valori alla base dell’organizzazione: lo afferma l'art. 43 della bozza della futura Costituzione europea, presentata oggi a Bruxelles alla plenaria della Convenzione europea, l’organismo che ha il compito di varare la prima carta fondamentale dell’Unione. Il documento prevede anche la sospensione dei diritti di un Paese membro che violi i valori fondanti della Costituzione.

 

Entro due mesi saranno dispiegati in Burundi 3500 militari dell’Unione Africana con l’incarico di controllare il cessate-il-fuoco tra il governo e alcuni dei gruppi ribelli protagonisti della sanguinosa guerra civile che dura da dieci anni. Lo ha annunciato oggi un comunicato dell’Unione Africana diffuso ad Addis Abeba. La missione è stata autorizzata per un periodo iniziale di un anno rinnovabile. Il contingente avrà anche il compito di garantire sostegno alle iniziative di disarmo e smobilitazione dei guerriglieri. Al termine del mandato delle truppe africane, dovrebbero subentrare i “caschi blu” dell’Onu per il mantenimento della pace.

 

Nove persone sono state uccise e almeno due sono rimaste ferite in tre differenti imboscate tese dai ribelli dell'Esercito di Resistenza del Signore (Lra) del nord Uganda. Due agguati mortali si sono verificati l’altro ieri nel distretto di Gulu. Ieri, nella terza imboscata degli uomini dell'Lra, è rimasto coinvolto un veicolo della Caritas locale impegnato nella distribuzione di aiuti umanitari ai civili che si trovano nei campi del distretto settentrionale di Pader.

 

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu si riunirà il prossimo 9 aprile per discutere della crisi nucleare nordcoreana. L’incontro è stato fissato un giorno prima della scadenza definitiva dell’uscita dal Trattato di non proliferazione nucleare annunciata tre mesi fa dalla Corea del Nord.

 

 

=======ooo=======